INDICE

Insegnamento 1:  Vita Interiore
Insegnamento 2:  L’Orazione
Insegnamento 3:  L'Esercizio della Meditazione nella Vita Spirituale
Insegnamento 4:  La Meditazione
Insegnamento 5:  La Semplice Orazione
Insegnamento 6:  La Meditazione Discorsiva
Insegnamento 7:  La Meditazione Passiva
Insegnamento 8:  Deviazioni Ascetiche
Insegnamento 9:  Gli Stati Spirituali Sensibili
Insegnamento 10:  L'Aridità
Insegnamento 11:  L'Idealizzazione della Meditazione
Insegnamento 12:  Amare in Silenzio
Insegnamento 13:  L'Immaginazione Creativa
Insegnamento 14:  Ascetica della Vita
Insegnamento 15:  La Rinunzia nel Mondo
Insegnamento 16:  L'Idea della Rinunzia

 

Insegnamento 1:  Vita Interiore

Molte volte si sente dire che bisogna ritornare alla vita interiore. Ma che cosa è vita interiore in realtà? Perché bisogna ritornare? Si spiega anche che il male dell'uomo consiste in un rovesciamento continuo verso la parte esterna che se cercasse nel’interiore troverà la soluzione di tutti i suoi problemi. In cui consiste quella ricerca, e come realizzarla?
Sono molti le anime ansiose di vita interiore;  ma non sanno che cosa fare per raggiungerla e quando guardano verso dentro, si sentono sconcertate ed ad oscure.
Tutti possono arrivare alla pienezza della vita interiore, ma ci sono anime ed anime, stati e stati.
Alcuni credono che la vita interiore è pensare molto, investigare i suoi problemi, ritornare continuamente su sé. Altri cercano la vita interiore con un sforzo concentrato della volontà nella realizzazione dei suoi propositi. È buono pensare e meditare sulle necessità dell'anima, ma quella non è vita interiore. Se vita interiore non significa pensare o autoanalizzarsi, potrebbe credersi che è la pratica continua di esercizi di meditazione o di orazione. Questi sono atti dell'essere che aiutano, ma che non sono vita interiore.
Vita interiore è un atteggiamento vitale, totale, dell'individuo.
Vita interiore è, principalmente, invertire il movimento abituale dell'anima, non una azione diretta verso dentro, bensì un'elevazione dei valori spirituali per sui valori umani. Parlando qui di valorizzazione della cosa spirituale non se la capisce come un atteggiamento mentale, bensì come un nuovo senso dato all'esistenza situandola dentro i suoi termini trascendenti.
Questo fa che si muovano naturalmente i centri naturali di interessi verso un obiettivo unico e divino, e che le forze dell'anima smettano di disperdersi in spese inutili per concentrarsi su un'azione spirituale unica.
La vita interiore non è allora solamente un movimento attivo dell'anima, bensì una disposizione spirituale abituale che trasforma gli atti sconnessi e disordinati dell'uomo in vera vita, in vita spirituale.
Quando si dice che è necessario "ritornare" alla vita interiore, causa l'impressione che questo è un bene che si dominò un giorno e che non è oramai di uno. Se si dice che bisogna ritornare è perché c'è sempre nell'anima un sapere oscuro ed indefinito di avere in sé, da sempre, il bene che cerca con tanto dolore, e che gli darà la felicità. È come una coscienza profonda di essere, un sapere che ogni conquista sarà solo una riscopertura. In quello sapere sta la sicurezza infusa ed infrangibile che finalmente si arriverà, che si realizzerà il destino eterno.
Affinché la vita interiore sia possibile non è sufficiente la fede nella vita spirituale o accettare il pensiero che i valori umani sono vani e passeggeri.
Indubbiamente, una fede ampia aumenta le possibilità dell'uomo;  ma una cosa è il pensiero accettato per la gente ed un'altra molto distinta la realtà viva dell'anima. La vita può essere diretta per tendenze completamente opposte alle idee che si crede avere. La tragedia dell'uomo consiste in che egli è piuttosto molto distinto di quello che crede essere ed i suoi pensieri ed idee sono continuamente svisate per i suoi atti e tendenze. Per quel motivo il principale sforzo nella vita spirituale consiste in riuscire un'unità tra mente e mente e tra mente e cuore.
Non è allora la perfezione della vita interiore una concentrazione attiva;  invece consiste in un'espansione spirituale, in un atto semplice dello spirito.
Vita interiore è autocoscienza progressiva ed espansiva. È il nuovo mondo che l'uomo deve scoprire e conquistare. Per quello è necessario che conosca i mezzi che dispone per riuscirlo.
Primo bisogna sapere che cosa è buona;  poi bisogna vivere di accordo a quello per trasformarsi finalmente nel bene stesso.
Vivere centrato in sé, non fuori di sé o all’intero di sé. Il pensiero che si rovescia personalmente su sé, allontana l'essere dal suo centro divino. Solo la Rinunzia fissa all'anima nella vita interiore pura e semplice.
Cuando solo importa lo espiritual, lo humano può situarsi, e la vita illusoria si fa vita, vita interiore.
Soltanto la vita interiore dà l'esperienza dell'Insegnamento ed i misteri divini.
Tutti i problemi solo perdono importanza per rimanere vivi i problemi fondamentali.
Da un punto di vista mistico, il grado di vita interiore è dato per la profondità del raccoglimento acquisito o, anche, per la chiarezza abituale del controllo ed autocoscienza.

 

Insegnamento 2:  L’Orazione

L’orazione è un mezzo ascetico mistico eccellente della vita spirituale, ma allo stesso tempo, è la pienezza della vita interiore trasformandosi in vita divina per il contatto permanente colla Madre Divina.
L’orazione è vita;  quindi non si capisce facilmente. Ogni comprensione umana è solo una comprensione e non può abbracciare l'ampiezza degli stati interni né le forze vive che si mettono in gioco nell'ascetica mistica della vita spirituale.
Tuttavia, è necessario avere una conoscenza chiara della tècnica e degli stati di orazione per quelli che passano le anime e comprendere la necessità dell’orazione come mezzo ascetico per la realizzazione divina.
L’orazione è la vita soprannaturale dell'anima, ed in questo senso non si può dire che è necessaria. È, ma umanamente è necessaria come mezzo per raggiungere quella vita soprannaturale.
La presenza eterna nell'anima della sua vocazione divina è un stato latente dell’orazione interna. Ma ai fine pratici, si considera l’orazione come i tentativi coscienti dell'essere per aggiornare in sé quella presenza divina. Questi esercizi di orazioni producono un effetto diretto nell'anima, sono come piccoli impatti consecutivi che la vanno trasformando continuamente. Allo stesso tempo originano reazioni e stati interni che formano un sedimento di forza spirituale all'interno dell'essere.
Degli esercizi di orazione c'è indipendentemente un modo particolare di essere dell'anima che può chiamarsi stato di orazione. È un atto semplice, indipendente del tempo e l'azione che fissa staticamente l'essere in un punto singolare interno, come centro fisso della sua esistenza. Questo stato si riesce per l'offerta permanente dell'anima attraverso la Rinunzia.
Gli esercizi per se stessi, ancora quando possono raggiungere conquiste notevoli nel campo delle possibilità mentali e soprannaturali, non bastano per introdurre all'anima nel mistero degli stati divini. La vita interiore spirituale non si riesce solo con un'ascetica di orazione, bensì con un'ascetica di Rinunzia. Solo la Rinunzia trasforma gli atti di orazione in stato permanente.
L’orazione produce nell'anima effetti contingenti ed effetti permanenti.
L’orazione conduce gradualmente ad un adeguamento fisico, mentale, astrale e psichico, a stati successivi sempre di più elevati, purifica gli affetti ed il meccanismo mentale, situa i valori intellettuali, razionali ed emozionali, semplifica gradualmente il complesso spirituale, porta alla coscienza i processi oscuri subcoscienti, offre la ricchezza dell'esperienza ancestrale raccolta per l'incosciente della razza, produce una capacità di vivere stati supracoscienti, perfeziona la sensibilità spirituale ed eleva gradualmente ad un stato divino, all'unione colla Divina Madre.
L’orazione sincronizza i valori intrinseci ed estrinseci, soprannaturali e naturali, facendo dall'essere un tutto armonico ed integrale.
L’orazione lascia nell'anima un'opinione permanente di pace e sicurezza, una coscienza di essere, di stare nel cammino e di sapere che si arriva alla sua fine.
L’orazione dà luce all'anima;  gli fa essere cosciente della sua vera vocazione e del suo destino divino, e crea il potenziale di forza umana e soprannaturale che necessita.
L’orazione dà una conoscenza diretta delle verità divine, presentandoli all'anima senza necessità del meccanismo intellettuale di comprensione.
L’orazione dà il dono di sapere ed il dono di insegnare, il dono di penetrare nel mistero divino e nelle profondità insondabili del cuore umano.
L’orazione dà pazienza infinita ed una comprensione soprannaturale dei problemi dell'uomo, dove risiede il segreto di potere vivere sempre di più una vita divina in un mondo oscurato per il dolore, la passione dell'ignoranza ed il separatismo.

 

Insegnamento 3:  L'Esercizio della Meditazione nella Vita Spirituale

I diversi esercizi di meditazione che si insegnano nell'ascetica della vita spirituale acquisiscono o perdono importanza secondo l'ubicazione del Figlio davanti a quella vita spirituale. Il Figlio medita regolaremente e metodicamente.
Questa continuità dentro una vita devota alla realizzazione della Rinunzia produce necessariamente l'unione mistica dell'anima colla Divina Madre, in qualunque posto in cui il Figlio si trovi e chiunque sia l'opera che debba compiere.
Naturalmente l'anima semplifica per quel motivo appoco appoco i suoi metodi di orazione fino a che essi si limitano a stati contemplativi simili tra sé, benché diversi nelle sue sfumature.
L’orazione da sola non dà indubbiamente la realizzazione, ma nessun cammino, ancora il più attivo, può portare all'Unione Sostanziale senza essere accompagnato da stati mistici contemplativi.
La mente razionale dissocia l'attività della contemplazione interiore perché  solo sa agire in una sola direzzione, ma l'anima realizzata non perde ancora il suo contatto con Dio in mezzo alla più febbrile attività.
Non si può fare distinzione tra vita nel mondo e vita appartata del mondo, né ci sono neanche due tipi di orazione, una per ogni stato di vita. Ci sono semplicemente diversi modi di sentire la Rinunzia e la necessità di una obblazione interiore. Lo scoglio non sta nelle maggiori o minori difficoltà che offrono uno ed un altro sistema di vita, bensì nella povertà spirituale delle anime.
Stia dove stia e faccia quello che faccia, quello che manca è volere Rinunziare e farlo.
Secondo un autore contemporaneo l'uomo normale è quello che ha realizzato a Dio. Quelli che non hanno riuscito questo, soffrono qualche squilibrio che impossibilita l'esperienza integrale della realtà, e così la sua visione delle cose e della vita è distorta.
Si può dire allora che non c'è maggiore o minore inclinazione alla vita mistica, bensì maggiore o minore intensità di vita reale, di esperienza totale della verità e della sua necessità.
Dietro le inclinazioni umane estreme c'è sempre un fattore interno di squilibrio che li scatenano e può affermarsi che quasi la totalità degli esseri soffrono una tendenza ad inclinarsi verso qualche estremo definito di vita ed azione.
La realizzazione Divina non è frutto di una tendenza estrema al misticismo;  se così fosse seria un falso misticismo.
L'Unione Sostanziale è equilibrio perfetto, ubicazione contingente e trascendente;  ubicazione integrale ed azione integrale.
Sono pochi le anime esperte nelle víe dell’orazione interna e della meditazione, perché sono poche quelle che sentono profondamente la sua vocazione di Rinunzia e la realizzano, ma esse sono quelle che segnano la vía ed insegnano a realizzarla.
Questo apprendistato è difficile perché esige molto più che un'adesione interiore ed una pratica. Inoltre è necessaria un atteggiamento mentale libero.
Quando uno considera che sa già una cosa, chiude ogni possibilità a nuove esperienze. Solo quando uno sa ed accetta che la sua esperienza non è totale o definitiva, ha campo libero per infinite esperienze successive. Ma questo deve essere più che una comprensione;  è un'integrazione all'esperienza nel suo carattere di non totalità.

 

Insegnamento 4:  La Meditazione

In principio deve chiarirsi che cosa si capisce per meditazione, per esercizi di meditazione, per orazione, preghiera e suppliche.
L'esercizio di meditazione non è una supplica o domanda per uno stesso o un'altra persona;  è un esercizio della mente. Una cosa è pregare ed altra meditare.
La meditazione è un stato o modo di essere dell'anima.
La meditazione è la stabilità dentro un stato di coscienza, in contrapposizione alla variabilità abituale.
L'esercizio della meditazione è il mezzo che tende a riuscire questo stato, farlo sempre di più permanente e per la semplificazione graduale, raggiungere lo stato semplice.
Le preghiere sono un modo particolare dell'esercizio della meditazione.
L'uomo è un composto di emozioni, pensieri, idee, sensazioni.
È necessario contare su esercizi vari che agiscano efficacemente su tutti i suoi aspetti per riuscire un fine unico, preciso ed integrale.
La preghiere, le suppliche, le preghiere vocalizzate, la meditazione discorsiva ed affettiva agiscono nel piano emozionale.
La meditazione affettiva agisce inoltre, sul piano comprensivo ed ideativo, attraverso la forza del sentimento. Non crea né scopre;  lavora.
L'esercizio, dentro l'esercizio, non può risolvere un problema vitale. La vita si risolve nella vita;  un problema mentale o emotivo è solo il riflesso di un problema. L'esercizio conduce solo al punto che scatena una definizione vitale. Un schema mentale non è una soluzione, è un schema.
L'uomo che non ha risolto il suo problema fondamentale ha problemi;  l'uomo che ha risolto la sua vita ha compiti.
La confusione tra quello che è un esercizio e quello che è un stato mistico, produce disorientamento nella pratica dell'esercizio di meditazione.
L'esercizio scatena forze sensibili che rovesciate sull'ideale eletto danno la sensazione di una maggiore unione con Dio. L'atto stesso di mettersi interiormente a presenza della Divina Madre è già un stato parziale di unione. Ma, l'esercizio di meditazione è come anche un esercizio mistico, si confondono le difficoltà proprie dell'esercizio con problemi interni che non hanno relazione alcuna con l'esercizio della meditazione.
Ovviamente, gli stati sensibili prodotti nell'esercizio non sono mai vera mistica, ma nella gran maggioranza dei casi sono gli istanti cime della vita delle anime e queste li prendono come guide segnalatrice del suo progresso e livello spirituale.
La vera meditazione non si interrompe mai, come la vita, quello che dovrebbe essere vita spirituale. Ma si confonde la meditazione con l'esercizio, e questo sì si interrompe forzosamente. Si tengono così due stati di coscienza distinta ed opposta:  il primo, dentro il circolo dell'esercizio di meditazione, potrebbe chiamarsilo di coscienza dell'anima;  il secondo, quando finisce l'esercizio e comincia la vita comune quotidiana.
Questi circoli collidomo e lottano tra sé.
Il potere della Gran Corrente mantiene viva quella lotta interiore. Il Figlio non lotta contro fattori esterni, bensì contro sé stesso. Questa è la virtù di Cafh:  scatenare il conflitto interno, al quale i Figli chiamano vita spirituale, lotta, sforzo, realizzazione;  è una trasmutazione di forze. Il cambiamento dà la sensazione di risultato.
Gli esercizi che si insegnano, particolarmente l'esercizio di meditazione, mantiene viva e feconda quella lotta.
La tècnica del Figlio consiste in conoscere e creare per sé stesso gli stimoli coscienti ed incoscienti che sostengono ed accelerano il ritmo della sua vita spirituale.

 

Insegnamento 5:  L’Orazione Semplice

Nonostante le buone intenzioni, nonostante gli apparenti sforzi, alcune anime si lamentano di non potere realizzare la sua vita spirituale. Dappertutto trovano difficoltà ed ostacoli. Tutto si trasforma in giustificazioni che spiegano la sua stagnazione. Per quel motivo dicono spesso che nel mondo ci sono molti scogli per realizzare la pura vita spirituale che sebbene la Rinunzia può essere raggiunta da tutti i Figli, tutte sono difficoltà per quelle quali deve vivere nella valle.
Questo non ha senso in realtà, perché l'anima che fa vita interiore e prega non può avere difficoltà stia dove stia, faccia quello che faccia, sia chi sia;  quello sì, succede moltissimi volte che il Figlio per un'infinità di cause, si lascia acchiappare per le necessità della vita, per l'eccessiva preoccupazione dei suoi problemi materiali e quell'allontana dalla contemplazione e delle cose divine;  allora sorge un cumulo di difficoltà.
È impossibile essere con sé stess in pace se primo non stanno definiti i valori interni;  non può trovarsi mai quello che si posticipa o si relega, e la vocazione spirituale non dovrà mai essere spostata per altri interessi od intenzioni.
Tutto diventerà difficile finché questa vocazione si fa giocare dentro le paia di opposte di una cosa o l'altra, un desiderio ed un altro, una necessità o un'altra. Questo rivelerebbe una gran instabilità interiore, vera origine di tutti gli altri conflitti od ostacoli.
La vocazione spirituale è l'unico valore reale dell'essere e per la stessa cosa non può essere un impossibile od esclusivo per molto pochi. Ma la sua realizzazione sta riservata solo a quelli che sanno viverla come il suo unico  valore reale.
Solo la definizione chiara e definitiva di quello che si cerca nella vita, permette al Figlio di percorrere senza ostacoli il suo sentiero di liberazione interiore.
Come pratica, il migliore modo per rimanere centrato nell'Idea Unica e trascendere tutte le difficoltà interne ed esterni è l’orazione di semplicità.
È farlo tutto con l'intenzione prestabilita per la vita di obblazione, è una fede nel successo ed il buon risultato della sua missione spirituale, ancora se così non fosse apparentemente, e è un stato di umiltà profonda ed abituale, di fronte a tutti gli atti che si realizzarano nella vita.

 

Insegnamento 6:  La Meditazione Discorsiva

Affinché la meditazione discorsiva abbia effetto deve essere basata sulla fede.
Potrebbe domandarsi se le altre meditazioni, affettiva e sensitiva, non devono essere altrettanto basate sulla fede. Questi ultime se si prendono strettamente come meccanismo mentale-affettivo messo in azione, non richiedono una fede particolare dell'individuo. La meditazione discorsiva, invece, è un colloquio libero dell'anima colla Divina Madre e solo la fede può dargli un senso divino.
Indubbiamente, ogni esercizio di meditazione è un esercizio mistico, come sforzo dell'anima per raggiungere l'unione con Dio, ma contemporaneamente ha finalmente un meccanismo psicologico perfettamente adeguato che si persegue.
Nell'invocazione l'anima ricorre ai suoi migliori sentimenti e tenta di muovere strati profondi fino ad allora ignorati. Benché chiama alla Divinità che immagina fuori di lui, in realtà sta cercando l'essenza divina che abita nella vastità della sua coscienza ancora sconosciuta.
L'invocazione è come una tensione costantemente maggiore delle potenze dell'anima fino ad arrivare al suo limite naturale e rimanere lì, immobile, sulla soglia del gran mistero.
Il silenzio non consiste solamente in rimanere in atteggiamento ricettivo, nell'attesa di una risposta. È un esercizio che suole a poco a poco mantenersi sempre di più tempo in una vibrazione distinta, superiore allo stato di coscienza abituale senza necessità di movimenti volitivi determinati per riuscirlo, come succede nell'invocazione.
L'invocazione è come una freccia lanciata verso lo sconosciuto interiore dell'anima e c'è inevitabilmente una risposta. La risposta immediata, sebbene ha la sua importanza, non l'ha tanta come il movimento interno che provoca attraverso gli stimoli ripetuti.
Il silenzio ha un valore mistico molto grande;  mette all'anima di fronte alla Divina Madre per un atto puro di fede ed amore, completamente libero di immagini e preconcetti che sono un ostacolo quando si cerca un contatto completamente spirituale colla Divina Madre. Come allo stesso tempo l'intelletto non agisce, si acquisisce un atteggiamento negativo straordinariamente favorevole per arrivare in forma rapida ad un stato soprannaturale.
Quando c'è una predisposizione particolare all’orazione, il periodo di silenzio può costituirsi in un esercizio simile a quello spiegato nella meditazione sulla Resurrezione di Hes. Ma in questo caso non bisogna cercare una sensazione determinata, perché esce dall'esercizio discorsivo, bensì bisogna rimanere lì, immobile, sospeso sul vuoto divino, presentendo sempre di più intimamente la presenza della Divina Madre.
C'è una differenza di sfumatura;  nella Resurrezione di Hes, quello presentimento è in una certa forma orientata verso l'ottenimento di un stato determinato, il rapimento;  in questo caso, per limitarsi ai fine dell'esercizio, non bisogna orientarlo in sentito alcuno, bensì rimanere immobile ed ad oscure di fronte allo sconosciuto.
Questo è a quello che può condurre il periodo di silenzio, ma strettamente considerato l'esercizio consiste in rimanere lì, cercando di non pensare, non immaginare, non muoversi, stare.
Quando nella meditazione si riesce una vera elevazione dell'anima, non è la mente comune quella che risponde. Per poco elevato che sia lo stato ottenuto, è un altro stato di coscienza più spirituale e risponde alla parte migliore dell'essere.
Benché si dicano sempre le stesse cose, si ripetano gli stessi consigli, questo invece di pregiudicare all'esercizio, lo fa più prezioso.
Un proposito distinto tutti i giorni non può portare mai ad una vera conquista interno;  ma un'intenzione persistente, sempre identica, carica con forza alla volontà, benché solo sia con la forza magnetica suggestiva della parola ripetuta.
La vera risposta non sta in questo esercizio. Non può la meditazione essere solo la risposta ad una domanda;  ad un stato risponde un altro stato.
La meditazione discorsiva, come esercizio, primo implica soltanto una serie di considerazioni successive. Impara ad analizzare ed ad analizzarsi, a riflettere ed a fare della riflessione una conoscenza obiettiva, invece di reagire personalmente.
Dopo si proietta un'immagine del mondo o di sé stesso per conoscerla, ubicarla e caricarla dell'energia che la fortifichi o sublimi.
La considerazione abituale dei problemi personali ed umani, abitua intimamente coi problemi più fondamentali:  il divenire, la morte, l'illusione.
Ma è necessario non sfigurare la realtà per conoscerla e conoscersi a sé stesso. Solo allora la meditazione discorsiva si può fare interiore.

  • Primo è discorrere.

  • Dopo è conoscere.

  • Dopo è cercare.

Fino a trasformarsi in un raccoglimento profondo dove il periodo di silenzio è la parentesi tra lo stato obiettivo ed il soggettivo, l'attivo ed il passivo.

 

Insegnamento 7:  La Meditazione Passiva

L'esercizio di meditazione è sempre attivo;  la passività dipende dall'atteggiamento e posizione dell'anima rispetto all'esercizio.
Si chiama passivo il esercizio quando è più lento e produce stati più semplici.
La meditazione, diventando più lenta, abitua all'anima a non fare attenzione al concetto puramente intelligibile dell'idea bensì alla forza dell'idea ed evitando i movimenti numerosi della mente ed il cuore, porta gradualmente sempre di più ad un discorso semplice, ad un stato meditativo.
La meditazione passiva introduce naturalmente nella meditazione di semplicità e di quietudine, e dopo conduce verso la meditazione soggettiva e la contemplazione ed certi stati di partecipazione incosciente.
La meditazione attiva è un movimento di dentro verso fuori, realizzato simultaneamente in due aspetti:  primo come esercizio, trasportando il pensiero-sentimento verso concetti ed immagini che lo configurano e determinano;  secondo, provocando movimenti mentali ed emotivi che sono sempre esteriorizzazioni dell'essere ed esterni a lui.
La meditazione passiva è un movimento di fuori verso dentro. Prende il simbolo rappresentativo esterno (parola-idea, movimento animico, come appoggio per una ricerca interiore, ed utilizza un esercizio attivo come mezzo.
La meditazione attiva è un'espressione di un stato mentale.
La meditazione passiva è un sforzo per arrivare ad un stato di coscienza profondo, partendo della simbologia naturale del linguaggio e la rappresentazione convenzionale del sentimento ed il pensiero.
La difficoltà che si trova nella meditazione passiva consiste in che come è esteriormente un esercizio attivo, se la cerca solo attraverso la lentezza che la caratterizza. Ma la lentezza è un effetto e non il motivo della meditazione passiva. Le brutte interpretazioni succedono perché chiunque sia il tipo di movimento interno o di stato che si voglia esprimere, si lo fa sempre attraverso il linguaggio che è un modo attivo della mente.
Il segreto della meditazione passiva consiste nel movimento inverso dell'attenzione-intenzione per mezzo di una concentrazione orientata verso il- no-determinato interiore con tendenza all'esperienza soggettiva, partendo di un appoggio determinato ed oggettivo come l'esercizio attivo. In quella forma l'esercizio si va facendo naturalmente più lento e non forzatamente. Le parole sono sempre il riflesso di un'altra cosa molto più profonda che succede nell'interiore e che è la meditazione.
La meditazione attiva è un discorrere che incanala l'idea-emozione in un stampo prefissato. La meditazione passiva è un non discorrere, un'introspezione sempre di più profonda, ma che si esprime in un discorrere ai fine dell'esercizio.
Le immagini non determinate facilitano la sensazione e comprensione passiva quasi non razionale. Si stende a soggettivi quadri ed impressioni.
La meditazione passiva fissa una sola immagine e la mantiene strettamente dentro la sua margine. Non bisogna cercare una lentezza esagerata, bensì una parsimonia cercata che porta verso il raccoglimento, preludio della concentrazione. La vera concentrazione è la profondità del raccoglimento.
Nella meditazione non può arrivarsi di un salto ad una sola immagine, ad un stato unico. Ma per mezzo di una passività gradualmente maggiore, l'anima  va abituando la sua attenzione ad un numero minore di immagini ed ad avere bisogno di meno parole e movimento mentale per riuscire un stato.
Lo stato stesso, già sia dentro ogni passo come della meditazione in generale, si va facendo meno complesso;  ci sono meno viavai mentale e salti emotivi, e la meditazione si va stabilizzando in un stato profondamente interiore.
La meditazione passiva è un esercizio che semplifica gradualmente l’orazione facendola convergere verso un'idea unica, un sentimento unico. Non si cerca già nella meditazione passiva un stato emozionale determinato né una conseguenza fissata, come un risultato. Non si pretende neanche di sperimentare stati sensibili, bensì solamente profondità, silenzio interiore, raccoglimento.
Il raccoglimento profondo dell'anima è un stato semplice, elementare, uno. La semplificazione dei passi tende a fare di ogni passo un stato e dopo un stato della meditazione nel suo insieme. La meditazione si trasforma così, a poco a poco, in una concentrazione soggettiva naturalmente profonda, spontanea, vera orazione che assorbe a tutta l'anima.
Attraverso l'esercizio della volontà può riuscirsi nell'esercizio una graduale passività che facilita l'entrata alla vera meditazione passiva. Ci sono momenti che indicano, per ogni anima, la necessità del cambiamento dell'esercizio attivo al passivo. È l'istante in che l’orazione si va naturalmente facendo soggettiva, specialmente il quadro immaginativo. Benché non conoscano l'esercizio passivo le anime normalmente meditano passivamente per forza, senza  rendersi conto che stanno facendolo. Ma benché la Divina Madre li porti della mano nell’orazione, bisogna conoscere e sapere per esperienza l'esercizio passivo per potere guidarli senza vacillazioni nella via iluminativa, della quale segnala il principio.

 

Insegnamento 8:  Deviazioni Ascetiche

La deviazione più comune dell'ascetica è trasformarsi di mezzo in fine.
Indubbiamente nessuno prende l'ascetica come un fine in sé stesso, ma è molto facile confondere i risultati contingenti dell'ascetica colla mistica.
Ogni atto dell'essere origina un risultato che si ripercuote sulla totalità dell'individuo. Non possono separarsi gli effetti fisici dagli astrali, psicologici, mentali e spirituali. Per quel motivo, sebbene l'ascetica ha per oggetto la predisposizione graduale dell'anima per l'Unione con Dio, allo stesso tempo produce effetti secondarie contingenti nell'anima.
Non si devono confondere gli stati naturali o soprannaturali con gli stati divini, e le conquiste contingenti con la realizzazione permanente dell'anima.
L'ascetica è un stato psichico, un stato soprannaturale, metapsichico, sperimentale della mente. In una parola:  è l'ordine che il cervello dà al meccanismo cervello-spinale rispetto alla volontà;  sono ordini che li impartisce per acquisire un metodo, un sistema che inquadra all'anima dentro del quadro della vita interiore che vuole raggiungere.
La mistica è un stato indescrivibile, trascendente, oscuro, sconosciuto, ma che allo stesso tempo è la fonte di ogni realizzazione.
Questo non nega la realtà degli effetti secondari dell'ascesis, ma bisogna ubicarli. Come la Rinunzia è molto facilmente un bene assolutamente spirituale, le anime rimangono acchiappate per la lucentezza delle conquiste immediate dell'ascetica che per essere più accessibili, sono tanto più attraenti. Gli stati divini sono tanti più indeterminati ed oscuri quando più alti, e è necessario realizzare una Rinunzia molto grande per trascendere quelli beni immediati ottenuti per l'ascesis mistica.
Quando le pratiche ascetiche danno come risultate un stato soprannaturale della mente, dell'intelletto o dell'emotività, c'è un desiderio naturale di ripetere l'esperienza. Questa ripetizione è buona fino a che si domini la tècnica del processo, ma se si insiste in questa repetizioner, un stato che era una conseguenza mistica si fa una sequenza relativa e perde così il suo valore divino.
L'Unione con Dio non è un atto positivo dell'essere bensì una dinamica in sé, un stato semplice ed inesprimibile, infinito nella sua grandezza divina che si manifesta nell'anima in un stato che più che pienezza di un'esperienza, è pienezza espansiva, irradiante, semplice e profonda di essere. È una coscienza abissale e totale, indifferenziata, senza limiti ed intoppi, infinitamente profonda ed oscura, nella quale tutto sparisce e si perde per rimanere  soltanto l’obscuro ed indecifrabile in sé.

 

Insegnamento 9:  Gli Stati Spirituali Sensibili

Si denomina stati spirituali sensibili agli stati di meditazione o contemplazione caratterizzati per una vívida e intensa esperienza emozionale, benché di un ordine elevato e spirituale.
Gli stati emotive correnti nella meditazione sono attive, di intensi movimenti sensibili. Negli stati spirituali sensibili l'emotività è sempre di più passiva e tende all'immobilità affettiva.
Si può dire che gli stati sensibili spirituali cominciano nell’orazione di quietudine. L'anima, diventando più passiva, ottiene maggiore profondità nella vívida esperienza emotiva;  ma una profondità statica che quasi non riesce a muovere le acque dell'emotività ordinaria.
Per quello motivo in questa orazione solo si desidera rimanere lì, apparentemente inattivo. È una pace indefinita, quasi insensibile.
L'emotività corrente non è abituata alla vibrazione intensa degli stati spirituali e è come se non sentisse niente.
Gli stati sensibili sono begli come esperienza, ma colpiscono solo un aspetto dell'individuo;  non sono totali. Sono conseguenza degli stati di orazione, ma non sono orazione piena.
La vera orazione assorbe tutto l'essere, fondendo il suo corpo, la sua mente ed il suo cuore, in un'unità totalmente spirituale e soprannaturale.
Molte volte le anime desiderano la contemplazione per gli stati sensibili che riescono, e non per una orazione di rinunzia ed un'aspirazione totalmente divina.
Generalmente la tappa purgativa si prolunga più di quello che si crede e perdura mentre l'emotività non è purificata attraverso la rinunzia sensibile.
Purificare la sensibilità non è solo tramutare l'emotività più grossolana, bensì sublimarla spiritualmente per la rinunzia alla cosa sensibile. È più che rinunziare alle consolazioni e soddisfazioni;  è uscire dal mondo delle sostituzioni e trasposizioni affettivi.
Questo è un pane atto per pochi, perché quando si parla di rinunziare alle trasposizioni affettive, facilmente si rovina l'impulso necessario per la sublimazione. Togliendo lo stimolo si trattiene l'impeto e le anime deboli si paralizzano e cadono.
È, veramente, “togliere alla casa il suo sostegno."
Alcuni credono che, come non sono affettivi, non necessitano o hanno raggiunto la rinunzia sensibile, semplicemente perché in niente trovano stimolo. Tuttavia, quella mancanza di stimoli sensibili li porta frequentemente a stati dolorosi e depressivi. Se in realtà avessero rinunziato, non si renderebbero conto che non hanno stimoli o che niente li attrae specialmente.
La trasposizione di affetti non è solo necessaria, bensì imprescindibile. La rinunzia sensibile non è abbandonare l'ascetica, bensì non fare di l’ascetica una successione di beni a raggiungere, bensì di stati per passare. L'ascetica, come l’orazione, deve diventare impersonale.
Quello che succede è che gli stati sensibili sono stati di coscienza abituale dell'individuo e non le risulta facile prescindere da essi;  è come vivere sospeso nel vuoto. La vita era una successione di sentimenti, e senza essi non si è.
La speranza di raggiungere quello che si anela è il unico sostegno dell'esistenza. Non deve distruggersi mai quella speranza, ma bisogna eliminare gradualmente e molto accuratamente la speranza sensibile.
Quello che si aspetta non è mai quello che si aspetta. Gli stati sensibili sono belli, ma devono passare.
Gli stati sensibili superficiali non possono durare molto tempo perché sono una gran spesa di energia ed alternano con periodi di insensibilità che normalmente fanno soffrire molto i principianti che credono avere perso suo ben interiore. Tuttavia, normalmente più avanti ci sono di solito periodi di gran aridità che possono prolungarsi molto tempo. È il momento della gran purificazione.
Solo una forza più poderosa dei forti movimenti affettivi possono portare all'anima alla stabilità interiore.
Solo l'aridità vince alla sensibilità.
L'aridità è la mano della Divina Madre sull'anima chiamata alla perfezione.

 

Insegnamento 10:  L'Aridità

L'aridità avviene quando l'esercizio della meditazione non produce risposte sensibili.
Il Figlio si identifica col pensiero-desiderio lanciato per la mente e si perde nel vuoto di una sensibilità debilitata a causa degli scontri emotivi di una mente incontrollata.
Nell’inizio, egli svegliava una forza opposta ad un'altra forza, e quella lotta l dava la sensazione di quello che faceva. Ma il tempo spende la capacità di risposta sensibile e lascia solo una forza persa in un vuoto senza eco. È il momento dell'angoscia, della solitudine, dell'aridità nella orazione.
La rinunzia, espressa nell'abitudine del controllo mentale ed emotivo, situa l'essere al di sopra dei suoi movimenti sensibili e stabilisce l’orazione in un livello più profondo, al quale non arrivano le acque dell'emotività né del istintivo pensiero razionale abituale.
L'anima non è lì solo libera del vortice della vita istintivo-volitiva, bensì per quello è libera di sapere e di essere.
Di solito succede che l'aridità o le difficoltà nella meditazione abbiano cause altrui allo sviluppo spirituale dell'anima. Può succedere che per il lavoro o attività abituale nell'ora eletta per l'esercizio, la mente non risponde, i sentimenti non affiorano, e tutto è sofferenza. Può essere semplicemente stanchezza fisica o mentale. Probabilmente in un altro momento possono esistere eccellenti disposizioni per meditare.
È importante l’ascetica dell'esercizio e non le conseguenze immediate dello stesso. In questo caso, la meditazione più perfetta è lo sforzo costante per vincere gli stati fisici, per mantenere la mente al di sopra di sé stessa.
    Ci sono due tipi di aridità:

  1. Quella dei principianti. È dannosa, prodotta per la lotta tra la sensibilità mondana, carnale, contro la sensibilità spirituale. In questo stato bisogna accompagnare i Figli con dolcezza.

  2. L'aridità delle anime ferme già nella sua vocazione. È la più fruttifera.

Le consolazioni e godimenti spirituali si consumano a se stessi in un'esperienza personale, valida per uno stesso.
L'aridità è esperienza che fruttifica in direzione delle anime, esperienza preziosa senza la quale non può arrivarsi alla maturità spirituale.
Se vuole fare della Divinità qualcosa simile alla propria immagine che si adatti ad uno stesso, che sia un Dio di consolazione, di godimento, di favore celestiale, è impossibile;  non può limitarsi alla Divinità. Per quel motivo dopo essere disceso Ella fino all'anima, Ella stessa scappa affinché la cerchi, affinché tramuti la sua orazione. Molti dicono allora:  Non starò perdendo il tempo?; Mi distrarsi, sto su spine quando prego, non mi muove nessuna devozione." Se allora, stando così, l'anima cerca affannosamente e con dolore, allora ha perfetta orazione.
Bisogna cercare nel Tempio del Cuore;  trasformare l’orazione in Divina Saggezza.
Mentre c'è attaccamento agli stati sensibili, l'aridità è un stato doloroso che si soffre e si spera di trascendere. Quando l’orazione è di Rinunzia, l'aridità è il suo risultato naturale.
Nella meditazione si crea un'immagine e questa diventa obiettiva, qualcosa fuori di uno stesso. La sensazione è una spesa di energie per dare vita a quell'immagine. Quando si è riuscito già a sublimare l'affettività, non bisogna spendere energie su un'immagine obiettiva. Bisogna essere capace di sentire non sentendo, ritenere, avere potenzialità.
L'aridità comincia quando un'immagine obiettiva non provoca una spesa incontrollata di energie. Indica il principio dell'autocontrollo. Non bisogna confondere questa aridità con la violenza che devono farsi molte anime per avere lasciato per molto tempo l'esercizio della meditazione.
C'è un segno che distingue sempre l'aridità spirituale:  sempre è illuminata, periodicamente, per istanti di contemplazione.

 

Insegnamento 11:  L'Idealizzazione nella Meditazione

L'idealizzazione dell'io produce una specie di sdoppiamento interno e si esprime a volte negli esercizi che fanno i Figli.
La necessità reale dell'anima non è qualcosa che si sceglie arbitrariamente, bensì la che sorge irresistibilmente dall'interiore.
Si osserva negli esercizi di meditazione con quanta facilità si crea una personalità spirituale fittizia. Nei principi tutta è un'ansia di morire nella consegna, di confessare l'imperfezione, di aspirare alla virtù e la Rinunzia. Ma, passato quello tempo stimato sufficiente per il risultato di una posizione spirituale, è una difesa subcosciente davanti ad un'apparente stagnazione che si mostra attraverso una falsa posizione.
Contemplando la propria anima non se la vede oramai come è, bensì come si fosse desiderato che fosse. I problemi sono quelli creati per la mente e si prosegue attraverso un'immagine fittizia di sé stesso. I veri midolli interiori sono nuovamente trasportati a cappe più profonde e è come dopo è necessario un'altra nascita spirituale per fare avanti un passo.
Quando l'esercizio della meditazione è espressione della vera necessità dell'anima, normalmente è molto ricco in stati sensibili e produce grandi rovesciamenti emotivi. Tuttavia, questo non è possibile nella rotine dell'esercizio poiché una volta posti in evidenza, i punti algidi interiori, tornare a cadere sensibilmente in essi, continuamente, non è non solo raccomandabile, bensì impossibile. Bisogna esercitare allora una vera tècnica di meditazione.
Mentre le anime si mantengono nelle tappe purgative non possono riuscire una tècnica impersonale nella sua meditazione. Ancora quando raggiungano la tècnica perfetta nello sviluppo dell'esercizio, all'esercizio in sé stesso non lo dominano come tècnica, perché non raggiungono ancora l'impersonalità di fronte allo stesso.
Nelle tappe purgative la vita spirituale è un movimento tra pari di opposti, trasposizione di affetti, sublimazione di passioni e, specialmente, un'ansia di misurare il progresso come evidenze sensibili.
Le brutte tendenze sono una specie di nemici personali e le virtù, beni anche personali a raggiungere.
L'anima è troppo agganciata dentro il suo proprio svolgimento, ed il suo interesse è troppo suo come per potere avere una visione sufficientemente obiettiva di sé ed i suoi stati. I suoi sforzi, più che una tècnica, sono rovesciamenti sensibili su sé stessa, ed ogni rovesciamento sensibile su uno stesso crea un'immagine ideale di sé stesso, vero ostacolo per la liberazione interiore. Questa immagine ideale normalmente si fortifica tanto che forma la personalità attraverso la quale l'essere si esprime e conosce. Questa immagine ideale deve essere disintegrata rapidamente, e questo si riesce solo con una gran sincerità interiore e profonda umiltà che è l'unico mezzo per raggiungere una conoscenza profonda di sé stesso.

 


Insegnamento 12:  Amare in Silenzio

È difficile in questi momenti di convulsione ed incertezza mantenere un equilibrio interiore che permetta una visione chiara, equanime e spassionata delle cose, della vita e di sé stesso. Per quel motivo, ogni sforzo deve essere diretto ad centrarsi in sé, avere una visione chiara di sé stesso, prendere coscienza interiore. Bisogna esplorare l'interiore dell'anima e controllarsi continuamente, inflessibilmente, per acquisire una coscienza profonda e sentire il messaggio della Rinunzia.
L'uomo richiama amore ad un sentimento fugace che svanisce rapidamente col tempo ed i cambiamenti;  con la stessa parola designa all'istinto, alla passione, al cameratismo e l'amicizia;  non ha un'altra parola per nominare allo stesso tempo il suo anelo di libertà e pienezza interiore, spirituale. Tutto si fa una stessa cosa, tutto si confonde, l'illusione avvolge sempre ai sentimenti contraddittori e non si trova mai alla fine dell'amore quello che si sognava raggiungere.
L'essere deve prendere coscienza della sua propria forza interiore, concentrarla su sé e rovesciarla in un puro e semplice atto di amore di obblazione, di darsi, di Rinunzia, alla Divina Madre.
L'anima deve morire nella sua continua obblazione di amore, affinché il suo amore umano sia tutto consumato e trasformato nella fiamma pura dell'Eterno e Divino amore.
Solo la Rinunzia fa dell'amore naturale un amore soprannaturale. Non è nella ricerca della propria soddisfazione e felicità dove si trova la pace, bensì nell'amore che si dà, senza aspettare niente, senza desiderare niente, dove il piccolo cuore dell'uomo si trasforma nel Celestiale Cuore della Divina Madre.
Se nell'amore si potesse fare differenziazioni, si potrebbe dire che ci sono due amori:  il primo, con tutte le sue gamme, del quale si può parlare in primo luogo e spiegare;  il secondo che si vive nel silenzio, nel mistero interiore dell'anima.
Il primo non è solo l'amore umano, ma anche l'amore umano che tende a diventare divino:  tutta quell'aspirazione fervente dell'intelletto e del cuore che cerca alzarsi, purificarsi, sublimarsi e che si sente a volte come impulsi quasi irresistibili, pieni di pienezza, di ansia di darsi, d’obblazione.
Si caratterizzano sempre per l'intensità della vivida esperienza che svegliano;  sono grandi movimenti emotivi e sensibili. Questo può succedere a volte durante l'esercizio della meditazione o in qualunque momento, parlando con un'anima, di fronte ad un bel quadro, davanti alla frase di un libro.
Ma esiste un altro amore che non ha tanti segni sensibili;  è piuttosto un stato di amore che non si saprebbe spiegare in che consiste, ma che porta sempre di più verso dentro, verso il silenzio del cuore.
È qualcosa che non si volesse toccare, bensì lasciarlo lì, nel tabernacolo segreto dell'anima;  non trascina come una fiammata ardente, ma neanche si spegne;  sta sempre lì come una sicurezza infusa simile a quella dal bambino che, sicuro nel grembo di sua madre non pensa né sente;  sa solo che sta e non vuole andare via di lì.
Attraverso questo tocco nel cuore la Divina Madre guida all'anima alla vera vita interiore, quella che non si consuma in parole né in sensazioni, ma che afferma l'essere nel suo centro divino e si trasforma sempre di più in una coscienza spirituale piena e totale.
Quindi, quando si prega e specialmente quando si medita, non bisogna cercare la ripetizione di qualche stato sensibile, bensì andare verso l'interiore con parole e pensieri molto semplici, sempre di più dentro, più profondo, al silenzio insondabile del cuore, per ascoltare lì la voce della Divina Madre che parla in silenzio.

 

Insegnamento 13:  L'Immaginazione Creativa

L'uomo sogna continuamente e non ottiene quasi niente. Il Figlio plasma i suoi sonni divini.
Gli esercizi d’orazione sono tecniche umane per ottenere un risultato divino.
È molto conveniente la razionalizzazione dei metodi di meditazione, ma bisogna fare attenzione in non razionalizzare l’orazione stessa.
Il mezzo deve essere conosciuto, sperimentato, dominato. Ma non può stabilirsi una metodologia del discorso in sé.
Per il Figlio che vive nel mondo l'esercizio della meditazione ha gran importanza;  è l'atto trascendente del giorno che trasforma a poco a poco tutta la sua vita.
Per l'anima consacrata la vita non è una serie di atti successivi. La rutina sempre identica fa che ogni successione non abbia senso, e la permanenza del ritmo uguale fa sempre che la vita, a poco a poco, si faccia permanenza.
L'esercizio della meditazione che è solo un atto, comincia a perdere valore apparente di fronte all'atto vitale di presenza ed lporazione non può classificarsi già dentro lo stampo di un esercizio e si espande fino a diventare vitale nell'anima ed abbracciare tutto l'essere. Smette di essere un atto per essere un atto espansivo. Esula dall'ubicazione nel tempo per essere fuori del tempo, una orazione vitale, integrale.
Quindi, l’orazione in sé non può essere razionalizzata;  è il modo di essere dell'anima realizzata.
Attraverso gli esercizi presero forma i sonni divini. Attraverso la rutina si fecero vita. Attraverso la Rinunzia presero realtà permanente. Attraverso l'espansione diventarono universali.
Nessuno può fermare la forza espansiva dell'Idea Spirituale alimentata per la rinunzia viva delle anime consacrate. e questa è la forza-vita che alimenta e sostiene i sonni e speranze dell'Umanità tormentata.
Le idee e progetti meschini degli uomini finiscono sempre nella sua stessa miseria, ma il sacrificio continuo e le aspirazioni ideali delle anime devote si plasmano sempre, necessariamente, in frutti di pace e liberazione per il mondo.

 

Insegnamento 14:  Ascetica della Vita

Ci sono anime che mettono un impegno particolare nella pratica dei suoi esercizi di meditazione e tuttavia non ottengono risultati evidenti di questo sforzo. Succede che sanno meditare bene, ma solo quello. Limitano la sua vita spirituale alla pratica di alcuni esercizi e non fanno più.
È certo che l'esercizio corretto e metodico dà risultati evidenti, ma affinché quelli risultati siano spirituali è necessario molto più che un esercizio:  deve impiegarsi tutto l'essere in un'ascetica continua, ininterrotta, di Rinunzia. Di non essere così, ancora quando si ottengano risultati come esperienze mistiche sorprendenti, non sarà mai la mistica pura della Rinunzia, mistica di Unione Sostanziale, bensì una falsa mistica con risultati materialisti.
Affinché non solo gli esercizi ascetici mistico bensì tutta l'attività dell'anima produca risultati efficienti, è necessario un'ubicazione vitale, chiara e semplice.
Nella vita è importante sapere chiaramente che è quello che si cerca, quale è l'aspirazione fondamentale. Questa è più importante. Quindi subordinare ogni sforzo ed obiettivo al risultato di questo fine. Quello che così fa arriva rapidamente alla sua meta.
 Pochi sono sufficientemente sinceri e coraggioso per confessarsi che cosa  vogliono realmente, e meno ancora quelli che agiscono di accordo a questo sentimento e dedicano la sua vita a realizzarlo.
Il Figlio può ottenere tutto quello che si proporsi, ma non tutte le sue conquiste gli daranno quello che egli aspetta di esse.
Primo si debe sapere discernere, tra tutto quello che si amerebbe quale è la vocazione genuina, quello che darà la pienezza che si aspira.
Tra tutte li cammini, tra tutte le realizzazioni, solo una è per il Figlio, solo una è la sua vocazione.
Ogni anima ha il suo modo di arrivare all'Unione colla Divina Madre:  questa è la sua vocazione e non avrà pace fino a che la scopra e realizzi.
Il Figlio deve raggiungere rapidamente questa ubicazione fondamentale che è il suo modo individuale di realizzazione della Rinunzia. Perché la Rinunzia è il cammino fondamentale ed unico che porta all'anima alla sua liberazione interiore.
L'esercizio di meditazione, fatto attraverso l'assoluta sincerità dell'anima che cerca la sua vocazione, la definisce rapidamente;  non produce solo risultati efficienti ma i suoi frutti sono di liberazione spirituale. Ma l'esercizio fatto solo come obbligo rutinario, senza l'intenzione sincera di dare niente di sé bensì con l'affanno egoista di arrotolarsi nella seta delle consolazioni sentimentali e nel dolce pianto dei suoi propri dolori si fa carico difficile da portare, non dà risultati spirituali e smette di essere vera ascetica mistica.
I risultati evidenti dell'ascetica dipendono direttamente dall'ubicazione dell'anima rispetto alla sua vocazione spirituale.

 

Insegnamento 15:  La Rinunzia nel Mondo

Mentre il Figlio fa della Rinunzia un stato utopico di perfezione non potrà arrivare alla pienezza di una vita realizzata.
Quella falsa ubicazione, inoltre, fa che respinga la Rinunzia come ideale irrealizzabile per le anime che consacrano la maggior parte del suo tempo nel mondo ed energie al mero fatto di potere sussistere.
Questa è una posizione sbagliata. La Rinunzia è la legge di tutti;  se non quello che si capisce per Rinunzia non è tale.
La Rinunzia è il cammino e la realizzazione non solo di alcuni anime, bensì di tutti gli uomini, di tutta l'Umanità, come società e come somma di individualità.
La vocazione del Figlio è un stato di vita definito;  la circostanza di vivere nel mondo non significa una licenza che lo dispensa dall'ascetica della sua vita spirituale, bensì al contrario, un fatto che l'obbliga a mantenere una vigilanza speciale ed un continuo controllo su sé stesso e le forze che lo circondano.
Il Figlio non può raggiungere la pienezza se non realizza totalmente la Rinunzia secondo il suo modo di vita. Niente gli ostacola la consacrazione interiore della sua anima ed il compimento integrale della sua vocazione attraverso atteggiamenti concreti e conseguenti.
La mancanza di ubicazione del Figlio nel mondo, il suo sentimento di insicurezza in alcuni casi, e fino a di un certo fallimento, proviene dalla resistenza alla sua vocazione di Rinunzia e la sua realizzazione conseguente.
L'unità della cellula familiare è fondamentale per il compimento della Rinunzia nel mondo.
La Rinunzia non è solo un stato interiore dell'anima bensì un atteggiamento concreto di fronte alle necessità e diversità di situazioni della vita quotidiana. La cellula familiare è allora un punto di concentrazione e di espansione. Per riuscirlo deve costituirsi in un'unità fermamente consolidata. L'affinità vocazionale dei coniungi è la fondamenta della realizzazione dei Figli e punto di espansione del suo messaggio di Rinunzia.
Il Figlio non può raggiungere solo la pienezza di Rinunzia, bensì ha il dovere di realizzarla attraverso i mezzi semplici, umani e correnti che gli offre la vita e la sua ubicazione spontanea dentro la società. Questo dovere deve prenderlo come vera missione, poiché egli deve costituirsi nella prova e l'evidenza del suo messaggio spirituale.
Ogni Figlio deve risentirsi completamente responsabile del compimento della sua vocazione di Rinunzia come missione di fronte al mondo, e la sua vita deve essere specchio della sua dottrina, poiché l'ascetica della Rinunzia è l'unica ascetica possibile dentro qualunque stato di vita e è l'unico mezzo di realizzazione conseguibile per tutti gli esseri umani, vero cammino universale. Questa universalità deve essere dimostrata per la conseguente realizzazione dei Figli che la vivono in tutti i settori sociali attraverso differenti vocazioni individuali e trascendendo ogni tipo di problemi particolari.
Questa diversità di sfumature dentro la realizzazione individuale dei Figli, costituisce il vero Messaggio di Rinunzia che Cafh trasmette al mondo.
Il Figlio deve comprendere allora la grandezza della sua responsabilità individuale e la serietà del suo dovere spirituale di realizzare effettivamente quella Rinunzia attraverso il suo lavoro efficiente, la sua famiglia consacrata, la sua comprensione, il suo sacrificio e la sua vita conseguente.
Il Figlio che vive nel mondo deve sentire che egli ed i suoi sono l'Insegnamento vivo di Cafh, e non deve sbagliarsi vivendo unicamente i suoi concetti di un modo intellettuale. La parola che non si fa vita è distruttiva e fonte di scoraggiamento e rovina per il mondo. Ma un solo concetto realizzato integralmente, è luce e liberazione per le anime.
Il Figlio deve preoccuparsi continuamente affinché tutta la sua vita possa riflettare, ancora nei suoi dettagli più infimi ed immanenti, la sua vocazione di Rinunzia. La sua casa, e specialmente il modo di soddisfare le sue necessità, devono essere espressione chiara e definitiva dell'Insegnamento che trasmette come messaggio vivo per il mondo.

 

nsegnamento 16:  L'Idea della Rinunzia

La missione più alta è mantenere intatta e pura l'Idea della Rinunzia, viverla e plasmarla nella vita attraverso la sua realizzazione totale.
Tutto quello che Cafh ha, fa o predica, non ha un altro senso che quello di confermare e plasmare la Rinunzia nell'Umanità.
Tutti i movimenti, ancora i più spirituali, hanno la sua esistenza fissata nel tempo:  nascono e devono morire. Quello que unicamente non nasce, quello que unicamente è eterno è l'Idea che si trasmette attraverso i movimenti contingenti.
Quindi bisogna essere l'Idea e non il movimento contingente. Non deve pensarsi mai a Cafh in termini di dualità, destino di vita.
È come vedere che le anime non disposte più che ad alcuni rinunce resistono l'Idea della Rinunzia, non perché non siano capaci di intuirla, bensì perché la sua accettazione implicherebbe la sua necessità.
La mancanza di comprensione della Rinunzia non è mai mancanza di comprensione, bensì mancanza di Rinunzia.
Solo si può essere l'Idea della Rinunzia quando la Rinunzia nell'Opera è totale. Quando quello che si fa, dice e pensa all'Opera non significa un'altra cosa che quello che significa essere. Quando quello che si fa come Opera è tanto spontaneo come essere, solo allora esiste il staccamento dell'Opera.
Quando niente si costituisce in attività specifica, quando tutto fluisce come fluisce la vita, quando tutto è semplice, quando non ci sono oramai due, quando non si pensa oramai a quello che si fa bensì si agisce, si è l'Idea di Rinunzia.
Quando non si smette di Essere ancora quello che si È, quando si continui ad essere ed agendo personalmente;  quando gli obiettivi non sono tale destino stadi naturali della vita come l'infanzia, la crescita e la morte, si è l'Idea della Rinunzia.
Quando nella conoscenza delle cose e della vita non interviene un'altra cosa che la capacità di contemplazione obiettiva;  quando la Vita Spirituale di Cafh, le sue opere esterne, lo stato attuale e futuro dell'Umanità e la missione individuale dentro la stessa, esistono nella stessa forma come uno esiste, si è l'Idea della Rinunzia.
Quando ancora così si considera la cosa contingente, si lo sa usare e si conoscono le sue leggi, si plasma l'Idea della Rinunzia in una realtà viva della Rinunzia, l'amore e l’obblazione dell'anima all'Idea della Rinunzia.
Cosome l'esperienza potenziale forgia sempre un futuro di felicità, l'esperienza pratica è durante il tragitto un ostacolo nello progresso.
Succede che ci sono anime che praticarono tutte le regole della Meditazione, della Concentrazione e della Contemplazione, ricevendo immensi benefici e bevendo a grandi sorsi l'Estasi del Divino Amore. Ma, la predisposizione regolamentare che li portò all'Unione si trasformò in abitudine e, a volte, è una causa in ritardo, è una muraglia impenetrabile che impedisce loro di passare alla conoscenza totale della mistica e stabilirsi in un punto definitivo dell'Unione permanente.
L'anima davvero saggia è libera sempre;  prende e dà, usa e tira, facendolo anche con le regole più grandi della vita interiore.
La cosa difficile da determinare è il momento opportuno nel quale è l'istante in cui i mezzi utilizzati possono essere riposti per lo sforzo proprio della volontà-coscienza.
All'oceano della vita si deve entrare totalmente nudo;  nessuno potrà penetrare nel Sancta Sanctorum senza prima avere gettato via quello che l'ha servito per l'esperienza, perfino le più sacre e solenni.
Tutto, tutto, fino al Maestro più perfetto è assolutamente solo un compagno di viaggio nel sentiero Mistico, al quale bisogna abbandonare quando la luce che illumina si trasforma in un ostacolo dell'altra Luce che è sorto dietro Lui:  La Luce Eterna

 

INDICE

Insegnamento 1:  Vita Interiore
Insegnamento 2:  L’Orazione
Insegnamento 3:  L'Esercizio della Meditazione nella Vita Spirituale
Insegnamento 4:  La Meditazione
Insegnamento 5:  La Semplice Orazione
Insegnamento 6:  La Meditazione Discorsiva
Insegnamento 7:  La Meditazione Passiva
Insegnamento 8:  Deviazioni Ascetiche
Insegnamento 9:  Gli Stati Spirituali Sensibili
Insegnamento 10:  L'Aridità
Insegnamento 11:  L'Idealizzazione della Meditazione
Insegnamento 12:  Amare in Silenzio
Insegnamento 13:  L'Immaginazione Creativa
Insegnamento 14:  Ascetica della Vita
Insegnamento 15:  La Rinunzia nel Mondo
Insegnamento 16:  L'Idea della Rinunzia

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