INDICE
Insegnamento 1: Origine e sviluppo della Filosofia
Insegnamento 2: Concetto della Filosofia del "Non Essere"
Insegnamento 3: Concetto della Filosofia “dell'Essere e del Non Essere"
Insegnamento 4: La Filosofia dell'Essere
Insegnamento 5: Filosofia Pre-Vedica
Insegnamento 6: Filosofia Vedica
Insegnamento 7: Concetti delle Principali Scuole Vediche
Insegnamento 8: Filosofia Cina
Insegnamento 9: Filosofia Buddista
Insegnamento 10: Filosofia Deista o Dualista
Insegnamento 11: Filosofia Messianica
Insegnamento 12: Filosofia Cristiana
Insegnamento 13: Filosofia Andrologica
Insegnamento 14: Concetti di Filosofia Andrologica
Insegnamento 15: Filosofia Rasica
Insegnamento 16: Filosofia
Insegnamento 1: Origine e Sviluppo della Filosofia
La Filosofia è la scienza del pensiero applicata a conoscere e risolvere i fenomeni universali.
Da quando l'uomo si formulò il primo "perché?, nacque la filosofia. È scienza tanto unita all'uomo e la sua forma di pensare che potrebbe essere chiamata la figlia del suo pensiero.
Quando l'idea si fissa in una legge, il suo posteriore svolgimento lascia il campo proprio della filosofia.
Secondo gli antichi testi, la Filosofia si divideva in tre grandi rami:
1) Cosmodicea;
2) Andrologia;
3) Filosofia Rasica.
Unicamente gli antichi Iniziati chiamavano Filosofia alle questioni mentali che potevano risolvere i fenomeni universali soprafisici.
Lo studio e l'osservazione dello svolgimento dell'uomo erano qualcosa secondaria e sempre subordinata al fenomeno cosmico; dopo, i problemi dell'uomo in sé, i suoi fenomeni interni, arrivarono ad essere di tale trascendenza che gli Iniziati studiarono con impegno la scienza dell'uomo.
I progressi e le nuove osservazioni che Essi continuavano a fare sulla Divinità e l'Umanità furono la base della Storia della Filosofia.
La Cosmodicea si applicava a spiegare all'Universo nel suo insieme, considerato da tre punti di vista fondamentali ai tre postulati basici: NON ESSERE; ESSERE E NON ESSERE; ESSERE.
Col decorso del tempo, di queste tre basi fondamentali nacquero i tre rami dalla Filosofia che nonostante perdurano e che potrebbero chiamarsi: dei Panteisti, degli Evoluzionisti e dei Dualisti.
La Cosmodicea antica sviluppava la sua teoria dalla materia, dalla molecola, e dall'atomo, fino ad arrivare all'Essenza Primaria e l'Immanifesta. Naturalmente, l'uomo non era studiato in questione, bensì, cadeva dentro la speculazione da queste distinte tappe dei concetti del pensiero. Questo sviluppo, sempre in avanti, alla ricerca dell'Unica Verità, diede origine ad alcuni rami speciali della Filosofia che dopo fecero scuola separata.
Lo studio delle leggi naturali diede come risultato la Fisica.
Lo studio delle forze atmosferiche e cosmiche diede come risultato la Filosofia Energetica o Atomista.
Lo studio dell'uomo incluso nel potere Universale diede come risultato lo studio dell'essere e più avanti, modernamente, la Psicologia.
Lo studio e la speculazione sulle cose sostanziali che non stavano in portata dell'uomo diede come risultato l'antica Scuola Sostanziale, chiamata dopo Scuola Metafisica.
Lo studio dei poteri e delle forze nascoste che dirigono l'Universo originò la Cosmologia.
La speculazione sul principio unico di dove emanavano tutti questi poteri si trasformò in Teodicea.
La numerazione e misura del Cosmo diede origine a scienze come l'Astronomia, il Relativismo Arcaico ed altre.
L'Andrologia nacque, come può dedursi, dello studio caratteristico sui poteri dell'uomo ed i suoi problemi interni; questo studio costituì la finalità del pensiero di certi uomini e, dopo, scuole intere si dedicarono a ciò.
La Psicologia studia l'anima umana nei suoi diversi aspetti.
Nacque col discernimento del bene pensare; per mezzo di procedimenti propri, l'uomo arrivò a pensare e discernere meglio; questo diede origine alla scuola del Bene Pensare.
Questa scuola ebbe il valore effettivo di materializzare i pensieri per mezzo dell’idioma, i pensieri. Era necessario che il Verbo si facesse Carne.
Inoltre, l'uomo voleva trasmettere quello che aveva compreso, non solo in atti, ma anche per mezzo della parola. Questo diede origine a molte scuole che si dedicarono ai diversi aspetti del linguaggio umano: alla Linguistica.
Ma, il pensiero ben espresso è sempre pensiero della verità; bisognava sapere quando il pensiero era esatto; e nacque una nuova scuola: quella della Critica del Pensiero.
L'eccessivo criticismo portò alla Sofistica; e contro di questo nacque una bella scuola, di corretta concatenazione dei pensieri, o Scuola della Logica.
Così come prima l'uomo aveva pensato alle relazioni che l'Universo poteva avere con lui, il filosofo andrologo pensò alle relazioni che egli poteva avere coll'Universo, dando origine ad altre scuole specializzate:
Filosofia dell'Istinto;
Filosofia del Ragionamento;
Filosofia dell'Intuizione;
Etica, o Morale;
Etnologia;
Filosofia della Religione;
Estetica.
L'anima, per mezzo del pensiero, nella sua relazione col Cosmo, cercò avere maggiore e maggiore portata di forza mentale, per captare, colla mente umana, l'Ideazione Divina; questo diede come risultato la Ricerca di Dio, o Ascetica Mistica.
L'aspetto più difficile dell'Andrologia è ubicare il luogo esatto nel quale l'uomo individuale, distintamente degli altri uomini, è situato nel Cosmo. Questo ramo della Filosofia, molto studiata per gli antichi, fu abbandonata per i moderni; e, solo come un residuo, è rimasto l'Andrologia.
La Rasica, Istoria della Filosofia, studia le tappe dell'evoluzione dell'Universo, o Macrocosmo, e dell'evoluzione dell'uomo dalla sua apparizione nella Terra, o Microcosmo.
Può dividersi in distinti rami:
1. Istoria propriamente detta, secondo il valore del pensiero dell'autore di coordinare ed unire i fatti documentati che stiano alla sua portata.
2. La Filosofia applicata, in tutti i suoi rami.
3. Relazione del Cosmo colla Terra e l'Uomo, secondo documenti paleontologici, archeologici e geologici.
4. Relazione delle Razze tra sé: la sua nascita, il suo sviluppo, la sua supremazia, le sue lotte, la sua decadenza.
5. Le tappe di sviluppo delle scienze nei paesi, coi suoi tre rami di Filosofia caratteristici: Musica, Scrittura, Matematica.
6. Relazioni fisiche dei paesi tra sé. Queste diedero nascita a grandi scuole di Filosofia che furono di immensa utilità per lo sviluppo e svolgimento dell'Umanità: Geografia, Cosmografia, Cartografia, Migrazioni, Scoperte e Viaggi Spedizionieri.
7. Tappe della Filosofia: le sue principali scuole ed i suoi principali esponenti.
Insegnamento 2: Concetto della Filosofia del "Non Essere"
I problemi filosofici dei saggi dei paesi preistorici, in tempi di quelle civilizzazioni completamente ignorate attualmente, erano eminentemente soprafisici.
Poco interessava conoscere le leggi dell'Universo; unicamente desideravano conoscere il principio fondamentale del Cosmo e quello che esistesse oltre questo concetto primordiale.
Le sue domande e risposte erano semplici e chiare:
Dio ha fatto l'Universo. Chi fece a Dio?
Il principio Cosmico è stato l'origine di Dio. Dopo, Dio è il risultato di una potenza Unica.
Ora, di dove diviene questa Potenza Unica?
Diviene di Sé Stessa; del suo potere di muoversi. E questo muoversi è manifestarsi e non manifestarsi.
Questo potere di Essere e di non Essere, da dove diviene?
Questo potere di Essere e di non Essere diviene di un'essenza uguale a Lui, immanifesta, sconosciuta.
Avremmo allora, dicevano i Filosofi, che discernere su questa Essenza Immanifesta per sapere di dove diviene; e se discerniamo su lei, non sarà oramai né immanifesta né sconosciuta.
Pertanto, non è colla conoscenza mentale che si potrà arrivare a tale soluzione, bensì con uno stato simile a quello che si suppone sia l'Immanifesto.
Così, con un metodo negativo, basavano questi Filosofi il suo procedimento mentale.
Questo metodo negativo richiedeva anni di sperimentazione.
Quello No. Dopo, questo altro No. Perché No, allora, se niente è?
Questo, in quello che si riferisce al lavoro mentale.
La prima tappa di questa Filosofia era dedicata all'eliminazione delle vibrazioni mentali prodotte per le emozioni, ed anche alle emozioni mentali stesse.
Il pensiero non doveva svegliare emozione alcuna nello studente; poteva analizzare tranquillamente l'amore, il crimine, la morte, la felicità, senza sentire stimolo positivo né negativo.
Nella seconda tappa il Filosofo doveva estinguere la causa mentale della conoscenza, il conoscerlo tutto per parti; questo era necessario per potere negare la consistenza dei pensieri.
Lo studio era necessario per acquisire una conoscenza e possederla tanto pienamente quanto per potere respingerlo, dopo, come verità: né reali né uniche, né vere.
Alla fine, quando si domina l'essenza della conoscenza, ogni pensiero è un ostacolo per il puro stato della similitudine dell'anima con Dio.
Le vibrazioni mentali, nella sua totalità, come espressione dell'unica vibrazione mentale, sono risultato della no vibrazione mentale.
Allora, non è colla conoscenza mentale che può conoscersi a Dio sconosciuto, bensì per mezzo d’uno stato di comprensione estatica, simile a Lui.
Questo implicava che, per esempio, se nel primo anno studiava sette materie, nel sesto studierebbero solo due ed alla fine del corso, una sola, quella che includeva ogni conoscenza, affinché questa fosse integrale.
Ma, quando riusciva a possedere questa conoscenza integrale, lo negavano, per non conoscere la sua radice; allora, non lo conoscevano come tale. In conseguenza, la mente dovrebbe nascondersi, per dare luogo alla tranquillità e la pace.
La terza tappa era dedicata all'annichilazione della mente in attesa di una conoscenza puramente spirituale.
Questa Filosofia, completamente respinta al giorno di oggi, è stato quella che ha gettato basi di tutte le religioni e culture mistiche di tutti i tempi.
L'ultimo vero esponente di questa alta Filosofia fu il Buddha.
Orbene, una persona non esperta nello studio della vera Filosofia, confonde a questa con l'ateismo grossolano e con la negazione dell'esistenza. Ma non c'è tale.
Il Filosofo non nega a Dio. Né l'afferma. Si rifiuta di discernere su Lui.
Il Buddha dice: “Se tu mi domandi se io creda o non creda in Dio, io non l'affermerò né lo negherò; ma ti dirò ch'è unicamente necessario entrare nel Sentiero. Se hai una freccia inchiodata nel petto, non domanderai chi si è ferito, né di dove venne detta freccia, né se è avvelenata, né è fatta di che materia; perché così, perderesti solo il tempo e morresti. La cosa prima è estrarre la freccia e curare la ferita”.
Questi filosofi non negano l'esistenza della vita per la “no esistenza”, bensì unicamente desiderano trascendere questi stati per avere una parziale conoscenza di quello che si diffonde tra l'esistenza e la no esistenza; perché “esistenza” e “non esistenza” sono affermazioni.
Per quel motivo, non si cerchi mai in questi filosofi una definizione di stati che essi chiamano dell'Esistenza e della No Esistenza; o una spiegazione di questi stati, bensì unicamente l'insegnamento della conoscenza negativa che porta a quelli stati.
Neanche si cerchi che essi parlino di Dio, sia come Manifesto o Immanifesto, bensì unicamente della conoscenza che porta alla conoscenza di Dio.
Queste Filosofie, tanto pure e grandi, nelle quali l'uomo arrivava ad avvicinarsi all'ombra dell’Eterno Ignorato, furono sparendo gradualmente, man mano che la Razza Ariana continuava ad andare alla conquista della Ragione, dei risultati positivi del Mondo e delle forze della Natura.
Insegnamento 3: Concetto della Filosofia dell'Essere e del Non Essere
La Filosofia dell'Essere e del Non Essere è l'espressione pura dell'idea astratta della Razza Ariana.
Questa Filosofia si basa, come legge fondamentale, nell'idea dell'Unità Assoluta.
La Manifestazione è illusoria; è un gioco di luci che si filtrano attraverso la rete della no conoscenza e che produce l'illusione dell'esistenza.
Unicamente è vero quello ch’è Eterno, l'Immanifesto, lo Spirito Sempre Esistente. Fuori di Lui, tutto è illusione.
Sebbene questi Filosofi riconoscano che è impossibile discorrere sull'Immanifesto, cercano di definirlo per mezzo di affermazioni negative, formando così un concetto dell'Immanifesto come l’espressione di un'unica realtà.
Questa realtà è tutto. L'anima stessa non è un'altra cosa che quello ch’è Eterno. Non esistono anime individuali; subito che per mezzo della Realizzazione Assoluta si toglie la rete dell'illusione, sparisce l'idea del separatismo ed solo esiste quello ch’è Eterno.
Quindi, questi Filosofi negavano discorrere sulla Manifestazione, cercando solo di discorrere come raggiungere la Realizzazione.
Di un modo differente di come dopo filosofarono i prosecutori di questa dottrina, che affermavano puerilmente essere la Manifestazione un gioco di Dio, essi rifiutavano di filosofare su questo, dicendo che unicamente quello ch’è Eterno poteva conoscere il perché della Manifestazione.
I postulati di questa Filosofia sono: Tutto è illusione; quello ch'è Eterno è l'Unica Verità; la conoscenza di questa Unica Verità è l'idea fondamentale del risultato della liberazione.
Per arrivare a questa Idea Unica, era necessario che il Filosofo si staccasse dalle altre idee ed a questo alto stato mentale si arrivava per tappe.
La prima tappa consisteva in fare conoscere allo studente il valore del pensiero. Tutti i pensieri sono cattivi, ma il pensiero in sé è buono. I pensieri multipli sono ostacoli, ma un pensiero può essere la base della liberazione.
Tutto è nell'Universo, quello ch’è Eterno e quello ch’è Illusorio.
Il dominio del pensiero e la conquista dell'Idea Unica, è quello che fa che l'anima si ritorni all'Essenza Primaria.
Lo studente deve sapere che “Tu non sei Tu” bensì che “Tu sei Quello”; primieramente tu dirai questo, dopo sentirai questo, dopo comprenderai questo e finalmente sarai questo.
Questo modo di pensare faceva che lo studente respingesse ogni pensiero inutile; dunque allo stesso tempo cadeva nell'errore da trascurare lo studio delle scienze naturali, ma acquisiva una chiarezza mentale straordinaria; sapeva analizzare ogni pensiero e spiegare il suo valore. Non c'era angolo mentale sconosciuto per lui.
Nella seconda tappa di studio, questi studenti cercavano di fortificare il concetto dell'Idea Unica: il pensiero di essere parte integrale di Dio dopo la gran rinunzia mentale.
Per affermare questa Idea Unica, avevano formata tutta una teologia sul valore Eterno dell'Idea Unica.
Questa filosofia, così esposta, allontanava straordinariamente i suoi seguaci dal mondo della realtà.
Nella terza tappa, lo studente non si considerava oramai come tale, bensì come un essere che aveva raggiunto la Realizzazione.
L'idea di quello ch'è Assoluto riempiva tutta la sua mente e tutto il suo essere, e niente esisteva per lui fuori di Questo.
Insegnamento 4: La Filosofia dell'Essere
La Filosofia dell'Essere è quella della Manifestazione Divina, considerata in sé, esclusivamente.
L'Universo non è una forza unica ed assoluta, bensì una forza duale, due immense correnti che corrono parallele, si avvicinano, si allontanano, senza arrivare mai a fondersi in una.
Queste due forze cosmiche sono: lo Spirito e la Sostanza. Né un né un'altra è permanentemente superiore, ma, in determinati casi, predomina una di esse.
Il filosofo deve conoscere queste due forze motrici dell'Universo: lo Spirito, forza invisibile, e la Sostanza, forza visibile.
Come lo Spirito si adatta alle condizioni della Sostanza per manifestarsi in lei e dopo liberarsi, per conoscere l'Universo è indispensabile conoscere la Sostanza Cosmica in tutte le sue parti.
Questa espressione duale dell'Universo, non essendo un'unità, è riprodotta continuamente e dà luogo ad un'infinità di forze simili a lei.
Durante questo continuo divenire, lo Spirito, che cerca rendere degna la Sostanza, ed anche la liberazione finale, usa alla mente come strumento primario.
La mente è, per questi Filosofi, l'espressione dello Spirito; la forza del pensiero, fissa nella materia, è l'Energia dell'Universo espressa per mezzo di continui movimenti e cambiamenti.
La Sostanza, che ha come qualità l'inerzia, è vinta alla fine per l'altra forza.
La Filosofia dell'Essere si basa, allora, nella conoscenza di questi tre aspetti cosmici: Mente, espressione dello Spirito; Materia, espressione della Sostanza; e Movimento, forza energetica della traiettoria lo Spirito che effettua unendosi colla Sostanza, e viceversa.
Lo studio di queste Scuole era fondamentalmente speculativo.
Il filosofo domandava: Che cosa è la Sostanza? E rispondeva: Non devo proseguire nei miei studi fino a non conoscere la Sostanza dell'Universo; non conoscerò la Sostanza dell'Universo se non conosco tutte le sue qualità, azioni e reazioni, forme e misure, aspetti intimi ed aspetti differenziati.
Poi domandava: Che cosa esiste tra la Sostanza e lo Spirito, il vuoto o una forza infinita? E rispondeva: non il vuoto, bensì le vibrazioni dell'Energia Cosmica riempiono gli spazi esistenti tra la Sostanza e lo Spirito; devo conoscere tutte le forze vibratorie prima di andare avanti.
Quindi domandava: Che cosa è lo Spirito? E rispondeva: lo Spirito è la super-esenza del pensiero; non potrò conoscere lo Spirito fino a che non conosca tutte le forme del pensiero ed i suoi derivati.
Dopo avere formulato queste domande che sono postulai di questa Filosofia, cominciava i suoi studi.
Questa Filosofia, che fondamentalmente ha apportato alla Razza Ariana una straordinaria conoscenza di tutti i valori della Vita, fece a suoi studenti materialisti, dualisti o deisti.
Lo studente, investigando le qualità delle sostanze dell'Essere, ebbe risultati positivi che gli diedero straordinaria soddisfazione personale e furono di gran utilità per l'Umanità; ma, allo stesso tempo, trattenendosi lo studente troppo tempo in questa riga, trascurò le due parti restanti: lo studio della Metafisica e quello della comprensione essenziale dello Spirito.
Non si allontanarono dai postulati fondamentali, ma trascurarono i due primi. Non approfondendo e non negando, e d allo steso tempo non conoscendo la reale natura ed esistenza dello Spirito, dovettero accontentarsi, non col risultato dei suoi studi personali, bensì colle definizioni che altri Maestri anteriori avevano trasmesso.
Per quel motivo, l'essenza dello Spirito, non studiato direttamente, si trasformò in qualcosa superiore, inaccessibile per questi Filosofi; si trasformò nel Dio Personale.
Questa Filosofia fu destinata a penetrare, dagli Arcani della Natura, fino agli arcani del Re; ed ebbe, periodicamente, movimenti tendenti a ritornarla alla sua pristina purezza; ma senza successo fondamentale, perché o si trascurarono i postulati inferiori, o formarono filosofie caratteristiche, appartate dell'Idea Madre.
I primitivi studenti, dopo che avevano studiato, per mezzo di diversi corsi, le distinte manifestazioni della Sostanza Cosmica, passavano a Scuole superiori, dove si dedicavano ad analizzare le energie della Natura, i suoi fenomeni, ed i fenomeni psichici dell'essere. Questo corso abbracciava vari anni; qui molti rimanevano arretrati, perché è molto breve la vita dell'uomo per tanto vasto studio.
Tutti gli straordinari progressi che nello studio dell'energia materiale e nel dominio delle forze atmosferiche i popoli raggiunsero, sono dovuti a questi Filosofi.
Dopo, gli studenti passavano ad una terza Scuola, dove imparavano l'espressione dello Spirito per mezzo del pensiero.
Se questi Filosofi fossero riusciti a stabilire nel mondo il suo punto di vista, tanto grande sarebbe stato la sua portata che gli uomini si sarebbero trasformati in semidei.
Questa Filosofia, nella Razza Ariana, fu un seme che servì per dare vita, per mezzo dei suoi concetti, ad un'infinità di altre Filosofie.
Insegnamento 5: Filosofia Pre-Vedica
La Filosofia Pre-Vedica è quella che fu studiata prima che certi concetti metafisici, morali, religiosi e sociali fossero condensati nei Veda.
I concetti Vedici e pre-Vedici furono naturalmente strettamente di Cosmodicea; e gli antichi popoli orientali non ebbero mai altri.
Lasciarono tanto profonda impronta nel concetto mentale degli orientali che ancora al giorno di oggi sussiste; e fa che la mentalità orientale sia differente dell'occidentale, quello che ostacola, e fa quasi impossibile, l'avvicinamento di questi due settori del mondo.
Per studiare determinata Filosofia non è solo necessario elaborare un concetto, studiarlo attentamente e cercare di assimilarlo, ma anche è indispensabile la disposizione mentale adeguata. Altrimenti, l'idea fondamentale sarà svisata dentro lo stesso cervello dell'uomo che la studi.
Il concetto fondamentale della Filosofia pre-Vedica si basa essenzialmente nell'esistenza di quello ch’è Infinito.
Il non Essere, la forza misteriosa di dove l'Universo esce, è il sostegno di questo stesso. E questo Universo non è limitato bensì infinito.
L'unico contatto che esiste tra quello ch’è Infinito e l'uomo è l'anima dell'essere, o mente.
In questo si basa tutta la differenza tra l'uomo orientale e l'occidentale, tra lo studente della Cosmodicea Vedica e lo studente della Cosmodicea ellenica.
I Vedici affermano che la mente è solamente reale, e l`’unica che può avvicinarsi a definire quello ch’è Infinito. Allora, solo la Teoria avrebbe valore ed utilità; solo quello che la mente potesse definire.
Lo studente deve proiettare mentalmente le sue teorie e sapere il suo valore per mezzo dell’intensità dell'emozione che proporzionano, o per mezzo della chiarezza del concetto che esprimono, se la sua teoria è vera o falsa.
Questo basta. Investigare quello, ridurlo al campo materiale, e sperimentarlo, dentro la portata dell'uomo, è ingiurioso per l'idea, dannoso per la libertà del pensiero e velenoso per l'anticipo dell'individuo.
I Filosofi riuscivano una gran comprensione estatica; tuttavia, dopo essere usciti da quelle profonde meditazioni, rovesciati al suo stato abituale, erano oscuri nelle sue affermazioni, divergenti nelle sue espressioni e producevano divergenze tra i suoi discepoli.
L'essere che scende puramente dal campo ideale filosofico sta carcerato nelle reti dell'illusione, nelle tenebre del separatismo.
Lo sforzo costante del Filosofo consisteva in avvicinarsi a quello ch’è Infinito, in modo che anche i suoi compiti mentali avevano un valore relativo; erano vere man mano che cercavano di avvicinarlo alla Gran Verità di quello ch'è Infinito.
Per riuscire questo era necessario eliminare dal pensiero ogni diletto e sentimentalismo ed arrivare ad un'illuminazione chiara, solo per mezzo del'intelletto, con una visione intellettuale negativa.
Secondo il conosciuto assioma della Cosmodicea e, soprattutto, della Filosofia del Non Essere, “non è colla conoscenza mentale che può arrivare alla Suprema Unione, o Suprema Comprensione, bensì con uno stato simile, apparente e negativo”.
Allora, fu necessario prendere i concetti più fondamentali, rivestirli di forme e figure, associarli alle credenze, alle abitudini, alle leggi ed agli Dèi del popolo affinché lo stesso popolo li conservasse in beneficio degli studenti.
Di lì nacquero Libri Sacri, davvero ortodossi, perché rinchiudono l'Insegnamento Divino, trasmesso in ore di sublime comprensione, ai Filosofi pre-Vedici, i possessori dei veri postulati della Cosmodicea.
Insegnamento 6: Filosofia Vedica
È improprio chiamare filosofia alla saggezza Vedica, ma ciò si fa per chiarezza delle mentalità degli studenti di ovest.
Chiamare filosofia alla saggezza divina dei Veda è come chiamare un mondo di stelle all'universo.
Alla tradizione orale comunicata ai saggi antichi per saggi anteriori ad essi non si può assegnare determinata data.
Se si considera la data esatta o approssimata della redazione dei Veda perderebbero questi il suo carattere vero e divino.
Il Veda è l'espressione di Dio, del suo pensiero condensato in norme, metodi e definizioni; per quel motivo non può avere né comincio né fine, perché è eterno come la saggezza di Dio ed il suo valore dura a perpetuità.
La sua origine è non umana, Apaurusheya; ed unicamente fu trasmesso e conosciuto per la tradizione riconosciuta, Vansha.
I Veda sono quattro: Rig, Yajur, Sam ed Atharva, ed il suo commento: gli Upanishad.
Attraverso le età, la tradizione riconosciuta dei Veda diventò ortodossa; vuole dire, si formarono attorno ai suoi principi: religioni, caste, scuole, dogmi, abitudini; in somma, tutto un corollario di forze esterne per mantenere la purezza dei suoi principi.
Sebbene si formassero un'infinità di scuole eterodosse, fuori dei principi e metodi stabiliti, tuttavia in India specialmente le principali scuole filosofiche mantennero puri questi principi. Queste scuole sono quelle che sussistono ancora attualmente: le sei Darshana.
Darshana vuole dire: distinto modo o punto di vista per vedere un'unica verità riconosciuta.
Esse sono:
1° Nyaya
2° Vaisheshika
3° Sankhya
4° Yoga
5° Mimansa
6° Vedanta.
Nyaya riconosce tutte le basi Vediche per arrivare all'unione Divina; ma per ciò è indispensabile vedere, osservare, conoscere, discorrere e provare tutti gli elementi universali.
La frase basica di Nyaya è la seguente: “La prosperità si riesce per mezzo della comprensione della verità come è disposto nei sedici Padartha”.
Le sedici Padartha costituiscono le regole del modo di discorrere ed analizzare le cose secondo Nyaya.
Vaisheshika cerca l'unione con Dio per mezzo dello studio e della conoscenza delle sostanze individuali.
Discorrono su un aspetto della sostanza ed investigano le sue diverse qualità per stabilire la sua azione peculiare ed i suoi derivati simili ed apparentemente indipendenti di lei. Ma i simili si associano per coerenza sostanziale e l'unità fondamentale della sostanza cosmica rimane manifesta.
Le sei categorie discorsive del Vaisheshika sono le seguenti:
1° Dravya - Sostanza
2° Gunas - Qualità
3° Karma - Azioni
4° Samanya - Generalità
5° Vishesha - Separatismo
6° Samavaya - Coerenza.
Sankhya conquista lo Spirito Universale, Purusha, per mezzo della conoscenza teorica della Natura, Prakriti.
Yoga, come Sankhya, cerca lo Spirito Universale, Purusha, per mezzo del dominio della Natura, Prakriti, o disciplina.
Mimansa dice che la Liberazione finale, o la conquista dell'unica realtà che è Brahman si riesce per mezzo dell'eliminazione di tutti gli elementi esterni che sono illusori, ed per mezzo dello studio dei Veda.
Si divide in due parti: Purva Mimansa, studio dei riti e cerimonie, ed Uttura Mimansa, investigazione profonda sui Veda.
Purva Mimansa lotta soprattutto costantemente per non legarsi all'illusione esterna; molti dei suoi seguaci arrivarono fino al fanatismo per la paura di legarsi alla manifestazione dell'Universo.
La Vedanta, rispettando e riconoscendo tutti gli elementi cosmici ed i principi riconosciuti per i Veda, unicamente desidera trovare l'Unica Realtà.
Brahman è l'unica Realtà; tutto il resto è Maya, illusione.
Le anime sono Brahman, e non un'altra cosa.
Niente esiste fuori di Lui.
Insegnamento 7: Concetti delle Principali Scuole Vediche
La filosofia dell'India non nomina né parla del principio assoluto, esistente oltre ogni principio; esempio luminoso della modalità di quegli antichi maestri dell'India è il Buddha che si negò costantemente di parlare del principio di quello ch’è INFINITO.
L'Immanifesto è l'Eternità, quello ch’è Assoluto, ignorato, prima di esistere in sé e di manifestarsi; neanche è l'Immanifesto perché è quello che sta oltre quello Manifesto ed Immanifesto.
L'Immanifesto, o Brahman, è l'esistenza pre-primordiale infinita, incondizionata, inesprimibile, dalla quale sorge l'Universo, l'Unica Realtà.
Da Brahman, l'Universo, sorge la sua Immagine, ed Egli si trasforma a sé stesso in un'infinità di immagini simili a Lui.
La Filosofia Vedica, sebbene riconosca all'Universo come Maya, od illusione, studia alla manifestazione illusoria in tutte le sue fasi.
Brahma è il Creatore, la potenza indivisa dell'Universo, senza principio né fine, senza attributi, impersonale.
Ishvara, immagine di Brahma, è il Dio personale che riassume in sé a tutte le anime e possiedi tutti gli attributi.
Brahma è il Creatore, Vishnu il Conservatore e Siva il distruttore dell'Universo.
Gli Upanishad dicono guardando all'infinito spazio del cielo: “Tutto è Brahma, cominciando, animando e finendo; Egli è un Essere dentro il cuore, più piccolo che grano di riso, che grano di senape”.
Chiamare idolatri agli indù è ignorare i postulati più elementari della sua dottrina; la Manifestazione Divina, il Dio Impersonale, il Dio Personale, tutti i Divini Attributi che si manifestano nel Cosmo, sono altrettante immagini divine, o dèi.
Lo Spirito di Dio, Purusha, modifica alla materia o Prithivi per mezzo della modificazione del Gran Elemento Cosmico, Mahabhuta o Tattva. Questo costituisce i cinque elementi cosmici che sono:
Prithivi - Apas - Tejas - Vayu - Akasa.
Il pensiero cosmico creatore si sintetizza nell'uomo, prototipo dei regni; e la sua immagine perfetta è Manu, quello che conosce e pratica le leggi Eterne.
Il Manu, riassumendo in se le Leggi Cosmiche è una legislazione viva per le razze. La legge cosmica, per mezzo di lui, si trasforma nella Legge Umana, o Dharma; e si realizza alla perfezione per mezzo dell'azione, o Karma.
La Filosofia Vedica è perfetta in sé.
Esce dal seno dell'Eternità ed analizza tutti gli aspetti della manifestazione fino a dentro la minima particella, separandola o unendola secondo la necessità, senza perdere mai di vista l'unità fondamentale dell'esistenza.
Insegnamento 8: Filosofia Cina
La scuola filosofica cinese non ha stabilita una data di principio perché seguì la linea di pensiero degli atlantici mongolici.
Le primitive dinastie si perdono tra le ombre del mondo Etereo; tanto è così che antiche dinastie da cinque o sei mille anni fa li consideravano senza conoscere la sua origine.
Si deduce dagli scritti di Confucio che attribuivano alle dinastie già riconosciute un'antichità di tre mille anni, denominando Dinastie Divine alle altre anteriori. Tutto quello che può conoscersi dai concetti mentali degli antichi cinesi è per mezzo delle scuole del pensiero che sorsero inspirate per quegli antichi principi.
Il fondamento della filosofia cinese non è né Dio né il Libro della Legge bensì l'uomo stesso.
Il concetto cinese dell'Essere Eterno è straordinariamente elevato, tanto che non vuole mai alludere a Lui; è puerile dire, per mezzo dell'osservazione esterna della filosofia cinese, che ella non riconosce un principio cosmico fondamentale.
Confucio si arrabbia coi suoi discepoli quando domandano sull'essenza dell'Essere Eterno: “Come si può fare questa domanda?
Lao Tse sintetizza all'Essere Eterno nel cammino. Ma con giochi di parole respinge terminantemente considerarlo. Per quel motivo egli dice che: “I nomi eventualmente attribuibili non sono i nomi di quello ch’è Eterno”.
I cinesi non discorrono sul principio unico dell'Universo, e neanche condensano i segreti della Manifestazione Divina in un libro sacro come fanno gli indù. Per essi non c'è più immagine di Dio sulla Terra che l'uomo. Né può trovarsi un libro più sacro che la natura umana.
L'uomo non può riconoscere a Dio bensì per mezzo de l'uomo stesso. In sintesi: “L'uomo è la misura dell'uomo”.
Per che motivo cercare le misure di Dio, per che motivo cercare la soluzione di quello ch’è Infinita fuori dell'uomo stesso, se solo egli può dare tale soluzione per mezzo della sua esistenza?
Si riconosce in questa teoria il vestigio del pensiero atlantico. L'uomo è Dio, tutti gli altri uomini non sono altro che riflessi dello stesso uomo. Chi gli impedisce di realizzare tale Divinità? Sono gli elementi che lo costituiscono ma che non sono egli stesso; cosicché deve dominarsi costantemente, disciplinarsi, per arrivare ad essere quello che egli è: Dio dell'Universo.
Su questa tesi sicuramente gli antichi filosofi cinesi svilupparono la sua dottrina. Come per mezzo dell'esperienza degli antenati avevano osservato che l'uomo tende sempre a fondersi con alcuno dei suoi elementi e trasformarsi in un demonio, riconobbero questa teoria, modificandola. L'uomo, per arrivare ad essere Dio, deve avere un altro uomo che è arrivato alla Realizzazione, affinché serva da esempio e di guida. È il capo indiscutibile di una dinastia, è una Divina Incarnazione, è il Re Iniziato, secondo il vero concetto.
Le scuole di filosofia più antiche e riconosciute della Cina sono quelle di Lao Tse e quella di Confucio. Sebbene esse sembrino stare tanto in disaccordo tra sé, costituiscono due elementi tributari di un'unica potenzialità mentale.
La filosofia di Lao Tse (n. 570 a. C.) riassunta nel Libro di Tao o Ritmo della Vita, è nettamente metafisica. Riconosce all'uomo come unico principio dell'Universo; ma l'uomo ideale, l'uomo astratto, l'uomo in sé.
Per mezzo della rinuncia costante a sé stesso l'uomo si trasforma in un essere libero e, quindi, nel re degli altri.
Il prosecutore di Lao Tse, Chuang Tse (n. 275 a. C.), condensò le idee di questa filosofia in libri che diventarono tradizionali.
Confucio (n. 551 a. C.), propulsore dell'altra scuola filosofica, vuole arrivare agli stessi effetti nell'uomo, ma nella sintesi perfetta della vita quotidiana. L'uomo deve sforzarsi continuamente con pratica ed imitazione del re prototipo, per arrivare alla perfezione e diventare degno di dirigere e guidare agli altri uomini.
L'uomo è misura dell'Universo, ma ha perso le basi fondamentali di quella misura, senza queste basi non può governare un popolo e farlo felice. Deve trovare altra volta quelle misure, quelli ritmi che sono il meglio modo di esprimere il valore dell'uomo interno.
Nel libro di Li-Ki stanno le norme di cortesia, di cerimoniale, di protocollo, dei riti funerari, eccetera.
Queste filosofie sono di circa cinquecento anni prima di Gesù Cristo, mentre la vera filosofia cinese si perde nella notte dei tempi. E solo l'immagine del Drago rimane come tradizione.
Per il cinese, l'idea è espressa in un simbolo, di uguale modo come può essere scritta in un libro o rappresentata in un uomo.
Insegnamento 9: Filosofia Buddista
La razza Ariana doveva dedicare tutti i suoi sforzi allo sviluppo della filosofia dualista come un ponte tracciato dal cielo alla terra per arrivare fino all'uomo.
Ma prima che questa corrente dominante spingesse alla mente della razza, la filosofia del Non Essere brillò con tutto il suo splendore e si materializzò in un nome ed in un'idea affinché non si dimenticasse la sua origine ab aeterno.
L'idea buddista, nonostante tutte le trasformazioni rassegnate nel decorso dei secoli, nonostante influenzata possentemente per altre idee e trasformata in molte parti in una religione, mantenne puro il suo seme fondamentale della no esistenza dell'essere.
Il Buddha stabilisce quattro postulati negativi per arrivare all'Eternità. Essi sono:
1° Conoscenza dell'esistenza del dolore
2° Conoscenza che il dolore è causato per il desiderio.
3° Conoscenza che il dolore è unicamente eliminato per l'annichilazione del desiderio.
4° Conoscenza del sentiero che porta alla cessazione del dolore per l'annichilazione del desiderio.
L'idea buddista che riassume in sé la Gran Verità si diffuse con straordinaria rapidità nella mente degli uomini e si estese a tutto il mondo, e sebbene il Buddismo abbia passato per diverse fasi e cambiamenti, l'idea rimane intatta.
Dicendo il Buddismo: “Questo no, quell’altro no, neanche quello di più in là”, dà una possibilità alla mente per scorgere la sua origine divina ed eterna.
Dal punto di vista dualista questo concetto è completamente ateo perché mette alla mente umana davanti al problema eterno, senza cercare di spiegarlo.
Il Buddha non ha voluto mai parlare dell'eternità, bensì continuamente si sforza in che la mente diventi atta per riuscire una superiore comprensione.
Anche il Buddha nega l'esistenza dell'ego, o essere, come ente; perché se tale facesse, stabilirebbe un filo conduttore tra quello ch’è eterno e l'uomo, e questo sarebbe già una spiegazione di quello ch’è inspiegabile.
La sua teoria è chiara e definitiva: quello ch’è Eterno è inspiegabile. L'esistenza è il frutto del desiderio. Della combinazione dei desideri sorgono le diverse manifestazioni, e queste sono le cause del dolore.
Colla conoscenza dell'esistenza del dolore, colla conoscenza che il dolore è causato per il desiderio, colla conoscenza che il dolore è eliminato unicamente per mezzo dell'annichilazione del desiderio e colla conoscenza del sentiero che porta alla sospensione del dolore per mezzo dell’annichilazione del desiderio si arriva al Nirvana o perfetta felicità e pace e quello ch’è Eterno continua inspiegabile.
Il Buddismo, come filosofia, fu assimilato rapidamente per altri sistemi e sottosistemi dentro le religioni buddiste per mezzo delle sue sacre scritture e dogmi.
Soprattutto la pura idea buddista fu conservata per gli osservanti del Gran Veicolo, in contrapposizione con gli osservanti del Piccolo Veicolo, il quale, dopo, si imporsi come religione perché non approfondiva tanto le idee, per dedicarsi preferibilmente alla pratica e compimento delle otto tappe necessarie per percorrere il sentiero della liberazione.
Le otto tappe sono:
1° Retta Fede
2° Retto Giudizio
3° Retta Parola
4° Retto Proposito
5° Retta Azione
6° Retto Sforzo
7° Retto Pensiero
8° Retta Meditazione.
L'idea buddista, dopo la morte del suo fondatore (483 a.C.), si estese per l'India e dopo penetro nella Cina dove si stanzierebbe definitivamente. L'idea buddista fu assimilata in Cina per altre concezioni, a tale punto che rimaneva quasi irriconoscibile.
HiouenTseng, 1200 anni dopo la morte del Buddha, viaggiò dalla Cina all'India, collezionò innumerabili testi Pali, e di ritorno li tradusse al cinese, restaurando la vera dottrina.
Il Buddismo penetrò nel Tibet nei secoli settimo ed ottavo, predicato per Padmasambhava. Si mischiò alle idee Sivaiste e Tantriche già esistenti nel paese, ma la dottrina si mantenne intatta in relazione alla no esistenza dell'essere.
La Legge Eterna aveva stabilito che l'uomo ariano conoscesse alla sua mente e che l'utilizzasse fino a fare di lei l'immagine del suo Dio. L'uomo potrebbe per mezzo dell'investigazione scoprire i segreti dell'Universo. Ma questo uomo che può calcolare esattamente quando si prodursi un'eclissi, che può stabilire per mezzo del calcolo il corso delle maree e che metallo ci sono a tanti metri sotto la terra, non può rispondersi le domande: Che cosa è la tua anima? Che cosa è il tuo pensiero? Questo pensiero poderoso che utilizzi, che cosa è?
Come in un tabernacolo, è rimasta quell'idea negativa del Buddha che fa che la mente, per mezzo di successive negazioni, arrivi a presentire il suo destino eterno, a pregustare la pace e serenità del Nirvana.
L'idea filosofico-buddista è il più alto esponente di quello accessibile per la mente umana, per mezzo della speculazione, per reggersi su un punto infinito e sconosciuto.
La dottrina del Buddha perdura nel mondo, sebbene trasformata in una professione di fede Buddha-Dharma-Sangha: “Io mi rifugio nel Buddha, io mi rifugio nella Legge, io mi rifugio nell'Ordine”.
Insegnamento 10: Filosofia Deista o Dualista
Il concetto di un Dio personale come centro e vita del suo Universo, creatore di tutti gli esseri, è una concezione del pensiero egiziano.
L'Ishwara degli Indù è il punto unico che unisce quello ch’è Infinito con quello ch’è finito; riverendo ad Ishwara, l’indù venera all'Eternità della quale deriva, ma il Dio dell'Egitto è Egli e nient'altro che Egli. E niente esiste fuori della sua infinita ampiezza e saggezza. Incluso può darsi che i sistemi dualisti dell'India fossero adattamenti dei sistemi egiziani ed assimilati al suo stile.
Gli antichi filosofi egiziani ammettevano un Ente Eterno possessore di ogni attributo eccellente, il quale originava dal suo seno a tutte le anime, fatte alla sua immagine e somiglianza.
I postulati filosofici fondamentali dell'antico Egitto sono i seguenti: esistenza di un Dio Unico, Onnipotente, Onnipresente ed Onnisciente.
L'esistenza di esseri perfetti, simili a Dio, o dei redentori e propiziatori.
Questo concetto favoriva che l'idea si trasformasse facilmente in religione e questa, gelosa guardiana dei suoi interessi personali, attribuiva ad ognuno di questi esseri perfetti e simili a Dio, un valore satanico, dandoli gli stessi attributi divini che solo Dio possedeva e facendoli ancora superiori a Lui. Ancora più, questa idea portò agli uomini, soprattutto ai che predominavano su altri, si divinizzassero a se stessi, non in una perfetta Unione con Dio, bensì esclusivamente come un'immagine di Dio.
L'Idea Filosofica dell'Egitto era puramente monoteistica ma le sue conseguenze dirette erano religiose e politeistiche.
Continuamente succede questo fenomeno: l'idea monoteistica diventa politeistica e reagisce dopo, sistematicamente, contro questa deduzione.
La controversia di queste idee fu denominata la lotta dei due Soli.
L'uomo, creato per Dio, deve riconoscere ed adorare unicamente al suo Dio. Ogni adorazione tributata ad un'altra entità che non sia Egli è rinnegare il suo infinito potere ed essere idolatra. Ancora più, l’uomo perde così il dono di adorare a Dio in Spirito e Verità, e rende culto alla grossolana forma esterna. Ma gli altri confutavano che il culto a Dio sotto diverse forme niente toglieva alla vera adorazione del Dio Unico, poiché le forme diverse erano espressioni ed immagini dell'unica forma divina, Puro Spirito e Verità.
Ci furono periodicamente grandi movimenti idealistici che tendevano ad abolire l'idolatria, ma, come questa era appoggiata per i Faraoni e Sacerdoti, i filosofi dovevano fuggire al Deserto. Questo fenomeno si prodursi sistematicamente e periodicamente durante tutta la lunga esistenza delle Dinastie Faraoniche.
Questi filosofi, seguiti di pochi discepoli, si stanziavano tra i popoli barbari, tra i neri etiopi e gli assiri, e così propagavano le sue dottrine, cercando di ritornare da lì per conquistare altra volta i grandi centri culturali dell'Egitto.
Il Re Filosofo Amenofi IV, in compagnia di sua moglie Nefertiti che aveva portato dal deserto il concetto del Dio Unico, cercò di trasformare questo Ideale in una religione, contro i Sacerdoti di Amon e le antiche abitudini, fondando una città per adorare là al Dio Unico; fallì nel suo intento e, dopo la sua morte, 1280 a. C.) fu cancellato il culto di Aton, e restaurati gli anteriori culti.
Gli Ebraici erano uomini nomadi che venivano dal Deserto e concepivano chiaramente l'idea di un solo Dio, mantenendosi tra il popolo del Faraone come ribelli ed al margine della legge religiosa vigente.
L'Esodo di questo popolo, guidato per Mosè, è una dimostrazione storica che i filosofi ed idealisti erano perseguiti e dovevano rifugiarsi nel Deserto.
I greci, eredi degli egiziani, e che furono in un principio un popolo pastore e nomade e monoteistico, quando si stanziarono ed ingrandirono, trasformarono il suo ideale in una religione politeistica.
La Filosofia e la Religione, come due consorti, si cercano e respingono continuamente.
La corrente ideale monoteistica è assorbita per la potenza religiosa e pratica del politeismo, ma sempre l'ideale sorge da nuovo per proclamare, su tutte le cose e diverse forme, che Dio è Uno e che non c'è un altro fuori di Lui.
Insegnamento 11: Filosofia Messianica
Il filosofo deista si domanda: Se io sono figlio di Dio, generato per Lui, perché non devo potere essere Dio?
La mente umana, dopo di dedicarsi alla speculazione a che tanto ama, resiste all'idea finale che non sarà mai Dio, bensì sarà solamente simile a Dio.
La filosofia del Non Essere fa che l'anima tremi di piacere concependo la grandiosa ed incomprensibile idea dell'Unione Assoluta; ma la filosofia deista traccia un circolo sul quale è scritto: non passerai.
I filosofi idolatri paragonano con Dio agli esseri perfetti, propiziatori e redentori; ma i deisti affermano che questi non sono altra cosa che demoni, imitazioni di Dio; la mente dell'uomo non arriverà mai allora a rompere i lacci della relatività né potrà mai abbracciare tutta l'immensità ed onnipotenza della Mente Divina.
L'uomo non può arrivare mai ad essere Dio, né nessuno può essere simile a Dio, mai, mai. Godrà solo degli effluvi di Dio, dell'influenza della Mente Divina. Allora l'abile mente umana che non si rassegna ad essere sconfitta, forgia l'idea di un redentore.
Il redentore è Dio adattato alla mente umana. Questa non sarà simile alla Mente Divina, né arriverà ad essere Dio, bensì Dio stesso limiterà la sua Mente Divina ad una relativa e parziale mente umana: Dio stesso si farà uomo.
La filosofia deista, presa in forma schietta, è pericolosa e può tentare alla mente umana a che diventi simile a Dio; per quel motivo, per reggersi, si regge sul concetto di una Mente Divina umanizzata.
Hermes-Thot ed Osiride sono immagini della dottrina nell'antico Egitto.
Il giudaismo stesso non poté reggersi per lungo tempo nell'idea schietta che l'imponesse Mosè; già durante l'esilio in Babilonia ebbe bisogno di un'amplificazione del pensiero umano ed comincia a cantare e sentire la mancanza dell'arrivo di un Messia, di un Liberatore, di un Essere Divino incarnato sulla terra.
Questa bella filosofia è ereditata dai cristiani poiché la religione cristiana si basa sul concetto del Dio Uomo.
Tutti gli esseri umani per Lui possono essere redenti; se non possono diventare simili a Dio, come Dio, possono diventare simili a Dio per mezzo di Cristo.
L'influenza neoplatonica che tanto ebbe influenza sulla filosofia del Cristianesimo nei primi secoli della Chiesa, fu il maggiore pericolo del Cristianesimo e provocò l'arianesimo. Se Cristo non è il Padre bensì unicamente simile al Padre, allora Egli non è già Dio bensì simile a Dio. Ed allora danno per terra le possibilità che la mente umana si trasformi nella Mente Divina per mezzo d’un Mediatore.
L'idea cattolica afferma l'Unità indissolubile tra le tre persone della Sacra Trinità, e fa al Figlio consustanziale col Padre, affermando la fede sull'idea infrangibile che per mezzo della Redenzione l'uomo sarà unito indissolubilmente con Cristo, e per Lui sarà unito anche con Dio, perché Cristo è Dio stesso.
La vibrazione mentale contenuta nel cervello è relativa ma presente sempre di più; la mente umana vuole essere Dio.
Si forma sempre il concetto supercosciente che qualche giorno si possederà la totalità dell'Idea.
Insegnamento 12: Filosofia Cristiana
La filosofia cristiana è una filosofia limitata.
Il pensiero dell'uomo ha un'apparenza limitata, ma quando per mezzo del'esercizio della sua attività potenziale continua ad ampliare i suoi orizzonti, le sue possibilità diventano illimitate.
La filosofia cristiana comprese il valore di queste possibilità e cercò di controllarli. Enunciò che l'uomo deve pensare quello che voglia, quanto egli voglia e come egli voglia ma dentro la limitazione prefissata.
L'uomo, dopo la morte, potrà pensare illimitatamente, comprendere tutti i misteri, l'immensità della scienza e la pura conoscenza; ma qui, nella Terra, no.
Questa filosofia, all'essere così limitata, rimase definitivamente dentro l'orbita ed al servizio della religione.
Questa filosofia, cristiano-religiosa, si forma a poco a poco.
Nei primi tempi della Chiesa, alcuni Padri cercarono di dare ampio volo al pensiero, ma furono impediti o separati della Chiesa.
Questa filosofia estese un'immensa rete sulla mente dell'uomo; permetteva a questo uomo guardare gli spazi infiniti del sapere, ma sempre attraverso di questa rete, e ricevere il tesoro delle esperienze di tutte le filosofie e tutte le investigazioni del sapere ma sempre filtrate attraverso la rete.
Alternativamente i filosofi cristiani si sottomisero alle influenze delle filosofie di Platone e di Aristotele.
Arrivò fino ad essi il delicato sentimento della filosofia del Buddismo Cinese espresso per mezzo della sua Liturgia e del suo Rituale.
Le antiche lezioni grafiche e simboliche della filosofia egiziana furono adattate da essi e modellate alle sue immagini ed alla sua Agiografia.
In sintesi, presero tutti i concetti filosofici che arrivarono a portata delle sue mani, ma tutto ciò stacciato attraverso la sua rete.
Non si qualifica questa filosofia di limitata per poco espressiva od oscura nei suoi concetti bensì perché induce all'uomo a pensare limitatamente come tale.
Affinché ella si stabilisse più fortemente, i suoi filosofi distinsero tra la filosofia limitata e l'illimitata, chiamando Scienza di Dio a questa ultima Teologia; rispetto alla quale non si può discutere o investigare. Incluso arrivarono a proibire, a quelli che non erano teologi o sacerdoti, che parlassero di Teologia.
È celebre la lotta che sostenne San Bernardo, contro Abelardo, fino a riuscire che Abelardo rinunciasse ad insegnare Teologia nella sua cattedra di filosofia.
La Filosofia Cristiana non permette che l'uomo pensi più che limitatamente: San Atanasio enuncia questo nel primo postulato del suo Simbolo, sottomettendo la mente alla fede:
“Quicumque vult salvus esse davanti ad omnia opus est, ut teneat catholicam fidem.”
“Fides autem catholica haec est, ut Unum Deum in Trinitate; et Trinitatem in Unitate veneremur.”
La fede cattolica è la gran rete sulla mente dell'uomo se egli vuole salvarsi, se vuole conoscerlo tutto, dopo la morte. San Atanasio lo spiega chiaramente dopo la trascrizione del suo Simbolo. Dio, Uno nella sua Trinità, è la Suprema Conoscenza; ma, l'uomo non può raggiungere questa suprema conoscenza bensì per mezzo del Figlio, per mezzo della sua Redenzione e Salvazione. Non può conoscere tutto di un modo diretto bensì indiretto; non in questa vita limitata ed oscura bensì nel Paradiso, quando l'anima, per mezzo della redenzione, sia sicura della sua salvazione.
La luce dello Spirito Santo, che è la scienza piena di Dio Padre e Figlio, non può essere compresa dall'uomo finché ha macchia fisica su egli e la possibilità di peccare, bensì unicamente dopo, quando sia ammesso nella Chiesa Trionfante.
Che pensi l'uomo, ma che non pensi più che alla sua misura.
Questo è essenziale, indiscutibile, infrangibile.
Insegnamento 13: Filosofia Andrologica
La mente dell'uomo è di un potere illimitato ma unicamente può arrivare alla sua pienezza comprensiva e creatrice per mezzo dell'unione con quello ch’è Infinito.
Per questo motivo il fine corretto, unico e vero della mente è quello di cercare a Dio, all'Eternità.
Ogni altro lavoro speculativo della mente è vano, falso e dannoso. La mente, un potere mortifero in mani d’un bambino, ferirà come sempre a chi vuole deviarla attraverso i veli dell'illusione, perché la mente deve ritornare inevitabilmente alla Mente Eterna, al suo vero elemento.
Allora, ogni Filosofia che non abbia come finalità la realizzazione di Dio, non è vera bensì assurda.
L'unica Filosofia reale e vera è la Cosmodicea, nella quale l'Essere cerca al Non Essere e, nell'Essere e Non Essere, a quello ch’è Eterno.
Attraverso i cicli dell'evoluzione dell'uomo, più di uno ebbe il dono di comprendere l'enorme potere della mente umana, ed alcuni, uomini demoni, si domandarono: Perché non fermare questa gran corrente? Perché non deviarla ed approfittarle per uno stesso?
Così, il potere della mente fu sfruttato, a volte, per fini collettive e personali.
Le correnti mentali dell'uomo furono limitate: Che pensi l'uomo questo e giri il suo pensiero su questo, e nient'altro. Questo fu un metodo, utile e pratico, affinché la forza mentale generasse e si rovesciasse sull'uomo stesso e sul circolo per lui stabilito.
Il potere della mente fu dunque sfruttato e limitato un'altra volta affinché non cercasse di ritornare al suo alveo e trasformarsi in una forza distruttrice e liberatrice.
Sistematicamente le filosofie deisti restrinsero tanto i concetti dell'uomo che l’uomo diventò incapace, attraverso la sua mente, di vedere a Dio, all'Eternità.
La Filosofia Deista trasformò all'Eternità in un Dio tiranno, il quale, frusta in mano, minacciava costantemente all'uomo dicendo: O fai della tua mente quello che io dica, o ti annichilisco.
Ma questa restrizione fu un bene per la mente umana, poiché questa mente, incontenibile, cercò una via sotterranea per fuggire, per espandersi, per trovarsi un'altra volta a se stessa.
L'uomo, non comprendendo già all'Eternità e credendo che Dio era l'idolo formato per le diverse vibrazioni mentali consecutive e simili, trasformate in concetti e dogmi, cercò in sé, non in sé stesso come parte di Dio o potenza spirituale, bensì in sé stesso, come forza umana, la conoscenza. L'uomo cercò in sé, nei suoi sentimenti ed emozioni ed osservando i suoi istinti; lì trovò un punto di appoggio sul quale galvanizzare le sue forze mentali.
Questa filosofia era chiamata andrologica, studio dell'uomo, con prescindenza dell'Eternità, di Dio.
Ma questo era un assurdo: se l'uomo in sé, appartato di quello ch’è Eterno, non ha ragione di essere e la mente umana non faceva più che collidere con un'infinità di concetti illusori, contro il muro della falsa conoscenza.
Ma la goccia di acqua perfora la pietra.
Rotta l'assemblaggio esterno, l'essere trova lo Spirito nella profondità di sé stesso; e di lì torna verso Dio.
L'Andrologia, analizzando i diversi aspetti intimi dell'uomo, fu fondando diverse scuole. Passò attraverso la fisiologia, la mente istintiva e la mente emotiva, e rivide tutta la psiche dell'essere fino ad arrivare allo Spirito.
Sentiva sempre di più la necessità di una filosofia ascetica e mistica e, man mano che si scorrevano i veli, tornava a trovarsi colla regina madre delle filosofie, la Gran Cosmodicea.
Insegnamento 14: Concetti di Filosofia Andrologica
Ogni concetto andrologico è assurdo.
Se si allontanasse totalmente un uomo dagli altri esseri e della conoscenza di Dio, cosa assurda, perché l'uomo, per la sua natura intrinseca non può essere mai separato di Dio, e volesse conoscersi per i suoi mezzi, dovrebbe avvalersi di lui stesso, della sua legge interna, per conoscersi.
È comprensibile, dunque, che l'essere non abituato ad speculare su Dio, il quale è unica fine, reale e vera, pensi: “sono io? , chi?”.
“Io sono chi?”
Su questa frase si basa tutta la filosofia andrologica.
L'uomo primieramente cerca spiegare il suo io. L’io che egli conosce è suo io fisico, quell'io fisico che imperiosamente gli fa pensare per mezzo delle sue necessità vegetative o istintive.
Allora, il postulato fondamentale della filosofia andrologica è: Io sono un uomo.
Questo risultato è corretto dal punto di vista fisico, ma è assurdo dal punto di vista cosmico, come sono tutti le verità andrologiche parziali.
Spinto per i suoi desideri di conoscersi, l'uomo utilizza la sua mente per penetrare dentro la misteriosa macchina umana; investiga, osserva, analizza e paragona; e fa com’il bambino che rompe il suo balocco per vedere quello che contiene.
In questo modo l'Andrologia si arricchisce con infinità di scuole filosofiche, tutte esse nate del primo postulato: “Io sono un uomo”, come la fisica, la chimica, e la medicina applicata.
Come il postulato “Io sono un uomo” è solo relativamente vero, l'essere continua a mantenere viva la frase “Io sono chi?”.
L'uomo scopre in sé sentimenti ed emozioni completamente inaccessibili per la fisiologia. Allora comincia a discorrere: Io sono un uomo, ma c'è qualche valore esistente in me che io non conosco. Posso pensare questo e l’altro; posso sentire in un modo o nell'altro; allora sorge lo studio filosofico, l'analisi dalle emozioni e, dietro ardue lotte, l’uomo arriva al gran postulato: “Io sono un uomo spirituale”.
Tutta la sua opinione interna è studiata in ognuno dei suoi aspetti, e questi si esteriorizzano in varie scuole di diverso carattere psicologico, che sono d'accordo in sostenere il postulato: “Io sono un uomo spirituale”.
Come tuttavia questo postulato: “Io sono un uomo animico” è relativamente vero, come ogni verità andrologica, l'uomo continua a sostenere la frase: Sono io chi?
A volte predomina nell'essere l'uomo fisico, coll'istinto; altre volte, l'uomo pensante, colla comprensione.
L'Andrologia discorre per stabilire quale di queste due forze è l'uomo vero; ma spiegandolo in un modo o nell'altro, sta aggregando attributi. Ad ognuno di questi è stata attribuita maggiore o minore importanza, sorgendo lì sempre di più multiple scuole che l'allontanano dalla verità e dalla fonte primaria. Tuttavia queste scuole insegnarono agli uomini a pensare, a parlare, a scrivere ed ad applicare le sue varie conoscenze a diverse specialità.
Ma l'uomo che colla Filosofia Andrologica ha penetrato nella parte più intima del suo essere, trova la Scintilla Divina e, con questa Scintilla, l'unica soluzione al problema umano che è il ritorno a Dio, all'Eternità. Allora, sorge il postulato perfetto che, da andrologico si trasforma in proprio della Cosmodicea: “Io sono Quello”.
Insegnamento 15: Filosofia Rasica
La Filosofia Rasica è il corpo psichico della Filosofia.
La Storia in sé non è altro che un derivato di questa Filosofia.
La vera Storia non è quella che registra solo i fatti esternamente e cronologicamente, bensì quella che coordina quelli fatti dando vita, pensiero ed espressione.
La Filosofia Rasica è il corpo psichico della Filosofia: non può essere situata in un campo puramente mentale e speculativo, neanche in un campo umano completamente ed unicamente soggettivo.
La Filosofia Rasica considera i fatti concreti, le osservazioni sistematiche e gli avvenimenti successivi; ma, mantiene il caldo vitale dei fatti. Queste sono proiezione di una pura espressione del pensiero e sussistono nelle età, ancora dopo che si siano cancellate come forme materiali della Terra, come un potere e valore psichico che esprimono l'idea della quale derivarono ed i risultati, diretti ed indiretti, sulla vita dell'uomo.
Gli studenti che desiderassero applicarsi a questo studio, dovranno farlo unicamente colla direzione di un Maestro che possieda la conoscenza del Mondo Astrale.
Per spiegare la Filosofia basta una mente grande e di molta intuizione; ma per spiegare la Filosofia Rasica è indispensabile che il Maestro abbia il potere della conoscenza psichica del Mondo Astrale.
Elena Petrovna Blavatsky quando dovette spiegare al mondo di ovest, nella sua “Dottrina Segreta”, la Storia dell'Occultismo, rifiutò ogni trattato che avesse alla sua portata e ricorse unicamente agli Anali Akasici. Elena Petrovna fu la Filosofa Rasica della nostra razza, ma risultò una stella solitaria in un mondo di ciechi.
La Filosofia Rasica è la Filosofia applicata alla Storia, ma questa è, al giorno di oggi, una scienza completamente sconosciuta, poiché gli autori che dissertano su Istoria, allontanandosi dai fatti schietti e cronologici, non fanno più che riflettere e descrivere sua personalità.
Per conoscere la vera Storia, vita, pensiero ed espressione dei fatti, le forze che li generarono ed i risultati che hanno prodotto e produrranno nel mondo, è indispensabile vederla nel Registro del settimo piano del Mondo Mentale.
La Filosofia Rasica studia le relazioni del Cosmo colla Terra e coll'uomo, delle razze tra sé; studia anche le tappe ascendenti e discendenti dei paesi, la sua origine, nascita e morte; le relazioni astronomiche, astrologiche, telluriche, razziali e climatiche.
La Filosofia Rasica potrebbe essere di un valore straordinario per le anime, se fosse studiata su basi sicure ed insegnata per chiaroveggenti; potrebbe essere la chiave della felicità del futuro, poiché permetterebbe di predire esattamente, per mezzo di quadri delle diverse tappe dell'esistenza, i destini dei popoli, razze, famiglie ed uomini.
Gli studenti della Filosofia Rasica devono costruire un ponte psichico che sia un nesso di unione tra i fatti positivi ed i suoi derivati, e la pura fonte del pensiero; quelli che registreranno le sue impressioni cicliche nel sottilissimo corpo astrale, etereo e psichico dell'Anima del Mondo.
Insegnamento 16: La Filosofia
Lo studio della Filosofia è come il lago della montagna che versa la sua acqua per diversi rigagnoli.
Dalle alte cime, dove il pensiero è uno, gli studenti analizzano l'Idea Unica, dividendo così i concetti in diverse espressioni che si trasformano a sua volta in distinte filosofie.
Si dice: filosofia platonica, filosofia aristotelica, e così via, come se avesse più che una Filosofia.
Quello che si chiama Filosofo senza essere tale, si rinchiude dentro un determinato concetto e dentro un campo magnetico o modo di pensare, negando tutto il resto; ma il vero Filosofo, sebbene si mantenga nella sua cittadella e difende la sua posizione, non smette di riconoscere che le diverse idee formano l'insieme della Filosofia.
Le grandi filosofie, apparentemente tanto divergenti tra sé, se uniscono i suoi postulati fondamentali, sono tutte espressioni diverse della Verità che formano l'unica Filosofia nel suo insieme che è la regina delle filosofie.
Attraverso le età sono sorti Grandi Iniziati che dovettero lanciare al mondo la potenza dell'Idea Madre rivestita della caratteristica e la necessità dell'Umanità del momento; ma, quelle nobili filosofie, tuttavia, non erano altro che un adattamento della Filosofia e lo studente non deve perdere mai di vista l'unità del pensiero universale.
È necessario affermare un'altra volta che con un concetto così vago e generale lo studente non può conoscere la Filosofia perché generalizzando perde interesse a causa della speculazione e del metodo, che portano alla pratica del retto pensare.
È necessario che lo studente adotti una posizione, che adotti un postulato filosofico e si mantenga fermamente in lui, per potere, da lì, conquistare i diversi punti che segnalano la Grande Centri Laya della conoscenza filosofica.
Per quello è necessario dogmatizzare senza dogmatizzarsi, coll'oggetto di reggersi nelle sue idee; è necessario acquisire risorse mentali per sostenere, difendere e superare le altre idee; ma internamente bisogna mantenere quella sacra libertà che gode costantemente degli effluvi dell'Idea Unica.
Alcune religioni compresero questo alto concetto e chiamarono Teologia al suo punto di vista particolare e fondamentale di filosofia. Obbligarono allo studente a che, ricevendo questi postulati filosofici come divina ed indiscutibile rivelazione, dovesse sottomettersi incondizionatamente; e tutti gli altri punti che derivavano da essi, continuavano ad essere parte del campo della Filosofia, rimanendo lo studente in libertà per discutere, discorrere, negare ed affermare, secondo il suo modo di comprendere e dedurre.
La Filosofia è il Pensiero di Dio rivelato agli uomini; è come se la Divina Madre si togliesse il suo Santo Velo per darlo a suo Figlio ben amato.
La Filosofia, espressione pura del Pensiero, è l'unica arte valida che può restituire la felicità all'uomo.
INDICE
Insegnamento 1: Origine e sviluppo della Filosofia
Insegnamento 2: Concetto della Filosofia del "Non Essere"
Insegnamento 3: Concetto della Filosofia “dell'Essere e del Non Essere"
Insegnamento 4: La Filosofia dell'Essere
Insegnamento 5: Filosofia Pre-Vedica
Insegnamento 6: Filosofia Vedica
Insegnamento 7: Concetti delle Principali Scuole Vediche
Insegnamento 8: Filosofia Cina
Insegnamento 9: Filosofia Buddista
Insegnamento 10: Filosofia Deista o Dualista
Insegnamento 11: Filosofia Messianica
Insegnamento 12: Filosofia Cristiana
Insegnamento 13: Filosofia Andrologica
Insegnamento 14: Concetti di Filosofia Andrologica
Insegnamento 15: Filosofia Rasica
Insegnamento 16: Filosofia