INDICE

Insegnamento 1: La Vocazione Contemplativa
Insegnamento 2: Raccoglimento
Insegnamento 3: Lo Stato di Raccoglimento
Insegnamento 4: La Vita Contemplativa
Insegnamento 5: La Contemplazione e gli Esercizi di Preghiera
Insegnamento 6: La Contemplazione
Insegnamento 7: Prove che Possono Accompagnare alla Morte Mistica
Insegnamento 8: Il Voto di Olocausto
Insegnamento 9: La Preghiera ed i Voti
Insegnamento 10: Il Conoscimento Semplice
Insegnamento 11: Difficoltà nella Preghiera
Insegnamento 12: Testimone Semplice
Insegnamento 13: Vita di Preghiera
Insegnamento 14: La Preghiera Piena
Insegnamento 15: La Concentrazione Soggettiva
Insegnamento 16: La Preghiera di Partecipazione Naturale

 

Insegnamento 1: La Vocazione Contemplativa

La contemplazione divina è il destino di tutti gli uomini.
Come non si capisce la contemplazione, la vita nel mondo si oppone alla vita contemplativa. Due cose che si oppongono non possono essere reali in sé.
La contemplazione è necessaria perche è la possibilità ultima dell'uomo. Questo non significa che ogni uomo sia naturalmente contemplativo, ma bisogna dare al termine contemplazione il suo significato più ampio ed universale.
La contemplazione non è un cammino caratteristico per determinate anime, né si adatta solo a certi temperamenti. La contemplazione è per l'uomo il mezzo unico di esperienza diretta e totale della Verità Divina, della Divina Madre.
La contemplazione non è una possibilità: è una verità. Solo l'esperienza viva dell'anima è un conoscimento reale. Non si sa perché si capisce; si sa perché si è.
Il cammino contemplativo non è unilaterale, bensì integrale.
La contemplazione come vita non è l'esercizio continuato di certe preghiere, bensì uno stato permanente integrato alla realtà totale dell'esistenza, attiva e passiva. Questa identificazione porta in forma rapida all'intelligenza sopranaturale delle cose divine che è quello che comunemente si capisce per contemplazione.
Se la contemplazione fosse staccata della vita attiva, il suo frutto comprensivo non sarebbe una verità universale.
La contemplazione è conseguenza spontanea della rinunzia, e prova evidente della Verità della stessa.
La contemplazione è il nesso che mantiene l'unità di un'esistenza integrale, perche è lo stato semplice soggiacente nella molteplicità delle esperienze della vita.
La contemplazione non è l'arrivo ad un punto definitivo di comprensione, bensì la condizione della vita dinamica dell'anima che rimane in contatto sostanziale colla Divina Madre.
Fare della vita spirituale una verità è raggiungere l'esperienza diretta e personale della Verità Divina. Altrimenti è come il Buddha diceva: "È come il contadino che conta il bestiame del vicino."
La contemplazione è la possibilità immediata di tutti quelli con forza interiore sufficiente per mantenersi continuamente fedeli alla sua vocazione di divina libertà.
Dunque non si può parlare di vita nel mondo e vita contemplativa. Non è il mondo quello che si oppone alla contemplazione, bensì gli appetiti, desideri ed attaccamenti. La vita contemplativa non è un tipo di vita speciale, bensì quella dell'anima che è morta alle cose del mondo.
La distinzione che si fa tra attivo e contemplativo non significa che il temperamento possa escludere alle anime del contatto interiore colla Divina Madre. Al contrario, la contemplazione fa una maggiore capacità di azione moltiplicando il potenziale dell'anima per la rinunzia ad un'azione personale.
Ci sono norme di disciplina interiore ed esteriore che costituiscono quello che si capisce comunemente per vita contemplativa, ma non sono un'altra cosa che i mezzi più a proposito per portare alla pratica reale e metodica della Rinunzia, l’unica pratica che conduce all'anima alla contemplazione spirituale.
Mediante la realizzazione, l'anima deve sparire –l'anima è un composto– e la resistenza continua e naturale che bisogna vincere con l'ascetica è la lotta contro quella sparizione.
La sparizione dell'anima non significa un annichilimento, bensì la sua ubicazione come lo strumento dello spirito. Il mondo è il regno dell'anima, e la vita è una continua proiezione verso l’esteriore.
L'attrazione della cosa esterna è una gran ignoranza che non si distrugge semplicemente col raziocinio, bensì con fatti concreti. Non è sufficiente staccarsi da quello che si tiene, si deve rompere il senso possessivo. Non può avere attrazione senza l'illusione della possessione.
Il mondo chiama mediante la possessione materiale, la possessione affettiva e la possessione intellettuale. Ma non chiama sempre in forma diretta, bensì mediante uno stato interiore mondano che allontana della contemplazione.
Molte anime praticano una gran ascetica di mortificazione e preghiera, e non comprendono come dopo tanti sforzi, mantengono lo stesso tipo di atteggiamento di fronte al mondo, e rimangono confuse di fronte alla Divina Madre; il suo aspetto interiore è mondano.
Un aspetto interiore mondano è centrato nel mondo e non nella Rinunzia che è, per il Figlio, la Divina Madre. San Giovanni della Croce dice che non importa quanto fino sia il filo che sottometta ad un uccello, ostacolerà sempre il suo volo.
Questo non vuole dire che solo alla fine del cammino si otterrà la contemplazione spirituale. Può darsi che esistano imperfezioni e non essere mondano. Quella che importa è l'idea centrale che muove all'anima, e che può essere molto distinta della idea che l’anima confessa. Molto spesso l'insistenza in dire che non si è affezionato a qualcosa, nascosta la paura di non avere rotto ancora quello laccio.
Ci sono anime ferventi che normalmente hanno nella preghiera grandi avviamenti di amore divino, ma non possono raggiungere la contemplazione, perche c’e ancora in esse una gran portata emotiva che purificare e calmare. I grandi movimenti dell'anima non sono mai una preghiera molta elevata. Quanto più alta è la preghiera, tanto più semplici ed essenziali sono i movimenti interiori, fino a che rimane solo uno stato di presenza, come movimento semplice in sé.
La contemplazione è il bene unico dello spirito perche è il contatto diretto colla Divina Madre. Si dice che è gioiosa, ma non nel senso sensibile. La sensibilità non lavora e praticamente non esiste. Il senso dell'anima è profondo e semplice, e mai emotivo. Bisogna arrivare a non avere un movimento emotivo che non sia volitivo per raggiungere la vera contemplazione. Gli atti di virtù non sono oramai realmente atti, bensì una supra-comprensione e tolleranza umana, per un contatto diretto colla realtà e verità della vita. È, allo stesso tempo, un'assoluta solitudine dello spirito, alla quale si arriva dopo di avere passato la gran solitudine sensibile.
È la solitudine della cima innevata, irraggiungibile alla maggioranza dei mortali.
Bisogna discendere alla solitudine interna, alla solitudine assoluta del cuore. Ma discendere da soli. C'è un posto dell'anima dove niente può arrivare, bensì il Figlio e la Divina Madre. Lì sta il suo tesoro.
Primo passa per la solitudine sensibile; sentirsi solo, che nessuno possa accompagnarlo né avvicinarsi. Quindi viene la meravigliosa solitudine spirituale: "Sola con Lui Solo”.
Non è una coscienza attiva permanente della compagnia divina, bensì un sapore totale dell'essere, di eternità, e di essere inaccessibile per le contingenze dell'esistenza e per gli esseri. Può discendersi fino ad essi, ma essi non possono arrivare fino ad uno.

 

Insegnamento 2: Raccoglimento

La vita di preghiera è essenzialmente profondo raccoglimento abituale. In quello raccoglimento si troveranno gli stati di preghiera, il fissaggio interiore, la partecipazione.
Sebbene in ogni cammino ascetico mistico stia prescritto un tempo determinato per preghiera ed esercizi spirituali, questi non bastano sempre come stimoli sufficienti per il raccoglimento, quando l'anima limita la sua preghiera agli stessi.
Inoltre, in molti casi, Figli che hanno vero raccoglimento, soffrono nell'ora della sua meditazione grandi prove di aridità e distrazioni. Sebbene in essi questo non sia di importanza, lo è specialmente in quelli che non hanno sufficiente spirito di preghiera, quando il suo tipo di vita esige molto movimento, conversazioni continue e permanenza in ambienti poco favorevoli ad una vita interiore.
Quando maggiore è la necessità di rovesciamento esterno, maggiore deve essere anche il numero di atti di detenzione e raccoglimento. È certo che può pregarsi continuamente, ma fino a tanto la preghiera non sia inconscia, l'attività, cominciando a attrarre l'attenzione, finisce per avvolgere all'anima nella stessa. Inoltre, la conversazione e trattamento continuo con persone di idee ed intenzioni generalmente opposte a quelle del Figlio, creano centri di forza antagonistici che polarizzano l'energia spirituale dell'anima verso obiettivi illusori, dove si consuma rapidamente. Quell'attrazione non si resiste sempre con semplici giaculatorie o discorsi fissi. È necessario un movimento inverso dell'anima; il fissaggio interiore è il raccoglimento.
Bisogna scoprire il segreto di quello movimento; avere la chiave della clausura del cuore.
Se questo si disinteressa, si perde rapidamente lo spirito della vita di Rinunzia che niente può mantenere fuori dal profondo raccoglimento.
Quando si perde lo spirito interiore della vita di Rinunzia, si perde il contatto con l'Insegnamento vivo di Cafh, e l'Unione Sostanziale colla Divina Madre si allontana fino a farsi più un sonno.
Fuori, niente cambia, tutto segue uguale nella rutina comune degli atti quotidiani; tuttavia manca la vita che un semplice compimento esteriore non può mantenere bensì ha bisogno di una stabilità interiore, il fissaggio dell'anima, la mistica della Rinunzia fatta vita, fatta unione. Si ha bisogno di quell'irresistibile magnete interiore: la Divina Madre.

 

Insegnamento 3: Lo Stato di Raccoglimento

Parlando di raccoglimento, non si vuole significare quello stato sensibile che gode l'anima in qualche tipo di preghiera senza distrazioni.
Neanche il raccoglimento naturale prodotto per attività che richiedono alcuna attenzione, né la concentrazione più o meno intensa negli obblighi quotidiani. Il raccoglimento non ha niente a che vedere col proprio degli stati di preghiera, sebbene sempre questi stati predispongano allo stesso. Il raccoglimento non può essere caratteristico di uno stato, è lo stato stesso. Gli chiamati stati di raccoglimento non sono più che manifestazioni più o meno durevoli, prodotte per la persistenza di un certo tipo di preghiera e di vita. Il raccoglimento come stato è l'espressione visibile della Rinunzia, ed ha luogo mediante il movimento inverso dell'anima. Movimento inverso non solo rispetto alla tendenza di attrazione verso la cosa mondana, bensì inverso ad ogni senso determinato.
Movimento inverso non è movimento in senso opposto, bensì movimento insensato apparente, la cosa negativa come stato spirituale. Dunque il raccoglimento è permanenza, per la sua caratteristica di non determinato.
La cosa determinata è sempre dentro le paie di opposte, dentro il ritmo ciclico. Quello non determinato è vero stato come fissaggio indipendente del tempo, del senso di dimensione ed orientazione. "Profondità" sarebbe l'idea più adeguata per lo stesso.
Gli stati abituali di raccoglimento si districano tutti dentro un'altra dimensione, cioè, in una dimensione. Hanno orientazione, allora hanno anche principio e fine; dunque, smettono di essere raccoglimento.
Raccoglimento è il movimento interiore dell'anima che è Rinunzia.
Tutto questo sembra essere staccato della realtà che ha bisogno di stati, atti e stimoli che orientino a raccoglimenti, ma non è così.
Il raccoglimento come stato non nega i distinti stati di raccoglimento dal momento in che, essendo stato non può avere una postura. Tutto è valido e necessario, ma è necessario conoscere quale è lo spirito della Rinunzia, per non perdere insensibilmente l'essenza della vita del Figlio. Il raccoglimento è il pregno d’amore della Divina Madre per tutti i Figli, perche è pegno della Rinunzia del Figlio.
Il grado di raccoglimento è il segno che primo deve cercarsi per conoscere il piano in che si svolge la vita dell'anima.
Ancora le opere ed azioni più meravigliose non acquisiscono per quel motivo un livello trascendente di esistenza; la cosa unica che dà ad un'opera il carattere divino è il livello spirituale della vita interna delle anime che la realizzano.
Mentre le anime si svolgeno, pensano e vivono dentro la dualità di pensieri, aspirazioni, sofferenze e problemi, il suo circolo sta dentro il potenziale mondano nella cosa spirituale.
Muoversi dentro quello circolo non ha senso per Cafh.
Cafh non avrebbe nessun valore reale senza il senso divino della sua vita dato per la trascendenza della Rinunzia.
Il concetto della trascendenza come mero atteggiamento della mente non ha senso, perche situa in una falsa postura rispetto alla realtà, ma sì l'ha l'ubicazione interiore trascendente che mette ad ogni cosa nel suo luogo ed all'anima nel suo: il cuore della Divina Madre. Lo sguardo spirituale del Figlio deve guardare sempre alla cima, ed ancora più, mantenersi lì per il fissaggio nel raccoglimento.

 
Insegnamento 4: La Vita Contemplativa

La contemplazione non allontana dalle contingenze della vita.
Il male non sta nelle cose materiali, bensì nel tipo di relazione che si tiene con esse. Cattivi sono l'affanno ed il desiderio che stabiliscono la vita al livello materiale.
L'affanno come il desiderio, livella.
Quando si riesce una vita interna molto profonda, può avere una tendenza verso l'indifferenza di fronte allo esteriore.
L'indifferenza è una deviazione dal cammino mistico, ed ostacola la vera realizzazione che è espansione per partecipazione.
Tuttavia, anche questa partecipazione per essere statica, si appare come indifferenza senza esserlo in realtà, e è causa che il mondo non possa comprendere al vero contemplativo, né il suo apparente disinteresse per le cose degli uomini.
La vita contemplativa non consiste nella contemplazione permanente dei misteri divini, bensì in una rutina ascetica di rinunzia che trasforma gli atti ordinari più immanenti in veri pilastri spirituali, fonte di esperienza, comprensione e preghiera illuminativa.
Inoltre, la rutina produce un automatismo delle azioni correnti. Non è che queste si facciano solo automaticamente; il Figlio partecipa realmente ad esse. Ma, acquisendo il controllo e la capacità necessaria, le norme e responsabilità personali si realizzano automaticamente, senza intervento dell'elemento determinante della volontà che identifica l'essere coi suoi atti. Allora il Figlio non si limita ad un'azione e rimane libero.
La rutina è un automatismo liberatore: il Figlio rimane fermo ed immobile nel suo centro divino mentre il corpo o la mente lavorano in forma efficiente.
La rutina fa che gli esercizi di preghiera prendano una sfumatura distinta all'abituale. In primo luogo, perdono il suo valore rilevante; in secondo luogo, possono diventare aridi per rutina, specialmente dopo il periodo purgativo per l'eliminazione graduale delle emozioni estreme. Questo aiuto a che siano meno razionali e più semplici. D'altra parte, l'anima ha come sempre meno varietà di desideri, arriva un momento in cui tutti i temi di preghiera sono appena variazioni di una sola idea, di una sola aspirazione. Questo fa che normalmente risulti tedioso e difficile sottomettere il pensiero a passi che sembrano già non tanto necessari, e si tende a rimanere quieto lì, mantenendosi in un pensiero semplice di rinunzia, d’oblazione. Tuttavia, bisogna essere molto attento perche come non si sta abituato totalmente a sostenere l'anima in un punto, facilmente mettono le distrazioni e con esse la stanchezza, la divagazione e fino al sopore ed il sonno. Bisogna ritornare allora all'esercizio tecnico completo e cercare di riuscire gradualmente nello stesso una maggiore passività.
La stessa cosa succede con l'abitudine della preghiera continua, vocalizzata o silenziosa. Si comincia a mantenere l'attenzione nel significato di quello che si dice, per passare gradualmente mediante il suo senso spirituale, ad immobilizzare l'anima nell'aspirazione unica rappresentata per quella preghiera.
Quando è solamente un'idea, un solo pensiero fondamentale di Rinunzia che governa, tutti gli atti umani si fanno supra-coscienti ed obiettivi non identificandosi con l’azione e l'interesse impersonale messo in lei. Questo stato semplice di preghiera conduce necessariamente all'illuminazione spirituale sporadica all'inizio, e dopo come uno stato permanente.
Abitualmente si cerca un potere di concentrazione mediante esercizi determinati. Indubbiamente questi danno una capacità di concentrazione e certi poteri mentali, ma solo una mistica di rutina dà il dono della concentrazione fatta vita.
La rutina elimina il viavai dell'ondosità mentale mediante il ritmo della cosa stabilita.
L'apparente schiavitù di non dovere pensare quello che già sta stabilito, di non necessitare niente per la rinunzia a desiderare più della cosa indispensabile, fa che la mente si fissi spontaneamente in un centro unico, in un'idea unica, ed acquisisce così il dono di una concentrazione multipla che potenzia al massimo il rendimento e le possibilità.
La rutina, inoltre, quando è integrale, esige il massimo.
La rutina dell'uomo non è tale, perche egli la respinge e non sottomette la sua mente al ritmo. È ansioso ed assetato del cambiamento. È la fuga.
La rutina integrale dell'anima esige il massimo di sforzo e fissaggio interiore, potenzia al massimo le possibilità di espansione mistica perche l'anima non potendo essere rinchiusa nel circolo materiale dell'attività, e non avendo fuga umana, trascende istantaneamente e si fissa nel centro divino.
La tecnica della contemplazione è assolutamente distinta della tecnica della meditazione. In questa ultima si governano le forze ed atti positivi dell'essere, e lo sforzo volitivo agisce nel piano ordinario di coscienza.
Nella contemplazione, la volontà si fa pura forza spirituale che introduce all'anima nel divino regno interiore. C'è una perdita delle facoltà ordinarie di percezione, ma c'è uno sviluppo notevole delle facoltà intuitive e soprannaturali.
Il conoscimento intuitivo della contemplazione è istantanea, si potrebbe dire di sapere per identificazione istantanea. Non bisogna capirlo come un sapere comune, bensì come un conoscimento totale, essenziale, impossibile da versare totalmente negli aspetti mentali che stanno sempre sotto di quello.

 

Insegnamento 5: La Contemplazione e gli Esercizi di Preghiera

L'esercizio della meditazione è un movimento organizzato della mente per produrre determinati effetti nell'anima.
Nei temi amorosi ed illuminativi porta ad un'esaltazione del sentimento, ad esperienze sensibili fino allora sconosciute.
Quando la capacità di sentire è colmata porta allo stato sospeso, a quello che potrebbe chiamarsi l'estasi sensibile.
La meditazione passiva, invece, sebbene nei principi si realizzi più il sospeso stato permanente dell'emotività, può portare ad uno stato sensibile più profondo ed oscuro. Non intervenendo tanto il raziocinio nella formazione del discorso, c'è maggiore libertà per acquisire stati più puri.
La contemplazione dà un conoscimento diretto delle verità divine.
L'affanno personale per sapere allontana dal conoscimento contemplativo. Solo la rinunzia a conoscere è sapere, perche ubica il conoscimento mentale dentro il quadro delle verità contingente.
Quando si cerca conoscerlo fa mediante indagini del pensiero ed il meccanismo razionale. Tuttavia, c'è un altro modo completamente spirituale e diretto. È una concentrazione positiva sull'oggetto lasciando in libertà allo spirito per contemplare e sapere. È un sapere tanto profondo ed oscuro che rimane quasi sconosciuto per la propria mente e difficilmente la mente possa tradurlo in definizioni razionali.
È come se l'anima si muovesse in un mondo oscuro per l'intensità della sua luce spirituale e prendesse lì contatto, non solo colla verità in sé, ma anche colla verità delle cose particolari e definite. Forse Platone si riferiva a quello parlando del mondo delle idee.
Bisogna studiare ma facendo dello studio una preghiera.
Quando si tiene un oggetto di conoscimento, egli è una cosa ed uno un'altra. Quello conoscimento che può acquisirsi è limitato a portata della percezione mentale. Ma se si riesce uno stato contemplativo di identificazione con l'oggetto, si è quello che si vuole conoscere e non si potrà mai esprimere tutto quello che si sa.
Quando si capisce l'unione sostanziale colla verità unica e semplice della Divina Madre, non si desidera oramai esprimerla, se si potesse in termini di desideri.
Quando l'anima prende per la prima volta contatto con le verità divine mediante uno stato mentale soprannaturale passa per un'euforia e veemenza, nell'anelo di trasmettere la verità parziale che ha scoperto. Ma quando una è la verità, questa si guarda in silenzio. Questo è il voto di Silenzio. Non può violarsi il segreto di quello che non può essere espresso.
Bisogna studiare l'Insegnamento, non solo nei testi, bensì nell'Insegnamento Divino che arriva continuamente al cuore in Silenzio. Questo Insegnamento si trasmette ininterrottamente, per partecipazione mediante la Presenza immobile dell'anima nel Cuore della Divina Madre.
Nella meditazione attiva c'è un'esaltazione dell'emotività; nella passiva questa diventa più profonda. Nella fase contemplativa c’è un'identificazione di individuo ed oggetto. Nella fase unitiva si produce in primo luogo l'espansione attiva dell'anima, come partecipazione allo stato divino e partecipante in sé, e si riesce il conoscimento semplice per similitudine.
Quando si trascendono gli stati sensibili l'Unione diventa straordinariamente profonda ed in un certo modo si stacca della realtà circostante. Questo non vuole dire che nell'espansione attiva non ci fosse uno stato trascendente di coscienza. Si potrebbe dire che c'è una maggiore possibilità senza perdere per quel motivo la capacità attiva che si districa come un altro ordine di azione, oscura ed indecifrabile per il pensiero.

 

Insegnamento 6: La Contemplazione

La Rinunzia conduce naturalmente alla contemplazione. La Rinunzia, in sé, non può definirsi. Tra lo stato perfetto e lo stato ascetico c'è un vuoto che deve riempire la Rinunzia continua dell'anima.
Gli atti di rinunzia si capiscono come privazioni, mortificazioni, disciplina. Ma i lacci veri si rompono mediante atti esteriori ed interiori. L'ambizione, la possessione, i lacci di sangue ed affettivi, l'attaccamento alla vita, richiedono un'ascetica integrale per essere sublimati in un amore divino.
L'ascetica interiore ha bisogno dell'atto esteriore, non solo come conferma, bensì come metodo. Non posso sapere se mi amo a me stesso, fino a che decido non parlare mai di me, dei miei dolori, problemi, desideri o difficoltà; quanto più delle mie qualità. Non posso fare silenzio nella mia anima se non sono capace di chiudere le mie labbra. Non posso dire che sono disaffezionato del mondo, se non posso ostacolare l'avidità con che i miei occhi cercano quello mondo con suo incessante guardare. Non posso credere che abbia rotto i lacci di sangue, fino a che il benessere e la felicità di chiunque importano per me tanto quanto la felicità dei miei, fino a che gli esseri cari non occupino nel mio cuore più luogo che qualunque anima. Non posso dire che ho rinunziato alla mia vita quando la mia persona, il mio futuro, le mie necessità, le mie realizzazioni sono più importanti per me che quelle dei miei Figli, o quelle del mondo. Quell'atteggiamento si riflette sempre esteriormente, nei gesti, sguardi, posture, parole, conversazioni e fatti della vita.
L'ascetica deve essere unita; la rinunzia interiore dà una mobilità esteriore, ed il controllo esterno favorisce la nascita di un nuovo atteggiamento spirituale.
La Rinunzia trasforma ogni Figlio di Cafh nel Figlio ideale, perfetto, impersonale. L’ascetica integrale attuando su tutto l'essere è impossibile che non di come risultato la contemplazione mistica. Tutto l'essere è trasformato.
Gli atti apparentemente tanto semplici, una postura, uno sguardo, un silenzio, un lavoro continuo, che costituiscono quello controllo interiore ed esteriore, richiedono una volontà e uno sforzo completamente consacrati al risultato della perfezione di Rinunzia. Sono una vera morte per l'uomo esteriore e, se sono ben analizzati, si vedrà come di essi si staccano un'a una senza cercarli, le tappe e realizzazioni successive per le quali passa l'anima, fino a realizzare alla Divina Madre e le sue conseguenze espansive di partecipazione e presenzia.
Il segreto della contemplazione spirituale non è un segreto; atti semplici danno risultati divini. Ma gli atti più semplici sono i più difficili da eseguire quando devono persistere nel tempo, per rutina, aridamente, senza un bene possessivo immediato a raggiungere, sostenuti unicamente per un amore straordinario alla Rinunzia che è la Divina Madre.
In realtà non potrebbe definirsi esattamente in che cosa consiste la contemplazione, ma sì che ci sono norme ascetiche-mistiche che conducono alla contemplazione. L'insieme di queste norme, organizzato in un metodo di vita, è quello che si chiama "stato di perfezione", adottato per tutti i sistemi religiosi e spirituali che aspirano all'unione dell'uomo con Dio. Tuttavia, quell'ascetica-mistica può essere realizzata in qualunque mezzo e luogo per tutti gli uomini.
L'ascetica-mistica della Rinunzia può essere riassunta sinteticamente in Silenzio, Pazienza e Rutina.

 

Insegnamento 7: Prove che Possono Accompagnare alla Morte Mistica

Nei principi del cammino, l'anima è troppo occupata coi suoi problemi e dolori, come affinché il male del mondo sia per lei un'altra cosa che una considerazione alla quale aderisce per adesione o simpatia. Ma la Divina Madre insegna mediante il dolore.
Difficilmente le prove della comprensione e della fede si presentano da sole; abitualmente sono conseguenza di prove sentimentali o di conflitti interiori e questi, a sua volta, normalmente sono scatenati per fatti che possono essere in apparenza immanenti.
I fatti esteriori non provocano i conflitti, solo danno all’irruzione.
Mentre la Rinunzia non passava di una postura della mente ed il cuore, i dolori e le prove non traforavano troppo profondo. Ma la vita prova per sé stessa ed arriva sempre il momento dei tagli dolorosi e profondi.
In quelli momenti l'anima sente come se la Divina Madre la lasciasse della mano e rimanesse sola. Non è che Ella la lascia, ma è impossibile che possa percepire la Sua Presenza quando sta tutta assorbita per le sue lotte interiori.
Tutto si fa oscurità e rimane solo il dolore crudo, come se quello fosse l'unica realtà dell'esistenza.
Se l'anima ha un vero amore di Rinunzia, in quello momento il suo dolore diventa espansivo.
Gli esseri egoisti, quanto più aumenta la sua sofferenza, più si rinchiudono in se stessi. Ma il cuore del Figlio diventa grande nel dolore. Ancora quando non vede niente, quando non ha nessun sostegno; ancora quando vedi l'illusione di tutti i lacci ed attaccamenti, ha davanti a sé una realtà viva e tremenda per la sua grandezza: il dolore della vita sulla terra. Rapidamente continua a prendere coscienza mediante la sua sofferenza, mediante il dolore ignorato di migliaia di milioni di uomini. Non solo dei che vivono ora nel mondo, bensì di quelli che furono e di quelli che verranno.
La vita si appare come un'immensa tenebra, dove tutto è ricoperto per il rosso oscuro della passione e la disperazione. E nella profondità insondabile dell'angoscia del suo cuore tutto appare insensato. Non solo la sua mente bensì tutta la sua carne, tutto il suo sangue domanda "Perché?”.
È la domanda impossibile da rispondere che approfondisce ancora più la ferita del suo cuore.
La sua immensa compassione gli fa credere che si separa dal Dio della luce, per sprofondarsi nelle tenebre della miseria umana. Non vuole avere occhi; preferisce essere cieco ed immergersi nella disperazione apparentemente insensata della vita, prima che unirsi bene alla somma felicità ed il sommo che sa che sta in portata della sua mano.
Il mondo è per l'anima un immenso pozzo di sangue, carne e disperazione, nel che le anime sono immolate continuamente; un buco senza luce, senza spiegazione, senza giustificazione, senza destino.
Questo trascende la capacità corrente delle emozioni comuni; è un'angoscia di morte, un'esplosione. Fino alla morte sembra una consolazione che si respinge. Un cuore umano non può sentirlo; non ha capacità.
L'anima crede diventare più umana nel suo dolore fuggendo da Dio per unirsi all'uomo; ma diventa divina. Crede che si allontani da Dio, ma si unisce alla Divina Madre. Il suo immenso dolore, la sua rinunzia alla comprensione, la luce e la pace; la sua coscienza del dolore e l'oscurità della vita, fanno che porti su sé il peso del mondo, che la sua anima si espanda trascendendo il dolore ed il n on dolore, la luce e le tenebre.
Non c'è risposta per i punti interrogativi ultimi della mente; la vita non si spiega con una risposta. La vita acquisisce senso mediante la Rinunzia.
Ad un'anima che passava per quelli stati, il suo Direttore Spirituale gli rispose: "Lei dovrà contemplare a Cristo nella Croce, e troverà le risposte a tutte le sue domande dialettiche".
Questa prova è completamente spirituale, e tutto l'essere partecipa. Quando passa, sopravviene la pace; ma l'anima è un'altra; ella è Cristo nella Croce. La sua comprensione, il suo amore, la sua coscienza, tutto è partecipazione. La sua vita è già la vita di tutti gli esseri e è, allo stesso tempo, una vita dentro il cuore della Divina Madre.
Non si partecipa solamente al dolore dell'essere umano, od all'amore di Dio; tutto è un'unità. In quell'unità, che è olocausto vivo e permanente, sta la soluzione del gran mistero, del sublime mistero della Divina Madre nelle anime.

 

Insegnamento 8: Il Voto di Olocausto

           

“La mia anima è legata eternamente a tutte le anime. Come Dio sta preso nella creazione, così la mia anima sta presa per l'amore a tutte le anime. Esse sono la mia vita; esse sono io stesso."
Questa è la perfezione dell'amore, la perfezione della Rinunzia; la sparizione nelle anime.
Sparire non è annichilirsi bensì essere, espansivamente. Quando quell'espansione abbraccia l'universo è perfetta, è la sparizione nell'eternità ed interminabilità di Dio nelle anime.
Perché quell'espansione è Olocausto?
Gli uomini credono che l'unione sia un piacere sensibile, squisito, ma allora sarebbe anche un sensibile dolore squisito.
La perfezione dell'Unione è sparizione, che è olocausto; l'immolazione dello Spirito nella vita del separatismo e del dolore.
Sono quello che sono, ma sono nelle anime; in quella dualità sta il dolore divino e redentore che solo finisce nell'Eternità.
Per il Voto Eterno di Unione si perde definitivamente l'essere come esistenza separata, e si è, come partecipazione semplice, eterna ed universale.
L'unione colla quali furono e verranno fa della vita esistenza eterna, presenza divina.
L'unione col Cavaliere Gran Maestro è unione alla Presenza della Divina Madre per l'Unione Sostanziale.
Il Voto di Unione è olocausto perche è il sacrificio ultimo; non esistenza dal punto di vista personale, rottura dell'ultimo velo di differenziazione.
Il Voto di Unione è olocausto perche è unione col dolore umano nel suo aspetto universale di limitazione ed oscurità, come circoscrizione di possibilità relative; ma allo stesso tempo di acquisizione di possibilità espansive illimitate per reversibilità, per presenza immobile nell'essenza del dolore e la limitazione.
L'unione eterna col Cavaliere Gran Maestro fa dal Figlio espressione permanente della Volontà e del Verbo divini, ed immagine perfetta della Divina Madre.
Si fa immagine dal Dio-uomo, del divino mediatore; la sua vita umana è un atto eterno e continuo come sacrificio di carne e di sangue.
Il dolore redentore, il dolore puro, non può essere conosciuto dall'uomo.
Non è uno sentimento; è un essere, un vivere, un'interpretazione di forze. Non è una vivida esperienza altra che la vita stessa dell'anima. È l'atto di suprema rinunzia; non si rinunzia alla limitazione bensì all'Eternità, alla pace definitiva. Deve essere così. La perfezione è uno stato impersonale espansivo.
L'Unione Divina è l'estasi perfetta; tornare alla vita senza perdere l’estasi e l’estensione del’estasi sugli uomini ed il mondo. Non per fare una dualità, bensì perche la dualità non esiste in Dio.
L'Unione Divina è sparizione; solo rimane la testimone semplice come attestazione di Dio sulla terra.
Presto: La partecipazione di olocausto sta lì, di fronte all'anima, come la sua vita, il suo destino, il suo essere. Tuttavia, rimane il gran mistero dell'acquiescenza, della libertà dell'anima.
L'Olocausto, per essere tale, deve essere un atto spontaneo dell'anima libera. Non strettamente come oblazione, bensì come espressione dell'ultima oblazione: la sua individualità, la sua libertà divina e sovrana.
Non c'è libertà bensì mediante la partecipazione dell'anima nella vita, nell'esistenza piena di Bes ed Ahehia: Egli È; Egli non È; Egli è Uno; Egli sono Molti. È Olocausto agli occhi del separatismo; vita per lo Spirito.
Voto: Il Voto è il sigillo, lo stigma divino sull'anima trasformata. La conferma eterna; un atto contingente tra il tempo diventa semplice ed eterno. È il nesso tra la Divina Madre e l'anima: l'alleanza divina.
Eterno: Il Figlio, per la sua rinunzia, diventa immortale; Egli è, egli fu, egli sarà nei Figli, nelle anime, nei mondi, nell'Eternità.
Di Unione: Partecipazione di presenza. È testimone semplice di Dio in ogni anima e èd allo stesso tempo olocausto vivo dell'amore e dolore in ognuna di esse, impadronendosi uno di esse per l'Eternità.
Coi 43 Figli della Tavola: Si stabilisce il circolo magnetico divino-umano. Divino mediante l'Unione Sostanziale colla Divina Madre. Umano perche è creazione dell'Idea Semplice nella carne, il sangue ed il dolore del mondo degli uomini, olocausto di sangue.
E con tutti quelli che furono e verranno: La partecipazione umana si fa espansiva, rimonta il separatismo, abbraccia tutti i mondi, tutti gli stati di vita e coscienza, fino a farsi un'unità semplice ed eterna, come Ired, come vita divina.
Ricevete Figli di Cafh la mia benedizione: L'Ired si chiude; l'Unione Divina è un'estasi perfetta che si rovescia continuamente sulle anime ed il mondo.
Il Voto Eterno è Voto di Olocausto perche è Voto di Partecipazione sostanziale.
L'Unione col Cavaliere Gran Maestro è unione colla divinità immolandosi eternamente nelle anime; è il sangue divino unito al sangue umano, liberandolo mediante il suo dolore redentore.
Il dolore redentore non è il dolore umano, bensì il dolore divino diventando umano. La Divina Madre facendosi carne e sangue nei suoi Figli.
L'espansione dell'anima, diventando non determinata, la trasforma in presenza mistica in tutte le anime. Tutte le anime vivono così nell'anima del Figlio, ed egli fa della sua vita la vita di tutte le anime. Si trasforma così in immagine perfetta della Divina Madre, non solo per la sua Unione Sostanziale con Lei, bensì come espressione perfetta di Lei, nel senso di una vita fatta esistenza universale.
Facendosi uno col Cavaliere Gran Maestro, egli si fa uno coll’eternità.
Il Cavaliere Gran Maestro è uno ed unico, espressione dello spirito Divino che è la vita di Cafh. Il Figlio si fa così il prototipo, il Figlio ideale, divino, perfetto, immagine d’Il Figlio, il divino Iniziato, il Redentore.
Il voto di unione di sangue col quale furono e saranno, è il laccio indissolubile di amore che lo fa co-redentore per partecipazione sostanziale col Divino Iniziato.
Il suo voto di Unione coi 43 Figli della Tavola lo lega spiritualmente alla coorte di esseri divini che formano il circolo mistico di aiuto e salvazione per l'Umanità. Lo lega indissolubilmente al destino divino ed al patimento umano, come catena eterna fatta con anelli di amore e dolore, di sangue e spirito.
L'emissione dei Voti si presenta all'anima come la culminazione di tutto uno sforzo e conquista spirituale. Il Voto di Olocausto non può considerarsi di questa maniera. L'Olocausto non può essere una conquista, è qualcosa che sta già nell'anima.
Il Voto non è più che la conferma di quello che sta già nell'anima. Il Voto è, per il Figlio, il Sigillo Divino messo sulla sua immolazione umana e spirituale. È la cosa irrevocabile, definitiva, ed Eterna.
Il cammino della Rinunzia è di realizzazioni obiettive, concrete. Altrimenti, la Rinunzia sarebbe un'altra astrazione. Si rinunzia ai beni possessivi, ma noi dobbiamo possedere i beni spirituali per essere capaci darli.

 

Insegnamento 9: La Preghiera ed i Voti

Si parla, si pensa, si sente, sempre in termini dualistici, e la vita è un'unità. Non bisogna capire quell'unità come una sola cosa, bensì come un tutto organico indivisibile e semplice in sé, composto come attributo.
L'anima non è semplice, la preghiera è per quel motivo solo un atto per lei; ma la preghiera è la sua forza, la sua potenza e la sua possibilità divina; la sua sparizione come anima.
Allo stesso modo i Voti sono qualcosa di esterno all'essere, fino a che sono realizzati come espressione spontanea dell'essere soprannaturale.
Per quel motivo i Voti si conquistano mediante lo sforzo spirituale, e si realizzano mediante la morte; morte nel senso di sparizione mistica nella divinità.
La preghiera porta idealmente all'anima ad uno stato divino, ed i Voti sono l'espressione reale e permanente di quella realizzazione.
È certo che umanamente il Voto è un'espressione contingente, ma allo stesso tempo è un atto eterno di identificazione colla propria verità spirituale.
L'ascetica della preghiera porta necessariamente alla realizzazione progressiva dell'oblazione mediante i Voti, ma i Voti sono sempre espressione unica della vera essere spirituale. Di non essere così non sarebbero un atto semplice, divino; solo sarebbero un atteggiamento.
Si parla qui del Voto nel suo senso divino e soprannaturale.
Se i Voti non fossero espressione necessaria dello spirito, non sarebbero espressione della liberazione dell'essere bensì della sua schiavitù. Dunque, ogni Voto è, mediante la limitazione che impone, un campo di possibilità divine per l'anima.
In realtà, in senso soprannaturale, solo si può parlare del Voto: dell'alleanza soprannaturale tra l'uomo e Dio. Ma umanamente è necessario l'avvicinamento graduale dell'uomo alla Divina Madre.
Solo esiste, come Voto, il sigillo divino nell'anima: il nesso semplice ed eterno tra Dio e l'uomo.
Il Voto, come realizzazione della vocazione spirituale, è un atto libero dell'anima; non è in realtà un atto di elezione bensì di assenso.
La Divina Madre chiama alle sue anime; esse solo possono dire si o no.
Il Figlio, pronunciando il suo primo Voto, non può conoscerlo in tutta la sua mistica profondità, ma sa che egli è mediante quello Voto. È la percezione intuitiva della verità della vocazione mediante l’oblazione della Rinunzia.
I Voti sono. Essendo la possibilità divina dell'anima, sono la sua unica realtà.
La preghiera è allora un cammino di auto-reconoscimento mediante i Voti. Il riconoscimento mediante i Voti è l'identificazione spirituale col valore trascendente degli stessi.
Il significato del Voto perde così le sue limitazioni umane ed acquisisce una grandezza incommensurabile. In essi è versata tutta la dottrina ed il cammino, gli insegnamenti e la mistica di sparizione (silenzio), identificazione (fedeltà), responsabilità (obbedienza), partecipazione, rinunzia, e presenzia (olocausto).
I Voti devono essere l'oggetto della preghiera, perche in essi sono riassunti tutti i tesori spirituali del Figlio.
 

 

Insegnamento 10: Il Conoscimento Semplice

Il conoscimento semplice è uno stato di unità e similitudine tra individuo ed oggetto. Questa unità è impossibile da riuscire mediante uno stato attivo della mente che è sempre dualista. Il conoscimento o comprensione razionale è sempre dualista. Gli esercizi passivi riducono il movimento mentale, tendendo alla soggettività. Un'immagine o stato soggettivo non è dualista, ed abitua ad un altro tipo di vivida esperienza.
Quando si è acquisita la capacità di identificazione soggettiva con immagini obiettive, può passare alla concentrazione soggettiva su immagini astratte, e raggiungere così un nuovo ordine di conoscimento ed uno stato mentale soprannaturale.
La contraddizione, il paradosso, il concetto irrazionale, è una forma di riuscire quell'identificazione soggettiva ed un conoscimento semplice. Il paradosso, la cosa irrazionale, immobilizza la mente razionale come se fosse uno shock. È come prendere un forte slancio per trattenersi improvvisamente, bruscamente. Quella detenzione mentale, quella perplessità sistematica, ostacola il ragionamento logico e prepara lo specchio mentale per un altro tipo di percezione, più passiva e soggettiva.
L'espressione incomprensibile nasce spontaneamente, perche la limitazione del linguaggio fa sorgere inevitabilmente la contraddizione quando aspira ad alzarsi alle verità divine.
Un'altra forma di riuscire un conoscimento soggettivo è mediante l'esercizio della meditazione potenziale; si provoca lo stimolo mentale, ma non si permette la risposta razionale. Quella forza generatrice e non consumata in un sentimento o una comprensione comune, conduce facilmente ad un'identificazione soggettiva ed un conoscimento semplice.
Il fatto che il conoscimento così acquisito sia soggettivo non lo toglie realtà. Un conoscimento è tale quando è parte dell'anima, è uno stesso; se non è una teoria, un'astrazione. Ovviamente che non può essere un conoscimento totale, ma è un mezzo di raggiungere quello conoscimento totale.
Quando l'ascetica adeguata è sostenuta per uno stato reale di Rinunzia, la coscienza personale continua a smettere di essere l'individuo e si ampia gradualmente verso l'essere spirituale. Allora l'identificazione non si produce con un oggetto di conoscimento arbitrario, bensì con stati di coscienza sempre di più ampi, fino a che tutto l'essere si trasforma in uno stato in sé unico, semplice e divino.
Deve arrivare il momento in cui l'individuo deve sparire. Altrimenti ci sarebbero due cose: l'anima e la Divina Madre. Arriviamo qua al punto in cui la considerazione deve trattenersi. Se c'è identificazione, come non c'è sparizione? Se è uno, non può essere due. È uno, ma è due, perche per più alto che si arrivi si sta sempre dentro l'espressione di Dio. Questa dualità non è molteplicità, bensì la semplicità per reversibilità.
Questo concetto che sbatte colla mente razionale, è incomprensibile; ma può sperimentarsi trasformandosi uno stesso, per la preghiera e la Rinunzia, in immagine di quella semplicità mediante uno stato interiore di similitudine. Così si riesce un'identificazione contemplativa, e si è quello che si vuole conoscere. Tuttavia, questo è ancora un movimento dell'anima e non è la somma perfezione che è Presenza.
Fino ad ora l'anima solo è riuscito ad identificarsi e trasformarsi nel movimento semplice che è la vita. Quando si riesce l'immobilità spirituale che è Presenza, non si è la vita, si è attestazione della vita, Testimone Semplice dell'Eternità, immagine perfetta e simile della Divina Madre che perche non È, È.
Il concetto di potenziale esiste solo in relazione col fattore tempo. L'Eternità non è un tempo infinito, bensì il no-tempo. Quando si è vinto al tempo per l'atto eterno di Presenza, si è realizzato la cosa potenziale, Hes. La Resurrezione di Hes, capita razionalmente, è la trasformazione di quello potenziale in attivo, ma spiritualmente significa la realizzazione dell'anima, la nascita alla coscienza spirituale di essere che trascende ogni dualità. L'esercizio di meditazione tende a portare a quello stato di coscienza oltre le distinzioni razionali di differenziazione, e si riesce per un raccoglimento profondo, oltre la tecnica e le distinzioni razionali.

 

Insegnamento 11: Difficoltà nella Preghiera

Alcune anime si lamentano a volte che non possono meditare perche l'esercizio è pesante, si annoiano, e chiedono ai suoi Superiori che facciano più leggera la rutina della sua disciplina spirituale. I Superiori osservano anche che i metodi di preghiera non in tutti i casi danno il risultato atteso; non si nota un progresso evidente nella preghiera, c'è un'apparente stagnazione. Dopo un momento di entusiasmo viene il disinteresse, il disgusto, la noia; sono pochissimi quelli che perseverano e molti gli incostanti. Tuttavia, ancora quando non si persegua un fine immediato, l'esercizio di meditazione fatto metodicamente dà sempre, necessariamente, un risultato; ed arriva un momento nella vita in cui uno raccoglie spontaneamente le conseguenze dell'ascetica spirituale.
Nonostante, non in tutti i casi il risultato dell'ascetica è quello che deve essere: la trasformazione totale delle anime. Dentro il cammino ascetico mistico possono presentarsi molte classi di difficoltà, ma fondamentalmente sono di due tipi: il primo consiste in tutti i problemi ed inciampi inerenti alla stessa ascetica. Questi sono logici e convenienti, poiché sono parte di questa ascetica. I secondi niente hanno a che vedere con quello, e sono derivati della postura fondamentale che ha il Figlio rispetto alla sua vocazione e la sua ubicazione.
È imprescindibile distinguere chiaramente queste due classi di problemi. Se non si fa così, si produce rapidamente un gran disorientamento interiore, sentimenti di stagnazione e fallimento.
Discernere chiaramente ed esattamente il sigillo ed origine delle difficoltà ed atteggiamenti delle anime, è fondamentale per orientarli definitivamente verso la realizzazione della sua vocazione spirituale.
Affinché l'orientazione sia piena ed il suo risultato trasformante, il Figlio deve essere un’Unità. Un'unità nel suo sentimento, nei suoi sforzi, nelle sue aspirazioni, nella sua vita, nella sua vocazione. Se non è così, la sua ascetica sarà discontinua, i suoi sforzi saranno contrari, e gli risulterà molto difficile la sua partecipazione alla vita Spirituale di Cafh.
Se il Figlio fa di Cafh un'altra delle sue cose, la sua vita non potrà essere centrata in sé, perche Cafh sarà per lui qualcosa, ma non egli stesso. E quella dualità è impossibile. In questo modo la preghiera non può essere piena, totale. Se il Figlio è un'unità, di quella Unità fluisce l'Insegnamento, fluisce la parola creativa, fluisce l'esempio, fluisce la pace, fluisce l'irradiazione di presenza. Altrimenti, il Figlio è uno sforzo discontinuo, un'idea sporadica, un avanzare, un trattenersi, un retrocedere. In questo modo è impossibile partecipare sostanzialmente alla Gran Corrente; per un momento si integra alla stessa e dopo sbatte con lei. Per quel motivo a volte le anime non si sentono conformi. Esse credono sinceramente che lo stiano colla meditazione, col metodo o con qualunque cosa esterna, ma in realtà sono d’accordo con sé stesse. È comune scaricare fuori la responsabilità che non si è disposto ad assumere.
Si dà il caso, inoltre, di alcune anime che sebbene si rovescino a Cafh con gran entusiasmo, hanno anche difficoltà nel suo svolgimento spirituale. Troppo entusiasmo non deriva mai da una postura realmente spirituale. L'entusiasmo è un sentimento molto personale che sorge anche da soddisfazioni personali. È l'euforia che si sente ricevendo i Doni di Cafh. Se dietro di questo non c'è una vera vocazione di Rinunzia, la forza dell'entusiasmo dura pochissimo e rapidamente le anime si sentono detenute; sorgono le difficoltà, e si comincia a perdere il tempo cercando l'origine dei conflitti nel modo di compiere gli esercizi spirituali, i problemi esterni, eccetera. Cioè, si indaga la causa immediata, quando in realtà la vera radice sta nella mancanza di coscienza vocazionale delle anime.
Mentre la forza che incoraggia il Figlio non è completamente impersonale e disinteressata, difficilmente possa trovare pienezza nella sua ascetica mistica. Vivere la Rinunzia è vivere senza attaccamenti, senza illusioni personali, senza aspettare niente. È vivere solo colla Divina Madre. Ma la presenza della Divina Madre è a volte ancora una maggiore solitudine, perche può essere una presenza oscura, una non presenzia, un'ignoranza dell'Essenza Divina per rimanere solo un conoscimento delle responsabilità, della rutina, degli affari quotidiani.
Sono pochi le anime disposte a darlo tutto; sono pochi le anime disposte a darsi completamente. Sono pochi le anime disposte a saltare al di sopra dei suoi insignificanti problemi e dolori, per vivere l'Unione Sostanziale colla Divina Madre mediante una preghiera di Rinunzia.

 

Insegnamento 12: Testimone Semplice

La preghiera non può essere piena e totale se tutto l'essere non è posto in lei. Dicendo tutto l'essere, non si significa la veemenza del volo sensibile, bensì l'essere nella sua totalità.
Come le anime non sono un'unità, ci sono in esse desideri contrari. Questi desideri contrari fanno che non sia usato tutto il suo essere in una sola idea, bensì sono forze opposte e disperse.
Non basta tutta la buona intenzione posta nella preghiera; questa intenzione si deve fare agire permanentemente, per processare tutte le forze verso l'idea Unica.
Dopo un tempo durante il tragitto spirituale, il Figlio deve essere esponente della Dottrina. Altrimenti, è un disturbo.
Il Figlio deve essere testimone vivo della Rinunzia e non lo riuscirebbe se non è attestazione di fede.
Non basta credere; bisogna essere quello che si crede.
Oltre all'azione mistica soprannaturale delle anime devote, il mondo ha bisogno di un esempio vivo di uomini e donne che hanno fatto carne la sua Dottrina.
È impossibile che possa plasmarsi nel mondo l'idea fondamentale della Rinunzia, se non incarna in primo luogo in chi devono predicarla.
Il Figlio deve essere testimone vivo della sua idea; esempio semplice, presente davanti al mondo come immagine sempre permanente della perfezione.
I Figli devono essere la Rinunzia fatta carne, fatto sangue, fatta vita. L'ora sollecita, sono molto pochi e l'opera è immensa.
Hanno il mondo nelle sue mani; i suoi obiettivi sono universali e straordinari. Non possono dilapidare una goccia di energia, un istante, un pensiero, niente.
Tutto deve essere centrato nell'idea Unica della Rinunzia.
I Figli sono pochi. Quelli che non sono disposti alla consegna totale ed assoluta non possono durare. La Divina Madre lo vuole tutto o niente. Non importa che siano molto buoni; non li vuole. Allora devono unirsi molto fortemente per costituire una forza poderosa ed invincibile nella sua oblazione. E per riuscirlo devono essere totali.
Per essere attestazione di fede, bisogna bruciare in quella fede assoluta che è Rinunzia e morte. Solo mediante la sparizione spirituale si è testimone semplice dell'Idea Divina.
Di niente vaglia parlare di mistero tanto divino quanto questo, se non si è disposto a consegnare la vita nella morte di una Rinunzia continuata ed inalterabile. Essere Testimone Semplice è essere sparito mediante l'Unione Sostanziale colla Divina Madre.
Il Figlio rimane immobile nel suo centro divino, e lì rimane come testimonio di Presenza. Egli è, semplicemente.
Non è necessario sentire la predica del Buddha; è sufficiente guardarlo.
Così il Figlio, come presenza immobile nel suo centro divino nella sua Idea Unica, nella sua Rinunzia, è predica ed azione, unione e redenzione, atto e potenzia, amore e dolore, vita e morte; Egli è.
La preghiera è il mezzo per realizzare a Dio; ma deve essere piena, totale, integrale.
La preghiera non può essere piena se non abbraccia tutto l'essere. Non solo la sua mente ed il suo cuore; il suo corpo, la sua vita, le sue possibilità; il suo passato ed il suo futuro; tutta la sua esistenza deve stare lì totalmente presente per essere bruciata nel fuoco divino della Rinunzia.
L'Unione Sostanziale è quella; quando tutto l'essere, corpo, mente e spirito, fa attenzione permanentemente al punto semplice ed eterno che è la Divina Madre.

 

Insegnamento 13: Vita di Preghiera

Affinché la preghiera sia piena l'uomo deve trasformarsi in un'attestazione di fede, deve discernere continuamente nell'insegnamento le verità evidenziate e le verità possibili. L'anima sta sempre in uno stato di perfetta preghiera quando ha la verità divina centrata in sé.
Affinché gli esercizi di preghiera abbiano un effetto spirituale plenum, la meditazione discorsiva deve essere basata sulla fede.
 La meditazione sensitiva deve essere basata in una rinunzia costante rispetto alle emozioni e soddisfazioni conoscitive, per rimanere in uno stato mentale-sentimentale divino sconosciuto (qualcosa non visualizzata).
La preghiera perfetta è sull'ignoranza dell'Essenza Divina.
La vita del Figlio, per essere tale, deve essere vita di preghiera.
La pienezza nella preghiera è una cosa differente di quello che comunemente si immagina. Quando a volte si sente pienezza nella preghiera, non è che si fa una preghiera piena, si fa sensibilmente una preghiera piena. Una preghiera sensibilmente piena è una spesa, un'emozione, un sentimento.
La preghiera piena è uno stato di vita dell'essere, non un sentimento. La vita include sentirsi, ma un sentimento non è vita. La preghiera deve uscire dal piano dei sentimenti per ubicarsi nella vita dell'essere.
Solo quando la preghiera è la vita dell'essere non è discontinua, solo quando la preghiera è la vita dell'essere, l'essere è centrato. Perche allora la preghiera non è una cosa che uno fa colle sue labbra, o vocalizza colla sua mente, o visualizza colla sua immaginazione; la preghiera è un controllo continuo dell'essere, un mantenersi sempre nel suo centro. Nel suo centro integrale, non nel suo centro ideale, nel suo centro immaginativo, nel suo centro emozionale. È l'ubicazione continua dell'essere come uomo, come anima, come forza dinamica, come fissaggio statico, come lavoro affettivo, come lavoro volitivo, come lavoro fisico; è l'ubicazione dell'essere nell'integrità della vita.
Allora, non è un atto di preghiera quello che è pieno, l'essere è pienezza. E solo mediante quella pienezza si ottiene la forza che deve per potere trasmettere l'idea della Rinunzia e compiere la sua missione nella vita.
Mantenersi ubicato in Cafh non è facile perche è un'ubicazione dinamica.
In Cafh tu non puoi dire mai “io mi sono messo” perche quando dici “io mi sono messo”, stai già fuori di ubicazione. L'ubicazione, essendo dinamica, esige la rinunzia continua dell'essere che è la libertà di essere. Allora, essendo il Figlio libero, si ubica nella dinamica di Cafh che è la dinamica della vita, e la sua ubicazione trascende.
D'altra parte, quando il Figlio comprende la limitazione del suo lavoro umano, dentro il campo magnetico nel che agisce, limitando le sue pretese, limitandosi ad un'idea concreta e non pretendere del suo lavoro più che quello che questo è, trascende e si ubica universalmente.

 

Insegnamento 14: La Preghiera Piena

Non può avere preghiera piena finché rimane in lei un resto di interesse personale. Quell'egoismo, benché sia spirituale, ostacoli un'espansione in un'opinione universale.
L'uomo non può trascendere le sue piccole miserie, bensì rinunziando a quelle miserie. Per quel motivo quando decide concentrasi in un aspetto universale, una legge trascendente o uno stato spirituale, non l'ottiene. Non può farlo perche lo fa con un fine, per ottenere qualcosa, una comprensione, un'espansione personale. Quell'interesse, quell'affanno, quell'egoismo, chiude la possibilità del contatto con una sfera di coscienza più ampia, perche circoscrive la sua elevazione interiore, alla sua radio, alla sua percezione, al suo stato di coscienza. Dunque, ancora quando si facciano molti atti di rinunzia, non per quel motivo si arriva ad una comprensione o portata oltre sé stesso.
Tutto dipende dalla causa, dell'idea che dirige quello sforzo. Quell'idea unica deve essere la Rinunzia reale, non la rinunzia ideale.
Si conosce solo quando non si desidera oramai il conoscimento; si domina quando niente si tiene.
Il possesso è solo possibile per reversibilità.
Il distacco, l'offerta, il sacrificio, l'atto contrario, contrario alla natura umana, contrario al suo stato di coscienza, contrario all'istinto e l'egoismo animale, contrario al movimento personale della vita, distrugge il guscio, il circolo stretto di uno stato limitato per aprire l'anima al suo nuovo mondo, all'universo, all'esistenza.
La Rinunzia è possessione mediante partecipazione, è pienezza, è vita. Ma si capisce per il sacrificio, il dolore e l'assoluto dominio della natura animale dell'uomo.
Non può avere preghiera piena se la vita non è un'unità, se non si vive quello che si dice.
La Rinunzia non acquisisce senso mediante spiegazioni o lucentezza oratoria, bensì mediante l'autorità che dà la possessione della Rinunzia. Le parole suonano a vuoto, a retorica, se non sono caricate per la forza della fede viva dell'anima che si ottiene solo col sacrificio continuo, la preghiera, l'oblazione, l'olocausto.
La preghiera non può essere piena se non si esprime nella vita esteriore.
Si è come tutti gli uomini del mondo, ma non si può essere uguale ad essi.
La Rinunzia mette un sigillo nell'anima che si vede, si sente, si tocca, tanto reale è.
Se ha rinunziato a tutto, quell'atteggiamento deve necessariamente esprimersi nella relazione colla vita, gli esseri e le cose.
La realizzazione non è una parola, è un fatto vivo, concreto, evidente; e si riflette in fatti vivi, concreti, evidenti.

 

Insegnamento 15: La Concentrazione Soggettiva

Nella meditazione sensitiva l'immagine è percepita mediante i cinque sensi. L'oggetto è perfezionare la sensibilità dei sensi per aguzzare la sua percezione. Tuttavia, questo esercizio non permette di trascendere l'evidenza sensibile.
C'è un tipo di preghiera che, sebbene assuma la forma di una meditazione corrente, è un vero esercizio di concentrazione soggettiva.
Nella concentrazione comune l'essere fissa l'attenzione attivamente sull'oggetto, fino a che ottiene che la mente non si muova di lì. La concentrazione diventa soggettiva quando comincia l'identificazione tra individuo ed oggetto. Questa esperienza può cominciare nella meditazione.
La differenza caratteristica sta nel quadro immaginativo.
Si comincia a fissare l'attenzione all'immagine ed a poco a poco trasportare la coscienza verso l'immagine. Per esempio: si vede un uccello nel cielo, galleggiando nell'aria. Fissare tanto quello galleggiare nell'aria fino a che si comincia a sentire che si flotta nell'aria, come se fosse un uccello. Questo, che comincia per essere un semplice esercizio, porta ad un'identificazione profonda con l'essere delle cose, ed ancora colla cosa inanimata, che solo si può riuscire mediante uno stato subcosciente.
Quell'identificazione è impossibile nello stato cosciente ordinario. Nella concentrazione soggettiva passa come nei sonni. Si vede un'immagine chiunque, forse assurda, ma si sa che è una o un'altra persona.
In realtà, questo è solo un esercizio soggettivo, ma che facilita il risultato della soggettività nella meditazione.
 

 

Insegnamento 16: La Preghiera di Partecipazione Naturale

Si vede un'immagine e si capisce un'altra cosa, ma non qualunque cosa bensì quello che quell'immagine rappresenta come simbolo.
Per esempio: si vede una porta e si capisce una possibilità. Non si capisce come se fosse un'interpretazione bensì come se uno fosse quella porta, quella possibilità. Si vede un paesaggio per una finestra, si è un nuovo mondo che entra nella coscienza. Non è che si capisca che mondo verrà ad uno ma che uno è quello nuovo mondo.
Non devi cercare questi stati. Non si può dire se la partecipazione naturale si capisce mediante un esercizio, ma è buono sapere di che cosa si tratta. Particolarmente, perche è un'evidenza e prova di una teoria: il mondo dei simboli archetipici. È come se nell'incosciente della razza fossero registrate le immagini grafiche rappresentative delle Idee Fondamentali proprie del suo svolgimento.
Queste immagini appaiono a volte nel mondo dei sonni, ma possono essere possedute mediante l'esperienza diretta data per la meditazione.
Nella meditazione obiettiva il piano dell'azione sta fuori di uno; io sono l'individuo e l'oggetto. Bisogna un fluire di forze di me verso lui. Nella concentrazione soggettiva io sono l'oggetto-individuo; io sono l'azione. L'esperienza soggettiva è totale. La meditazione trascende il semplice esercizio, è uno stato vitale dell'essere.
L'elevazione soggettiva, invece di essere un movimento verso fuori, come una domanda, è un prendere coscienza nella profondità dell'anima e sprofondarsi in un raccoglimento molto profondo. Ogni movimento è dualità. Lo stato soggettivo è semplice; se c'è movimento è un movimento in sé.
In realtà un nuovo linguaggio è necessario. Il linguaggio comune espressi stati passivi, obiettivi; ma non ci sono qualificativi per stati passivi, negativi, soggettivi ed incoscienti. Di lì l'impossibilità di definizioni precise. Forse la comunicazione dovrà trascendere l'espressione verbale, per farsi un'interpretazione di stati che permetta la comprensione per similitudine.

 

INDICE

Insegnamento 1: La Vocazione Contemplativa
Insegnamento 2: Raccoglimento
Insegnamento 3: Lo Stato di Raccoglimento
Insegnamento 4: La Vita Contemplativa
Insegnamento 5: La Contemplazione e gli Esercizi di Preghiera
Insegnamento 6: La Contemplazione
Insegnamento 7: Prove che Possono Accompagnare alla Morte Mistica
Insegnamento 8: Il Voto di Olocausto
Insegnamento 9: La Preghiera ed i Voti
Insegnamento 10: Il Conoscimento Semplice
Insegnamento 11: Difficoltà nella Preghiera
Insegnamento 12: Testimone Semplice
Insegnamento 13: Vita di Preghiera
Insegnamento 14: La Preghiera Piena
Insegnamento 15: La Concentrazione Soggettiva
Insegnamento 16: La Preghiera di Partecipazione Naturale

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