INDICE

Insegnamento 1:  Hidrochosa.
Insegnamento 2:  Il Tabernacolo Segreto
Insegnamento 3:  La Fiammata
Insegnamento 4:  Esame Retrospettivo
Insegnamento 5:  Riserva di Energie

Insegnamento 6:  Metodo di Vita
Insegnamento 7:  Assistenza e Lavoro
Insegnamento 8:  La Rinunzia

Insegnamento 9:  Valore e Controllo Personale
Insegnamento 10:  L'Esercizio della Memoria
Insegnamento 11:  L'Amore Reale
Insegnamento 12: Dodici raggi d'amore
Insegnamento 13: La perseveranza
Insegnamento 14: Coscienza e Volontà
Insegnamento 15: Il dono della dimenticanza
Insegnamento 16: La Trasmutazione

 

Insegnamento 1:  Hidrochosa.

Idee ed opere nuove si preparano per il mondo. Se la razza del cristiano segno del Pesce ha sviluppato in alto grado gli stati di collettività, i grandi movimenti ed organizzazioni in massa, la sesta subrazza svolgerà di un modo speciale l'egoencia dell'essere.
Incomincerà per ampliare il sentimento di egoismo superpersonal;  diventerà familiare il concetto che l'umanità non anticipa già per i doni che possa ricevere, ed i nuovi tipi umani si daranno la felicità coi suoi propri mezzi.
Si alzerà, allora, un concetto aristocratico dell'essere fino alla più alta espressione dell'individualità.
Per quel motivo, un trèmito di spiritualità, di desiderio suprafísico di conoscenza, si è fatto sentire tra gli uomini durante l'ultima decade.
Molti investigarono ansiosamente nei libri, cercarono maestri e cercarono di scorgere la luce dietro i veli religiosi ed i simboli iniziatici.
Come era di sperare, molte scorie si formarono attorno a questi aneli, ed ultimamente questo tema è venuto ad essere come una malattia psichica di moda.
Tale stato di cose ha portato a molti all'errore, al disorientamento e la delusione;  ma a nessuno bisogna incolpare per quello successo che è difetto della povera mente umana correre sempre ansiosamente ad unire le sue energie e cercare nuove sensazioni nella cosa esterna, mentre si recusa a lavorare e realizzare la Magna Opera coi suoi propri mezzi, introspettivamente.
Corre la mente dell'uomo dietro il filone di oro che un altro dice avere scoperto, spende le sue riserve vitali nella irriflesiva ricerca;  inciampa, incauto, nelle illusorie trappole e si recusa a cavare nell'orto della sua casa.
Come tutto è ordine ed armonia nell'Universo, il nostro pianeta è circondato, per dire così, di tre sfere concentriche di Esseri Divini, Semidivini e Superiori, che ordinano, proteggono e regolano i destini della Terra e dei suoi abitanti.
Quando una razza decade ed un'altra incomincia il suo ciclo, quando bisogna dare un altro impulso alle attività umane e è più imperiosa la necessità, questi Esseri vengono direttamente a vivere tra noi.
Ritornando ai piani superiori, Essi lasciano un breve numero di discepoli per mantenere vive, attraverso i tempi, gli insegnamenti ricevuti di quelli Divini Istruttori.
Di tra questi uomini scelti, sorsero le grandi Scuole Iniziatiche dall'antichità. Possiamo chiamare a queste tre Mistiche Ruote:  Solare, Lunare e del Fuoco.
Gli esseri della Ruota Solare possiedono un grado alto di spiritualità e dirigono direttamente lo svolgimento graduale delle monadi umane;  selezionano, di tra le razze, quelle che dovranno formare le nuove;  distribuiscono le Entità nei diversi lavori della Magna Opera nella Terra e nei piani suprafísici che gli seguono, secondo il suo grado e progresso;  regolano la formazione e sparizione dei continenti.
Nella generazione attuale non c'è nessun Maestro Iniziato Solare sulla Terra, ma sì alcuni dei suoi diretti discepoli.
Uno è apparso, o apparirà tra gli uomini, per gli anni 1972-1977, momento iniziale dell'epoca del segno di Acquario, Hidrochosa o Americano.
Gli esseri della Ruota Lunare dirigono da vicino il progresso e la civilizzazione dei paesi;  ad Essi si devono i grandi movimenti evolutivi e liberatori delle masse;  stimolano e guidano le grandi migrazioni;  fomentano il benessere delle nazioni;  fondano ed inculcano i precetti delle grandi religioni;  sono, in una parola, i paladini della civilizzazione, della libertà e del progresso sociale ed etico del mondo.
C'è attualmente nella Terra un determinato numero di questi Grande Iniziati.
La missione degli Iniziati del Fuoco è procurare che l'essere possa riconoscersi a sé stesso, e possa scoprire la Fiamma che brilla, occulta in lui, da quando gli uomini bevvero il Bicchiere della Dimenticanza.
Lo studio della Gran Chimica appartiene loro, specialmente quella che spinge, dirige e modella le interne trasmutazioni.
Ella fa della Materia Mente e della Mente, Materia;  sempre in guardia nella Gran Lotta affinché la Fiamma non può essere estinta e raggiungano gli uomini e le cose il punto armonico. Sulla Terra c'è ora un numero ridotto di Iniziati del Fuoco;  ma non fu sempre così, perché Essi ebbero Scuole fiorenti e contarono con fino a settecento Iniziati con fisica vestitura.
Durante la famosa gran lotta dei mille cinquecento anni che sostennero i nascenti Ariani contro i poderosi Atlanti, mentre durarono le grandi guerre e le spaventose scissioni ed immersioni continentali, un gran numero di Iniziati, come già si è detto, stettero tra gli uomini. Dopo, passato il più urgente pericolo, si ritirarono a posti appartati, a grotte sotterranee e a  vuoti in montagne vulcaniche;  e, da lì, i suoi discepoli seguirono e seguono la sua opera. Oggi tornano ad aprirsi le porte del Tempio;  molti Iniziati del Fuoco sono pronti, sopra, per venire tra noi a spingere la formazione del nuovo giorno di Sakib che sta per spuntare.
Delle viscere della Terra, è tornato ad alzarsi la Chiama della Divina Madre e è uscito alla luce del giorno affinché la baci, un'altra volta, suo Sposo Solare.

Insegnamento 2:  Il Tabernacolo Segreto

Quando un uomo decide di intraprendere qualcosa di nuovo per lui, rimane implicitamente stabilito per le leggi della logica che è indispensabile incominciare per il punto di partenza comunemente fissato per riuscire l'oggetto.
Per quel motivo si capisce che deve risolvere la riforma della sua vita anteriore cominciando il candidato quello verso il suo perfezionamento, come fecero altri che sormontarono già le altezze dell'anima.
Si capisce che l'aspirante deve adottare una determinata regola, o codice, ed osservarla scrupolosamente, sotto pena di perdere lamentosamente il tempo se non lo fa, ed ancora di ricevere serie punizion.
Si capisce, in definitiva, che deve collocarsi dentro un o un'altra corrente di idee, in anticipo stabilita.
Questo lavoro è buono, eccellente;  ma è, per dire così, intraprendere l'opera da fuori verso dentro, mentre il "Lavoro della Magna Opera", incomincia nelle più intime e nascoste profondità della coscienza interna dell'essere.
L'aspirante deve lasciare, una volta per tutte, la borsa di pane del povero;  niente né nessuno deve fissare leggi né tracciar limiti, ed egli stesso deve trasformarsi in pane vivo per il suo proprio alimento. "Io sono il pane della vita", disse Cristo. "Se non mangiate questo pane, non avrete in voi la vita eterna."
Questo significa che l'essere deve liberarsi coi suoi propri mezzi, quando l'esperienza l'abbia fatto atto per entrare nel sentiero degli eletti.
Ogni uomo è un piccolo mondo, migliore ancora, un Universo in miniatura, con tutte le sue regole particolari ed eccezioni. Quello che è molto buono per uno può risultare controproducente per un altro. Inoltre, l'Umanità stabilisce, saggia ed indiscutibilmente, come assioma fondamentale di perfezione spirituale, la conquista del bene e l'annichilimento del male. Ma oltre la regione degli esseri, nella pura atmosfera dello Spirito, né uno né un altro esistono.
Non può disprezzarsi il sangue che circola per le vene del nostro organismo per essere impura, e solamente dare valore al quale circola per le arterie, senza entrare ad analizzare che l'esistenza dell'una è inesorabilmente diretta per l'esistenza dell'altra.
Il vero svolgimento spirituale non incomincia né si acquisisce;  è, piuttosto, una meravigliosa conoscenza retrospettiva che, togliendo uno ad uno i veli dell'illusione che la necessità dell'esperienza ha collocato sulle anime, fa che l'essere ritorni alla Fonte della Vita, nel suo interno, e si conosca a sé stesso nel silenzio assoluto dell'indifferenziata Essenza.
"Entriamo nella cella della conoscenza di noi stessi" ripete, senza cessare la mistica Caterina Benincasa di Siena.
Penetri, dunque, il Figlio della Fiamma, nel suo proprio cuore. Questo è il misterioso sepolcro della Madre Divina, e lì Ella spera, sempre, il bacio del vero amante che la svegli ed obblighi a rivelargli i segreti eterni. Lì imparerà la Gran Alchimia che tramuta il duro metallo del dolore nell'oro puro della pace e della felicità.
A questo concetto non bisogna dargli una forma semplicemente simbolica, bensì forma reale. Ancora fisiologicamente, il cuore umano è la misura dell'Universo;  la sua formazione, la sua vita, i suoi battiti, le differenti sostanze che circolano per le sue cavità, la moltitudine di atomi ponderabili, dinamici ed imponderabili che lo compongono sono una misura microcosmica del Macrocosmo.
Il cuore umano è l'Arcano dell'esistenza;  lì è nascosta il seme del Sommo Potere che, debitamente applicato e sviluppato, potrebbe conoscere, formare, mantenere e distruggere tutte le cose. Lì, latente, sta il substratum di tutte le perfezioni, di tutte le possibilità, il fiore innato di tutti i piaceri e soddisfazioni, ed ancora il seme di tutti i mali e miserie.
Se gli affetti di un cuore limitato sono i desideri della vita, le manifestazioni di un cuore libero e cosciente sono le realizzazioni del Supremo Amore.

Insegnamento 3:  La Fiammata

  "Lo Spirito è forte, ma la carne è debole."
Molti desidererebbero uscire dalle volgarità e miserie della vita;  ma la mancanza di esercizi spirituali, la carenza di ambiente ed i nemici interni interrompono continuamente quello verso il meglio intenzionato.
La fiamma della Madre Divina brilla sul monte delle aspirazioni con tutta la sua brillantezza, ma come arrivare fino a lì?
Allora il neofita, titubante, si formula due domande:  Se sono un ente libero, perché non posso liberarmi delle passioni che mi legano alla terra? E, se sono un schiavo legato ad una legge inesorabile, tramata per il destino, perché lottare contro la cosa impossibile?
Questo è il dilemma eterno che ha avuto in sospenso per secoli a migliaia di anime volontarie, e ha riempito il mondo di discussioni, libri ed opinioni di saggi.
L'eletto, per entrare nel Sentiero Spirituale, è portato a questo per la predestinazione, o per il libero arbitrio?
L'elezione, è frutto della casualità o della volontà?
Esistono due grandi leggi universali che, parallela ed alternativamente, determinano il maggiore o minore anticipo dell'essere: La Legge di Predestinazione Consecutiva e la Legge Arbitrale di Possibilità.
L'essere viene da un punto, è in altro e prosegue.
Ciò non rimane al suo arbitrio, bensì è predestinato al gioco armonico della gran onda di cause ed effetti, della quale non può allontanarsi;  si tiene così la Legge di Predestinazione Consecutiva.
Ma sebbene non può allontanarsi dalla Legge di Conseguenze, indubbiamente sta in lui affrettare o ritardare le azioni originarie, per lo sforzo cosciente della volontà;  si tiene così la Legge Arbitrale di Possibilità.
In sintesi, la cosa infinita e la cosa finita si trovano e si fondono tra sé, continuamente.
La croce Ansata che domina il tempio di Hes, è sempre la soluzione del gran problema, divino ed umano.
Dietro queste due grandi leggi fondamentali ed universali, dirige un'altra legge, interna e nascosta che riferisce individualmente l'essere con la corrente cosmica e spirituale che sta dentro la sua vastità di coscienza.
Durante la vita, l'essere ascende, traccia, per dire così, una linea curva, la quale, quando arriva al punto massimo della sua ascensione sbatte con la corrente cosmica che è in sintonia con lei. È l'occasione unica della vita, è la vocazione che risplende improvvisamente nella mente del cercatore, è il momento di progredire che una sola volta si presenta durante il cammino umano.
Ancora l'essere più perverso ha il suo istante di ascensione e connessione con le forze superiori, e è quando sente il desiderio di essere più onesto e meglio.
Se l'anima sa portare con sé, durante la discesa della curva verso la morte fisica, perché la morte fisica non è, in definitiva, più che l'esaurimento di determinate conseguenze e possibilità, la fiamma della vocazione percepita nel barlume superiore, non girerà mai ad essere quello che fu;  e se la dimenticanza spegne quella luce, non sarà più che un ricordo che dovrà fecondare in una prossima peregrinazione umana.
Il principiante non deve scoraggiarsi se incominciando la corsa spirituale trova dappertutto nemici, difficoltà e tentazioni che si intromettono al suo passo, ma con sforzo continuo e retta intenzione cerchi di stare sempre dentro la corrente di aneli spirituali.
Non gli mancherà aiuto nel momento necessario;  e se all'inizio il progresso non è tanto quanto avrebbe desiderato, deve sapere che il progresso spirituale non si misura coi grandi progressi, acquisizione di poteri psichici e domini interni che sono anche soggetti alla legge di flusso e riflusso, ma si misura con lo stato e durata della serenità interna.
Se lo spirito, nel suo santuario interno è libero, e se è verità che bisogna liberare all'anima di ogni ostacolo o imposizione per arrivare fino a lui in intima unione, la vita esterna ed i sensi devono essere studiati e conosciuti. Per quel motivo, sono indispensabili una determinata serie di esercizi che, praticati di un modo o un altro, secondo la disposizione e caratteristica particolare da ogni studente, lo dispongono per ricevere gli insegnamenti superiori che si indicano sempre quando arriva il momento opportuno.
Per il momento, taccia il discepolo e speri. Tacere è la prima parola che deve conoscere lo studente e gli darà la soluzione delle altra nuove che si enumerano di seguito.
Le parole di base dello Svolgimento Spirituale sono queste:
Prima:         Tacere
Seconda:     Ascoltare
Terza:          Ricordare
Quarta:        Capire
Quinta:        Sapere
Sesta:          Volere
Séttima:       Osare
Ottava:        Giudicare
Nona:          Dimenticare
Decima:       Trasmutare                                                                                         

 

Insegnamento 4:  Esame Retrospettivo

Con tollerabile approssimazione possiamo rappresentare il pensiero come quello fluire di una corrente di acqua che continuamente discende di sconosciute montagne (la cosa istintiva, razionale) si plasma  nel corso già tracciato, per sboccare finalmente nell'immensità del mare della materia.
Il pensiero fluisce sempre, la sua attività è incessante, quando non coscientemente, incoscientemente;  tale succede durante la notte, essendo abbandonato al sonno, mentre il corpo riposa. Se non fosse così, regnerebbe il caos. Se per un solo istante si trattenesse la principio radice del pensiero, si disferebbe il Cosmo.
Tuttavia, se potesse mantenersi le forze mentali, pensieri, si moltiplicherebbe enormemente il suo potere mettendoli di nuovo in movimento.
I risultati sarebbero sorprendenti, la Materia risponderebbe a suo chiamato, il pensiero si farebbe carne e si capirebbero le parole di Cristo:  "Se aveste vera fede, direste alla montagna:  Muoviti, ed ella andrebbe verso voi."
Di tanta importanza è il controllo delle forze mentali che è la cosa prima in ogni Scuola Iniziatica che si insegna all'aspirante.
Il fine desiderato è che il pensiero sia il cavallo della Mente Superiore e non che sia soggetta a quello.
L'impossibilità che hanno gli esseri di dominare il pensiero, di calmare le vivaci acque del lago dell'Anima, è una delle cause per le quali si ignorano i fatti di vite anteriori.
L'esercizio radice che introduce il discepolo alla conoscenza del suo mondo mentale è il "esame retrospettivo." Sotto una denominazione o un'altra, e praticato in forme diverse, hanno fatto uso di questo esercizio tutte le religioni e tutte le Scuole.
Si effettua come di seguito si spiega.
Preferibilmente si farà di notte, coricandosi, o poco prima. Il silenzio notturno favorisce il silenzio interno;  la stanchezza del corpo che istintivamente fa sentire la necessità di abbandonarlo al riposo, e non ricordare quell'accaduto durante il giorno, aiuta al pensiero in questo riposo interno. Chiaro sta che, se in questo momento non si applica la volontà, il sonno immediatamente si impadronisce dell'essere;  per quel motivo, benché il rilassamento del corpo favorisca il rilassamento della mente, deve mantenersi sufficientemente sveglia l'attenzione per non perdere il dominio della ragione.
Dopo un minuto di riposo mentale, deve cercare di ricordare i fatti successi durante il giorno, dal momento che si incomincia l'esercizio, retrocedendo successivamente, fino al momento di svegliare.
Al principio normalmente esiste una tendenza a tardare molto nel ricordo dei fatti, per ovviarlo quale è conveniente fermare o, per meglio dire, fissare l'attenzione alla cosa più importante, scartando gli eventi più triviali. Ci sono sempre tre o quattro fatti che risaltano. Bisogna fare attenzione obiettivamente al fatto, senza qualificarlo.
Non interessa all'esercizio che sia buono o brutto;  inconscirntemente, durante il sonno, farà la mente questo lavoro e, al giorno dopo, istintivamente, si saprà quello che converrà ripetere o no.
Quando nell'esercizio si arriva al punto a cui si fissa l'attenzione sul momento di svegliare, bisogna sospendere il pensiero, e deve immaginarsi che il sangue accumulato nel cervello per lo sforzo realizzato durante il giorno, discende lentamente al cuore, dove si purifica. Da lì continuerà la sua discesa fino alla pianta dei piedi. Si entrerà allora in un sonno tranquillo.
Con tre o quattro mesi di pratica, può guardarsi già con più dettagli, si percepirà il fatto ma insignificante velocemente.
Il progresso può apprezzarsi quando il discepolo può passare rapidamente il film dei fatti, con molta precisione e senza omissioni.
Si può definire il "esercizio" come un insieme di pratiche che ha per oggetto sviluppare una facoltà, o, se questa è posseduta già, conservarla con tutto il suo vigore.
Il proposito del'esame retrospettivo è sviluppare la facoltà da maneggiare le forze mentali come si desideri, di dominare, usando sopra l'immagine impiegata, il cavallo della Mente Superiore.
Nel piano Fisico, l'essere si trova molto limitato ed ad oscure.
Sommerso nel tempo, i tre Tempi degli indù:  passato, presente e futuro, si trova con che il futuro gli è ignorato, il presente gli è inaccessibile, ed il passato si limita alla presente incarnazione, tratto insignificante della strada che lo porta dell'Infinito ed all'Infinito lo porta.
Come scorgere la meta?
Andare non è in avanti possibile, perché la strada si trova ai buio.
Neanche può astrarsisi al presente.
Rimane, allora, la piccola distanza di passaggio percorso che illumina la memoria;  in lei dovrà esercitarsi l'essere e retrocedere sempre di più.
Quando il discepolo sia più avanzato, ogni otto o dieci giorni può percorrere i fatti successi durante il mese;  quando ha progredito ancora più, si potrà effettuare su tutti i fatti della vita passata, fino al momento in cui la luce del pensiero brillò per la prima volta nella mente dal bambino.E più dietro?
Non bisogna svenire;  deve iscriversi il pensiero alla punta dello spillo per dove si entra allo sconosciuto mondo suprafísico.
Lì si potrà percorrere le spaziose strade di passate vite.

 

Insegnamento 5:  Riserva di Energie

Se il principiante vuole progressare rapidamente deve abituarsi a riservare le sue energie fisiche, intellettuali e morali.
Quello di"lavorare è pregare" è verità, se si capisce per lavorare una perfetta autocoscienza dell'essere di tutti i suoi atti, fino a dei più insignificanti.
Il risultato diretto di questa autoinspezione continua sarà un notevole aumento di forze nei centri produttori eterei, le quali, applicate nel momento opportuno, verseranno nella vita del discepolo un'abbondante dose di salute, correzione e successo.
Riservare, innanzitutto, le energie sessuali.
In esse riposa il magno potere che è fonte di ogni manifestazione di vita e base di tutte le funzioni di riproduzione;  inoltre, queste forze, saggiamente conservate e dirette nel momento opportuno, vivificano e rinnovano il corpo e hanno influenza notevolmente sulla mente umana
Dicono gli indù che la Divinità ha collocato il suo sedile nel plesso sacro del corpo umano e che la Forza Universale dorme lì in forma di un serpente attorcigliato, simbolo del bene e del male.
Gli ormoni sessuali versano nel sangue la linfa del benessere e della felicità.
Se l'uomo conoscesse le vere e completi funzioni sessuali, non userebbe unicamente quell'attributo eccelso per il piacere e la riproduzione, ma anche imparerebbe a tramutare detta forza in sostanza energetica e mentale, effettuando così una vera rigenerazione interna.
Gli istruttori religiosi, come avevano conoscenza di questo gran segreto, imposero astinenza assoluta ai suoi sacerdoti;  molte persone chiamate a più perfetta vita, praticarono istintivamente il celibato;  e quegli i cui regole li imponevano il matrimonio, eseguivano le funzioni riproduttrici come un atto sacro e dosato.
Costantemente bisogna desiderare che le energie sessuali si trasformino in Verbo.
La Parola produce suono ed il suono contenuto è vibrazione, ed una vibrazione saggiamente sostenuta e diretta è potere.
Per il Verbo Creatore furono fatti i sistemi siderali. Quindi, devono misurarsi le parole.
Nei vecchi detti dei paesi normalmente stanno condensate sagge leggi:  "La parola è argento, il silenzio è oro."
Non può immaginarsi le energie che sparge una persona ciarlera;  la norma del silenzio rigoroso per gli Iniziati, nei Tempii Egiziani, era solenne e sacra.
Nei tempi di Apollonio di Tiana si imporsi agli aspiranti infrangibile silenzio durante i cinque primi anni.
I religiosi trappisti osservano la legge del silenzio tutta la vita.
Cristo ha detto:  "Siano le tue parole:  se, se;  no, no."
La parola deve essere espressione chiara e concisa dell'idea che si vuole esprimere.
Si consumano energie vocali con le espressioni emotive ed iraconde, con l'abitudine di ridere o piangere in eccesso;  ma si consumano terribilmente con la mormorazione e la mensogna.
In "Luce nel Sentiero” si legge che non può entrarsi nel Sentiero del discipulado, fino a che la lingua sappia "non ferire."
Inoltre, la parola inutile e malvagia si carica di energie negative che circondano viziosamente l'essere che l'ha emessa, e lo danneggia intensamente.
Per quel motivo, si deve parlare poco, o parlare in modo che la parola sia fonte di costruzione di bene, di costruzione al sostegno della Gran Opera.
Parlando bene, con misura e rettamente, una legge di simpatia analoga fa che immediatamente le forze siano riposte.
Se è chiamato sempre una persona di determinato modo, si osserverà che detta persona si modella gradualmente al soprannome.
I Sannyasis, incominciando la sua vita di rinuncia, cambiano nome affinché la parola accompagni al nuovo ideale forgiato.
Gli antichi fondatori di religioni imponevano nella preghiera il metodo e la vocalizzazione della parola, perché conoscevano il potere dell'energia vocale.
Per gli occhi, anche, continuamente scappano energie numerose.
Un esercizio mediante il quale il novizio impara a frenare gli occhi, consiste in obbligarlo a dichiarare tutte le notti la quantità di visi umani che abbia visto durante il giorno.
Gli occhi, abituati a saltare continuamente di un lato ad un altro, non perdono solo forze spirituali, ma anche fisiche;  il compaesano nel campo, abituato alla concentrazione serena della vista, può distinguere un uomo o un animale ad una distanza dove una persona della città non vede più che uniformità.
Inoltre, abituando gli occhi alla discrezione dell'uomo che li dirige, impara gradualmente a concentrare la vista interna, verso l'essere stesso.
Gli occhi sono lo specchio dell'anima;  una mente serena e tranquilla si esprime per mezzo di occhi di equivalente espressione.
Ci fu un sannyasi indù che fece voto di non tirare fuori i suoi occhi dal cielo;  e San Bernardo di Chiaravalle ignorava il soffitto della sua cella, perché li aveva sempre bassi.
Conservs le energie degli occhi affinché quando guardino, vedano tutto d'un colpo e scrutinino fino alla cosa più recondita.
Più vale non vedere molte cose;  ma se si riescono a vedere, conviene si cancellino della retina.
Guarda  allora affinché usando gli occhi, possano rilucere come brillanti raggi di sole.

 

Insegnamento 6:  Metodo di Vita

Sistematizzare le vite, gli anni, i giorni.
Guardare la magnificenza della volta celeste, come matematicamente percorrono le sue orbite i sistemi solari e gli astri, i giri degli anni cosmici ed i giorni umani.
Può osservarsi come tutto è legge ed ordine nella Natura, e la regolarità con che si succedono le stazioni dell'anno.
Se dal punto di vista spirituale l'Anima deve avere la più assoluta libertà di orientazione, negli atti esterni e metodo di vita, le azioni dell'essere devono essere sommesse a stretta legge e vigilanza.
È necessario che l'uomo spinga all'unisono il ritmo dei suoi lavori quotidiani battendo il tempo delle sette correnti cosmiche che dividono i giorni solari.
Per quel motivo conviene alzarsi all'alba e ripartire ordinatamente gli atti quotidiani. Il tempo non esiste più che come durata;  per quel motivo le ore sono rapide o lente, brevi o lunghe, come stiano bene o male ripartite. Per quello che fa bene le sue cose ed ordinatamente, ci sono tempo e posto per tutto.
Il corpo dell'uomo deve abituarsi a servire il suo padrone, e non questo al suo fisico. Al suo tempo deve riposare, ed al suo tempo, operare e lavorare. Non è conveniente prodigarlo attenzioni eccessive, né prenderlo per nemico che deve distruggersi come fanno i membri di certe religioni. Non è, in mani dell'essere cosciente, bensì un strumento:  se glielo accarezza, si addormenta, se glielo punisce, si ribella, e se glielo dirige, ubbidisce.
È chi si preoccupa troppo per la salute del corpo, non riflettendo che la salute fisica è il risultato naturale di un discreto modo di vivere.
Bere acqua che scarturisce surgente in abbondanza e mangiare spighe mature, eliminando il molto dolce ed il molto acido;  l'alimentazione deve essere regolarizzata, vigilata e dosata, affinché l'essere sia fresco, agile e flessibile.
Giornalmente, nemici distruttori, nella forma di milioni di batteri, si accalcano nelle porose porte dell'organismo umano, per impadronirsi di lui, distruggendo i suoi tessuti, o infettando le sue linfe. Allontanare il pericolo con freschi bagni, con una camminata mattutina e con una respirazione corretta.
Negli esercizi respiratori non bisogna adottare metodi stravaganti o affettati, bensì il corretto modo di respirare in tre tempi:  inspirare ampiamente per i nasi,  ritenerealcuni istanti l'aria nei polmoni, ed espirare fortemente per la bocca.
Oltre a distribuirsi il giorno secondo i sette movimenti cosmici, bisogna muoversi di comune accordo con la Gran Corrente Duale che sale e discende posatamente, se si vuole arrivare ad impadronirsi di sé stesso.
Queste due forze sono positive e negative, attive e passive, secondo l'atto che esegua.
Alcuni, quando stanno lavorando, desidererebbero riposare, ed in ore di riposo sentono tutti gli impulsi ed illuminazioni rispetto a quello che devono fare durante il tempo di studio o lavoro. Ma questi disarmonici stati della mente non sono più che gli ingannevoli riflessi della volubile e male abituata immaginazione. Se leggendo o lavorando si nota stanchezza o noia, continuare, benché in apparenza si approfitti poco;  deve insistersi benché un denso velo copra l'intelligenza e smussi il cervello;  al giorno dopo si noterà che non si perse il tempo, perché avrà lavorato il subcosciente.
Ma se, per esempio, una lettura c'interessa molto, sospendere alcuni minuti arrivando alla cosa "migliore", affinché la riserva di energia mentale non si scotti in onore della fantasia, lasciando dopo solamente un vago ricordo della lettura.
Molta fretta non permette sempre di arrivare in tempo ad un appuntamento;  conviene, piuttosto, trattenersi a raccogliere energie mediante un atto volitivo contrario a quello che si proporsi realizzare.
E conveniente accompagnare con parole le azioni del giorno, mormorando molte volte:  salute, benessere, ordine, etc.
Le forze fisiche, ordinatamente distribuite, riflettono lo stato e l'attività delle forze mentali.

 

Insegnamento 7:  Assistenza e Lavoro

Come sentinella, sempre vigilante, deve essere il discepolo, perché in qualunque momento può suonare l'ora nella quale se lo richiama al Lavoro.
I Maestri che dirigono i destini del mondo lo richiameranno a lavorare non appena stia il candidato abbastanza preparato per partecipare allo stesso.
L'Opera di assistenza all'umanità è la Gran Corrente, poderosa forza messa in motto per i protettori invisibili che trascina con sé l'essere che stia in condizioni di reggersi in Lei, ed escludendo a quello che non può tollerare l'alta vibrazione della stessa.
Questa partecipazione si effettua lenta ed insensibilmente man mano che il discepolo continui ad progressare, i suoi corpi fisico ed astrale si vadano depurando gradualmente delle scorie materiali troppo pesanti, e si circondino di un esercito di atomi físici e suprafísici più puri ed adeguati per penetrare e resistere la Gran Corrente.
Quando arrivi questa ora, il lemma dell'eletto sarà "lavorare per lavorare", senza gradire il frutto dell'opera, perché l'appetito, ancora sacro e buono, suppone attaccamento all'oggetto amato, e lega alla Legge di Conseguenze.
Quello che si è messo alle ordine della Gran Opera non lavora per sé;  lavora solo per l'Opera, col pensiero sempre posto in la Legge, unicamente.
Per quel motivo, non correspondi scegliere il lavoro, né un lavoro invece di un'altra, bensì abbandonarsi sempre in braccia dell'Unica Volontà di Quella quale dirige l'insieme del lavoro.
In un principio gli risulta difficoltoso al discepolo assistere ed operare senza che nel lavoro comunichi l'emotività;  gli è duro da fare tutto con un atto puro di volontà. A molti vince la pigrizia ed il vuoto, mortali nemici che possono rovinare tutto.
È difficile, veramente, mantenere l'entusiasmo acceso senza che prendano parte i sensi;  ma, se il discepolo non vuole morire qui, ed essere lanciato della Gran Corrente di uguale maniera che restituisce il mare alla terra gli avanzi dei naufragi, deve vincere questo punto. E se arrivasse a comprendere che gli è impossibile per adesso seguire, devii velocemente questo sentimento dell'oggetto particolare e messa a fuoco, con tutte le forze del suo essere quella sensibilità, verso l'unico e puro Amore della Madre Divina dell'Universo.
L'assistenza all'umanità si effettua nel piano fisico durante la veglia, e nel piano Astrale durante il sonno.
Al principio, in entrambi i piani gli atti di assistenza si eseguono inconsciamente, con la direzione di un Maestro invisibile. Ma quando il discepolo si va svolgendo spiritualmente gli è dato più campo di azione e libertà.
Quello che facevano prima quasi senza sapere portato delle mani, l'esegue ora deliberatamente e con un certo arbitrio personale.
Naturalmente, il discepolo non deve supporre che nel piano fisico il lavoro a realizzare sia per tutti uguale o di grandiosa apparenza. Non potrà mai partecipare a grandi lavori, se prima non imparò ad eseguire bene e scrupolosamente i piccoli.
Bisogna esercitarsi nel compito durante il giorno:  nella casa, per strada, nel lavoro. Vedrà già come i Maestri, man mano che faccia bene la cosa piccola, gli daranno opportunità più evidente per fare il bene;  vedrà già come, senza cercare né volere, cadranno alla sua portata le anime che soffrono a bere, nel calice delle sue mani, l'acqua benefattrice della consolazione.
Nel campo astrale, ci sono più opportunità per fare il bene.
Il corpo astrale, ben educato per una retta concentrazione prima di dormire, si abituerà, a poco a poco, a non vagare dietro i fuochi fatui che ha continuato a preparare la fantasia del dormiente per giorno.
L'unione tra il ricordo cerebrale ed il ricordo astrale diventa più vivida;  e ricordando il discepolo in stato di veglia quello successo durante il sonno, si fa più padrone del corpo astrale, e può dirigerlo, durante le ore notturne, ai posti dove è reclamato dai Maestri, potendo soccorrere così i bisognosi.
Non solo i "studenti" possono partecipare dalla Gran Corrente, bensì ogni essere, di qualunque religione e classe che, con retta intenzione desideri disinteressatamente lavorare per l'umanità.
A questo rispetto, è illustrativa il lavoro astrale realizzato da Caterina Emmerich chi ignorava in assoluto i più elementari concetti delle Scuole Iniziatiche.
Per esempio, il seguente fatto nella storia della sua vita:  Una mattina consegnò ad un amico un sacco pieno di segale ed uovi, e gli indicò una casa dove viveva una povera donna chiamata Gertrude, in compagnia di suo marito e due figli. Gertrude era tisica. L'amico doveva dire alla donna che facesse alcune pappolate con quello che sarebbero buono per il suo petto.
Quando entrando nella capanna estrasse il sacco che portava abbasso la sua cappa, la povera madre, tesa nel suo pagliericcio tra i suoi figli mezzo nudi, stava con una febbre opprimente;  tese verso lui le sue braccia e disse con voce tremula:  "Oh!, signore. Dio vi inviò alla sorella Emmerich. Mi porta farina di segale ed uovi." Pianse, tossì, e fece segni a suo marito affinché parlasse per lei. Questo disse che Gertrude aveva avuto un sonno molto agitato la notte precedente;  che, mentre dormiva parlò, e che, al risveglio raccontò quello sognato così:  Mi sembrò "stare con te alla porta della casa;  la pia suora uscì di una casa vicina, dicendoti che la guardassi;  si trattenne davanti a noi e mi ha detto:  Ah, Gertrude! per l'aspetto sembri essere molto malata;  ti comanderò farina di segale ed uovi che sono buoni per il petto." Allora svegliò.

 

Insegnamento 8:  La Rinunzia

Se l'essere rinunciasse, non alle cose che egli crede dannosi per il suo benessere, bensì per amore alla libertà, raggiungerebbe in vita una felicità inenarrabile, una serenità ad ogni prova, un stato di estasi naturale indescrivibile.
Rompere lacci, uscire da gabbie per liberarsi di qualcosa, è legarsi con lacci più sottili, è rinchiudersi in gabbie più grandi;  ma rinunciare per liberarsi è vivere.
Quello che lascia le cose che gli appartengono per il gusto di lasciarli si fa padrone di esse. Quello che getta lontano da sé il pezzo di terra che concede per lui la società, per amore alla liberazione, si fa padrone della Terra. Quello che getta sotto la sua casa perché è stanco di vedere il cielo dalla sua finestra, vedi tutto l'orizzonte. Ma la rinunzia vera incomincia quando l'essere si sbarazza della sua personalità corrente.
Ci sono sette gradi di Rinunzia nei testi di Svolgimento Spirituale.
Il primo grado è questo:  Rompere la personalità corrente.
La personalità corrente è quell'insieme di idee che rinchiude un uomo dentro un circolo di determinate leggi, credenze, abitudini, costumi e tendenze particolari. Rompere questo circolo, rifiutare questa cappa mentale di credere che non si può essere felice senza tutti quelli concetti "prestabiliti", è effettuare il primo passo verso la liberazione.
Quello che si schiavizza per quello che crede la sua felicità e benessere soffre continuamente per la paura di perdere le sue catene, le fini trecce di seta che lo legano a sé stesso che lo rimpiccioliscono, che riducono la sua visione interna di coscienza ad un punto minimo.
Come questo essere schiavo vive in tanto ridotto spazio spirituale, non ha un'altra forza per dominare che la credenza di considerarsi sicuro.
Diceva la rana della pozzanghera alla rana del fiume che l'ha visitata che non poteva avere estensione di acqua più ampia che quella che ella godeva.
L'anima vuole perdere la sua personalità, per acquisire la sua individualità. C'è qui già quell'individualità, frutto della razza futura che gli metterà in contatto, mediante le sue proprie forze, con l'anima del mondo. Il bruco sta per diventare farfalla. L'immagine di Satana sparisce con le luci dall'alba del nuovo giorno, per lasciare passo a Dio.
Dentro la cella della personalità, come oramai l'essere non è felice, si mente continuamente a sé stesso, si sbaglia costantemente dicendosi che è felice;  per quel motivo, il secondo grado di Rinunzia consiste nel valore della confessione sincera della propria inferiorità.
Rinunziare è conoscersi. Rinunziare è fare luce nell'anima e vedere nei più segreti angoli della coscienza quelle ombre tanto temute e tanto accuratamente nascoste.
L'azione di continuare ad accumulare negli interni desideri, aspirazioni, tendenze e vizi ignorati per tutti, è un'avarizia morale dell'uomo.
Veramente si ha bisogno di un valore straordinario, non solo per confessare i difetti interni, come Rousseau, ma anche gli ha bisogno di lui affinché l'anima si confessi a sé stessa i suoi difetti.
È come una seconda natura;  è come un secondo essere che vive nella coscienza;  è l'ombra demoniaca che sta alla sinistra dell'uomo, quella che cura costantemente affinché egli dissimuli a sé stesso, si scusi continuamente delle sue miserie interne, dei suoi peccati nascosti.
Ma l'anima che anela la liberazione, ella sola, con la Rinunzia alla sua natura inferiore, alla sua personalità passata, distrugge questo nemico, e non si vergogna già di versi tale quale è, con suo bene suo e suo  male, con le sue grandezze e le sue miserie, con l'insieme del suo essere interno che è bene e male.
Unicamente l'essere che non si conosce a sé stesso può essere avaro, invidioso e meschino, e può vivere pensando che egli è il centro e tutti quelli che lo circondano sono i suoi satelliti. Per quel motivo, nel terzo passo della Rinunzia, si rompe il concetto di separatismo.
Tu ed io, questo e l'altro, oggi e domani, tutto sparisce sotto gli occhi felici di quello che ha rinunziato a tutto. Non è oramai il centro meschino attorno al quale tutto deve girare, bensì ora è il centro in sé.
Non può vantarsi di quello che è, perché egli fu o sarà peccatore;  non può desiderare quello che non ha, perché avere o non avere esiste unicamente per quello che vive in relatività della vita esterna.
Egli è tutto. In egli, il bene e il male hanno formato un'unica base, il pilastro sacro sul quale si infiamma la Fiamma Una dello Spirito.
Per un'anima così che ha rinunziato a tanto, che si è liberato di tanto, le azioni della vita ed il modo di esprimerli, cambiano pienamente la forma.
Nel quarto grado di Rinunzia appena si capiscono le parole quelli di "lavorare per lavorare."
Si lavora come l'ape, senza sapere per chi né perché. Si sa che il lavoro è un mezzo per liberare sempre di più l'anima, e niente si chiede in ricompensa ma si lasci fare.
Si dà senza essere visto. Veramente, non sa la mano sinistra quello che fa la destra, perché si è vinto la lussuria della soddisfazione personale.
La carità praticata per vanagloria è morbosa lussuria della mente;  ma la carità fatta per farla è liberazione, non solo dei sensi, ma anche della mente.
I grandi esseri, quelli che hanno fatto grandi opere umanitarie, hanno risposto sempre la stessa cosa, a quelli che li hanno adulati per l'opera realizzata:  "Io non lo feci, Dio lo fece."
Quelli sono i grandi esseri che, quando li è ordinati l'azione più volgare o l'opera più banale, la compiono senza domandare come né perché.
Appena allora è quando si vive la vita, si conosce la vita e si entra nel quinto grado della Rinunzia.
Ahi! dei poveri uomini che credono che ci sono cose spiacevoli e cose gradevoli, che non ci sono cose brutte e cercano solamente quello che credono gradevole. Non saranno mai felici, perché non ci sono cose brutte né belle;  tutte meritano essere conosciute e hanno effetti di pienezza quando scoprono, all'occhio attento dell'investigatore, il seme dello spirito che li promuove.
Una notte di pioggia, di vento e di freddo, due umili frati, male vestiti e scalzi, andavano verso Assisi. Il più magrolino e piccolo che andava dietro, ruppe all'improvviso il silenzio, e disse al compagno, un ragazzo giovane, alto e forte:  "Frate Leone, pecora di Dio, mi ascolta distintamente (era San Francesco d’Assisi quello che parlava): Se conoscessi il segreto dell'Universo, di tutti i mondi, di tutte le cose, avresti la perfetta felicità?". E così fu enumerando tutte le cose grandi e belle per gli uomini, sempre colla stessa domanda. Come non rispondeva l'umile Frate Leone, gli disse:  "Se arriviamo al nostro Convento, ed il fratello portinaio non ci conoscesse e ci lasciasse all'intemperie con freddo, con fame, come a due vagabondi, io ti dico che in questo sta la perfetta felicità."
Quello diceva il Santo, perché la felicità sta nella conoscenza di tutte le cose, buone e cattive.
Il sesto grado di Rinunzia, sta già oltre la liberazione dei sensi e della mente, e è la liberazione spirituale.
Quello che ha rinunziato a tutto si assimila di tale modo colla Volontà Divina che vince al tempo ed il dolore. L'uomo che lavora come quelle donne che tessono grandi droppamenti e vedono unicamente il rovescio dell'opera, non possono rendersi conto della bellezza di questa fino a che è finita. Ma quello che ha rinunziato e si è liberato spiritualmente, si è impiegato in punto tale di ampiezza che vedi l'opera ad un stesso tempo, nella sua essenza e nella sua potenza.
È cosicché arriva il Pellegrino dell'Eternità alla settima tappa della Rinunzia e vive lì l'ora eterna, perché imparò che perdere è guadagnare, che dare è ricevere, che lasciare la cosa piccola è vivere la cosa grande.
Disprezzare le ore ed il tempo è fermarsi finalmente sulla soglia dell'Eternità.

 

Insegnamento 9:  Valore e Controllo Personale

Nonostante tutto quello che si è detto e scritto sul Valore, la paura non ha smesso per quel motivo di regnare nel mondo.
Dalla paura ancestrale che riassume in sé tutti gli spasmi e lotte per la difesa personale, fino alla paura sottilmente mascherata col nome di difesa personale, la paura non ha smesso di avere in un pugno il cuore degli uomini.
Allora, o l'umanità ignora il Valore, o ha un concetto falso dello stesso, perché non è oltraggio, né bravosidad, bensì è un senso ben equilibrato del Controllo Personale.
C'è nell'essere umano, una difesa che impedisce alle forze negative e distruttrici di penetrare in lui:  È  la Ruota Controllo che vigila continuamente l'entrata all'essere di ogni vibrazione. Ma quando la paura si imporsi, questa porta chiusa si apre, permettendo l'entrata alle forze negative, alla morte e la distruzione.
Il valore consiste, allora, in bene maneggiare questo Controllo Personale e non il "valore" nel senso che gli uomini danno a questa parola che non è più che il paio di opposti della paura.
Il Valore del Controllo sta sempre all'altezza della sua importante missione e non può dare gli aspetti esterni del valore umano. Uomini che si considerano valorosi e che si sono distinti per fatti davvero eroici, tremano in un momento dato, per un'ombra notturna;  e donne che si spaventavano al rumore di una porta, nel momento di necessità hanno fatto prodezze grandiose, come quello della madre che si lancia alle fiamme per salvare suo figlio.
Il valore del Controllo, per essere realizzato in tutta la sua pienezza, deve essere sperimentato in quattro passi differenti:
Primo passo:  La Semplicità.
 "Se non diventate bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli", disse il Maestro.
È indispensabile che la semplicità regni nel cuore affinché questo è liberato di tutti gli impedimenti che ostacolano il suo corretto funzionamento;  ed il bambino è il migliore esempio, perché la sua incoscienza, la sua spontaneità, generano sufficiente forza per la sua difesa.
La semplicità è valore;  l'anima semplice è, veramente, quella che non teme. L'anima davvero grande non può abbandonarsi continuamente a cavillare su quello che verrà, su quello che sarà, perché è sicura di sé stessa.
Il disinteressarsi continuamente, il non pensare ai mali venturi, l'abbandonarsi con una certa irriflessione al primo impulso, non succede bensì nell'anima sforzata;  ma l'uomo moderno vive in permanente preoccupazione;  ha complicato la sua mente di tale modo che vive in continua difesa, in una continua cavillazione sul male che possono fare a lui, o che può accadere a lui.
Rifiutare tutto questo e vivere il giorno di oggi, l'ora presente, è acquisire, è essere sicuro che l'uomo ha in sé il potere necessario per reagire nel momento in cui si presenti il pericolo, e non prima del pericolo.
Il domestico di un Mistico fu, tutto impaurito, ad annunciare al suo padrone che non aveva riso;  ed il Mistico gli rispose:  "Quanto mi rallegro, così potremo dimostrare a Dio che viviamo abbandonati nelle sue braccia." E, non c'è un tratto sublime in quell'atto del Generale San Martin quando all'annuncio che il nemico stava vicino e le sue truppe in pericolo, invece di disporsisi immediatamente alla difesa, si ritirò a dormire?
I flosci, quelli che non hanno portata né riserva di energie, sé devono temere continuamente. Ma quello che sa che è una fonte inesauribile di energie superiori non deve temere.
Secondo passo:  La Prudenza.
Ma anche il Maestro disse:  "Sete semplici come colombe ma prudenti come serpenti."
La Prudenza come il Valore e Controllo Personale non è quell'indecisione costante, tanto abituale negli uomini e che fa loro perdere le migliori opportunità a causa di trattenersi. La Prudenza è quella che sa fino a dove può arrivare il Controllo dell'uomo, e fino a dove può ostacolarsi che vada troppo lontano e si tramuti in paura.
La Prudenza è un'osservazione continua delle forze personali dell'uomo e di quello che egli può dare.
Quando l'anima si sente riempita di una santa forza che lo spinge ad andare in difesa degli oppressi, a fare giustizia, ad andare al martirio se fosse necessario per bene dell'umanità, deve fermare quelle forze e non spenderli, e considerare quello che farebbe se il suo sonno fuori realtà.
Quanti dicono che darebbero la vita per il suo ideale, ed al primo colpo che ricevono, non offrono non solo quello che avevano promesso, ma l'abbandonano e lo rinnegano.
Pietro dice a Cristo:  "Io ti amo più che nessuno, darebbe la mia vita per Te"; e, tuttavia, davanti al pericolo lo rinnega, e tre volte. Dopo la Resurrezione, quando c'è già ad imparato la lezione che il valore dei sonni non è Valore della realtà, Cristo gli domanda:  "Pedro, mi ami?". E risponde:  "Tu sai se ti amo."
È facile essere coraggioso quando si è comodamente seduto in un cuscino soffice  e si lascia che la fantasia corra allo stesso modo del fumo della sigaretta. Bisogna stare davanti alla realtà per sapere quello che può darsi, e la Prudenza è, in questo, l'unica maestra.
Portami con te Maestro, diceva un impaziente discepolo al suo guida spirituale;  voglio volare per quelli mondi meravigliosi che descrivi, voglio vedere le eteree figure che popolano il mondo astrale;  portami con te. Ma il Maestro l'avvertiva dicendo che verrebbe il tempo che prima dovrebbe farsi forte, equilibrarsi bene, avere un controllo ad ogni prova prima di confrontarsi col nascosto mondo. Ma come il neofito tanto insistesse, lo portò con sé all'incrocio di due strade, tracciò il circolo magico, pronunciò le solenni parole e disse al giovane:  "Mettiti lì nel mezzo e non temere, perché abbasserà l'automobile necessaria per trasportarti alle regioni superiori." Così lo fece il discepolo. Ma quando stette nel circolo e sentì il rumore di un veicolo che si avvicinava e vide che veniva ad ogni velocità su lui, perse il suo Controllo e, perdendolo, automobile e cavalli gli furono fatti immensamente grandi;  stavano già sopra, per schiacciarlo, e cadde come morto. Il suo valore non era più che curiosità, perché se fosse stato Valore prudente di un discepolo discreto, avrebbe avuto forze per controllarsi nel momento di trepidazione che è il passo di un stato ad un altro stato.
Domandarono al re Salomone:  "Che cosa è la saggezza?”. Ed egli rispose:  "La saggezza alberga nella sua casa alla prudenza."
Terzo passo:  La Temperanza.
Per potere vivere semplicemente, in pace e senza il tormento di non potere difendersi, per fare valere la prudenza e dargli merito affinché distingua le forze reali delle illusorie nella conquista del Valore e del Controllo personale, è indispensabile la Temperanza.
La temperanza è il serbatoio nel quale si accumulano le energie del Valore. Controllare e misurare tutti gli atti, privarsi delle cose più gradevoli, misurare con discrezione le cose indispensabili, vigilare i pensieri e le parole, è risparmiare preziose forze. Non bisogna mai fidarsi troppo di quello che dice:  “Io sono forte. Io so difendermi”. Lo sfoggio smisurato non potrà mai risparmiare molte energie.
Quello cardinale Peretti, vecchietto, acciaccoso, che camminava penosamente appoggiato nel suo bastone, non aveva l'apparenza di un uomo coraggioso;  per quel motivo i cardinali, riuniti in conclave, lo scelsero Papa (Sisto V), pensando che potevano maneggiarlo al suo capriccio;  ma egli, quando seppe della sua elezione, raddrizzò il suo corpo, lanciò lontano da sé il suo bastone e disse:  "Molti anni ho occultato i miei sentimenti;  ora comando io." E governò alla Chiesa con mano di ferro.
La temperanza, il sacrificio costante di accumulare forze, fa che il Centro Controllo si indurisca come diamante e possa tollerare tutte le vibrazioni, ancora le più violente e mortifere. Si sono visti uomini che vissero rinchiusi in claustri con la sua volontà completamente subordinata all'ordine dei suoi superiori che, quando incominciarono ad agire, dimostrarono avere un Valore ad ogni prova che non condecía con la sua educazione. È che la temperanza, esercitata per molti anni, la rinunzia della volontà ed il dominio delle passioni diedero loro il vero Valore che poggia nel Controllo Personale di se stesso.
Quando una paura costante invade all'anima, non bisogna vincerla facendo sfoggio esterno di non sentirla, come quelli che si mettono occhiali azzurri per vedere il mondo con gradevole colore, bensì bisogna risparmiare energie quotidiane per vincerla. Appena quando si trovano accumulate forze sufficienti, potrà farloro davanti.

Vengono qui al caso i seguenti paragrafi dal capitolo intitolato "L'Abisso" della "Simbologia Esoterica": non tornare per guardare. Non ti dondolare sul bordo del precipizio;  cadresti sicuramente in lui, avvolto nello spaventoso mulinello che agita ritmicamente l'affannoso respirare della tua Nemica."

Quarto passo:  La Fortezza.
Arrivati all'ultimo passo, il più difficile di tutti, si porsi la gran questione:  Il Valore ed il Controllo Personale, si acquisiscono con la resistenza attiva, o con la resistenza passiva? L'essere deve fare di fronte al nemico con tutte le sue forze, o deve abbandonarsi, come mite agnello, in mani dell'avversario? La vera forza, quella che dà il supremo Valore, è quella che resiste fino ad un punto determinato;  è indispensabile resistere per vincere.
Iaccopo lotta con un Angelo sconosciuto, e lo vince;  per resistenza l'Universo rimane, si difende la vita, si conservano le specie attraverso il tempo. Ma questa resistenza del Valore forte deve cessare esattamente quando l'essere sta per raccogliere il frutto di lei.
È necessario fare un esempio volgare:  Un uomo assaltato si difende, disarma il suo nemico, l'impossibilita per lottare, ma non lo consegna in mani della polizia.
È proverbiale che i veri coraggioso che seppero dare una buona lezione ai suoi nemici e persecutori, furono tuttavia molto nobili e generosi con gli stessi nei casi estremi.Quando l'essere ha compreso che ha nelle sue mani la vittoria che ha abbastanza valore per affrontare una situazione, allora si abbandona in braccia di quella spensierata forza che disprezza il frutto del valore, perché ha conquistato l'essenza della stessa.
In sintesi, il Valore ed il suo Controllo Personale sono:  La Semplicità dal bambino che non conosce la paura, la Prudenza dell'anziano che non teme oramai né gli importa il pericolo, la Temperanza del virtuoso che disprezza gli eccessi della vita e la Forza del vincitore che si è impiegato al di sopra della sua propria vittoria.

 

Insegnamento 10:  L'Esercizio della Memoria

La memoria è il ricordo vago o chiaro delle cose passate, è la fissazione mentale delle cose presenti e è l'immaginazione evidente del futuro.
Questi tre tempi della memoria sono indispensabili affinché ella possa, con proprietà, essere chiamata così.
Gli uomini hanno in generale molto poco concetto di quello che è la memoria, perché per essi è quella facoltà mentale che fa loro ricordare il passato, e nient'altro. Ma il vero possesso di questa virtù implica il dominio dei tre tempi.
Crede l'essere umano conoscere il suo passato, ma non ricorda più che vaghe ombre, sempre di più indebolite nel decorso degli anni ed il sopravvenire di nuovi avvenimenti. Se si dominasse una buona memoria l'orizzonte umano amplierebbe notevolmente la sua area di possibilità.
Di piccoli, quando il cervello umano è ancora intriso delle energie cosmiche che ha portato più in là con sé del, si tiene una buona memoria che fissa chiaramente i fatti e prevé, per quella chiarezza, la cosa conveniente per la vita. Nel mezzo della vita dell'uomo, si è debilitato già la memoria e la prematura vecchiaia accentua la dimenticanza. Questo è perché gli uomini non possiedono memoria.
Per essi è un Dono gratuito della mente, mentre la memoria non è altro che un campo per sfruttare che si perde non essendo coltivato.
Gli studenti esoterici devono avere una memoria tale che ricordino perfettamente il passato, avendo presenti sempre le avvenimenti più importanti della sua vita, e devono avere una fissazione tale dei fatti della sua vita e delle opere attuali che possano, per logica memorística, evidenziare chiaramente il futuro.
Primo tempo:  Il Passato.
¿Cómo deve fare lo studente per vincere le dense ombre, gli spessi veli che gli occultano il suo passato? Non ha passato ancora un giorno e si sono dimenticati già i fatti accaduti nel decorso di quello tempo.
È che gli avvenimenti si imprimono tutti nell'inconsciente e sono esumati per il Centro Solare, invece di esserlo per il Centro Visuale.
In una parola, l'uomo non vuole pensare;  lascia che la sua mente subalterna pensi per lui. Quando il bambino osserva e ricorda, è tale la forza che lo spinge e che si chiama curiosità che impianta tutte le sue energie al Centro Ipofisiario.
Potrebbe sintetizzarsi, allora, che la mancanza di memoria è dovuta alla mancanza di interesse per la vita.
L'essere si accontenta di sapere e ricordare la cosa necessaria, quello che è indispensabile per i suoi compiti quotidiani, per le sue occupazioni imprescindibili, trascurando tutto il resto. Per quel motivo ha tanto vitale importanza l'esame retrospettivo che riordina i fatti accaduti durante il giorno, per caricarli con la dovuta energia mentale, indispensabile affinché si fissino chiara e non vagamente, nell'inconsciente.
Ma per acquisire una buona memoria non basta l'esame retrospettivo. Un buon commerciante non si accontenta con lo scrutinio quotidiano delle sue entrate ed uscite, ma ha bisogno di un bilancio annuale, ed ancora semestrale.
Con questo metodo trionfò Ignazio di Loyola;  coi suoi esercizi spirituali salvò alla Chiesa Cattolica di un crollo. Perché, che cosa sono gli esercizi spirituali bensì una pausa nel corso della vita per fare lo scrutinio dei fatti passati e fissare di tale modo i punti culminanti che siano centri vivi di energie che spingeranno per il futuro?
Non si accontentò Ignazio di Loyola con l'esercizio del ricordo mentale;  bensì volle che i fatti passati fossero scritti minuziosamente in una carta, per essere migliore considerati.
Questa è una delle finalità dei ritiri spirituali, tanto consigliati per i maestri della vita spirituale. Tutti gli studenti dovrebbero allontanarsi, benché fosse una volta all'anno, del chiasso del mondo, lontano dai commerci, lontano dai parenti, lontano da ogni preoccupazione, per vivere alcuni giorni di completo assorbimento spirituale, per potere fare l'esame retrospettivo di tutto l'anno ed abituare la memoria a fissare bene gli avvenimenti eccellenti accaduti durante lo stessi.
Non disse Dio al Salmista:  “Vieni alla solitudine e ti parlerò?".
Non può riuscirsi lo svolgimento spirituale che tanto anelano gli studenti, senza sforzarsi.
Ramakrishna diceva ai suoi discepoli esterni e che vivevano nel mondo:  "Lasciate qualche volta la vostra casa ed i vostri lavori e venite con me alla solitudine."
La Natura aiuta al risveglio di questa facoltà della memoria, come succede nell'aria rarefatta delle altezze. Per qualcosa gli antichi Cavalieri costruivano i suoi castelli oltre a mille metri sul livello del mare;  e dicono i Lamas del Tíbet che l'aria dei Himalayas svegli la memoria.
Di lì è consigliabile fare questi ritiri, quando sia possibile, in paraggi elevati.
L'acquisizione dei ricordi passati è tanto importante che a volte scopre una missione nuova, o risolve come un lampo i più duri dilemmi.
Freud, col suo studio della psicoanalisi, volle curare le malattie facendo che la memoria cerchi nell'inconsciente la causa originaria delle stesse.
Secondo tempo:  Il Presente.
La fissazione dell'idea per fomentare la chiarezza della memoria si riesce con l'esercizio dell'osservazione e dell'attenzione.
Bisogna sempre prendere esempio dei bambini;  a volte piace ed a volte infastidisce quell'insistenza di essi in domandarlo tutto, in volere saperlo tutto. La curiosità infantile si trasforma, nella persona memoristga in acuta osservazione.
Si osservano solo quelle cose che interessano e si disinteressa tutto il resto;  ma il vero osservatore deve avere una visione ampia ed esatta di quello che vedi.
I maestri danno certi esercizi a proposito. Fanno che il studente passi correndo di una stanza ad un'altra, ritornare subito e scrivere in una carta quello che ha visto. Al primo scrutinio si osserva che si è dimenticato la terza parte degli oggetti della stanza. Bisogna ripetere questo esercizio varie volte per giorno fino a che di un semplice colpo di vista si domini tutto il panorama.
Anche, può prendersi un oggetto, osservarlo distintamente ed annotare dopo tutte le qualità inerenti allo stesso;  si vedrà, all'inizio, che molto poche qualità si attribuiscono allo stesso, ma come passino i giorni gli si saranno stati aggregando tante che sorprenderà.
Questi esercizi di osservazione svegliano di tale modo l'attenzione che il studente, senza perdere molto tempo, acquisisce gran conoscenza ed esattezza delle cose, e vedi senza spendere molto tempo che arricchisce il suo magazzino della memoria.
Un Insegnante religioso ordinò ad un distratto studente di fermarsi davanti ad una tenda bianca, dicendolo:  Guardi quello che c'è nella tenda, e dopo vieni a riferirmi lo;  il giovane guardò e niente vide fuori della biana cortina, ma dopo essere ritornato e detto al Maestro che niente aveva visto, questo lo condusse fino alla cortina e gli fece notare come la tarma l'aveva traforata formando vari disegni. “Come potreste scoprirli?”, domandò il studente. “Osservando semplicemente e con attenzione quello che aveva davanti i miei occhi”, ripose il Maestro.
Terzo tempo:  Il Futuro.
Esta memoria, chiara, fissa e costruttiva è, evidentemente, specchio del futuro. Per un smemorato, per uno che vive nel semisogno della vita materiale, è molto difficile costruire il suo futuro quando così facilmente ha dimenticato il suo passato, ma quello che ricorda, conosce molto bene il risultato dell'Opera.
Un re indù andò a visitare ad un solitario Yogi che viveva nella selva con la sola compagnia della sua gazzella;  e prima che il re parlasse gli disse:  "Tu vieni a dirmi che il tuo paese si è ribellato in contro te perché è da tre anni che ci sono fame e siccità nella tua terra." Come lo sai?, domandò il re. “Lo so”, rispose il saggio, “unicamente per quello che tu mi dicesti quando mi visitasti tre anni fa;  avevi avuto tre anni buoni e dicesti che andavi a fare grandi feste ed aprire i granai a tutto il paese;  accordandomi di quello spreco e vedendo le stazioni senza acqua che da allora si succederono, ho dedotto quello successo recentemente”.
È qui molto importante formulare un'observación:
Siempre si dice negli Insegnamenti che bisogna dimenticare il passato, cancellare il passato;  ma in questo di cancellare il passato da una parte e ricordare il passato, come si dice in questa lezione, c'è una delicata sfumatura spirituale.Quando si consiglia di dimenticare il passato, l'Insegnamento vuole esprimere che l'uomo deve slegarsi dei lacci, dimenticare le emozioni, per non ripeterli;  cancellare le immagini per non vivere legati ad esse.
Mentre quando si abitua che bisogna ricordare il passato, si vuole significare che c'è di recordársele come una cosa che non è di uno, che non appartiene ad uno, qualcosa che è proprietà esclusiva della conoscenza e che si osserva e conosce per godere unicamente il frutto del sapere.
Bene quello che bene ricorda sa. Quello che non sa l'impara facilmente e facilmente quello che impara l'utilizza per la costruzione del futuro.


Insegnamento 11:  L'Amore Reale

Sebbene la parola amore sta in tutte le labbra, si pronuncia in tutte le lingue e si esprime in tutte le forme, molto pochi saprebbero dare una definizione esatta dell'Amore.
È che l'amore, per molti non ha definizione, perché è l'Essenza Divina della vita.
Dappertutto, in ogni momento, sottosta questo divino elemento come il lievito della massa, come il sale nell'alimento. Germoglia ovunque, inavvertitamente, con un subitaneo splendore, che sembra lampo in notte di temporale.
Per l'amore si muovono gli astri e le catene planetarie, e per lo stesso spunta il fiore del campo la sua corolla nelle mattine di primavera. Nessuno può scappare all'incantesimo da questa segreta virtù che è, in una forma o un'altra, l'aspirazione di tutte le forme create.Ma, chi può parlare dell'amore? Che parole sono degne di esprimere tanto eccelsa qualità? Qualunque frase risulta morticina davanti alla grandezza di questo fermento di vita. Si sa solo che ci sono amori, ed amori.
Nonostante tante distinte forme e di tante e distinte sfumature, impossibili da enumerare, tutti i saggi e chiaroveggenti, unanimemente, hanno proclamato che sono dodici i distinti raggi dell'amore.
La Ruota del Cuore ha dodici raggi risplendenti, sicuramente per indicare queste dodici tonalità.
In un antico testo rosacruciano, non conosciuto per nessun uomo fosse dei sette che costituiscono la Sacra Fraternità, fa corrispondere queste dodici tonalità dell'amore alle figure rappresentate nel quadro "L'Ultima Cena" da Leonardo da Vinci. Dice il testo che la Comunione rappresenta l'Amore Divino, il punto centrale, che si dà agli uomini;  e che nella faccia, nel modo di vestire e nell'espressione di ognuno dei dodici discepoli sono divise le dodici fasi dell'amore, dal passionale e criminale di Giuda Iscariote, fino al soave di Giovanni Evangelista che riposa la sua testa sul petto di Gesù.
Dice inoltre espressamente il testo che da Vinci, non finì il viso del Salvatore, perché come esprimeva il Supremo Amore, non poteva avere tratti definiti.


Insegnamento 12:  I Dodici Raggi dell'Amore

Il primo raggio dell'amore è animale, istinto che spinge alla conservazione delle specie;  in ritmo pazzo attraverso i tempi, lottando, ammazzando ed ancora soccombendo per quell'affannoso desiderio di conservazione, escono trionfanti i diversi tipi di animali e di razze umane. È come un mulinello che, incominciando per un breve vertice, si trasforma in una tromba immensa che assorbe ed assorbe, irremisiblemente.
Tutto perisce fino all'ultimo alito, ma la carne lotta a braccio partito per la sua conservazione. Così, con questo magnifico ed inconsciente desiderio di essere, si mantengono le migliaia e migliaia di astri che popolano lo spazio, andando tutti, irremisiblemente, dietro la nascosta calamita che li mantiene in movimento:  l'amore.
Ma nel secondo raggio dell'amore questo desiderio di essere acquisisce, mediante la difesa, l'autocoscienza di quello che è;  e questa difesa amorosa si estende al limite del quale abbraccia la necessità del difensore:  a sé stesso, alla prole, all'alimento e le altre cose indispensabili per la vita.
Per la difesa si formarono le famiglie, i clan, le nazioni, i codici, ed ancora le società di protezione ed aiuto mutuo. Questo inconsciente amore difensivo mise tanto poderose radici negli esseri umani che ora che non è loro oramai quasi necessario, non possono staccarsi da lui e è causa di rovina, di distruzione e morte.
Sentendosi l'uomo relativamente sicuro nell'ambiente di difesa che ha creato, incominciò a dedicare il suo amore animale al terzo raggio dell'amore, al suo corpo.
È qualche cosa indefinito, misteriosa e sottile questo amore al corpo di uno stesso.
Da quando il bambino vedi il suo corpo specchiato nell'acqua della fonte o nello specchio della sua casa, nasce questa scossa rara, a volte incoscientemente vergognoso, di autoattrazione. È come se trovasse qualcuno che egli non è stesso e che, tuttavia, ha cercato tutta la sua vita;  è come una morbosa soddisfazione, una definita discesa alla materia.
Quell'amore, gira col tempo, sempre di più forte ed egoista, specialmente in quelli che non trovano un'altra soddisfazione nella sua vita, costituendo un'ossessione, e la paura continua che il corpo non sia  bene curato, regalato, viziato;  tutto è poco per il corpo di uno, tutto è insufficiente, perché questo cieco amore lo spinge e schiavizza, lo lega sempre di più alla sua carne.
E che cosa può sperarsi di tanto amore al corpo bensì l'entrata al quarto raggio dell'amore che proporziona al corpo tutti gli animali piaceri della vita, quegli animali piaceri che non ammettono la felicità o la cooperazione di altri, bensì unicamente la soddisfazione del proprio diletto?
Ancora tra uomini già civilizzati si presentano questi curiosi aspetti dell'amore, uomini che non possono pensare di vivificare il piacere altrui, ma unicamente pensano di saziare i suoi propri appetiti.
Tutti gli aspetti dell'amore animale hanno gran importanza per conservare le specie vegetali ed animali, tanto indispensabili per la vita dell'uomo;  ma per l'essere umano che ha libero arbitrio e pensiero, questi tipi di amore, invece di alzarlo verso la cosa Divina, lo trascinano fortemente verso la vita animale ed inferiore.
Il quinto raggio dell'amore già  umano;  spinge l'essere a sentire per altri quello che sente per sé. Ammette che il suo piacere possa essere piacere di altri, che la sua felicità possa essere felicità di altri esseri, e comprova che egli non è quello che sente, soffre solo o ama ma ci sono altri esseri che sperimentano quelle stesse sensazioni.
Quando l'essere gode, incoscientemente gode più, perché sa che il suo piacere è eredità di tutta la sua specie ed arriva, per quello mezzo, a rispettare i suoi simile, a comprendere le sue necessità, a proteggerli ed a diffenderli.
Nel sesto raggio dell'amore, l'amore umano diventa attraente.
Lo descrisse Dante con parole impossibili da superare:  "Amore che nullo amate, amare perdona". che vuole dire l'amore esige amore.
L'amante vuole il piacere per sé e per l'essere amato. Sebbene il circolo del suo affetto è ridotto, a volte tanto ridotto che abbraccia una sola persona, tuttavia è tutto per lui;  per quell'amore lotta, lavora, soffre e anche sa morire. Non può tollerare che nessuno lo tolga il suo affetto ed a volte, quando sparisce questo affetto, si dà alla disperazione, odia ed ammazza.
Nel settimo raggio dell'amore, l'amore umano si estende da una persona fino a varie, fino a tutta una collettività.
È l'amore umano che cerca più dilatati orizzonti che vuole trasformarsi in un Amore Reale;  in una parola, non vuole morire, perché incomincia a comprendere quell'antico detto:  l'amore che morì non era amore.
Ama i suoi figli, frutto del suo piacere;  sa che gli affetti perituri della forma attraente che deve finire presto o tardi, sopravvivranno nella sua prole, si andranno estendendo sempre di più per la generazione, per quell'indistruttibile filo dell'eredità dei tipi di sangue.
L'ottavo raggio fa compassionevole all'amore umano;  l'essere soffre per i patimenti degli altri e desidera che il suo benessere sia il benessere di tutto il suo paese.
Sebbene acquisisce il benessere per sé, su tutte le cose ammette il benessere per gli altri. Protegge a quelli che l'ispirano simpatia, aiuta a quelli della sua razza, favorisce a quelli che lo lodano;  e sebbene non perdona a quelli che stanno in suo contro, fa tutto il bene che può, purché ridondi nella sua propria soddisfazione ed in onore del suo amore proprio.
Ma l'amore umano, relativo come tutte le cose che hanno forma, non è l'Amore Reale. Unicamente l'Amore Divino è l'Amore Reale.Il nono raggio dell'amore è divino, perché quello che ama, ama per amare, da per dare senza aspettare ricompensa.
Come possono farsi distinzioni tra un uomo ed altro se tutti sono usciti dalla stessa essenza divina e tutti dovranno tornare ad essa? Che cosa importa non essere corrisposto, non ricevere la fiamma dell'essere amato, se tutta la Fiamma sta nella mano del vero Amante?
Dicono i veri devoti che stanno pazzi di amore verso Dio, e verso tutta l'Umanità.
Passa qui al decimo raggio dell'amore.
Se l'Amore Divino è tanto esteso e sublime che abbraccia tutto senza chiedere niente, quanto meraviglioso sarà quello Amore quando è focalizzato su alcune delle creature che lo circondano.
Unicamente un essere può conoscere così la vera amicizia. È pena che questa bella parola sia stata svisata per la quale l'usano, perché la vera amicizia è l'amore che unicamente gode in vedere felice all'essere amato, ancora a costo del suo proprio sacrificio.Ci fu un studente che, quando entrò alla Vita Spirituale, fu distinto dal suo Maestro di modo particolare. Molte volte chiamava al suo fianco per parlargli di cose spirituali e dell'Amore Divino;  molte volte si faceva accompagnare per lui nelle sue passeggiate e sembrava al discepolo che la sua anima era riparata sotto quella del Maestro. Ma un giorno questo non lo  chiamò e quando lo trovava salutava senza particolarità. Disperato, lo studente fu un giorno a gettarsi ai suoi piedi per sapere in che colpa era incorso per essere stato lontano di tale modo;  il Maestro gli rispose:  “Il mio amore per te è tanto grande oggi come ieri;  per meglio dire, è di quelli che ogni giorno diventa più forte;  ma quell'amore sarebbe imperfetto se cercassimo la nostra soddisfazione personale;  prima ere piccolo, avevi bisogno della mia parola e della mia presenza;  oggi che hai allevato ali, devi valerti per tí stesso;  il contatto sarebbe più dannoso che utile;  vieti ed impara che il vero amore non è quello degli uomini che dice "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" bensì è quell'invariabile, sempre, da lontano e da vicino, nella vita e nella morte."
Nell'undicesimo raggio, l'Amore Divino diventa estatico. Non c'è misura tra un amore ed un altro, tra una forma ed un'altra.
Qualunque espressione di amore, ancora il più insignificante, infiamma tale animo nel petto che fonde l'anima nell'Amore Divino per l'Estasi.
La bellezza del cielo e di un uccello volatile fece cadere in estasi al piccolo Ramakrishna.
Un bambino che passava per la strada ricordò a San Giovanni della Croce la bellezza dal bambino Gesù e cadde in estasi di amore tanto grande che il suo viso si accese come se stesse in fiamme.
Il dodicesimo raggio dell'Amore Divino restituisce l'anima estatica, per quello verso il cuore o per quello verso la mente, a quella Fonte Prima ed Universale da dove germogliò la prima espressione della vita, spinta per l'Eterno Amore.
Lì è dove l'Amore Reale si fonde di tale modo con la Divinità che è difficile segnalare il limite tra quello manifestato e l'inmanifestado.
Ma ancora qui, in queste sublimi altezze, possono ricordarsi le parole del filosofo indo che dicono:  "L'amore è il principio ed il fine della Strada."

 

Insegnamento 13:  La Perseveranza

Tutte le virtù fino ad ora enumerate sono indispensabili;  ma, affinché abbiano una vita efficiente, devono essere basate sui forti pilastri della Perseveranza.
Conta una leggenda che Dio comandò un Angelo alla Terra affinché battezzasse con un nome ad ognuna delle specie di fiori. Non si dimenticò di nessuno; adornò i più belli con nomi pomposi ed più umili con nomi soavi. Di nessuno si dimenticò, come egli credeva, poiché anche diede nome alla violetta che rimaneva nascosta abbasso il suo spesso fogliame;  ma c'era un fiore tenero, piccolo, quasi invisibile e dimenticato, che sperava pazientemente il suo turno. Quando l'Angelo di Dio stava per alzarsi ai cieli e tutti gli altri credevano ch’il fioretto rimarrebbe senza nome, quello che aveva perseverato nella sua attesa, alzò la voce:  “Non tiscordas di me.” Sentì l'Angelo la voce del perseverante fiore e, rivolto verso lui, disse:  “Tu stesso hai scelto il tuo nome, ti chiamerai ‘non ti scordare di me’.”
Ugualmente, la Perseveranza si distingue tra tutte le virtù per la sua propria caratteristica, per la sua propria espressione, che non smentisce mai la cosa detta che non ritorna mai sulla strada percorsa che non si pente mai e che sempre, fervorosamente, spera.
Le virtù umane sono come la statua biblica:  testa di oro, petto di bronzo e piedi di fango. Ma la reale virtù, quella che si stanzia sulla Perseveranza, benché a volte non sia tanto apparente, ha la testa di fango ed i piedi di oro.
Quando si gettano i fondamenti di un edificio spirituale, affinché questo sia come castello sulla roccia che, né il vento muove, né l'acqua danneggia, né il tempo distrugge, deve essere fondato sui cinque pilastri angolari della Perseveranza.

Primo angolo:  La Pazienza.
Por la pazienza l'uomo diventa costante, per la pazienza si apre la porta di oro che dà ai mondi superiori, per la pazienza si vince il nemico più acerrimo.
Tutte le mattine, accorreva un'anziana alla porta del Palazzo Reale per implorare clemenza per un suo figlio, imprigionato. Il re passava e la guardava sdegnosamente, senza ascoltare le sue suppliche;  i portinai e domestici deludevano all'anziana dicendolo:  è inutile che venga, niente riuscirai. Ma un giorno il cuore del re si calmò, perché stava in uno dei suoi buoni momenti;  ascoltò l'anziana e liberò suo figlio. Vinse la pazienza.
Venti anni pianse Monica chiedendo la conversione di suo figlio Agostino al cattolicesimo, tanto, che due profondi solchi si erano stampati nelle sue guance;  ma guadagnò finalmente. Seppe un vescovo della conversione di Agostino clamò:  “Non poteva essere che non si salvasse il figlio di tante lacrime e di tanta pazienza”.
Nella vita spirituale e nello svolgimento psichico la pazienza è indispensabile. Quanti incominciano con molto entusiasmo, e perché non venga subito il risultato dai suoi sforzi abbandonano il Sentiero!
La natura umana, tanto indurita nell'abitudine, precisi lunghi anni per modellarsi ed attivare i centri necessari per la vita psichica ed unicamente con una paziente Perseveranza riesce il successo.
Domandarono ad un saggio dell'India come aveva immobilizzato completamente il suo braccio destro;  egli rispose:  “Con lo sforzo continuato di venticinque anni”.
Secondo angolo:  La Fede.
La fede è quella sicurezza nelle cose invisibili che non si vedono ma che ogni istante si presentono. Ed ella è indispensabile per riuscire la perseveranza.
Non si parla ora di quella fede istintiva che lega terribilmente alle cose adorate o credute, bensì di quella comprensione che dà per certi le cose che non si vedono.
Chi può affermare che la carne che si porta alla mattina è sana ed innocua? Nessuno può assicurarlo, bensì la fede sociale e collettiva.
Chi può provare che le cose che non si vedono che tuttavia, in esse si crede, senza questa fede razionale?
Ma ad ogni momento i poveri uomini che credono ciecamente nel panettiere che porta il pane, nelle acque correnti proporzionate per l'Opera di Salubrità, nella carta moneta che dispensa loro la Nazione, dubitano della parola dei Maestri e di quelli che hanno percorso già praticamente il sentiero che essi percorrono teoricamente.
Quando un Sannyasy vuole essere ammesso nella compagnia di un Guru, la cosa prima che gli è esatto è obbedienza assoluta;  e questa obbedienza assoluta è indispensabile per riuscire la fede nelle cose reali, ma non viste.
Se un studente di qualunque Università, avesse praticamente nelle sue mani, dal primo momento, tutta la scienza che vuole imparare, non potrebbe abbracciare con la sua intelligenza e tutto d'un colpo tutto quello che avrebbe davanti ai suoi occhi. È necessario che studi e sappia per fede, quello che domani potrà riuscire praticamente.
Il discepolo che non assente le sue basi su questa perseverante fede, è come il ghiottone che vuole mangiare in un giorno i commestibili di un mese, e muore di indigestione.
Terzo angolo:  La Speranza.
La speranza non è quella virtù di abbandonarsi alla miseria, alla disperazione, alle tristezze morali, dicendosi che quello qualche giorno cambierà. La speranza è, invece, quella virtù de quell’uomo che spera in un momento determinato, nell'ora adeguata, la realizzazione in sé stesso del Piano Divino;  e è il più forte sostegno della Perseveranza.
Aspettano perseverantemente quegli esseri che sono arrivati alla meta senza alterarsi, senza affliggersi, perchè sanno che tutti arriveranno un giorno.
I discepoli sperano pazientemente che passino gli anni delle prove affinché vengano gli anni di liberazione. Sperano pazientemente che gli anni passino, il tempo voli, affinché si mantengano le Promesse Divine dell'Unificazione delle anime.
Quarto angolo:  Il Discernimiento.
Perseverare è avere tempo per tutte le cose .L'essere che cambia molti ideali, che prende molti sentieri, spende il suo tempo e le sue energie senza trattenersi mai, senza avere tempo per niente.
Ma quello che persevera nella sua fede, quello che segue costantemente per il sentiero che si è abbozzato, ha tempo per analizzare le cose, discernere le cose, perché il discernimento è quell'estasi, tributo della Perseveranza che fa piacere delle cose nei suoi tre aspetti:  Fisico, mentale e spirituale.
Quinto angolo:  La Rassegnazione.
Una Perseveranza perfetta e completa è rassegnatamente virile.
Prende tutte le cose di accordo con la Volontà Divina, si modella in ogni forma ed in ogni aspetto;  ma è, in sintesi, per così dire, la corona di questa virtù.
Quando pazientemente l'uomo vive, sinceramente crede, chiaramente attesa, discerne serenamente e rassegnatamente prende il suo destino delle mani di Dio, è riuscito la virtù della Perseveranza.

 

Insegnamento 14:  Coscienza e Volontà

Il movimento universale oscilla continuamente tra una forza che spinge alla creazione e l'attività, ed un'altra che attrae all'annichilazione ed il rilassamento.
Questi due grandi movimenti cosmici sono: Coscienza e Volontà.
La coscienza potrebbe esse definita dicendo che è l'amplificazione dell'essere dall'atomo fino alla Macrodivinità. Ed alla Volontà dicendo che è la forza universale concretata all'essere.
Primo movimento:  La Coscienza.
Esta passività cosmica che, come una madre lontano da suo figlio, richiama dall'Infinità al frutto delle sue viscere, affinché si renda il Gran Deposito Cosmico, si manifesta nella vita con la coscienza inerte degli elementi;  e quello lento progresso, quella lenta evoluzione dei minerali ed i mondi, è come una lotta passiva delle monadi per non proseguire e ritornare al punto di partenza.
È come se la coscienza di quello che è si rifiutasse di divenire.
È come se il circolo amplísimo si sforzasse per non essere ridotto del Circolo Eterno al circolo personale.
Questo concetto di Eternità, questo senso di immensità, non può essere cancellato, ancora attraverso la discesa;  e l'essere, ancora rinchiuso nella prigione profonda del suo mente consciente, conserva questo principio ignoto, questo Tabernacolo Segreto, di quello che potrebbe essere prima in essenza che in potenza, e che gli uomini chiamano, vagamente, coscienza.
Naturalmente la coscienza, qui, non è più che un lontano scintillio di quello nascosto potere passivo che deve restituire all'anima alla sua pristina essenza.
Si dice che la coscienza è quello concetto del bene relazionato con le abitudini, leggi ed etiche degli uomini. Ma, in definitiva, se l'uomo analizzasse bene questa questione, vedrebbe che la coscienza non è il bene relazionato con la sua vita esterna, bensì l'essenza del bene relazionato col suo grado di evoluzione.
Quando la coscienza si apre agli influssi dello spirito, si amplifica allora fino alla cosa Infinita, perché ella è quella virtù che rompe i lacci e come un straripante mare vince tutti i limiti, ripiena tutti i bacini e vuoti, e restituisce l'anima liberata lì, in quello nodo gordiano e vitale che è l'armonia tra lo Spirito Eterno e l'anima che sa quello che è e chi è.
Secondo movimento:  La Volontà.
Dicono i testi che i mondi ed i sistemi planetari furono creati per un atto puro di Volontà;  e dicono bene, perché la Volontà è l'Energia Cosmica condensata su un punto determinato.
Nella discesa fantastica delle anime, dalla cosa Infinita alla cosa finita, è una forte, unica ed infrangibile Volontà quellatrae agli esseri tutti, dai senza circolo fino al ridotto circolo di una vita.
E questa volontà fa di ogni atomo un essere, di ogni molecola un ente distinto agli altri, di ogni ente una personalità, un mondo a parte, una potenza separata e distinta di tutte le altre potenze.
Nel sollevamento degli esseri verso la conquista della liberazione cosciente, è sempre la volontà quella che svolge importante ruolo.
Come la coscienza amplifica, la Volontà riduce;  ma riducendo dà l'arma del potere.
Quell'ente che uscì dall'Essere Eterno, incosciente, sarà restituito all'Eternità senza perdere mai quello principio di coscienza e potenzia, distinta di tutte le altre potenze che acquisì attraverso la sua peregrinazione per i mondi.
Nel frattempo il potere, l'ignea spada, il sacro potere di Kundalini, sta lì, immobile, sperando che la Volontà lo prenda nelle sue mani per dominare ed essere sovrano assoluto.
Perché la Volontà è essenza in sé di ognuna delle personalità degli esseri, completamente distinta a tutte le altre;  e fino a che l'uomo non sappia usarla non riuscirà la Somma Realizzazione, perché gli uomini sanno che la Volontà è una qualcosa che spinge a fare quello che sembra a volte impossibile, ma non sanno che per avere effetto quell'impulso deve essere il proprio e non l'altrui.
Gli uomini non possiedono la Volontà, sebbene la conoscono, perché cercano in fonti altrui. In una parola, credono che la Volontà è fare quello che un altro vuole, quello che piace ad altro, quello che altro gli ha insegnato, quello che un altro ha detto.
Come l'uomo è mentalmente schiavo e prende, alla cieca, la Volontà altrui come propria, non riesce il trionfo, perché la Volontà è quell'amante fedele che unicamente ascolta la chiamata di suo legittimo marito.
Provi l'uomo volere quello che egli vuole, a cercare, non quello che le aggrovigliate idee altrui hanno formato nella sua mente, bensì quello che è in lui inclinazione naturale, mentale e spirituale, e vedrà come la mente risponde alla chiamata della Volontà e come la Volontà alza quell'estraneo potere personale che è la potenza dell'essere in sé.
Così fece Dio l'Universo, manifestando la sua Propria, Unica ed Assoluta Volontà.

 

Insegnamento 15:  Il Dono della Dimenticanza

In un punto determinato del Sentiero, il discepolo rimane perplesso davanti ad un nuovo aforisma:  "Come goccia di acqua, in un immenso mare, l'anima per vivere l'ora eterna, deve immergersi nel mare della dimenticanza."
Ma due domande imperiose accorrono alla mente:  Non è per caso necessario ricordare il passato per vivificare la mente, per abbellire il ricordo, conoscersi ad uno stesso? E, non si è abituato con continui esercizi retrospettivi, come cercare il proprio passato e cercare di trovare quello filo perso delle esistenze anteriori?
Sì. Ma la Dimenticanza che parla questo insegnamento niente ha a che vedere col ricordo vivido dei fatti passati.
Il dono della Dimenticanza è la grazia spontanea, concessa all'anima, del disinteresse delle cose passate e dei sentimenti che servirono da base per l'esperienza, già inutili.
Il ricordo, secondo l'Insegnamento, è della mente;  la Dimenticanza è del cuore.
Solo un cuore che ha dimenticato e ha spento il vulcano delle passioni, può ricordare serenamente. Quando non ci sono oramai carboni accesi sotto le ceneri, si è riuscito la Dimenticanza.
Con quanta saggia previsione copri la Legge Eterna il passato dell'uomo col manto della Dimenticanza! E, perché lo fa, bensì per tagliare i sentimenti del passato, per rompere in parte le catene fondamentali della legge di causa ed effetto?
Ricordare i momenti passati della vita con chiarezza mentale è analizzare i fatti ed utilizzarli come mezzi di bene per il futuro;  ma sentire i fatti passati è legarsi a, è tornare a soffrire la cosa sofferta, è amare la cosa amata, è desiderare quello desiderato, è vivere la cosa morta.
Quello che si è staccato delle cose di ieri, quello può dire solo che ha dimenticato, e vive la felicità dell'ora presente, dell'Ora Eterna.
Migliaia di fantasmi, creati per gli affetti e pensieri, seguono l'uomo, non come chiare idee bensì come vaghe reminescenze che continuamente lo spingono a vivere il passato.
Il dono della Dimenticanza consiste ad ammazzare queste larve;  se la mente li sa conoscere, il cuore li sa confinare.
Dice un Maestro che, quando l'anima ha dimenticato tutto il suo passato, rimangono istantaneamente rotti i lacci del Karma e può immergersi, immediatamente, nell'oceano della Divinità Indifferenziata.
Smetta lo studente di piagnucolare per il suo passato, di rimproverarsi quello che ha fatto o quello che non fece, di ricordare durante il tragitto inconvenienti ed ostacoli, perché una cosa vale solo:  Avere pulito il cuore;  ed un cuore pulito è come il sorriso da un bambino che niente sa dell'oggetto che la provoca.
Lasci il discepolo il carico pesante della borsa del pane del povero, per trasformarsi in un nuovo essere, carne della sua carne e sangue del suo sangue, espressione della fonte Eterna che è il senza tempo nello spazio ed il momento attuale nell'anima dell'essere.
I ricordi nitidi del passato niente hanno a che vedere con determinato essere, perché appartengono al deposito Cosmico, al libro istruttivo della vita, al passato che non è di uno, bensì di tutti gli esseri.
Unicamente così ha il discepolo il diritto di ricordare. Ma il passato di uno stesso, quello che alza mulinelli di ricordi emotivi e passionali, deve essere estirpato del cuore.
Che meravigliosa, che grande, che assorbente è questa ora che rivela al cuore dell'Adepto questa magna verità!

 

Insegnamento 16:  La Trasmutazione

Quando l'essere attraversa il circolo umano, riceve di mani della Fata Natura il dono di usare spontaneamente il suo sesso.
Gli animali sono soggetti alle epoche, ai periodi di zelo e le combinazioni istintive ed alternative del maschio e della femmina;  mentre l'uomo normale ed in sane condizioni può usare l'atto della riproduzione quando lo creda conveniente e necessario, secondo il suo istinto e ragione.
Come l'Universo nella sua forma espansiva e costruttiva, così gli organi genitali, maschili e femminili, sono la minuta immagine delle palpitanti forze cosmiche.
Veri strumenti divini fiduciosi alle mani degli uomini, per essere la fonte dell'esistenza e non solo dell'esistenza, ma anche della rinnovazione costante della vita, l'uomo crede che questi strumenti gli furono solo dati per procreare e godere. Ma non è così, perché a parte queste, hanno un'altra funzione, interna:  quella di irrigare il sangue con una linfa meravigliosa per rinnovare continuamente l'esistenza.
Non molti anni fa, anche la scienza ha compreso questa magna verità;  ma gli manca ancora scoprire il vero senso della Trasmutazione sessuale che non è solo irrigazione benefica del sangue, ma anche un tonico psichico per la mente e l'anima.
I testicoli proporzionano il seme e le ovaie sono ricettacolo dell'ovulo;  ma alcuni ed altri hanno inoltre le ghiandole interstiziali che svolgono una funzione di secrezione interna. Questa funzione interstiziale, generativa e tonificante, si trasforma in forza psichica per la Trasmutazione, quando interviene la mente concentrata su detta funzione, perché la mente è il fattore primario della stesso.
Ci sono sei distinte forme di Transmutazione:
La prima forma é naturale,che la mente effettua incoscientemente, specialmente negli anni della pubertà. È tanta, allora, l'abbondanza di secrezione interna che la mente, istintivamente, si vede obbligata a distribuirla per il corpo ed a trasformare il resto in forza psichica.
Non passa solo questo nei periodi critici, bensì tutte le volte che c'è sovrabbondanza di lei.
La seconda forma è l'aberrativa.
Certi esseri, per il continuo abuso sessuale, arrivano ad un stato di insoddisfazione. Quell'insoddisfazione fa cercare mezzi di una raffinatezza tale che conducono la mente a concentrarsi fortemente sull'oggetto, fomentando così la Trasmutazione;  e fa arrivare ad un stato di rozzo psichismo che spinge all'uso degli stupefacenti.
Su questa pratica di Trasmutazione era basata tutta la magia sessuale del Medioevo. La famosa riunione sabbatica delle streghe che fece ardere per secoli il falò dell'Inquisizione, non era più che un'aberrazione sessuale che produceva una trasmutazione psichica. Durante l'èstasi spasmodica, la mente, che era il fattore che più lavorava, alzava forze psichiche. Passato lo spasmo, l'individuo cadeva in sopore, dopo in un sonno profondo e spendeva dopo le riserve fatte, forgiando le immagini desiderate.
La terza forma è la coniugale.
Tutte le religioni santificarono il matrimonio affinché l'atto sessuale si trasformasse in un atto di culto, in un atto mentale.
L'obiettivo fissato di compiere la legge di generazione e col mandato del matrimonio arrivò a produrre, in certi casi mistiche, vere Trasmutazioni, perché il seme che va sempre accompagnato per il carico psichico, per l'effetto della volontà, era lanciato solitario, esaltandosi tutta l'energia al cervello.
Di lì, il valore del matrimonio religioso.
La quarta forma è la verginale
Quando il corpo non ha provato, in nessun modo, gli effetti del piacere sessuale, gradualmente le forze sessuali dei testicoli o delle ovaie si repiegano sulle ghiandole interstiziali e, sebbene dopo molti anni, diventa effettiva la Trasmutazione.
La forza mentale di questi esseri diventa straordinaria ed essi furono i puntelli, sempre, di ogni religione o di Istituzioni Filosofiche o Spiritualisti.
San Ambrosio, vescovo di Milano che fu un innamorato della verginità e conquistò molte donzelle per il chiostro, non si stancava di ripetere:  la forza della Chiesa Cristiana è collocata sulla verginità.
La quinta forma è quella dei celibi.
Molti esseri sentono la necessità, in determinato periodo della vita, di rinunciare ai piaceri materiali per godere delle pure soddisfazioni dell'anima. Ci sono celibato continuato e celibato periodico.
Ogni uomo o donna che segue il Sentiero Spirituale, dovrebbe fare la sua quarantena annuale di celibato.
In India, ad una certa età, il celibato è obbligatorio, imposto per le leggi del Manú.
L'assenza del piacere conosciuto e lo sforzo per vincerlo, fanno possibile la Trasmutazione.
La sesta forma è la psichica.
Si è detto già che il seme va sempre carico con una forza materiale, psichica e mentale.
Una forte ed educata volontà che conosca l'uso sessuale e conosca la soddisfazione della rinuncia, può separare completamente queste tre forze;  ed ancora quando espella il seme all'esterno, invia l'energia al sangue e la materia mentale al cervello.
Per adesso non è consigliabile detta pratica, perché gli esercizi per riuscire tale dominio sono conservati per corsi superiori.

 

INDICE

Insegnamento 1:  Hidrochosa.
Insegnamento 2:  Il Tabernacolo Segreto
Insegnamento 3:  La Fiammata
Insegnamento 4:  Esame Retrospettivo
Insegnamento 5:  Riserva di Energie

Insegnamento 6:  Metodo di Vita
Insegnamento 7:  Assistenza e Lavoro
Insegnamento 8:  La Rinunzia

Insegnamento 9:  Valore e Controllo Personale
Insegnamento 10:  L'Esercizio della Memoria
Insegnamento 11:  L'Amore Reale
Insegnamento 12: Dodici raggi d'amore
Insegnamento 13: La perseveranza
Insegnamento 14: Coscienza e Volontà
Insegnamento 15: Il dono della dimenticanza
Insegnamento 16: La Trasmutazione

 

 

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