INDICE

Insegnamento 1: Chiamata all’Ordinazione
Insegnamento 2:  Discernimento Vocazionale
Insegnamento 3:  Contatto colla Comunità
Insegnamento 4:  Adattabilità
Insegnamento 5: Sublimazione del Sangue
Insegnamento  6: Dimenticanza dal Mondo
Insegnamento 7: La Corrispondenza
Insegnamento 8: Allargamento Animico
Insegnamento 9: Impermeabilità alla Cosa Esterna
Insegnamento 10: La Modestia degli Occhi
Insegnamento 11: La Perfetta Osservanza
Insegnamento 12: I Nemici della Perfezione
Insegnamento 13: Il Vuoto Purificatore
Insegnamento 14: Vita Spirituale
Insegnamento 15: Amore e Sacrificio
Insegnamento 16: L’Ordinazione di Donne

 

Insegnamento 1: Chiamata all'Ordinazione

Sebbene in Cafh tutte le anime siano chiamate alla Suprema Rinunzia, soltanto poche la realizzano mediante l'Ordinazione.
Sarebbe improprio credere che tutte le vocazioni di Ordinazione si manifestino e si sviluppino dello stesso modo; ma in tutte c'è un punto simile che potrebbe chiamarsi: la mozione divina interiore nelle anime.
Questa chiamata interiore, intensa o vaga può essere insistente o passeggero; può causare attrazione o essere scartata in un principio. Ma sempre fondamentalmente la stessa: un sentimento interno inspiegabile che chiama all'anima a più perfetta vita mediante l'Ordinazione.
Quello che sperimenta questa mozione interiore, questa chiamata divina, è obbligato a corrispondere.
Ma, quando la vocazione nasce dall'immaginazione fantasiosa, dei desideri personali, delle delusioni ed amarezze umane, deve essere respinta perché questa non è vera vocazione. Nonostante, queste inclinazioni erronee possono stare vicino ad una vera vocazione ma solo nell'anima che sentì la mozione divina interiore in un momento determinato. Allora, questi impulsi naturali devono essere esclusi come passioni ed ostacoli ch’impediscono la vera vocazione.
Le anime che sentono questa mozione interiore d’un modo vivo ed intenso, sperimentano come se fossero feriti subitaneamente nella sua anima. Non possono sperare né essere contente, né accontentarsi in nessuna parte né con nessuna cosa. Niente richiama già la sua attenzione e tutto quello che li allontana dalla chiamata Divina è di pena e tristezza per essa causa; tutto quello che ostacola o ritarda il compimento dei suoi desideri è come morte per esse.
Queste anime non ammettono dilazioni e salgono rapidamente il Cammino della Rinunzia. Le anime che sentono la chiamata interiore di un modo vago, tardano quasi sempre a realizzare la sua vocazione; in generale non sanno correre durante il tragitto della perfezione e salino alla cima passo a passo. Questi tipi di anime corrono il rischio di fallire se non sono dirette da un buon Direttore Spirituale. Come sono poco disposte ai grandi sacrifici, quando si trovano di fronte ad un grave problema, non si credono già adatte per niente, e è qui dove fa mancanza la mano ferma dal Direttore.
Ci sono anche periodi nella vita di queste anime in cui la vocazione sembra completamente dimenticata, ma non è così: la vera vocazione non muore mai sebbene le braci siano tanto coperte per la cenere che non si vedono; ma un piccolo movimento, un rinnovato fervore, una lettura sacra bastano per ravvivarle altra volta.
La vaga mozione interiore diventa abituale nell’anima fino a trasformarsi in una bella realizzazione vocazionale.
Le anime che sentono la chiamata divina mediante una mozione interiore insistente ma irrealizzabile sono quelle che più si sentono legate ai lacci umani ed agli obblighi della vita; queste anime dilatano allora il compimento dei suoi desideri ma la mozione divina sta sempre lì, sempre vigilante internamente. 
L'anima si abitua a quello santo ed insistente desiderio e volesse realizzarlo ma non fa tutto quello che sta alla sua portata per metterlo in pratica. In tale circostanza la forza divina che la chiama all'ordinazione si avvale di qualunque mezzo per svegliarla e prova all'anima con dolori, lutto e perdite sensibili all’effetto di muoverla al compimento della sua vocazione.
Nonostante una volta che queste anime hanno abbandonato ogni preoccupazione e rotto i lacci mentali e sentimentali che le avevano legate al mondo si danno pienamente alla vocazione spirituale.
Le anime che ricevono la mozione interiore vocazionale d’un modo completamente fugace e passeggero tardano nel compimento della sua realizzazione. Questo è un desiderio interiore che diventa presente nell'intimità dell'anima ma che dopo passa ed a volte sembra non lasciare né vestigio né ricordo. Tuttavia il tocco divino una volta che fu dato non può essere cancellato mai; a volte passano molti anni ed un giorno, improvvisamente, l'idea vocazionale si fa presente altra volta, il sentimento divino muove poderosamente al cuore e l'anima segue finalmente il Cammino per il quale era stata scelta.
Le anime che sentono la mozione interiore e sono attratte poderosamente per essa rispondono con spontaneità alla vocazione. Ma appena hanno manifestato il suo proposito, un'onda di prove e di temporali si alza in contro: abitudine, famiglia, razza e altri mille fattori sorgono adirati per impedire il suo tentativo. Allora queste anime si sentono all'improvviso impicciolite ed intimidite e non riescono niente. Esse devono dare ascolto a queste prove perché questi grandi temporali non sono duraturi e, quanto più forti sono, tanto più rapidamente passano ed esse tornano a trovare energia, comprensione e mezzi per rispondere alla chiamata.
Le anime che non fanno violenza alla mozione interna sono portate soavemente all'Ordinazione.
Niente sembra opporsi, tutto si va svolgendo gradualmente e senza inconvenienti. La vocazione si va facendo a poco a poco largo internamente come se fosse una conseguenza naturale e logica delle sue vite. Niente né nessuno mette ostacoli. La mozione interiore, nata con spontaneità, sembra protetta da ogni vento contrario.
Ma non si disinteressino che la prova già verrà al suo tempo.
Sono molte le anime che sentono la chiamata interiore e la respingono sistematicamente.  Esse si spaventano di fronte all'idea di abbandonare al mondo ed ai suoi esseri cari in considerazione delle privazioni e delle lotte che le aspettano, si spaventano e respingono totalmente la vocazione.
Quante anime sante passarono per questo terribile stato e quasi furono portate alla forza at attraverso il Cammino della Rinunzia!
In occasioni queste anime furono messe a dure e drastiche prove e quasi trascinate al compimento della sua missione di Ordinati, che dopo realizzarono magnificamente.
Tutte le anime destinate al Santuario, presto o tardi, se sono ben dirette, compieranno il suo divino destino.
La Divina Madre è quella che chiama ai suoi Eletti e questo è fondamentale e valido nella vocazione. La preparazione ed il modo di compiere il mandato divino si effettua di molte maniere. 
Ma quando un'anima riceve la divina mozione interiore deve inevitabilmente corrispondere alla sublime chiamata.

 

Insegnamento 2: Discernimento Vocazionale

La vocazione di Ordinato è un sentimento infrangibile dell'anima; è uno stato oscuro dell'essere; è un'idea determinante della mente; è una sconosciuta sicurezza sul proprio destino e sulla propria elezione.
Un'anima descrive così al suo Direttore Spirituale questo stato vocazionale: “Che strano! Ogni giorno riconosco meno a tutte le cose ed agli esseri che prima mi erano familiari. Ho la sensazione che sto sognando quando li vedo e vedo al mondo che mi circonda. Ora solo soffro per il mio egoismo, miei falli e tutte le cose che ancora non vogliono morire nella mia personalità. Volesse realmente morire, medito molto sulla morte per lasciare la mia umana, fragile e sfortunata personalità. Ma quanto barbicata sta! Questi sono il mio dolore e la mia croce più dura: vedermi così, con tante grazie immeritate e tanto indurito di malvagità! Questo non lo comprendo ed il mio Direttore non ha voluto mai spiegarmelo: mi ha detto solo che sono croci. Io non sapevo che i falli erano croci... E sono o devono essere croci in proporzione all'ansia reale di purezza, innocenza ed umiltà che adesso è soltanto un’aspirazione nella mia anima! Che duro cadere e che brutto e triste! Veramente se Ella non interviene, uno sta perso! E se Ella vuoi, come si cambia! È impossibile crederlo s’uno non lo vede! E tutto senza merito, senza virtù; semplicemente perché Ella vuole... Che gran negozio morire per resuscitare! Che triste e vile è vivere senza rinunciare; perdere la dinamica a causa della terribile statica dell'attaccamento!
La vocazione è vera quando quello che si sente interiormente è amore, soltanto amore, e quell'amore, mediante prove e contrarietà, diventa più sicuro, più infrangibile. La vocazione è vera quando l'amore è tanto sicuro di sé che non desidera consolazione, né vuole essere commosso, né distinto, né compreso, ma gli basta l'amore della sua vocazione che porta in sé.
Se la vocazione è un sentimento volitivo, una forza d’amore, non ha bisogno di un altro amore che la sostenti né che la riempia perché si sostenta in sé dal proprio  amore vocazionale.
La vocazione è un sentimento infrangibile dell'anima perché nasce come nasce il vero amore, senza sapere perché, né quando, né come.
I desideri di vocazione, contro la vera vocazione, sono incentivi sensibili, quasi corporali, che si basano su certe tendenze dell'essere a sembrare differente dagli altri ed a riuscire qualche dono caratteristico e speciale. Questi desideri portano sempre al fallimento ed alla delusione, ed è necessario che il Direttore Spirituale sia ben attento in non confondere desiderio con amore. Se l'aspirante è facile da entusiasmarsi, se si lascia portare degli affetti e delle lusinghe, se fa facilmente amicizie particolari ed ama conservarli per sé, la sua vocazione è dubbiosa.
La vocazione è uno stato oscuro dell'essere perché le cose chiare sono solo le umane ma gli stati che avvicinano a Dio sono oscuri perché Dio è sempre oscurità per l'anima. È uno stato oscuro perché non si spiega colle ragioni logiche né con l'operare comune degli altri esseri umani bensì solamente perché è piuttosto indeterminato ma irresistibile.
La vocazione vera non può essere umanamente spiegata bensì solo divinamente intuita.
Chi vuole ragionare molto e cavillare sulla vocazione perde il suo tempo; fa un pozzo nel mare. Ma quello che si abbandona fiduciosamente nelle braccia della sua vocazione che sono le braccia della Divina Madre, raggiunge le rive eterne.
La vocazione è un'idea determinante della mente, sicura del suo buon risultato e della sua perseveranza finale perché nasce internamente e ha la sua radice nella Voce Divina che ha chiamato all'anima al Sentiero della Rinunzia.
Quando un'anima ha molte idee vocazionali fallirà. La realtà non è mai quello che uno ha pensato o sognato.
Le idee vocazionali che nascono dalla fantasia non sono mai l'idea della vera vocazione né la vocazione in sé. Se l'aspirante pensa previamente come sarà la nuova vita che l'aspetta, come saranno i compagni che gli toccheranno in fortuna, il luogo dove vivrà e i compiti che dovrà compiere, deve diffidare molto di sé: sta costruendo “a priori” il proprio castello nell'aria; non sta pensando alla sua vera vocazione.
La vocazione è lì un'idea permanente che esclude a tutte le altre. È un'idea che batte e ripete: esso è il tuo destino, Dio ti vuole lì. Non si inventano illusioni; nessuna fantasia sta lì.
La vocazione è ostinatamente un'idea che diventa un'abitudine permanente della mente che si centrata nell’idea che respinge sistematicamente tutto. È un'idea che per la sicurezza e la continuità diventa effettiva, permanente; diventa una forza viva ed ineludibile. Non è più che un'idea ma è l'idea unica della vocazione e determina la vita dell'essere dirittamente. Tutto potrà cambiare, ma non la vocazione, non quella vocazione.
La vocazione è una sicurezza sconosciuta dal proprio destino perché si stanzia su un impulso interiore, intimo, divino.
Non c'è qui maggiore sicurezza, su questa terra, che sapersi eletti, divinamente eletti.
Quando un'anima, mediante la chiamata Divina, si sente eletta per una vocazione, la sua vocazione è sicura durante il resto della sua vita. Ma se la chiamata fu soltanto una piccolissima mozione interiore, non smette di essere reale come se la stessa Voce della Madre parlasse all'udito.
Capitolare alla chiamata divina sarebbe il peggiore dei mali; ancora se tutto l'essere si ribellasse, rimarrebbe lì intatta la chiamata divina e quello che non rispondesse avrebbe sempre su sé un terribile carico.
La chiamata è più sicura quando è più visibilmente sconosciuta; perché essendo visibilmente sconosciuta è più barbicata nella parte intima, oscura e divina dell'essere; più fissata sulla roccia inalterabile della Divinità.

 

Insegnamento 3: Contatto colla Comunità
 
La preparazione alla vita di Ordinazione è uno sforzo costante di molti mesi che fa che l'anima si abitui ad una tensione nervosa superiore alla comune.
 Quando l'anima non abituata a questa corsa psichica arriva alla Casa di Comunità sperimenta uno scontro violento.
Le colombe, accecate per il riflesso del sole, si schiantano contro le pareti bianche delle case. Così accade con l'anima che viene dal mondo illuminata dal sole divino della vocazione e non sa trattenersi a tempo in fronte al cambiamento di vibrazione che sperimenta entrando al Seminario. È necessario avvertire ed il migliore segno d’avviso in questo caso è l'esame retrospettivo della vita passata.
Mentre il pensiero corre all'indietro guardando il cammino di vita percorso, la mente continuerà ad allentare alla tensione determinante, il cuore allenterà ai suoi battiti d’immenso desiderio e, a poco a poco, nell'immobilità spirituale, gli occhi cominceranno a vedere al nuovo mondo dove ha penetrato.
L'anima deve penetrare al Silenzio della Santa Casa, lentamente, senza sforzi.
Già nel Seminario, le norme di vita devono essere dettate gradualmente e le avvertenze date poco a poco. Dicevano gli anziani a quelli che ritornavano da camminare molto accaldati e con sete: “Aspettino un momento, non bevano acqua ancora”.
Dopo questo scontro violento è quando l'anima si mette in vero contatto colla sua vocazione ed abbraccia al suo senso in tutta la sua grandezza perché la vocazione e l'anima si guardano qui fronte a fronte, non attraverso il velo dell'ideale sconosciuto, bensì in contatto colla semplice realtà.
Subito, l'anima, mettendosi in contatto con questa forza concentrata che è la vita di Comunità e che si manifesta attraverso uno stato interiore completamente nuovo, percepisce che tutte le sue potenze naturali si allentano, si debilitano.
Le piaghe dell'anima, fino alle più vecchie e remote, sono evidenti; tutto quello che era nascosto appare come se di fronte a lei si fosse aperto un gran schermo.
I più vecchi desideri e cattivi istinti affiorano e tutto quello che si credeva abbandonato per sempre prende nuova vita.
La Gran Corrente opera in questi primi giorni come un gran compressore che tira fuori tutti gli umori fino ai più antichi e nascosti. L'anima esperimenta la sua miseria e, quanto più manifesta è questa miseria, più si ingigantisce la grandezza e la purezza della vocazione spirituale messa in fronte di sé.
Il silenzio permanente del Seminario, l'assenza lì d’ogni persona strana, l'impossibilità di comunicazione e di sapere niente di nessuno danno all'anima la sensazione di mancare d’appoggio e che ad ogni istante può cadere senza che qualcuno possa aiutarla ad alzarsi.
Gli esseri hanno tutt’il giorno con sé l'eccitazione della curiosità, distraendosi e fuggendo continuamente da quello che devono fare e pensare. Ma il Silenzio quasi superumano del Seminario toglie ogni varietà stupefacente, e questo silenzio diventa opprimente e doloroso. Sono molto poche le anime privilegiate capaci di entrare al silenzio ed immergersi immediatamente in lui. 
Gli occhi sempre bassi, l'assenza di immagini e figure produce l'impressione che qualcosa si è strappato, rotto; è come se le immagini del mondo avessero preso una nuova forma ideale e non fossero oramai quello che sono.
L'abitudine di non dire mai quello che uno vuole o desidererebbe, il canto delle Preghiere ed Inni che si ripetono quasi senza interruzione, produce un vuoto fisico nella bocca dello stomaco, doloroso e persistente, dando l'impressione all'anima che non ha oramai forza né capacità per niente.
L'apparente monotonia del ritmo regolamentare, le ore che si ripetono sempre uguali attraverso gli esercizi che si succedono durante tutto il giorno, il nuovo modo di camminare, dire, parlare e stare, producono un doloroso scontro nell'anima. Ma questo dolore è indispensabile, perché è come il passo ad una nuova nascita.
L’anima, nella vibrazione di Comunità, è sommessa ad una pressione costante fino a che si abitui a rifiutare i movimenti eccitanti e disconnessi dal mondo. Ma questa dolorosa contrazione che martella il cervello in un principio e lo lascia stanco, straccio e vuoto, va seguita d’un periodo posteriore di indifferenza, rilassamento e silenzio interno. E è lì che sorge, improvvisamente, la visione ed il sentimento della conformità e della pace.
E questa visione meravigliosa di pace ubica definitivamente all'anima dentro il ritmo perfetto e rassereno della vita di Comunità.

 

Insegnamento 4: Adattabilità

Lo stato vocazionale è determinato per una mozione interna inconfondibile ma è necessario assecondare questo dono divino per tirare fuori dello stesso il maggiore profitto possibile.
I mezzi abituali per assecondare la vocazione sono di carattere fisico, psichico e spirituale.
Questi mezzi adattano all'essere affinché sia pienamente atto per il compimento della sua vocazione.  
Nel caso della vocazione di Ordinati, il primo mezzo è quello che si riesce adattandosi al Radio di Stabilità.
Il Salmista dice “Una sola cosa ho chiesto al Signore, questa solleciterò: il potere vivere nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita”.
Le anime desiderose sempre desiderose di più perfezione hanno cercato i deserti, i boschi ed i monasteri per la sua dimora.
L'ubicazione delle Case di Comunità, soprattutto quelle di Seminario, è quasi sempre lontana dal villaggio e dal chiasso, circondata col sereno spettacolo della natura che esercita una poderosa influenza sul sistema nervoso del Figlio. È come se il corpo si adattasse all'ambiente e rifiutasse dal suo organismo le tossine mondane.
Quante volte si sente di labbra delle persone che arrivano per la prima volta ad una Casa di Ordinati quest’esclamazione: “Che carino luogo è questo, e quanta pace!”.
Questo adattamento al luogo, al Radio di Stabilità dentro il quale è situata la casa di Comunità, è tanto poderoso e gradualmente progressivo che a volte né si nota. Quelli che devono allontanarsi da lui lo percepiscono a volte tanto intensamente che non possono avere né pace né calma e solo aspirano a ritornare alla beatitudine del suo Ritiro. Gli succede sempre come accadesse alla donna di Shangri-la che subito che si allontanò da lì perse il suo incantesimo e la sua gioventù.
L'adattamento fisico ambientale rinvigorisce all'organismo del Figlio, le passioni della sua anima si calmano ed i vortici della sua mente si dominano; il giorno passa rapidamente e dolcemente, e tutto quello ch’era importante nel mondo si svanisce nell'uniformità dall'ambiente od è idealizzato attraverso i ricordi.
È comune osservare come persone che stavano molto afferrate nel mondo ai suoi parenti, abitudini ed abitudini e che tanto soffrirono all'inizio della sua vita di Comunità, dopo si sono adattati radicalmente e definitivamente alla nuova vita.
Nel Seminario, l'adattamento psichico segue uguale all'adattamento fisico.
Per comprendere il suo carattere è necessario avere sperimentato in sé stesso al potere della Gran Corrente.
Il mondo non potrebbe comprendere l’adattamento dei sensi a certi gusti peculiari, a certe finezze interiori. Per esempio, l'amore riverente verso i Superiori e compagni, la sensibilità per percepire certi stati d’animo dei compagni o degli alunni fidati agli Ordinati, l’intensa sofferenza di fronte ad un rimprovero, la capacità di piacere e godere da piccolissime cose od avvenimenti.
Alle persone del mondo questo stato d’animo potrebbe sembrare puerile o affettato perché non possono comprendere che la perfezione adatta psichicamente alle anime di tale modo che tutte l’emozioni profonde affiorano e si trasformano, nella superficie, in una bella pelle di seta.
E nella Comunità si sperimenta non solo l'adattamento psichico ma anche l’adattamento dei sensi, dell'intelligenza e dell'intuizione.
Un giorno, un Superiore domandò ad un Ordinato sulla forza che l'Insegnamento dettato nella Comunità aveva per lui. Il Figlio rispose saggiamente: “Ore d’Insegnamento ripresentano tutto per i Figli del mondo, aspettano la riunione con ansia, bevono l'Insegnamento da labbra dell'Oratore e sperimentano lì il Potere della Gran Corrente. Ma qui, in Comunità, l'ora di Insegnamento e l'Insegnamento stesso perdono la sua importanza primordiale. Il divino senso dell'Insegnamento interiore e continuato impregna totalmente al nostro giorno, ora pregando, ora studiando, ora lavorando”.
Nella Comunità, l'adattamento psichico dell'anima alla Gran Corrente diventa effettivo e, soprattutto nel tempo del Seminario, il Figlio ha il mezzo di adattamento spirituale.
Quando un'anima sa che ha trovato la sua vocazione, la sua fine definitiva, e soprattutto immediatamente dopo le inquietudini e desolazioni dei primi giorni, incoscientemente continua a tagliare amarre.
La Saggezza di tutti i tempi è quella di Cortés: “Bruciare le navi”. Interiormente si bruciano le navi, si distruggono i ponti sui quali l'essere abitua fare una passeggiata alle sue fantasie mondane ed alle sue aspirazioni illusorie. Allora la luce dello Spirito, la vita della Divina Madre penetra gradualmente nell'anima.
L'idea spirituale continua ad affermarsi; tutte le altre cose ch’erano molto importanti perdono importanza ed a poco a poco la gran avventura spirituale prende il primo piano e si trasforma nel punto centrale ed unico.
Questo processo d’adattamento alla vita di Comunità ed al compimento della vocazione d’Ordinato è a volte lento ed a volte accelerato, a volte impercettibile ed a volte ben visto agli occhi dei Superiori. Ma è indispensabile per la Perseveranza.

 

Insegnamento 5: Sublimazione del Sangue

Molte anime che sono chiamate alla vita perfetta non possono compiere il suo tentativo perché i lacci di sangue li imprigionano di tale modo che le inibiscono per la separazione.
Unicamente possono passare questo vallo quelli che sublimano gli affetti trasformandoli in un'oblazione d’amore alla Divina Madre.
Tutti gli esseri umani hanno obblighi sacri verso i suoi parenti, obblighi che non possono essere rifiutati come se fossero ciarpami perché ciò significherebbe grave fallo di carità.
L'aspirante, prima di prendere una decisione vocazionale, deve guardare bene tutto e prendere saggi consigli per sapere come comportarsi, come procedere e come determinarsi sui parenti. Ma quando tutte le cose sono accomodate e la determinazione presa fermamente, l'anima non guarderà già all'indietro.
Molti continuano a ritardare la sua partenza per causa d’esagerato affetto e sentimentalismo ed altri si creano obblighi che già furono risolute.
Sebbene sia meglio lasciare alla famiglia con allegria e col buon consenso di tutti, ciò pochissime volte accade poiché i parenti difficilmente comprendono il valore della Rinunzia. Ma anch’essi non siano d'accordo, si deve cercare di lasciare nella famiglia una buona impressione ed uno stato di animo tranquillo.
Quelli parenti che, sebbene non sia assolutamente necessario accompagnarli, si oppongono a che i suoi Figli compiano la sua vita spirituale, devono essere lasciati indietro nella sua ostinatezza confidandoli all'aiuto della Divina Madre che, a poco a poco, continuerà a tranquillizzare ai suoi cuori e modellare le sue volontà nella grazia santificatrice della comprensione.
Una volta che l'aspirante ha messo i suoi piedi nella Santa Casa deve passare valorosamente ai suoi parenti alla Divinità; da quello giorno solo dovrà trovarli altra volta nella preghiera.
Tuttavia è nelle prime settimane di Seminario quando la parte fisica dell'essere richiama estremamente il suo alimento di sangue.
Una profonda tristezza ed una gran nostalgia invadono all’animo del Figlio e la mente ricorda ai parenti ed agli avvenimenti relazionati con essi.
A volte si rendono conto, senza volere, che stando già nel Seminario e contenti lì, il cuore continua a stare in casa. Questo stato d’animo, prova della forte unione degli esseri consanguinei, passate le prime settimane si dissolve rapidamente perché è più una questione di abitudine che di attaccamento.
Il Direttore deve conoscere quello stato d’animo dei primi giorni e non impedire che i Figli piangano e si sfoghino poiché questo li farà molto bene. L'aspirante che rimpiange e piange durante i primi giorni di Seminario dimostra essere un buon figlio e, come tale, sarà anche buon Figlio Ordinato.
Dopo succede la prova di responsabilità. Stati familiari sono presentati all'anima, ed il cuore comincia a domandarsi se i suoi genitori o parenti non avevano veramente ancora bisogno urgente di lui.
Vedono ai suoi parenti caduti, malati ed ancora morti per colpa d’essi. Tutto questo porta una gran inquietudine all'anima che gli impedisce di pregare e compiere debitamente i suoi obblighi.
È allora è quando i Superiori devono insegnare l'Atto di Sublimazione.
Innanzitutto, non c'è responsabilità per ciò che già fu consumato.
Se il Figlio nel momento di darsi alla vita spirituale vide che non c'era una necessità assoluta che egli continuasse a rimanere nella sua casa, non c'è conseguentemente oramai responsabilità sugli avvenimenti che succederanno dopo.
Inoltre dandosi, l'anima diventa responsabile davanti alla Divina Madre di un’oblazione spirituale che, per la sua natura divina, è superiore all'obbligo di sangue. Allora il Figlio che vive sempre preoccupato per lo stato dei suoi parenti, per quello che li potesse succedere, sta trasgredendo il suo vero spirito d’Ordinato e non può aiutare ai suoi parenti né compiere bene la sua vocazione. 
L'anima che ha rinunciato a tutto ed è morta al mondo e ai tutti suoi affetti non può fare umanamente niente per essi.
Ma quest’anima può fare divinamente molto per essi.
Un Figlio lasciò a sua anziana madre che contava solo con lo scarso appoggio di alcune figlie. Dopo vari anni, visitò ai suoi parenti ed ebbe la gran allegria di sentire di bocca d’una delle sue sorelle questa conferma, “Da quando sei andato via, Dio ha aiutato visibilmente. Tutto ha migliorato.”
I Figli Ordinati sono i messaggeri della Divina Madre. Essi niente possono fare per ottenerlo tutto di Lei poiché hanno lasciato tutto per il Suo Amore. La Divina Madre si incarica delle sue necessità senza che le chiedano: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia ed il resto vi sarà dato in sovrappiù.”  
Ma per questa comunicazione divina è necessario la costante sublimazione del sangue e degli affetti umani, stato interno e mistico che si alimenta colla sofferenza, col disinteresse e colla Rinunzia fatta sangue e carne in uno.
Questa continua oblazione dei parenti alla Divina Madre farà anche che l'amore dei figli verso i genitori e parenti sia molto più puro e più grande che era anteriormente.
Santa Teresa de Lisieux, sublimando costantemente l'amore dei suoi parenti, era arrivata ad un amore tanto puro e tanto sublime verso essi che li aveva uniti con lei continuamente alla presenza di Dio.
Il Figlio non creda che l'ordinazione li allontani dai suoi parenti o l'obbliga a non volerli. Il Voto di Rinunzia accresce questo amore poiché si ama divinamente ai parenti.
Allora il ricordo dei parenti, invece di essere una remora, si trasforma in un incentivo per la vita spirituale.
Nel momento in cui i parenti stanno passando dure prove o soffrono contrarietà, invece di cadere sentono il sollievo nelle sue anime ed ancora nei suoi corpi e sono divinamente aiutati.
L'amore familiare dei Figli per essere vero deve essere offerto alla Divina Madre, sublimando in un atto continuato d’umana separazione e di divino avvicinamento.

 

Insegnamento 6: Dimenticanza dal Mondo

Non può avere una consacrazione totale alla Divinità senza una dimenticanza piena del proprio passato.
Attraversando la Santa Porta dell'Ordinazione, il Figlio deve spogliarsi interamente dell'uomo vecchio come se realmente e fisicamente nascesse ad una nuova vita.
Quanto il Figlio stia nel Seminario farà un esame retrospettivo di tutta la sua vita passata. Si tratterrà vari giorni o settimane in lui sotto la guida del Superiore o del suo Direttore Spirituale.
Cercherà di ricordare i fatti più lontani e dimenticati e gli avvenimenti più futili ed insignificanti senza nascondersi niente né avere vergogna di niente. Se fosse necessario metterà scriverà attentamente tutto ed occuperà le sue ore di meditazione in questi ricordi.
Poi aprirà il suo cuore al suo Superiore o Direttore Spirituale senza reticenza né pudore. Deporrà ai suoi piedi il suo passato affinché egli lo consegni come un'oblazione alla Divina Madre, sicuro che rimarrà tutto nel silenzio e nel segreto più profondo, quello che lega dello stesso modo che a padre e figlio: il voto di Silenzio.
Immediatamente dopo, ricordi e carte saranno gettati al fuoco eterno del Divino Amore in viva oblazione, ed il passato rimarrà dimenticato e morto per sempre.  È chiaro che non si potrà prendere altra volta quello che si è dato tanto gratuitamente e generosamente.
Il Figlio sia dopo geloso in estremo in dimostrare fuori questa dimenticanza del suo passato. Non deve ritornare mai su nessun avvenimento o parola che possa riviverlo.
Naturalmente che, soprattutto nei principi, questo sarà difficile ed arduo. Il passato sorgerà nell'anima di mille modi differenti cercando di occupare la mente ed il cuore del Figlio.
Saranno nostalgie che toccheranno le fibre più intime dell'essere e che gli metteranno in contatto con conosciuti ed amati avvenimenti e figure.
Saranno tristezze che maschereranno i ricordi di dolore e miseria dal mondo per mostrare i pochi momenti felici abitati nella valle.
Saranno complessi di colpe di fronte agli obblighi abbandonati che solo serviranno per ravvivare immagini che dovrebbero rimanere unicamente alla presenza della Divina Madre nelle ore di preghiera.
Saranno stimoli sentimentali che cercheranno di riflettere i quadri della carne e del desiderio sotto quello travestimento.
Ma tutti questi sentimenti e pensieri non sono più che tentazioni per strappare all'anima dalla luce e dalla pace del Mondo Divino e ritornarla alle ombre del mondo umano.
Quando l'anima non è molto forte ed interiormente si lascia portare troppo per i ricordi, questo male esce e è causa di ritardo nel Sentiero della perfezione e di molte inosservanze e buon esempio verso gli altri Figli.
Questo si noterà specialmente nei passatempi e nelle passeggiate. Questi Figli diranno parole ricordano il suo passato: “Quando io ero studente in tale scuola”; “Mia zia diceva”; “Nella mia casa c'era una pianta”.
Il Figlio che in realtà sta completamente dedito ha dimenticato il suo passato. Non ha passato.
Non è nato qui né là perché non nomina mai la sua città natale; ai suoi buoni genitori e parenti li ricorda solo e pronuncia i suoi nomi ai piedi della Divina Madre e non cita nessuna immagine relazionata colla sua vita nel mondo.
Sarebbe già un fallo grave ed indizio d’uno spirito errato ricorrere alle confidenze particolari.
Nessun Figlio cada mai tanto nell'imperfezione.
Quando un'anima deve confidare qualcosa ad altra che non sia il suo Superiore o Direttore Spirituale, quando deve contare di nascosto avvenimenti della sua vita passata nel mondo, ciò significa che è legata a quello passato e che continua a vivere in lei ostacolando ogni progresso nella sua carriera di perfezione.
Ed il Figlio commette un grave fallo se ascolta tali confidenze perché così anche egli ritorna al modo ed al passato: è come se disprezzasse la manna celestiale per le cipolle dell'Egitto.
È d’immaginare che questo non deve accadere mai.
Ugualmente i Superiori devono essere molto cauti in questo. Non credano che la sua autorità li autorizza a lanciare le anime al mondo. Siano parchi nelle domande, cauti nelle verifiche del passato e pochi amici di confidenze ulteriori.
Quando il Figlio entra all'Ordinazione ha fatto il suo esame retrospettivo e si è scaricato del fagotto della sua vita passata fidandolo al suo Superiore od al suo Direttore Spirituale. Tutto questo è morto e sepolto.
Se il bene dell'anima e la necessità obbligano a trattare questi temi, sempre si deve fare in carattere di direzione spirituale.
Canta San Giovanni della Croce:
“Rimasi e mi dimenticai; io reclinai il mio viso sull'Amato."
Non può avere un altro cammino. Nel Sentiero Mistico della Divina Unione non può avere difetti né fasciature.
Solamente hanno il bene supremo di reclinare il viso sull'Amato quelli che rimangono lì unicamente attenti alla Divina Luce; quelli che lo dimenticano tutto; quelli che l'abbandonano tutto; quelli che, morti al mondo, hanno il dono e il diritto unico di partecipare alla Vita Divina.

 

Insegnamento 7: La Corrispondenza

I Maestri orientali portano ai suoi discepoli con essi alla montagna dove l'inverno rigoroso e la neve abbondante ostacolano ogni commercio degli stessi col mondo.
L'Ordinato deve seguire alla sua Divina Madre all'alta montagna della solitudine per perdere ogni contatto col mondo. Dimenticare ed essere dimenticato.
Ma molti Figli Ordinati non salgono, tuttavia, fino alla Cima: rimangono sempre di passaggio a metà per avere una possibilità d’una tenue unione col mondo.
Questi Figli sono quelli che amano e fanno molto caso della corrispondenza.
La corrispondenza, nonostante possa essere molto necessaria ed avere cause giustificate per mantenerla, è sempre un filo teso tra il mondo ed il Figlio.
Il vero progresso del Figlio nella pratica della Rinunzia è segnato per la corrispondenza che riceve e che invia.
Dalla sua entrata al Seminario, il Figlio impara a controllare ed a che controllino la sua corrispondenza, a scrivere breve e poco ed a rispondere solo alle lettere che sono indispensabili; ma neanche questo basta.
È necessario che l'anima non ami e respinga alla corrispondenza affinché spontaneamente questa finisca quasi completamente.
Come i Superiori su questo punto sono sempre piuttosto compiacenti, è necessario che l'iniziativa della sospensione della corrispondenza dipenda esclusivamente dall’ordine del Figlio.
È buono che pronto si cominci questo gran lavoro che deve tagliare le comunicazioni tra il Figlio ed il mondo.
Nel Seminario è abitudine scrivere una sola lettera per mese ed ai parenti più vicini. Nonostante, i parenti ed amici, per la novità del caso e la curiosità che la vita appartata sempre stimola, normalmente scrivono di maniera eccesiva, con lussi di dettagli, raccontando le novità sulla casa e sui dintorni. Il demolitore lavoro del Figlio deve cominciare qui.
Innanzitutto deve leggere rapidamente e senza trattenersi tutte le novità che non li riguardano ed accontentarsi di sapere lo stato di salute dei genitori e di alcuno molto vicino. Le lettere che sono puramente amichevoli ed informative devono essere dimenticate e taciute.
Arrivato il tempo che deve rispondere, le lettere che egli scriva devono essere semplici, chiare e brevi. Non si trattenga commentando casi che siano di pura curiosità bensì passi rapidamente delle notizie generali ad avvisi salutari relativi all'anima ed alla salute dei parenti.
Non siano eccessivamente affettuosi, curiosi e lunghi in scrivere, ma, come veri morti al mondo, facciano che le sue lettere non abbiano importanza.
Dopo un tempo, con questo semplice metodo, nessuno avrà già desiderio di scrivere e diranno quello che una sorella disse ad un Ordinato: “Non ti scrivo perché già non ho niente importante che comunicarti”.
Se i Figli non si attengono strettamente a queste norme, il mondo insidioso continuerà ad infiltrarsi a poco a poco nella Comunità e nell'anima devota.
Il mondo ha anche le sue ragioni valide e tutta una collezione di pettegolezzi per vincere le sue battaglie di distrazione. Oggi è una lettera che porta notizie di una malattia e mattina un'altra che comunica contrattempi familiari. E così può vedersi al povero Figlio –a chi la lettera va diretta– totalmente preoccupato e distratto ed anche disattento nel compimento dei suoi doveri. Continuamente sta pensando a quello che egli considera una disgrazia e comincia ad importunare ai Superiori affinché gli permettano di scrivere per consolare, consigliare ed orientare.
Con tutto questo perde la sua pace interna ed allo stesso tempo l'opportunità di aiutare veramente ai suoi con preghiere e sacrificio interiore. Non è con lettere e frasi scritte che i Figli devono aiutare agli esseri che soffrono bensì con l’oblazione interiore delle sue vite e del suo sangue.
Esiste inoltre un'altra corrispondenza perniciosa che toglie la pace alle anime Ordinate e è quella di scarico.
Ogni volta che qualcosa va male nella casa o che alcuno non sta lì di buon aspetto si scaricano col Figlio che sta assente con rimproveri e insulti contro di lui e della vita che ha abbracciato.
Queste lettere devono essere assaggiate bevendo goccia a goccia il veleno che distillano e lasciando che la ferita oltrepassi il cuore ma senza trasparire questo esternamente. Neanche devono rispondersi od essere considerate; piuttosto conviene tagliare definitivamente con tali parenti perché ciò significa che persone che pensano tanto differentemente non possono avere niente in comune.
La corrispondenza più pericolosa è l'insinuante, indiretta e mielosa.
Ci sono persone che credono vincere la pace diamantina dell'anima consacrata facendola degustare le soddisfazioni ch’essi sperimentano nel mondo. 
In tale corrispondenza a volte si possono leggere alcune frasi come queste: “In casa di essi che tu conosci facemmo la tale festa come quella volta, sai?” “Ti ricordi della tale persona?” “La tale persona ha chiesto di te.” “Questo già si è sposato.” “L'altro ha fidanzata.” Frasi dove si nota, in lontananza, che furono scritte con doppio fine per mettere a prova il carattere del Figlio che ha rinunciato a tutte quelle cose, ed anche per ferire col ricordo di quello che lasciò.
I parenti che scrivono così in realtà non amano né umanamente né spiritualmente al Figlio, ed è migliore mettere punto finale con essi.
Se il Figlio non mette né il suo gusto né la sua volontà nella corrispondenza, questa cesserà da sola come un fuoco che si spegne per mancanza di combustibile. Solo si necessita determinazione ed un desiderio sincero di non volere vivere dai ricordi del mondo.
Lunghe lettere, molte notizie, telegrammi di auguri negli anniversari, obblighi con varie e determinate persone, sono tutti ponti tesi per ritornare al mondo.
I Figli devono scrivere solamente ai suoi genitori e brevemente; se questi sono malati o impossibilitati, a qualche parente più vicino, ma sempre in carattere semplice ed informativo.
Alcuni Figli desidererebbero potere scrivere lettere spirituali. Pensano che potrebbero fare molto bene in avviare alle anime e che, molte volte, un’opportuna cartolina postale ha portato ad un essere verso il cammino della perfezione.
Sebbene ciò sia verità non è questa la missione dei Figli Ordinati. La Divina Madre già susciterà in quelli che abbiano piuma e talento, il fuoco interiore per scrivere e guadagnare anime mediante la corrispondenza.
Tuttavia a volte, per ordine dei Superiori, i Figli devono scrivere lettere spirituali. È allora, sotto lo sguardo dell'obbedienza, quando la corrispondenza del Figlio diventa davvero spirituale. Non è oramai un laccio del mondo bensì è freccia accesa che attraversa le tenebre della solitudine ed arriva allo stesso centro del mondo per illuminarlo ed illuminare all'anima scelta.
In questo caso depositino i Figli, in queste lettere spirituali, tutta l'essenza della sua vita interiore, non fidando tanto nello scritto quanto nell'amore con che fu fatto ed inviato.
In ogni modo la più bella corrispondenza del Figlio deve essere quella che scrive a sua Divina Madre.  
Pulisca la sua anima di tale modo che sia una pergamena bianca ed immacolata; prenda la piuma della sua volontà sacrificata; riempia il suo cuore dal sangue dei suoi sacrifici come un prezioso calamaio e scriba, scriba lì la storia del suo amore divino durante tutti i giorni della sua vita, fino alla morte.
L'ultima frase di amore; scriva questa: “Usque dum vivam et ultrum.”

 

Insegnamento 8: Allargamento Spirituale

A poco a poco si effettua il miracolo dell'allargamento spirituale nell'anima dell'Ordinato.
Man mano che l'anima si va rinchiudendo sempre di più dentro il Radio di Stabilità, limitata per i muri della Santa Casa, il silenzio diventa effettivo e penetra nell'interno riempiendo al vuoto delle cose mondane con pace e calma.
Questa pace è tanto sottile che a volte né si percepisce.
Mentre l'anima si riscalda lentamente ai raggi della Gran Corrente ed il corpo rifiuta per i pori la cattiva essenza del passato, l'essere rompe il suo guscio ed esce alla luce del giorno Divino.
Le anime del mondo non potranno mai conoscere questo divino mistero d’allargamento spirituale; ogni giorno le preoccupazioni delle sue cose, delle sue case, dei suoi, fanno più dure e resistenti al guscio che li avvolge e chiamano questo “essere libero”, “vivere la sua vita”, “non essere soggetti.”
Ma le anime che hanno rinunciato a tutto hanno il dono di sperimentare questo bene supremo. 
L'anima liberata esce dalla sua conchiglia marina per potere contemplare al sole.
 Questo è uno stato difficile da spiegare e che solo le anime che l'hanno sperimentato possono comprenderlo. Questo è uno stato che assale improvvisamente; a volte sta lì sperimentandosi e neanche si rendi conto, tanto naturale è dentro la nuova vita. Come ogni miracolo è tale quando è completamente semplice, questo si trova lì di fronte all'anima come la cosa più comune della vita. 
Prima sempre assale l’allargamento spirituale dei sentimenti. 
Che egoista ero l'anima con i suoi sentimenti dentro il guscio! Che ridotti i suoi affetti e che dure le legature che la legavano ad essi!
Il sentimento di possesso che li accompagnava faceva all'anima indifferente, meschina e povera di fronte a tutti i problemi collettivi della vita, e gli occhi guardavano come senza vedere a tutte le miserie della strada, e quando diceva “Povero bambino! Povero malato! Povera donna!” era colla segreta paura che quello stesso potesse succedere ad alcuno dei suoi.
Ma ecco qui che l'anima ha rotto il suo guscio. Quegli affetti personali sono rimasti lì, nel fondo della coscienza, come qualcosa di sacra, ma non come un possesso e non aspettando niente di essi si sono trasformati in un sentimento che abbraccia a molti. Ed un giorno l’Ordinato percepisce il miracolo del suo essere che non si attacca, che non si lega e che si espande. È allo stesso tempo un sentimento dolce e forte che riempie tutta l'anima e si trasforma interiormente come un delirio di ampiezza, di comprensione e d’amore.
È un caldo effettivo che si percepisce quando si vede che abbraccia al totale del gruppo di bambini, di malati o di bisognosi fidati all'Ordinato. È un sentimento di gran tenerezza che lo fa sempre di più sollecito ed efficiente. È un sentimento che è tristezza, come nostalgia dal cielo, quando una muta va via ed un'altra viene; che è identificazione nell'anima consacrata, colle preoccupazioni e dolori di essi, più forte quanto più impersonale.
Il miracolo dell'allargamento spirituale si amplifica sempre di più. È allargamento d’idee, di mire e di conoscenze.
Nessuno potrà non conoscere mai i desideri infiniti dal cuore e dalla mente dell'anima devota. È buono che tutti credano che esse siano miti colombe circoscritte alla sua colombaia, guardandole con gesto compassionevole.
È che quelli del mondo hanno tante cose dentro il suo guscio: il suo impiego, la sua casa, la sua città; tutto quello di essi, tutto il suo mondo ridotto. Bisogna lasciarli. Non sanno quello che batti sotto i grembiuli e le umili giacche umili, né quello che vedono gli occhi nascosti sotto le palpebre basse!
 Senza sapere perché, l’Ordinato presente l'ampiezza dell'opera Divina sulla terra e desidererebbe moltiplicarsi in mille per compierla. Per i desideri del cuore consacrato tutto diventa piccolo, anche lo stesso mondo.
Quante opere queste menti costruiscono, quanti paesi i suoi sonni percorrono, quanti atti eroici realizzano!
Tutto gli sembra poco all'anima consacrata. Volesse andare a tutte le nazioni per portare la parola d’amore a tutti gli esseri; volesse alleviare a tutti i mali; volesse curare a tutti i malati e rimediare ogni necessità. Le ore del giorno sono troppo brevi per lei per chiedere per tutti, per abbracciarlo tutto.
Miracolo di amore e di comprensione della Rinunzia!
Rotto il guscio, le anime davvero libere volano attraverso gli spazi infiniti portando la sua bianchezza in presenza di tutti gli esseri. Ed esse non si sentono sacrificate per questo ma godono, godono divinamente in questa ampiezza di realizzazioni.
Le anime devote non si trattengono qui:  il suo allargamento spirituale attraversa le frontiere della catena planetaria, abbraccia a tutto l'universo, si trasforma in un'ampiezza senza frontiere e senza limiti, puramente spirituale.
Lì l'anima si dà pienamente. Darsi non è già una parola bensì qualcosa che è.
È come se l'anima trasformata durante un momento in velocità luce percorresse tutti gli ambiti infiniti per riposarsi nel grembo dalla Divina Madre.

 

Insegnamento 9: Impermeabilità alla cosa Esterna

Il Seminario deve formare all'anima Ordinata di tale modo che non esca mai niente visibile da sé.
Se la vocazione Ordinata è vivere dentro, nell'intimità divina, è indispensabile da un principio non solo desiderare allontanarsi dal mondo, lottare affinché il mondo non la conosca bensì premunirsi affinché il mondo ignori all'Ordinato e l'Ordinato ignori al mondo.
Il dolce segreto del Silenzio Divino vuole tutto per sé. Allora è necessario vestire sempre l'impermeabile sacro isolando interiormente dai temporali esterni. E questo non è poco lavoro né di poca importanza.
L'anima che comincia abbia spiegazioni chiare per non avere luogo a dubbi su questo. Tutto già è disposto a questo fine nelle regolamentazioni dell'Ordinazione.
Il controllo continuo imposto il Figlio su com’il suo comportamento deve essere in tutti i suoi atti ed in tutte le sue espressioni emotive, culturali ed esterne, sono mezzi per detto proposito.
Ogni dimostrazione, ogni tenerezza, ogni debolezza, ogni cambiamento, ogni lotta, ogni tentazione, bisogna essere piuttosto esclusivo dell'anima e dei suoi Superiori e compagni; ma niente di questo deve trapelarsi esternamente.
Ogni emotività deve essere soppressa, ogni sfogo eliminato. Un'anima Ordinata deve prendere tanto controllo di sé che né una contrazione di un muscolo, né una lacrima, né un rossore, deve esprimersi in lei.
Il più dolce dei segreti deve avvolgerla totalmente affinché l'unica personalità dimostrabile esternamente sia quella dell'unità personale dell'Ordinato.
Tutto questo farà dall'Ordinato, agli occhi di quelli che lo guardano da fuori, ancora esternamente, una figura unica, generica, ideale.
Questo lavoro deve essere fatto attentamente e minuziosamente durante il Seminario.
I Superiori non devono dimenticare che queste anime dovranno stare domani in contatto con doveri esterni ed ancora col mondo, e che dopo risulterebbe molto difficile acquisire abitudini tanto sottili e delicate che in generale, prima di essere messi in pratica spontaneamente, hanno bisogno di tempo ed allenamento.
Sarebbe deplorevole vedere ad un Ordinato lasciandosi portare dalla sua emotività o esprimendola davanti alla gente; è come se si strapasse la sua cappa.
In realtà, la molta verbosità subito farebbe conoscere ad un attento osservatore l'origine, la cultura, le possibilità ed i gusti del Figlio, cose che solo la Divina Madre ed i Superiori devono conoscere. Nelle riunioni sociali si vedono signori comportarsi di tale modo, tanto discretamente e correttamente ch’è impossibile decifrarli. Sono persone educate e niente più. Se l’amore può aspirare a tanto controllo nel successo mondano, a quanto più controllo questo amore può aspirare nel buon nome dell'impersonalità Ordinata.
L'Ordinato deve essere tanto compenetrato di questo spirito di impersonalità che nessuno, per esperto e per psicologo che sia, deve scoprire le sue necessità.
Se un'anima buona va al Superiore e gli dice: “Mi piacerebbe donare carta e buste perché ho notato che gli Ordinati lo precisano”, o un'altra cosa simile, è perché qualche Ordinato ha lasciato scappare qualcosa di sé che non doveva essere rivelata.
L'Ordinato non dimostra mai precisare niente, né che niente gli manca. I Superiori già sanno come e quando chiedere l'aiuto necessario.
L'Ordinato non deve scoprire i suoi mali morali e fisici a nessuno. Ci sono specialmente anime completamente pudiche su suoi mali fisici; non dicono mai né fanno notare gli inconvenienti della natura umana mentre abitualmente altri si lamentano dei suoi mali facendoli notare. Né un piccolo mal di testa sanno sopportare senza divulgarlo.
Gli Ordinati non devono essere mai malati né avere malesseri fisici in presenza d’altri, né nessuno deve scoprire dietro i suoi aspetti sempre uguali il suo stato di salute che semplicemente essi riferiscono già ai suoi Superiori ed al medico che deve curarli.
Impari l'Ordinato nel Seminario ad usare sempre il suo impermeabile che lo faccia invisibile agli occhi di tutti.
Che nessuno sappia quello che sente o quello che pensa, né conosca i movimenti esterni dei suoi sentimenti interiori affinché brilli la personalità del Figlio di Cafh.
Che nessuno veda il colore dei suoi occhi perché questi non saranno mai completamente fissi o attenti in nessuno in particolare.
Che nessuno conosca troppo il tono delle sue voci perché tacciano molto e parlino chiaramente. Parlino la cosa necessaria e senza modulazioni speciali.
Che nessuno penetri nei Figli attraverso le manifestazioni esterne; ciò sarebbe come profanare il Tempio Sacro solo consacrato alla Divina Madre.
Confezionino i Figli nel Seminario questo magnetico impermeabile isolandosi in ogni opportunità dalla cosa esterna.

 

Insegnamento 10: La Modestia degli Occhi

Gli Ordinati fanno oblazione delle sue vite e di tutto il suo essere alla Divina Madre e quest’oblazione d’amore ha il sigillo dello sforzo quotidiano del Figlio per farla perfetta.
Gli occhi sono soprattutto il controllo magnetico di quest’oblazione eterna e quotidiana.
Il sacrificio continuato della vista è indispensabile affinché il Figlio sia un vero Ordinato.
Gli occhi sono lo specchio dell'anima; siano allora lo specchio della Rinunzia del Figlio. Essi non devono servire già per soddisfare la curiosità e gli appetiti bensì unicamente per vedere quello che si voglia e si proponga vedere; in conseguenza devono sapere guardare interiormente.
L'amore ed il dolore che sono i due grandi ascensori che elevano all'anima dalla terra fino al cielo insegnano questo corretto modo di guardare.
Quando l’essere ama non desidera vedere niente fuori dell'essere amato e cammina come stordito senza fare attenzione a quello che lo circonda. Non possono dimenticarsi i begli versi di Campoamor sulla ragazzina innamorata: “Perché i miei occhi stanno sempre chiusi poiché nessuno li guarda”.
Così il dolore allontana alla vista dalle creature e fa dire molto spesso: “Non ho voglia di vedere niente né nessuno” perché la vista è fissa col pensiero nel ricordo e nell'immagine che causa pena.
Se l'amore del Figlio Ordinato è sua Divina Madre e se il suo dolore è tutto quello che gli separa da Lei, non può desiderare vedere nessuno fuori di Lei e, come tutte le cose esterne sono piuttosto immagini che distraggono ed allontanano dal fine unico e dall'immagine perfetta della Divina Signora, egli deve avere sempre gli occhi modestamente bassi.
La modestia degli occhi, dono permanente dell'anima ansante di perfezione, deve essere una necessità imperiosa nei principi della vita spirituale e nel Seminario principalmente.
Le anime che vengono dal mondo hanno la fantasia strapiena di immagini che desiderano vivamente dimenticare e questo si riesce con molta più facilità quando non si sovrappongano immagini ad immagini.
Inoltre il fatto di non guardare tira fuori di maniera ammirabile l'abitudine della curiosità che la gente del mondo ha per vedere ancora tutto quello ch’accade intorno a sé, ancora quello che non interessi.
La modestia degli occhi è anche come un balsamo per la stanchezza mondana e predispone all'anima all'intimità colla Divina Madre che abita internamente.
Gli Ordinati mantengano continuamente la modestia della vista: non guardino né vogliano vedere niente fuori di quello che sia strettamente indispensabile. Mantengano le palpebre basse senza affettazione e naturalmente. Quindi non sembreranno eccentrici poiché è corretto guardare ad una persona nel viso nel momento che se la saluta e quando la saluta, ma si manterrà la modestia degli occhi durante la conversazione.
Questa virtù accresce la bellezza spirituale e la compostezza dovuta poiché gli occhi semiaperti danno un incantesimo particolare al viso ed il non guardare dappertutto, specialmente nella strada, dà una gravità attraente alla compostezza.
C'è per caso un viso più spirituale e più bello di quello del Buddha? Ma, che cosa è quello che gli conferisce quella bellezza tanto trascendentale e caratteristica? Perché quello viso si è eternato attraverso gli anni? Quello che l'abbellisce tanto è soprattutto il guardare. Le sue palpebre stanno semichiusi lasciando che gli occhi solo intravedano davanti a sé con uno sguardo che, ignorando le immagini circostanti, abbraccia all'anima ed all'eternità delle cose.
L'abitudine della modestia nello sguardo è indispensabile acquisirla dal Seminario. Quando gli Ordinati sono portati per il suo apostolato al vortice del mondo si rendono appena conto di tutta l'importanza di questa virtù.
Difficilmente quello che non ha l'abitudine di non guardare possa acquisirla nel mondo od in un lavoro intensivo. Sempre le tentazioni ed i dispiaceri vengono al Figlio da non sapere frenare debitamente i suoi occhi.
I Figli facciano oblazione dei suoi occhi alla Divina Madre se vogliono avere la sua Sublime Immagine sempre presente.

 

Insegnamento 11: La Perfetta Osservanza

Il Figlio che arriva al Seminario si trova con un metodo di vita completamente nuovo e differente, ancora nell'aspetto spirituale, di quello che era abituato a seguire.
È buono ch’il Figlio, adeguandosi alla nuova vita, acquisisca l'abitudine di un'osservanza stretta. La perfetta osservanza di comunità non deve essere una virtù acquisita perché in quello caso il Figlio segue una traiettoria per raggiungere una virtù che è sempre piuttosto differente da lui. Bensì deve essere uno stato proprio, intimo, amplificativo della sua Rinunzia interiore. 
Il Figlio che riesce una perfetta osservanza esteriore non la possiede pienamente se questa non va strettamente unita all'osservanza interiore.
Il Figlio in contatto colla vita di Comunità si trova di fronte ad un cambiamento radicale di metodi spirituali ed ancora in apparente contraddizione colle norme stabilite e praticate anteriormente in Cafh. È come se gli fossi detto: “Tutto quello che hai fatto fino ad oggi nei tuoi esercizi e pratiche di progresso spirituale già non ti serviranno; tira tutto fuori”.
La vita spirituale anteriore richiedeva tutto lo sforzo del Figlio per riuscire un fine che si raggiungeva progressivamente. Era uno sforzo per riuscire obiettivi ed una posizione psichica stabile. Questo sforzo era aggiornato nel Figlio mediante le pratiche della vita spirituale, mediante le riunioni settimanali particolarmente dove gli Insegnamenti erano spiegati, mediante le ore di esercizi di meditazione e mediante il contatto coi Superiori.
Ma questo sforzo quasi esteriore per riuscire qualcosa interiore è respinto da un principio mettendosi in contatto coll'Ordinazione, come se il guanto della vita fosse usato alla rovescia.
L'anima deve rifiutare davvero ogni obiettivo, ogni risultato, ogni sforzo per essere, negativamente una realizzazione.
Tutto è rifiutato; tutto perde capitale importanza; nessun esercizio è più importante di un altro; nemmeno possedere determinata capacità né una virtù determinata.
In questo senso, nella Comunità solo è un valore reale la perfetta osservanza che è il fiore che nasce spontaneamente nell'anima e non è un bene raggiunto.
Per riuscire questa perfetta osservanza interiore è necessario che il Figlio si identifichi col Corpo Mistico della Comunità.
La Comunità è un essere vivo, più vivo che nessun altro perché i suoi componenti sacrificarono la sua personalità, la sua identificazione propria per fondersi soltanto in un essere.
La negazione della propria personalità facilita la formazione dei corpi di Fuoco dei Figli dove spariscono le diversità ed i Figli, per somiglianza, si identificano tra sé. Senza questo stato interiore d’unificazione, il Figlio potrà essere molto osservante ma la sua osservanza sarà sempre piuttosto distinta, una goccia d’olio scivoloso in una brocca di acqua.
Con questo concetto il tuo ed il mio, il più ed il meno, migliore o peggio spariscono perché tutto è una semplice unità.
La perfetta osservanza, in principio, può essere solo riuscita mediante questa unità dei componenti della Comunità.
La preoccupazione sul buon progresso della casa, sul compimento stretto di tutti i doveri e sul risultato della perfezione dei Figli è responsabilità di tutti.
Per esempio, se un Figlio ha rotto un piatto, tutti gli altri Figli devono sentirsi interiormente colpevoli e solidari, come se un'altro guadagna un premio, tutti devono sperimentare l'allegria della vittoria.
Un Figlio non potrà vedere mai una disattenzione d’un altro senza cercare di rimediarla se fosse possibile perché il fallo d’uno è anche il fallo dell'altro.
Se tutto va bene nella Comunità, tutti devono sentire il benessere e se qualcosa va male, tutti devono esperimentare quello carico.
Con questa opinione l'osservanza non è piuttosto astratta bensì il risultato d’uno stato di animo di tutti i Figli della Comunità, come il profumo non localizzato che riempie una stanza è lì il risultato del fiore presente.
Non è allora che questo Figlio sia osservante bensì che la Comunità riesce e sta in una caratteristica inerente a lei stessa.
La perfetta osservanza è così il risultato d’uno stato interiore dell'anima, conquistato mediante l'Ascesis della Rinunzia e la Mistica del Cuore.
L’esteriore cambiamento di procedimenti che il Figlio trova entrando al Seminario deve essere seguito da un cambiamento interiore totale. Questo è opera del Figlio guidato per il Direttore, senza il quale non potrà c'essere osservanza, o l'osservanza sarebbe piuttosto completamente esterna e sprovvista di ogni valore.
Si capisce che nell'Ordinazione il Figlio è arrivato al punto culminante in cui l'Ascesis della Rinunzia deve essere una realtà.
Quindi, tutti i valori sentimentali, capacitativi, ideali ed ancora in un certo senso spirituale devono essere abbandonati.
Le tendenze umanitarie, le esperienze di vita, gli studi fatti, i titoli guadagnati, le possibilità sociali, devono sparire. Ancora i successi raggiunti nelle pratiche psichiche e negli esercizi di meditazione può essere che spariscano totalmente perché l'anima deve essere nuda di tutto.
La Mistica del Cuore è acqua e fuoco che distrugge e purifica tutto per riuscire la Perfetta Semplicità senza la quale non c'è Unione Divina.
Se il Figlio non si sbarazza di tutti questi valori si trasformano in ondate controproducenti che colpiscono il benessere della Comunità e lo svolgimento della perfetta osservanza.
Se il Figlio s’identifica colla vita che ha abbracciato, ogni speranza sparisce dal futuro –sonni ed illusioni di conquiste e chimere di auguri utopici– perché già possiede già in sé la sua fine ed anteriormente conosce il lavoro che l'aspetta nella vita.
Il risultato esteriore dalla perfezione dell'Ascesis della Rinunzia e della Mistica del Cuore è sempre e sistematicamente salute per i malati, provvidenza per i bisognosi e direzione per le anime.
La madre, dall'istante che riceve al suo figlio nelle braccia, sa tutto quello che costerà fargli grande e, da quando è determinata a farlo, sa che la sua missione è essere madre e non un'altra cosa, e questo sentimento la manterrà degnamente nella sua missione e gli farà compiere perfettamente tutti i suoi doveri.
Così il Figlio che sa il risultato esteriore della sua missione ha già la portata potenziale di possibilità per compierlo e quello si manifesta già in lui mediante una tranquilla e perfetta osservanza.
L'osservanza consiste non solo in compiere strettamente l'orario ed i mestieri della Comunità bensì in essere responsabile di tutte le sue necessità e di tutti gli elementi utili per abilitarla al suo proposito.
Osservanza è amore al Radio di Stabilità, riserva abituale della Clausura, Economia Provvidenziale aggiornata, riserva di energie depositate nella portata comune e, soprattutto, permanenza intima colla Divina Madre mediante l'identificazione colle pratiche ed i lavori quotidiani.
Il Figlio sa che il risultato della sua Rinunzia interiore deve essere la cura dei mali e delle malattie del mondo.
Tutte le grandi malattie sono frutto delle usure continue ed incontrollate degli esseri umani. La parabola del figlio prodigo si ripete costantemente.
Per eliminare le malattie fondamentali del mondo è indispensabile riporre determinate energie; e questo è uno dei lavori massimi dei Figli.
La pratica della castità, la modestia degli occhi, l'esercizio continuo per dominare gli impulsi interiori, il vuoto della mente e del cuore, non sarebbero più che virtù pratiche se i Figli non si staccassero dal suo frutto per immagazzinarli e ripartirli tra i malati del mondo con sue preghiere.
Questo lavoro è a volte ancora diretto ed i Figli devono assistere e curare malati facendo così più effettivo il suo aiuto magnetico e curativo. Quindi non permettere usura di energie è riuscire perfetta e vera osservanza.
La perfetta osservanza si manifesta nell'aggiornamento dell'Economia Provvidenziale.
Si sa che nel mondo c’è un’infinità di bisognosi e che il problema economico di questi deve essere risoluto alla brevità possibile e che questo è uno dei risultati fondamentali dell'Opera di Cafh. Si sa anche che questo male è soprattutto frutto dell'incomprensione e dell'egoismo degli uomini.
Gli esseri usuffruttano tutto quello che possono di tutto e di tutti. Ogni cosa che si usa diretta o indirettamente ha costato non una sola vita bensì molte vite, e tutti gli esseri stanno in debito coll'Umanità in tutto quello che possiedono ed usano tanto spensieratamente e continuamente.
Il Figlio deve comprendere questo egoismo e questa incoscienza per sentirsi in debito coll'Umanità e disposto a dare la sua parte effettiva alle necessità di tutti.
Con questa comprensione il Figlio sente l'imperativo d’applicare, ancora nella Comunità, l'Economia Provvidenziale, e lavora per lavorare. Così le sue economie sono trasportate al Piano Divino e rendono il centuplo.
Con questo concetto il Figlio da non solamente il suo lavoro, il suo disinteresse, la sua applicazione all'opera, ma rende il massimo, e questo senza affaticarsi.
Il lavoro disinteressato diventa leggero e multiplo.
Questo diventa più evidente mediante l'unione e l'impersonalità dei Figli di Comunità, ed il miracolo esterno dell'aiuto ai bisognosi diventa effettivo.
Prima mediante la forza spirituale comprensiva dei Figli che rovesciano mentalmente il suo risultato sul mondo; secondo mediante il contatto sentimentale con tutti i movimenti umanitari delle diverse istituzioni; e terzo mediante quello che i Figli fanno i Figli mediante le Opere di Cafh.
Le Opere di Cafh sono un miracolo in sé poiché Cafh, senza possedere beni estrinseci, può sostenere opere senza redditi determinati mediante l'oblazione dei Figli e le pratiche dell'Economia Provvidenziale.
La perfetta osservanza è quella che fa possibile l'immagazzinamento di grandi riserve d’energia.
Inoltre, la perfetta osservanza dà come risultato un'unione continuata colla Divina Madre ed opportunamente concede il Potere della Direzione delle anime.
Il Figlio che crede che l'Unione Divina sia un piacere, un'estasi, non compie bene la sua osservanza. Se il suo stato di animo è buono e fervoroso compie molto bene tutti gli atti di Comunità ma se ha abbandono ed aridità interiore, sta triste, macilento, di malumore ed anche spensierato nel compimento dell’osservanza.
L’Unione, divino frutto della Rinunzia e vera Mistica del Cuore è una partecipazione luminosa a tutti gli atti d’osservanza.
La felicità non sta in godere bensì in compiere o desiderare vivamente compiere bene, perfettamente, tutto quello che si fa.
Il piacere o l'aridità non entrano qui bensì la perfezione dell'atto compiuto e divinizzato mediante la retta intenzione.
Quando c'è pienezza di vita spirituale nell'atto di Comunità, una pace intima e profonda invade all'anima, una sicurezza della presenza divina tanto inalterabile che rimane invariabilmente in fondo dell'anima, ancora e nonostante le distrazioni, gli errori, le aridità e i piaceri devoti.
In sintesi: la perfetta osservanza non è un mero compimento esteriore e meccanico degli atti di Comunità; la perfetta osservanza è uno stato permanente dell'anima, un risultato vivo dell'idiosincrasia dell'Ordinato.

 

Insegnamento 12: I Nemici della Perfezione

L'Ordinazione è un campo magnetico di alte possibilità spirituali ma non è la Suprema Realizzazione che soltanto si riesce internamente.
Quindi, gli elementi negativi anche penetrano nelle Case di Comunità. Come gli elementi stimolanti bassi non possono penetrare lì, piccoli elementi negativi si filtrano ritardando enormemente il risultato della perfezione, spendendo le migliori fibre vocazionali ed a volte fino a rovinando tutto lo sforzo santificante d’una vita.
Ogni stato ha i suoi pericoli e difetti caratteristici e, nell'Ordinazione di Comunità, ci sono alcuni difetti ai quali si tende comunemente e che è necessario conoscere e combattere.
Questi nemici dell'anima Ordinata possono riassumersi in tre difetti principali che sono: la divergenza, la mormorazione e gli scrupoli.
L'anima Ordinata mediante il suo voto di Rinunzia è intimamente obbligata a trasformarsi in un niente: un niente Divino. Questo sublime ideale, animato per una vera vocazione, prende una forza tale che porta all'anima fino alla pronuncia dei Sacri Voti; ma dopo, tutta una serie di fattori spirituali scaglionati prendono la sua rappresaglia per imporre la sua volontà.
La lotta della Rinunzia è ardua, dura, continua. È il lavoro più difficile e speciale dell’uomo per compierlo sulla terra. Quando l'anima, sebbene fondamentalmente puntuale e dedita, si rilassi davanti a questa divina attenzione di non essere niente, la personalità comincia ad attivarsi un'altra volta.
Si ripete sempre la storia di Lohengrin: la casta Elsa, immagine dell'anima dedita, esce un pochino, attraverso i desideri ancora sacri, al balcone personal, e subito Gutruna, l'usurpatrice spodestata ma ancora non vinta, comincia a tentarla: “Chi è egli? Domandagli il suo nome”, affinché ella non si senta d’accordo.
Se l'anima non compie con totale fedeltà, se nell'intimità si concede alcuna cosa, immediatamente la parte intuitiva dell'essere non sta d’accordo e questa divergenza prende vita propria nell'anima. Se l'anima non è sacrificata, estremamente ubbidiente, pura di pensiero, puntuale con tutti i suoi doveri, fedele alla preghiera costante, comincia a sentirsi defraudata. Felice l'anima che in queste condizioni non sta d’accordo con sé stessa; ma la Divina Madre non voglia che una fina superbia faccia che l'anima non stia d’accordo con tutto quello che la circonda con i mezzi che, per la sua perfezione, furono concessi per la Divina Madre.
Santa Teresa diceva bene “Ci liberi Dio della suora divergente.”
Perché le anime che non sono d’accordo si fanno male a sé stesse ed a tutta la Comunità.
La nemica ha argomenti molto sottili per presentare i lamenti all'anima che non sta d’accordo e prima insinua che non riesce la perfezione, non per colpa sua bensì per colpa dei Superiori che non la comprendono e non la stimano; per colpa della Comunità che è più di lavoro che di preghiera; o viceversa per colpa di questo o di quello. E questa anima fa un'abitudine della sua divergenza e questa si trasforma in una nemica costante che paralizza tutte le sue forze e rattrista la sua vita spirituale facendo perdere inutilmente un tempo prezioso.
Alcune anime si rendono conto a tempo di questo male e cercano in sé la causa di non stare d’accordo, e lottano contro dell’ineffettività della rinunzia che è sempre la causa.
Che triste è vedere ad un'anima davvero chiamata all'Ordinazione, fedele, santa e buona, non riuscendo il suo proposito per non comprendere che la Rinunzia è un trasformarsi in niente, non improvvisamente –questo si fa idealmente coi Sacri Voti– bensì effettivamente mediante l’oblazione quotidiana di tutto quello che l'anima possiede esternamente ed internamente!
L'anima ostinata in non darsi totalmente alla Rinunzia sta in una tensione nervosa costante che la fa saltare continuamente verso fuori per mezzo d’uno sfogo che, ripetuto, diventa mormorazione. Non vuole avere la colpa del suo male ed allora deve scaricare la colpa su tutti. Può osservarsi, e l'esperienza dice questo propriamente, che l'anima che non compie bene coi suoi voti comincia a volere livellare con sé stessa alle altre anime e quindi cerca con mormorazione ai complici del suo male. La mormorazione non comincia direttamente; prima la povera anima cerca, di nascosto dai Superiori, anime che la comprendano, un’amicizia particolare chi ascolti le sue confidenze ed intimità per potere dopo scaricare il suo male colla mormorazione contro del Regolamento, dei Superiori, degli altri Figli o di tutto.
Se alcuna anima sarebbe caduta ancora piuttosto parzialmente in questo male tanto grande, che si corregga e chieda a gran voce alla Divina Madre: “Lavami del sacrilegio della mormorazione!”.
Altre anime, più semplici ma altrettanto incapaci della Rinunzia totale, non accusano dei suoi mali ai circondanti ed ai mezzi di vita che gli furono concessi bensì accusano dei suoi mali ad ombre nascoste ed a fantasmi immaginari. Né il karma, né gli spiriti cattivi, né le brutte influenze possono fare niente contro dell'anima che compie con fedeltà e costanza la sua oblazione totale alla Divina Madre.
La paura si impadronisce di queste povere anime e sono vittime di dubbi, tentazioni ed ogni tipo di scrupoli. Credono sempre di avere fatto qualche male, di non compiere debitamente l'osservanza, di non essere ben guardati nella Comunità, di non essere considerati di utilità. Se pregano pensano che la sua preghiera dispiaccia alla Divina Madre, se lavorano pensano che il suo lavoro non stia ben eseguito, se parlano credono d’avere offeso, e se tacciono si sentono anche vilipesi.
È triste male quello degli scrupoli e della paura. Ma se l'anima ha la sacra decisione di guardare in sé e cercare quale è la parte dell'anima che non vuole arrendersi, e subito la da com’oblazione alla Divina Madre, immediatamente le ombre dei dubbi e paure spariranno come per miracolo.
La Divina Madre ha scelto ai suoi Figli per la sublime vocazione della Rinunzia; molti arrivano all'oblazione di se stessi mediante i Sacri Voti ma non tutti arrivano alla perfezione del compimento dei Voti, e questo perché soltanto vogliono conservare una goccia di personalità.
Quando l'anima non stia d’accordo e si senta triste, aggressiva, mormoratrice, paurosa e dubitando, immediatamente dia grazie alla Divina Madre perché quello è indizio che qualcosa non ha consegnato, che qualcosa guardia per sé, che non compie i suoi voti alla perfezione affinché sappia che quello pensiero è avviso chiaro, un misuratore esatto del suo progresso o della sua stagnazione nel Sentiero Spirituale.
I difetti non sono più che una campanella che dice all'anima: “Ancora non sei il niente, il niente Divino!”.

 

Insegnamento 13: Il Vuoto Purificatore

L'Ordinazione, e soprattutto l'Ordinazione di Comunità, è la pratica del Voto di Rinunzia in tutta la sua perfezione. E la perfezione di questo Voto è la pratica costante dello stesso sforzo determinante della volontà per riuscirlo fino a che la coscienza, rifiutando ogni sforzo, è invasa per la grazia e la comprensione della Rinunzia.
Al momento segnalato, questa grazia Divina irrompe nell'anima invadendolo tutto, pulendolo e rovinandolo tutto, e lasciando lì il gran vuoto d’Unione.
Nel tempo in cui l'anima pratica e lotta per conquistare la pienezza del suo voto di Rinunzia passa attraverso molti alti e bassi, attraverso prove e tentazioni, ed anche progressivamente attraverso momenti di gran allegria ma l'anima si sente sempre protetta, soccorsa, portata della mano per la Divina Madre.
Ma, man mano che l'anima si va avvicinando alla realizzazione, nessuno stato emotivo, per elevato che sia, la lascia soddisfatta.
Sente la vertigine del vuoto che l'attrae ma teme lanciarsi.
Un'anima descrive così questo stato di desiderio di vuoto e allo stesso tempo di attaccamento alla sensibilità spirituale: “Che incomprensibili sono gli stati della mia anima! Ieri, dopo stare pregando mezz'ora, mi dissi: Faccio una meditazione sull’Ordinato e scelsi il Tempio di Oro alla ricerca di consolazione. Cominciai: Madre... Madre...! Soffro e non so perché. Madre, vieni... abbracciami... Dimmi, cosa devo fare? Cosa devo pensare? Madre... Madre... E l’unica parola che finalmente diceva era questa: Madre. Improvvisamente mi invase un sentimento di dolore, di pena. Mi somigliavo come quando un figlio insiste alla madre che gli dia qualcosa ed ella non glielo dà perché sa che non è buono né può offrirgli la vera felicità e che al contrario può danneggiarlo; quindi, lo nega. Ma vedendolo tanto addolorato decide per darlo con gran dolore di sé stessa. Bene; sperimentai come se Ella mi dicesse: Vieni, Figlio, fa i tuoi desideri, ed io, rendendomi conto che ciò significava un dolore mi riempii d’angoscia e le lacrime cominciarono a correre per il mio viso; non era un pianto violento bensì soave. Sentiva una gran desolazione ed allora un proposito fu sorgendo interiormente, che tradotto in parole potrebbe essere: Madre, non voglio niente, niente. Fa la tua volontà. Illuminami e fortificami affinché io possa comprendere e fare la Tua Volontà”. 
L'anima desidera ancora la consolazione sensibile ma allo stesso tempo la respinge perché sa che deve respingere tutto per fare la Sua Divina Volontà, che la lancerà al Gran Vuoto. 
Costa molto all'anima separarsi dal sentimento volitivo del suo Voto di Rinunzia; ma niente la soddisfa, né niente produce già sentimenti gradevoli ed in caso d’avere questi sentimenti, anche comprende che essi non sono la pienezza della vita spirituale. Tutto quello che fa, internamente ed esternamente, non la soddisfa ed il compimento dei propri doveri si trasforma in un gran carico. Apparentemente nessuno può comprendere e volere avvicinarsi a quest’anima e tutto diventa pena, stanchezza, angoscia e solitudine.
Un'anima in questo stato di transizione scrive al suo Direttore: “Mi sento da sola in una solitudine alla che nessuno può avvicinarsi. È come se mi trovassi in mezzo ad un deserto di ghiaccio e lontano, al bordo, i visi amici mi sorridono, mi tendono le sue mani ma non possono avvicinarsi e sono solamente come figure. Neanche posso avvicinare a nessuno alla mia solitudine né vogliono addentrarsi con me nel deserto; temono che li porti con me al dolore e si allontanano come se volessero salvarsi d’alcuna influenza di morte. Mi invitano da lontano ad uscire dai ghiacci ma io so che non posso voltarmi perché di avanti mi chiamano ad internarmi più nell'estensione gelata”.
L'anima si sente già senza dove attaccarsi e come persa. La Gran Morte Mistica si sta per disporsi interiormente. È uno stato di vuoto tanto grande e concreto che a prima vista sconcerta di tale maniera all'anima abituata ad ambagi della vita personale che la spaventa e dispera. Qui si aggiungono fenomeni psichici e fisici. Il mondo e la figura degli esseri davanti spariscono agli occhi del Figlio chi a volte vedi senza vedere.
La testa duole, le ossa scricchiolano, le viscere si ribellano a ricevere alimenti e tutto sta contro dell'anima quando è arrivata alla Soglia.
È come se tutte le barriere di contenimento si fossero aperte o rotte.
L'anima è invasa per un'angoscia tanto grande e terribile che soltanto può desiderarsi la morte per fuggire da quella morte spirituale che deve dare la Vita Reale.
Il cuore batte rapidamente, la mente si perde cavillando, i nervi esplodono, i sensi sembrano fiere furiose e sfrenate. È che l'anima non può tollerare ancora, coi suoi mezzi umani, al gran vuoto; il vuoto mortale e divino che si va producendo in lei e che gli raggiunge mediante la nostalgia più profonda, della divergenza più accentuata e del disgusto più esasperante.
  Più importante in questo momento solenne di entrata all’Eterno è mantenere gli occhi interiori fissi nel punto unico: la Divina Madre.
  Dopo questa morte mistica, in questo gran vuoto interiore, l'anima sveglia a nuova vita, con una calma ed una pace infinita.

 

Insegnamento 14: Vita Spirituale

L'Ordinato deve essere la sintesi dimostrativa della vita spirituale.
Non esiste una parola adeguata per esprimerla. Il suo nome dovrebbe essere Vita, ma la parola “vita” è unicamente relazionata colle forme fisiche e sensoriali dell'uomo. Non c'essendo una parola che l'esprima è necessario comporla, chiamandola: Vita Spirituale.
Vita Spirituale è la vita integrale dell'uomo, la vera vita: Fisica, mentale e spirituale, conosciuta mediante le manifestazioni unite di questi principi fondamentali ed inseparabili dell'essere.
Molti parlano di vita spirituale ma non smette di essere piuttosto teorica, obiettiva e chimerica mentre l'uomo continua a vivere come se la vita del corpo fosse la sua unica vita.
La vita spirituale non può essere detta, né spiegata, né oggettivata; soltanto se la potrà captare e conoscere vivendola e soltanto può essere vissuta per mezzo d’una comunione totale dell'essere colla vita stessa.
L'Ordinato, mediante la sua oblazione totale, sta in condizioni di viverla e dimostrarla.
L'Ordinato deve avere sempre presente, sempre alto il suo Ideale: la sua vita spirituale non è piuttosto ipotetica, né un bel castello nelle nuvole che si riassume in teorie e progetti. Egli stesso è vita spirituale che palpita in tutto il suo essere ed in tutte le sue espressioni, dirigendo a tutti i suoi pensieri ed azioni ed essendo il suo unico nord.
Il Ritiro volontario dal mondo, ch’il Figlio ha effettuato, non è un atto di sdegno per il quale vivono in lui bensì uno sforzo per costruire interiormente un nuovo mondo, un mondo spirituale. 
La Mistica del Cuore, che assorbi al Figlio affinché si concentri su sé e si consideri continuamente, non è un atto speculativo di autocontrollo che lo colloca in una posizione irreale bensì un atto effettivo di continua volontà e di amore. È la ricerca intima dalle profondità dell'essere per la realizzazione dell'uomo integrale.
La disciplina ed i lacci ordinatori del Figlio non sono un'imposizione delle potenze superiori contro degli istinti che vogliono mantenere la sua prerogativa bensì un esercizio d’armonia tra i differenti valori e potenze dell'essere.
Il Figlio era stanco di teorie ampollose, di libri eruditi, di frasi altisonanti; tutto questo, sebbene fosse bello, non gli dava risultati imminenti. Quindi, decise di riuscire direttamente il suo proposito, facendolo carne in sé, praticando, trasformandosi; non studiando vita spirituale bensì facendo ed essendo Vita Spirituale.
Questa non è vita spirituale mentre sta in conflitto con qualcosa, mentre è considerata piuttosto differente. Ella è tale quando si localizza internamente nell'essere, nella parte intima e profonda dell'anima, nella camera segreta del cuore; da lì ella prende vita propria: s’alimenta col sangue, col magnetismo e con la forza spirituale dell'essere, manifestandosi dopo, splendidamente, in tutte le manifestazioni esterne di chi la conquistò.
L'Ordinazione è quindi essenzialmente vita spirituale. È questo è tanto vero che tutti osservano e guardano all'Ordinato come qualcosa che non appartiene al mondo né alla forma corrente di vivere. Un Figlio diceva: “Gli Ordinati sono per me come qualcosa che non sta alla mia portata, che sta più in là”.
È vero: gli Ordinati non possono stare alla portata degli altri uomini, perché non vivono ma vivono spiritualmente. San Paolo dice bene: “Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me.”
È realmente un essere nuovo quello che vive nell'Ordinato, un'espressione perfetta e finita di vita spirituale.
Questa trasformazione dell'essere si riesce mediante un processo lento e continuato sebbene completamente reale, e l'Ordinato deve impegnare tutte le sue forze per essere a questa altezza.
Gli altri non devono solo vedergli più in là, ma deve stare davvero più in là.
Il vivere degli uomini, più fisico che spirituale, li ha offerto un mondo pesante e materialista; ma gli uomini che si sforzano per vivere una vita integrale, nell'armonia dei valori fisici e spirituali, costruiranno alla sua periferia un mondo nuovo, un mondo spirituale.
Questo mondo nuovo, che è la fervente aspirazione dell'Ordinato, si farà col tempo più abituale e permanente fino a trasformarsi in una realtà tangibile. 
Gli Ordinati non allontanino mai il suo sguardo da questa bussola; abbiano sempre questa fine presente in essi.
Non possono esistere due cose per l'Ordinato: vita e vita spirituale; tutto quello che allontana dal fine unico è completamente relativo e senza vera importanza.
L'Ordinato che ha raggiunto la comprensione piena di questo concetto interiore di vita spirituale è riuscito la pienezza della sua divina vocazione.

 

Insegnamento 15: Amore e Sacrificio

I doni più grandi dell'Ordinazione sono la capacità di amare e soffrire in silenzio che acquisiscono i Figli staccandosi da tutte le cose.
Sembrerebbe, a primo colpo di vista, che la vita di Ordinazione con l'abbandono del mondo e di tutti gli affetti che legavano al mondo fosse una risoluzione d’anime poco sensibili. E è buono ch’il mondo creda tale cosa di quelli che l'hanno abbandonato.
Si necessita una gran capacità d’amore per risolversi ad abbracciare uno stato di vita totalmente dedito alla Divinità ed a sacrificare agli affetti più puri e più barbicati nel cuore.
Inoltre, la vita riconcentrata ed attenta della Comunità e l'applicazione agli esercizi d’assistenza e preghiera intensificano notevolmente le fibre sensoriali dell'essere, dando all'anima una squisitezza tanto straordinaria e soprannaturale che supera ogni comprensione.
Lo stesso sforzo interiore che l'anima fa per soffocare ai sentimenti naturali e sublimare agli affetti del sangue concede una maggiore capacità d’amore e, come è amore che non si concede all'egoismo proprio ed al piacere sentimentale, si espande rapidamente e questo amore acquisisce un carattere totalmente soprannaturale e divino.
Quello che l’Ordinato fa e dice è sfumato e fortificato per questo sublime amore; si accresce in lui il dono di percepire, d’osservare, di comunicare i suoi sentimenti e di valutare le piccole cose che sono la bussola dei sentimenti degli esseri.
Questa supersensibilità che non opera per sé bensì in sé, dà al lavoro ed all'assistenza diretta una gran riuscita ed all'azione introspettiva una forza di difesa e protezione.
Naturalmente, anche l'acquisizione di questa gran sensibilità dà al Figlio una maggiore capacità di sofferenza: non un dolore sterile bensì una sofferenza dolce e costruttiva.
San Giuseppe di Cupertino diceva che egli aveva una piaga nel cuore; una piaga viva d’amore.
E Simone Weil dice che Dio nell'intimità è amore e nel lavoro esterno è sacrificio.
Il segno del vero amore inconfondibile è il dolore.
Può essere che alcune anime più deboli non sappiano reprimere e tacere sempre il suo stato d’animo e che si sentano ferite ed incomprese di fronte all'atteggiamento un po' indifferente o duro di chi le circondano. Ma questi piccoli lamenti, svaniscono l'effetto dal frutto di grazia e spargono la savia dell'oblazione interiore.
È necessario dare abnegatamente e continuamente, con una generosità senza limiti, in silenzio; così le gocce di sangue del cuore cadono intatte nel grembo della Divina Madre.
La forza di questo dolore interno fa all'anima atta per qualunque conquista, per riuscire quello che desidera spiritualmente e soprattutto la fa atta per la conquista d’anime.
Molto coraggioso è il missionario che, sfidando i pericoli ed a costo di grandi fatiche, va a conquistare anime dove sia; ma coraggio infinitamente superiore è quello del missionario egocentrico che conquista anime nel silenzio amoroso e sacrificato del suo cuore. 
Quanto più aumenta in lui il dono d’amare e soffrire, più aumenta il numero d’anime conquistate per lui per la vita spirituale.
Lo Stendardo d’Amore dell'Ordinato porta ricamato un Segno di Sangue.
La vocazione di Rinunzia non vuole allora che affoghino gli affetti e sentimenti bensì si tramutino in una fiamma d’Amore Divino.
L'amore così purificato dalle scorie umane mediante dolore e sacrificio si trasforma in una fiamma Viva di Divino Amore.
L’amore ed il dolore del mondo ammazzano ma l'amore ed il dolore spirituale danno la vita.
L'amore, diventando più profondo e spirituale, perde le apparenze esterne dell'affetto manifesto e dà l'impressione d’uno stato di apatia e freddezza. Ancora gli affetti umani, fatti più profondi e reali, perdono consistenza facendosi più all'anima che ai sensi.
Quando il vero amore crea nell'anima una gran pace interiore e, ancora comprendendo i mali del mondo non può uscire di questo stato di calma, sembrerebbe a volte che sia egoismo, indifferenza.
Un'anima che domandò questo stesso al suo Direttore Spirituale ebbe la seguente risposta: “Figlio mio, non fermi assolutamente al suo pensiero in questo; la sua pace interiore è uno stato d’amore tanto sottile verso la Divina Madre che si espande, per spontaneità ed ampiezza, su tutti gli esseri che lei ama e desidererebbe salvare”.
Ancora il dolore portato a queste altezze ferisce senza ferire; non è un dolore obiettivo bensì completamente in sé che si fa una seconda natura dell'essere e concede all'anima il bene inestimabile di non potere prescindere da lui.
Mediante questo amore doloroso e sublime l’anima si alza fino alla Divina Madre, penetra e rimane nel suo Divino Cuore e da lì partecipa alla salvazione del mondo.
Questo Divino Amore non Lei trapela nell'Ordinato. Ma tutti quelli che l'osservano e stanno vicino a lui sentono questa buona influenza, percepiscono attraverso la sua apparenza le luci che l'illuminano e l'amano, rispettano e venerano.

 

Insegnamento 16: L'Ordinazione di Donne

L'Ordinazione di donne è peculiarmente e fondamentalmente differente all’Ordinazione degli uomini.
Le donne come Ordinate, e per essere tali, devono vivere in Comunità.
Se non fosse così, che cosa potrebbe fare un’Ordinata nel mondo che non potesse fare anche una Figlia da Tavola di Solitari?
Se qualche volta un’Ordinata dovesse stare nel mondo per alcuna missione speciale, questo sarebbe in carattere temporaneo e mai permanente.
Ancora il lavoro che le Ordinate di Comunità effettuano nelle Case di Cafh potrebbe essere fatto per anime volenterose senza essere Ordinate.
La donna Ordinata ha giustificativo come tale unicamente quando fa plausibile il suo voto di Rinunzia con una vita di assoluta castità; altrimenti, com’Ordinata, non ha l’oggetto d’esistere perché nessuna cosa farebbe che fare le Figlie di Solitari non possano fare.
La castità assoluta è quella che dà alla donna Ordinata il suo carattere dimostrativo e sacerdotale. E come la castità è una virtù che si deve difendere costantemente, si riguarda unicamente ed esclusivamente nella vita di Comunità e colla stretta disciplina che lì s’osserva.
Molte anime un po' illuse pensarono che l'Ordinazione sarebbe più un titolo, un velo bianco sulla testa come distintivo e che dopo si seguirebbe la vita abituale. Ed alcun credendo che com’erano sposate ed avevano casa potrebbero avere questo titolo. Ma i Superiori saggiamente le dissuasero e fecero loro comprendere che l'Ordinazione non era un titolo bensì una realtà contundente. Le poche donne sposate che, per vocazione straordinaria potessero essere prese all'Ordinazione, dovrebbero abbandonare casa ed affetti per darsi completamente alla vita di Comunità ed alla pratica continua della castità.
È necessario che le donne di Cafh abbiano ben chiaro questo concetto e che le Ordinate lo chiariscano bene a tutte le Figlie che vengono al Seminario: Ordinazione di donne è Comunità e Castità.
Gli uomini, sebbene casti, compiano il suo sacerdozio col lavoro continuo attendendo alle anime ad essi fidati, con l'Insegnamento delle rivelate verità di Cafh, con l'apostolato sacerdotale che permette loro di comunicarsi con tutti gli esseri tutti mediante il suo voto d’unione di sangue; ma le donne affermano, dimostrano e fanno che l'Ordinazione di esse abbia una giustificazione mediante castità continua e vita di Comunità.
Sebbene le Figlie Ordinate non abbiano mai come i Cavaliere Gran Maestro il voto di Rinunzia perpetua, non può immaginarsi tuttavia ad un’Ordinata che non sia tale fino alla morte nella sua giurisdizione intima.
Una Figlia Ordinata diceva in riunione di Comunità che personalmente preferiva prima la morte ad una dispensa al suo voto di Rinunzia. E quello è il vero spirito che deve incoraggiare a tutte le Figlie Ordinate: dare alla Divina Madre la sua libertà e la sua castità per tutta la vita.
Se esse non fanno voto d’Unione Eterna com’i Superiori di Cafh, possono farlo anche in spirito; possono darsi come Vittime Volontarie di sangue per mantenere lo spirito di unione tra tutti i Figli di Cafh.
Sempre che sentono la preghiera di benedizione devono rinnovare in spirito il suo voto Eterno, quando s’elevano alla Divina Madre le belle parole: “Con te sono unito, con un Voto Eterno d’Unione con tutti i Figli di Cafh che furono, che sono e che saranno”.
Anche è conveniente che alcune anime, con permessi speciali facciano privatamente e formalmente questo Voto Eterno.
Sebbene il voto di Rinunzia possa dispensarsi, quale sarà la vita nel mondo per l'anima che ha penetrato una volta nel Santuario della Divina Madre? E soprattutto per un'anima di donna dedita alla Divina Madre con il meglio dono di sé, la sua castità? Come potranno queste anime, ancora nel mondo, chiedere alla Divina Madre la chiave del piacere che una volta avevano consegnato alla Madre?
Un Superiore diceva ad un altro: “Rimbombano sempre nei miei uditi le parole ch’il Cavaliere Gran Maestro pronunciò nel Plenilunio di 1952 in occasione d’una dispensa per un voto di Rinunzia: Madre che siano per altri la dispensa di Voti ma per me la morte prima che capitolare, tutto prima di quello. Che sia prima l'ultimo nella tua Casa Divina ch’essere vomitato un'altra volta al mondo”.
L'Ordinazione di donne è la corona di Cafh; è la sua forza, la sua speranza, la sua fonte di risorse. 
Ma le Figlie, affinché la sua Ordinazione abbia un valore eterno ed inviolabile, devono fondarlo. E le cose divine non possono essere fondate su apparenze, dignità ed abitudini bensì sulle verità eterne.
E la verità eterna della donna come sacerdote è il dono alla Divina Madre di quello che la distingue come donna: l'oblazione della sua castità durante tutta la vita.

 

INDICE

Insegnamento 1: Chiamata all’Ordinazione
Insegnamento 2:  Discernimento Vocazionale
Insegnamento 3:  Contatto colla Comunità
Insegnamento 4:  Adattabilità
Insegnamento 5: Sublimazione del Sangue
Insegnamento  6: Dimenticanza dal Mondo
Insegnamento 7: La Corrispondenza
Insegnamento 8: Allargamento Animico
Insegnamento 9: Impermeabilità alla Cosa Esterna
Insegnamento 10: La Modestia degli Occhi
Insegnamento 11: La Perfetta Osservanza
Insegnamento 12: I Nemici della Perfezione
Insegnamento 13: Il Vuoto Purificatore
Insegnamento 14: Vita Spirituale
Insegnamento 15: Amore e Sacrificio
Insegnamento 16: L’Ordinazione di Donne

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