INDICE

Insegnamento 1: Yoga dell'India
Insegnamento 2: La Scala di Perfezione Cristiana
Insegnamento 3: Le Tre Norme dell'Ascetica
Insegnamento 4: Il Direttore Spirituale
Insegnamento 5: Il Ritiro
Insegnamento 6: Disorientamenti Psichici
Insegnamento 7: La Preghiera
Insegnamento 8: La Meditazione
Insegnamento 9: Meditazioni Metodizzate  
Insegnamento 10: La Concentrazione
Insegnamento 11: Entrata al Silenzio
Insegnamento 12: Esercizi di Concentrazione
Insegnamento 13: La Contemplazione
Insegnamento 14: La Morte Mistica
Insegnamento 15: L'Unione

Insegnamento 16: Sintesi dei Gradini Mistici

 

Insegnamento 1: Yoga dell'India

Dagli albori della sua civiltà, i popoli dell'India furono spinti alla pratica del misticismo.
Dai primitivi discepoli dei Grandi Iniziati della nuova razza, fino agli abitanti misteriosi dell’Himalaya, stettero formando un'infinità di uomini che dedicarono tutta la sua vita allo studio e la pratica delle cose divine ed estatiche, lasciando per la posterità esempi, scritti e documenti che furono la base di tutte le scuole ascetiche, fino ai giorni presenti.
Se si vuole riassumere brevemente il metodo estatico dell'India per riuscire l'Unione con Dio, bisogna conoscere le otto basi fondamentali, Yogangas, che per questo hanno adottato gli indiani di tutti i tempi.

1) Yama: Cambiamento di vita, isolamento del mondo, disinteresse o rinunzia di tutto quanto può servire per passatempo dai sensi, e purificazione di abitudini.

2) Niyama: Purificazione interna dei sensi e della mente; retta intenzione ed indifferenza per i beni materiali. Digiuni, mortificazioni e studio dei testi sacri.

3) Asana: Posizione adeguata per la meditazione, modo di collocare le braccia ed attraversare le gambe. Genuflessioni.

4) Pranayama: Dominio della respirazione, regolarizzazione dell'alito vitale. Questo esercizio si divide in tre parti: a) Puraka, ispirazione dell'alito; b) Rechaka, regolarizzazione dell'alito; c) Kumbhaka, ritenzione dell'alito.

5) Pratyahara: Astrazione dei sensi, dominio delle sensazioni, eliminazione dei desideri.

6) Dharana: Concentrazione sostenuta su un oggetto, fino a conoscerlo nelle sue minime parti; separare ogni idea dalla mente che non sia detto oggetto.

7) Dhyana: Concentrazione contemplativa di un oggetto, con tale intensità di attrazione, che è assorbito in sé.

8) Samadhi: Estasi o conseguimento dell'Unione con Dio. È l'Unione del discepolo con Dio, e supremo grado di Yoga. L'anima per contemplazione estatica riesce la Suprema Coscienza trasformandosi nel Tutto.

Questi tre ultimi esercizi di Dharana, Dhyana e Samadhi si designano collettivamente col nome di Samyama.
Sebbene queste basi in tutte le scuole dell'India siano indispensabili, ogni scuola ha prestato specialmente maggiore attenzione ad uno di questi otto punti, il quale è stato reputato come il più importante nell'esercizio della meditazione.
Ma, come se non fosse necessario dirlo, non se può riuscire nessuno di essi separatamente perche sonno tanto strettamente legati tra sé che conducono, in un modo o nell'altro, ad un'unica meta che è l’Yoga.
L'esercizio continuato su questi otto punti ha dato luogo a molti Sentieri Mistici, o Marga:

1) Karma Yoga o Karma Marga: Cammino mistico che cerca a Dio per l'azione, specialmente per il lavoro caritatevole, per le opere religiose. L'anima arriva all'Unione Divina per mezzo dell'azione, per mezzo di un'azione di disinteresse.

2) Bhakti Yoga: Cammino mistico di devozione amorosa; l'anima si arrende totalmente, trovando infinito amore.

3) Hatha Yoga: Metodo mistico di purificazione fisica, di pulizia corporale, di dominio sugli organi esterni ed interni; maneggio del prana.

4) Tantra Yoga: Cammino per il dominio del potere sessuale e dei poteri magici.

5) Laya Yoga: Cammino mistico per l'attenzione costante sul suono interno o Niente, che si percepisce chiudendo gli uditi.

6) Chakra Yoga: Cammino mistico per la meditazione sui centri interni di forza.

7) Mantra Yoga: Cammino mistico per la ripetizione delle parole sacre, o per la recitazione mentale di certe formule con attenta meditazione sul suo significato.

8) Raja Yoga: Cammino mistico puramente mentale e speculativo; è il metodo di regolarizzazione e concentrazione del pensiero. Per il dominio della mente il discepolo sviluppa tutte le sue facoltà mentali.

9) Jñana Yoga: Cammino mistico per la conoscenza, lo studio della scienza e la ricerca della saggezza.

Questi distinti metodi di Ascetica hanno fomentato la letteratura mistica e quelli che passarono per questi sublimi stati di preghiera, molte volte si sentirono spinti a trasmettere alla posterità le sue impressioni; per quel motivo esistono nel mondo testi incomparabili e libri meravigliosi lasciati per le distinte scuole.
Il più antico dei testi ascetici è Yoga Sutrani di Patañjali, il quale, in un numero ridotto di aforismi, descrive le diverse forme di evoluzione mistica dell'Essere verso Dio.
Gli segue il Bhagavad Gita, libro che descrive come Krishna, la Divina Incarnazione, porta ad Arjuna per tutte le tappe verso il Samadhi.
Nel Nirupana Chakra sta descritto per il risultato del Supremo Potere mediante lo sviluppo dei Chakras.
Lo Shivagama, insegnamenti di Shiva, è un'opera antica che non si trova oramai da nessuna parte; unicamente esistono pezzi di lei estratti di testi antichi; descrive l'Unione con Dio mediante il dominio dei tattvas.
Nell’Hatha Yoga Pradhipika e nello Zivashamita sta descritto come si riesce il potere fisico che fa largo al potere spirituale. E così per le sue scuole ed i suoi metodi seguono l'India, i suoi saggi ed i suoi asceti, i suoi sannyasins, i suoi brahmacharins, i suoi pandits, verso la conquista di Dio e l'unificazione del principio umano col Principio Universale.

 

Insegnamento 2: La Scala di Perfezione Cristiana

È molto importante conoscere la Mistica Cristiana per potere apprezzare l'Occidente pratica come, con modo e nomi propri, tutti gli esercizi ascetici per arrivare all'Unione Divina.
Già nei primi tempi del cristianesimo, nell'età patristica, i monaci di Oriente praticarono diversi esercizi metodici che li portavano ad alti gradi di spiritualità.
I cenobiti, sparsi per il deserto e le oasi dell'Egitto che abitavano nel convento del Mare Saba, coltivato nella viva roccia di un'alta montagna inaccessibile, oltre il Giordano, erano testimoni di esempi ammirabili di santità. Questo è interessante leggerlo nella Vita di San Ilario, scritta per San Geronimo e nella vita di San Antonio Abate, scritta per San Atanasio.
Nell'anno 649 San Giovanni Climaco, superiore dei monaci che popolavano il monte Sinai, lasciò scritto un trattato di misticismo chiamato "Scala" del Cielo (Scala Paradisi), nel quale, per nove gradi di sviluppo interno e metodico, arriva l'anima all'estasi e l'Unione con Dio.
Ma chi scrisse i testi famosi di Ascetica Mistica fu Dionisio l'Areopagita verso l'anno 500, che sono studiati ancora al giorno di oggi, specialmente "La Gerarchia Ecclesiastica" ("Di Ecclesiastica Hierarchia"), "I Nomi Divini" ("De Divinis Nominibus"), e "La Teologia Mistica" ("De Mystica Theologia").
In Occidente, Cassiano, che visse dall'anno 360 al 435, riassume nel "Compendio dell'Istituto dei Cenobiti" ("Instituta Coenobiorum Collationes", tutta l'ascetica monacale dei quattro primi secoli, dando una vera orientazione mistica ai suoi lettori; e San Benedetto che morì nell'anno 543, con la sua famosa regola, facilita la vita ascetica e la fomenta nei suoi conventi.
Ma, è nel Medioevo, quella gran epoca di pari di opposti, di fede limitrofa nella pazzia e dell'ateismo più profondo, di santità e di crimine che sorge una mistica nuova: la vera Mistica Cristiana che strappa delle miserie più grandi, della più nera superstizione, per culminare nella più ardente carità e nella più perfetta santità.
È un movimento che, uscito di pochi uomini, abbracciò in pochi anni a migliaia di esseri, e fa della religione cristiana, molto data a riti e pompe gerarchiche, una religione rinnovata in spirito. È un movimento culminante; un’Ascetica Mistica di lavoro e preghiera che tira fuori i monaci dai chiostri e fa loro sacri per quello cammino che è la sintesi di tutta l'Ascetica Cristiana: apostolato e preghiera, amore a Dio ed amore al prossimo.
Santo Domingo de Guzmán, 1170-1221, e San Francesco di Assisi (1181-1226) sono i promotori eminenti di questa nuova vita spirituale.
La scuola Dominicana contempla e lavora col suo famoso detto: "Contemplari et contemplata aliis tradere", Contempla e porta ad altri alla contemplazione.
Di questa scuola, rigida e feconda, nasce una sequela innumerabile di grandi estatici: Alberto Magno (1206-1280) che commentò i libri di Dionisio l'Areopagita; Santo Tommaso, il Dottore Angelico (1225-1274) che scrisse ampiamente su Ascetica ed egli arrivò stesso alla più alta contemplazione; Santa Caterina di Siena (1345-1380), la quale visse nella terra trasfigurata per gli stigmi e l'amore in Cristo; il Beato Enrico Suso che morì in 1365 e lasciò numerosi scritti sulle sue esperienze mistiche.
La Scuola Francescana, poetica e speculativa allo stesso tempo, porta all'anima alla cima della perfezione per la pratica di tutte le virtù, specialmente la povertà, e per l'amore a Gesù Crocifisso.
Le luci di questa Scuola sono: San Buonaventura (1221-1274), compone molti trattati ascetici e mistici; la Beata Angela di Foligno, morta in 1309, scrive il libro delle "Visioni ed Avvisi"; Santa Margherita di Cortona (1247-1297) che si trasforma in un'anima che passa per tutti i Sentieri Ascetici fino ad arrivare alle Nozze Spirituali o Estasi Divina di peccatrice pubblica; Iacopone di Todi che morì in 1306, il mistico poeta che arriva da Gesù Crocifisso per la Contemplazione ai dolori di Maria; e Santa Caterina di Bologna (1413-1463), nonostante conserva sul suo viso di mummia il bacio mistico che ricevé di Cristo.
Altri mistici insigni assecondarono ed aiutarono la mistica Dominicana e Francescana, specialmente il Beato Giovanni Ruysbroesk (1293-1381) che fondò la Scuola Flamenca e scrisse il "Specchio di Salvazione" ed Le Gale delle Nozze "Spirituali", e Tomas Kempis (1379-1471), autore della "Imitazione di Cristo."
Tuttavia, la riforma di Lutero nel secolo XVI provoca nel Cristianesimo Cattolico una controriforma, e nuovi tipi di mistica si incorporano già agli esistenti.
Il colosso della controriforma è San Ignazio di Loyola, chi coi suoi Esercizi Spirituali insegna il Cammino Mistico per mezzo della volontà individuale modellata sulla Volontà di Cristo.
È il venerabile Padre di La Colombiere, morto in 1682, direttore spirituale di Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), quello che, ad insistenza della sua diretta, promuove la devozione alla Cuore di Gesù: l'unificazione della volontà e dei sentimenti dell'uomo alla volontà ed i sentimenti di Gesù.
Ma alla Scuola Carmelitana, fondata per Santa Teresa di Gesù (1515-1582), sta l'onore di fondare una Scuola Mistica di pura contemplazione che tende a portare all'anima dall'Umanità di Cristo alla Divinità Assoluta.
Il discepolo di lei, San Giovanni della Croce (1542-1591), la perfezionò ancora più, perché concepisce come unico risultato della contemplazione, la totale sparizione della personalità umana nell'Immensità Divina.
Il sacerdote Miguel de Molinos, spagnolo del secolo XVII, arriva a consigliare l'annichilazione dell'Essere nella sua "Guida Spirituale", e Fenelón (1651-1715) è propagatore di una mistica simile chiamata Quietismo. Ma, questo tipo di mistica fu condannato per la Chiesa.
Il misticismo di San Francesco de Sales (1567-1622) è completamente umanista; una coscienza serena sempre posta in Dio; in tutti gli stati della vita si può arrivare alla santità.
La Scuola Francese del secolo XVII, fondata per il cardinale di Berulle (1575-1629), mette completamente l'Ascetica Mistica al servizio del dogma della Chiesa; tutte le forze spirituali e psichiche che l'anima acquisisce per l'ascesi, deve rovesciarli sulla Chiesa per beneficio delle anime e ritardare la fortuna dell'Unione Divina fino all'ora della Morte o nell’aldilà.
Dell'oratorio della Francia ed i suoi ammiratori uscirono infinità di mistici che arrivarono ad essere di gran utilità per la Chiesa, come San Vincenzo di Paul (1576-1660), fondatore delle Figlie di Carità; il Padre Olier (1608-1657), fondatore della Compagnia di San Sulpizio, e S. J. Eudes (1601-1680), fondatore della Congregazione di Gesù e Maria e propagatore delle devozioni ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria.
Riassumendo tutte le scuole, la Mistica Cristiana si basa su tre punti fondamentali: Purgazione, Illuminazione ed Unione.
La Via Purgativa è quella dei principianti nella meditazione, e è necessaria per la purificazione dell'anima per togliere le scorie. È esercizio indispensabile per vincere le difficoltà dei principianti e la mancanza di esperienza nella pratica.
L'anima non si può purificare senza l'esercizio della penitenza; questa la purifica delle colpe passate e le fa atta per resistere alle tentazioni future; pulisce fortifica il corpo fisico per il digiuno; calma le emozioni e vince le tentazioni colle pratiche devote, la mortificazione dei sensi, la pratica delle elemosine e delle buone opere, e mette calma nella mente per il dominio delle passioni e la rinunzia di piaceri mondani; ugualmente fortifica le tre potenze mentali: memoria, intendimento e volontà.
La Via Illuminativa mette al discepolo in condizioni di rimanere concentrato, un tempo, con gran affettività, su temi divini. La pratica positiva di tutte le virtù cristiane e l'Imitazione all'Umanità di Cristo sono i primordiali esercizi. Nella Via purgativa l'esercitante discorreva per il tempo della meditazione; ma ora lascia la preghiera perché è l'anima quella che l'intrattiene. La sua Unione con Dio diventa intima ed abituale, stimolato a questo per il fervore e la pietà e, collocando il frutto della sua esperienza sulla fede, la speranza e la carità, riesce la pienezza dell'amore.
C'è anche pericolo in questa meditazione; quello che è gustato già i beni spirituali della meditazione, se non può riuscire questi beni, fa uno sforzo eccessivo per tornare a possederli e, non raggiungendoli, crede che perda il suo tempo e smette di praticarla.
La Via Unitiva è una più intima ed estatica Unione con Dio. Secondo il detto "Ambulare cum Deo intus", l'Unione Semplice è uno sguardo persistente ed amoroso a Dio che si prolunga più o meno per lungo tempo volontariamente, ma che arriva ad essere continua, ancora senza intervento della volontà. Gli effetti sono sempre di più una santificazione intima dell'anima, una comprensione straordinaria dei doni dello Spirito Santo ed un amore ineffabile alle cose Divine.
Nella Mistica Cristiana ci sono diversi gradi di Unione Divina.
Il Preghiera di Semplicità che è uno stato dell'anima nel quale niente sta più che la serenità di versi e sapersi nella presenza di Dio.
Gli segue la Contemplazione Infusa che è una visione intellettuale che procede di Dio, insieme ad un chiaro intendimento ed amore delle cose Divine.
Viene di seguito il Preghiera di Quiete; è a volte questa arida e dolorosa, altre volte, soave e gradevole; l'anima rimane qui sospesa tra cielo e terra, dolorosa o felice; né la più lieve brezza, né uno scintillio turba la calma spirituale.
Per l'Unione Piena l'anima si va trasformando gradualmente in Dio fino a rimanere non solo con la volontà, bensì con tutte le potenze dell'anima sospese, quando si trova nella presenza Divina.
Gli segue l'Unione Estatica, chiamata Sponsali Spirituali; i sensi stanno in sospeso e la mente è assorbita completamente per Dio fino ad arrivare all'immobilità; benché ella potesse volerlo non potrebbe fuggire di lì.
L'Unione Estatica ha tre sfumature distinte: l'Estasi Semplice, è uno svenimento dell'anima nelle braccia divine; il Rapimento è un'impetuosità e violenza che strappa irresistibilmente; ed il Volo dello Spirito è un sentimento di comprensione divina tanto grande che sembra volere strappare l'anima dal corpo.
L'ultimo e più alto stato dell'Estatica Cristiana è l'Unione Trasformante o Matrimonio Spirituale che è una totale intimità, calma ed indissolubilità con Dio.
Gli effetti di queste Estasi sono: maggiore santità di vita, distaccamento perfetto delle creature, immenso dolore per i peccati commessi, visione frequente dell'umanità di Gesù ed una vita terrena completamente celestiale, divina.
Vari fenomeni psichici succedono qui: frequente visioni corporali, immaginative e mentali; si ricevono frequenti tocchi divini, capendosi improvvisamente ed infusamente cose che apparentemente non hanno spiegazione.
In alcuni, è tanta l'elevazione che sentono che hanno estasi ascensionale o di elevazione nell'aria del corpo fisico, chiamato volo estatico o marcia estatica; camminano velocemente senza toccare il suolo, come passò a San Giuseppe di Cupertino, il quale, volando, portò una pesante croce, depositandola nel posto adeguato; ed a volte vanno sull'acqua, esercizio ascetico chiamato Trasfretazzione.
Questi esseri possono emettere effluvi luminosi ed odorosi; praticano astinenze prolungate ed arrivano ad un'imitazione tale del Maestro che anche hanno stigmi nei suoi corpi.
Non esclude, la Mistica Cristiana, le basse forme di Meditazione che possono causare l'ossessione che è una tentazione più violenta e duratura del comune, ed al possesso che è una presenza continua dello spirito del male nel corpo del praticante.

 

Insegnamento 3: Le Tre Norme dell'Ascetica

Le parole "Ascetica Mistica" vogliono spiegare il processo che fa l'anima, per il suo sforzo proprio o per la spinta del suo destino ancestrale, per realizzare a Dio.
La parola "Ascetica" si riferisce specialmente all'esercizio o sforzo controllato, mentre la parola "Mistica" si riferisce all'atto di unirsi, parzialmente o totalmente, l'anima con Dio.
Non deve immaginarsi questa Mistica Unione come una linea tracciata in avanti, perché non esiste cosa alcuna nell'Universo creato che segua una linea retta; bensì bisogna figurare questo come una luminosità oscillante diretta verso un centro determinato.
I dualisti, creazionisti o animisti, furono quelli che più si sforzarono di riuscire questa Mistica Unione; così lo stesso concetto della sua dottrina l'esige, poiché distinguono totalmente lo spirito dalla materia. Questo concetto infonde nelle anime un anelito veemente di elevazione dalla materia verso lo spirito. Per quel motivo, le filosofie dualisti hanno avuto grandi mistici speculativi che riuscirono l'Unione con Dio.
 Non per quel motivo, gli assolutisti, monisti e panteisti smisero di avere i suoi grandi mistici; ma sempre la sua mistica ebbe un senso più passivo che speculativo.
Tuttavia, in tutti gli esseri umani, e più tra quelli che sono arrivati ad un determinato punto del Sentiero di Evoluzione, si manifesta quella tendenza a realizzare il senso intuitivo dello spirito.
Tutti i grandi esseri arrivarono in momenti di gran esaltazione ad una perfetta Unione con Dio, sia per lo sforzo di un lavoro intenso o per un abbandono totale delle sue potenze. Ma è chi vogliono sperimentare questa estasi non solo in momenti determinati della vita, bensì provocarli a volontà mediante la disciplina e l'esercizio.
Da tempi immemorabili ci sono stati uomini che hanno dedicato tutta la sua vita all'Ascetica Mistica. Se si confrontano tutte le scuole e si riassumono tutti gli insegnamenti dettati per la pratica continua, l'esperienza acquisita e gli studi fatti, si vedrà che il midollo di tutti questi testi e filosofie si appoggia in tre norme determinate. Queste sono:
1) Metodo di Vita.
2) Sforzo Continuato.
3) Dominio Mentale.
Il Metodo di Vita è quella riorganizzazione cellulare del corpo fisico che dispone la materia all'ascensione. Tutto l'insieme del corpo fisico deve eliminare quelle tossine prodotte per le brutte abitudini e prendere sostanze nuove ed adeguate che permettano alle vibrazioni spirituali arrivare senza ostacoli fino ai centri cerebrali dell'esercitante.
Col Metodo di Vita si scacciano allora gli ostacoli, soprattutto le malattie corporali, le abitudini morbose dell'inconscio, le debolezze nervose, lo spreco eccessivo di energie organiche ed il tremore muscolare proprio di quelli quali non sono abituati alle alte vibrazioni.
Sforzo Continuato è l'applicazione indispensabile e continua per riuscire l'oggetto.
La pigrizia mentale acquisita per il tempo in che non si è fatto lavorare i centri cerebrali adeguati, è vinta per l'applicazione costante nell'esercizio della preghiera. La mente, pressata per lo sforzo della volontà, allontana alle onde ed immagini negative, e pianta nuovi solchi cerebrali abituando il pensiero a che si fissi su temi divini. Per lo Sforzo Continuato le emozioni volgari si trasportano nel cervello e perdono, alla luce dell'analisi, il suo valore fondamentale; il sentimentalismo è dominato e le forme immaginative della mente si trasformano in ideali, o in immagini uniche che aiutano all'esercizio della meditazione invece di danneggiarlo con distrazioni.
Allora l'esercitante riesce il Dominio Mentale. L'anima vince l'ondeggiamento mentale e lo domina; in questo modo può riflettere in sé l'immagine Divina e sentire l'estasi della Presenza di Dio.
Il Dominio Mentale, una volta riuscito, guida all'anima verso Dio ed all'estasi per due cammini: per la speculazione o per il rilassamento, per la preghiera attiva o per la preghiera passiva.
La speculazione fissa la mente, di un modo continuo, su un unico oggetto fino a che questo penetri in uno stesso, si trasformi in uno stesso, e l'anima, per quello sentiero, può immergersi nell'Essenza Divina.
Il rilassamento separa costantemente tutti i pensieri fino a che l'anima, lentamente, vuota di tutto, non ha più che un solo pensiero: La Realizzazione Divina.
Tuttavia, il metodo di rilassamento non si riesce senza sforzo. Alcuni mistici mettono al principiante in questo cammino che è molto pericoloso e non è consigliabile. Ci sono quelli chi entrano con molta facilità in questo sentiero per disposizione ancestrale ma ancora a questi, nei principi, bisogna forzarli affinché seguano il cammino ordinario.
L'uomo non deve dimenticare che è tale e che, sebbene l'anima abbia possibilità divine, non deve respingere mai l'alta missione che gli fu affidata di essere semplicemente uomo.
Bisogna pregare, sempre con umiltà, affinché i Maestri guidino all'anima per il Sentiero Retto.
"Oh migliaia e migliaia di uomini che avete lottato, che vi siete sforzato di un modo o un altro, in una terra o un'altra, in un credo o un altro per riuscire l'Unione dell'Anima con Dio, e che avete insegnato agli uomini –Patañjali dell'India, Sacerdoti dell'Egitto, Platone della Grecia, i cristiani Climaco e Cassiano, Ramakrishna ed Emerson di questi tempi, sconosciuti Figli della Madre, a tutti vi è reclamati affinché in questi giorni scriviate nelle nostre menti e nei nostri cuori, con solo dieci parole, le norme eterne di questa gran dottrina– Per il Dominio del Corpo, con lo Sforzo Continuato e fissando la Mente allo Spirito, si unisce all'Anima in Mistiche Nozze, con Dio."

 

Insegnamento 4: Il Direttore Spirituale

Nel Cammino Ascetico, per arrivare alla Mistica Unione dell'anima colla Divinità, specialmente nei primi tempi, è indispensabile un Direttore Spirituale che guidi all'anima per il Sentiero che gli conviene.
Non può negarsi che ci sono anime straordinarie che hanno speciale direzione, sia da parte del suo subconscio ancestrale o, come succede in alcuni rari casi, direttamente dei Maestri che dirigono il movimento mistico dal mondo astrale.
Il re pitagorico Numa Pompilio di Roma era diretto per la ninfa Egeria, alla quale l'univa uno stretto laccio di amore spirituale, e non dettava nessuna legge nel governo del suo popolo senza consultare prima colla sua benamata eterea.
Santa Caterina di Genova non potè avere mai Direttore alcuno. Quando cercava di mettersi sotto una direzione speciale, accadeva qualche fatto straordinario nella sua vita che le faceva prescindere da quella guida. Ma invece, quotidianamente lo stesso Maestro Gesù gli ero apparso, illustrandola e dirigendola continuamente.
Neanche Elena Petrovna Blavatsky potè avere direzione spirituale sulla terra, perché i Maestri si comunicavano direttamente con lei per dargli i suoi ordini. Questa donna, tanto eccentrica e di temperamento tanto ribelle a ordine della società, era completamente umile e sottomessa alla volontà di Quelli che da più in là l'orientavano la sua cammino.
Sebbene sia verità, allora, che ci sono direttamente anime eccezionali dirette dal cielo, la maggioranza dei mistici che non hanno direzione visibile, specialmente i principianti, mostrano uno stato pietoso nella sua ascensione, se può chiamarsi così. Di fatto, la maggioranza di essi va di un Maestro ad un altro, di un esercizio ad un altro, di una delusione ad un'altra, sentendosi alla fine tanto disorientati ed arretati nei suoi pensieri che devono perdere tanto tempo per disimparare quell'imparato quanto hanno usato per impararlo.
Neanche possono essere queste materie molto malleabili posti in buone mani, perché la sua anima è come un tessuto molto scarabocchiato, macchiato di concetti erronei e di pregiudizi, quasi si potrebbe dire, incancellabili.
La gioia più grande è dunque la speranza più sicura per riuscire l'Unione Divina, è trovare un Direttore Spirituale.
Naturalmente è questo un tema molto delicato; non sarà mai abbastanza ponderata quella frase di Santa Teresa di Gesù che diceva alle sue suore: "Cercate un Direttore Spirituale che sia uomo pio e di lettere."
La missione di dirigere le anime verso la perfezione è la più degna che può trovarsi sulla terra; ma, per questo è necessario avere una vocazione speciale ed amare intensamente alle anime. Come l'esploratore vuole viaggiare, il prodigo vuole solo spendere il suo denaro, lo studioso vedi solo i suoi libri e la madre ai suoi figli, il Direttore Spirituale vuole solo anime, vive solo per conquistarli, per infiammare l'animo divino in esse e fare ardere questo costantemente.
San Giovanni Bosco esclamava: "Ho sete di anime"; e Ramakrishna piangeva e sospirava, chiedendo dalla terrazza della sua casa: "Venite anime destinate a me”.
Il Direttore Spirituale deve avere, allora, un amore irresistibile verso le anime, una comunicazione spontanea e simpatica che attragga a tutti quelli con chi tratta, e contrazione allo studio, unito tutto ciò alla pratica della preghiera. Egli deve stare, inoltre, fiorito con tutte le virtù, generalizzate, senza che nessuna emerga troppo sopra le altra.
Questa simpatia spontanea era il Don caratteristico di San Francesco di Sales, il gran direttore di anime. Una dama disse di lui quando lasciò Parigi: “Ah ladro, egli va via e si porta i nostri cuori.”
La persona unilaterale che guarda solo un aspetto della vita ascetica e pratica unicamente certe virtù, non può essere un buon Direttore Spirituale, perché questo non deve essere un fiore bensì un mazzolino di diversi e profumati fiori.
Inoltre, per trionfare e portare alle anime al suo destino, egli deve avere un fino tatto e non essere eccessivamente mieloso; deve avere una cortesia e diplomazia che non tolgano posto alla disciplina e la severità opportuna, ed un costante curato dell'anima a lui affidata. Queste doti devono accompagnare sempre il Direttore Spirituale come l'ombra all'uomo.
Ignazio di Loyola prestava denaro a Francesco Xavier quando questo perdeva nel gioco, per farsi il suo amico e conquistare la sua anima, come lo fece dopo.
Ci fu un tempo che Ramakrishna cercava assiduamente a Vivekananda; ma più avanti lo gettava di sé senza pietà.
Monsignore Berulle comandava a Madame Acarie che accompagnasse suo marito ai balli, ben vestita e scollata, secondo abitudine di quelli tempi che ballasse e fosse attenta con tutti secondo il suo rango e condizione, ma che portasse abbasso il suo vestito il duro silicio.
Elena Petrovna Blavatsky usava col Colonello Olcott cambiamenti i più sorprendenti; passava quasi istantaneamente della cortesia più raffinata alla severità più grande, per esercitare la pazienza di quello coraggioso uomo.
Un Don caratteristico del buon Direttore Spirituale è un discernimento per conoscere a quelli che gli sono stati raccomandati per i destini superiori, e quando essi lo sono stato sottomesso, ha una sicurezza ed autorità indiscutibile per far loro seguire il sentiero che più conviene loro; specialmente nei momenti difficili e definitivi, deve avere un potere straordinario per dire: “Il tuo destino è questo o quello."
Inoltre è necessario che egli abbia una realizzazione personale delle pratiche interne ed esterne dell'Ascetica Mistica; i libri, la conoscenza ed il riferimento non devono essere per lui più che un aiuto.
A volte, è tanto l'amore che professa l'anima di suo diretto che conosce e sperimenta in parte il cammino ed i lavori per i quali quello deve passare.
L'idea integrale dell'opera del Direttore Spirituale in un'anima deve sussistere dall'inizio fino al fine, senza variare, di modo tale che il diretto non sia sommesso alla missione del Direttore Spirituale, né che questo si lasci strisciare per la missione caratteristica del diretto.
Una volta eletto il Direttore Spirituale non può cambiare orientazione; si allacciano correnti tra maestro e discepolo che vanno oltre la vita e, come egli prende su sé il carico dell'ignoranza del discepolo, il discepolo carica colla responsabilità della sua vita materiale.
In alcuni casi può cambiarsi di direzione, ma sempre il Direttore stesso lo consiglia o un fatto straordinario lo determina.
Le relazioni affettive tra il Direttore Spirituale e l'eletto devono essere straordinariamente pure; tra essi deve avere mutuo rispetto ed assenza di ogni eccesso di familiarità. Dietro il guscio del corpo del discepolo, egli vedi costantemente la luce brillante dello Spirito. Solamente così egli non si arresta nella direzione dell'anima e, senza fretta che passi rapidamente l'eletto di uno stato ad un altro, lo va ascendendo a poco a poco, man mano che scopre l'azione divina nel suo interiore, ricordando sempre la frase divina: Le anime devono essere spinti più che trascinati. Tocchi sempre più le rose e si appassiranno più presto.
Sebbene ci siano distinti tipi di mistici, in tutti i casi è indispensabile una buona Direzione Spirituale.
Ci sono tre tipi di mistici: i solitari, gli ordinati ed i girovaghi.
I solitari sono uomini che non hanno abbandonato il mondo, ma che vivono sotto la guida di un Direttore Spirituale obbedendo a lui e rispettandolo in tutto.
Gli ordinati, a parte avere un Direttore Spirituale al quale ubbidiscono ciecamente, vivono insieme a lui nella stessa casa o nello stesso monastero.
I girovaghi non hanno una determinata guida o Direttore Spirituale, e si lasciano portare per il suo istinto o per quello che credono ispirazione Divina.
I solitari obbediscono strettamente al suo Direttore Spirituale e si sottomettono nel metodo di esercizio e nella disciplina interna completamente alla sua volontà. Fondano la sua fede su una totale fiducia in lui, indispensabile per la realizzazione.
Quando Saulo è ferito per un raggio divino, cammino a Damasco, domanda: "Signore, che vuoi che faccia?”.  E gli è risposto: "Entra nella città e ti sarà detto quello che devi fare." Lo Spirito Superiore si rifiuta di dirigerlo da un principio, ma l'invia ad Ananias affinché l'esperienza dell'uomo collabori colla Grazia Divina.
I mistici ordinati, che vivono in comunità col Direttore Spirituale, predominano principalmente tra gli orientali. È indispensabile per una chela indù, vivere vicino al suo Guru ed ubbidirgli ciecamente. L'obbedienza cieca pulisce la mente di ogni pregiudizio passato e mette all'essere in armonia con le forze del Guru, facendo la cosa atta per raggiungere gli stessi successi psichici e spirituali.
I chelas dell'India anche meditano sulla forma fisica del suo Maestro ed immaginano durante la meditazione che questo è seduto sul piccolo chakra del cuore, arrivando ad identificarsi con lui.
I mistici girovaghi che non hanno direttamente un Direttore Spirituale, intraprendendo un cammino sconosciuto e pieno di pericoli, possono arrivare a perire.

Insegnamento 5: Il Ritiro

Il Ritiro Spirituale, o separazione completa del mondo per un periodo dell'anno, è indispensabile per il buon sviluppo degli esercizi ascetici.
Il discepolo, quando è ben avanzato nella concentrazione, può astrarre la sua mente, già sia nella più silenziosa caverna o nella più chiassosa metropoli; ma, come postulato disciplinare, deve cercare periodicamente il suo allontanamento del mondo.
Come gli impiegati di ufficio sperano ansiosamente la fine di settimana per uscire dalla città, andare al campo, prendere aria e vivere liberamente in contatto con la natura con l'oggetto di tonificare il suo corpo fisico, così la mente ha bisogno del suo riposo e cambiamento di ambiente per impregnarsi di magnetismo e rinnovare il suo vigore.
Durante l'anno possono farsi diversi Ritiri Spirituali:
1) Un Ritiro annuale.
2) Un Ritiro trimestrale.
3) Un Ritiro di un giorno.
Il Ritiro annuale deve essere il più appartato e rigoroso. Cercare un luogo silenzioso lontano dai rumori e del punto abituale di residenza, e procuri il discepolo lasciare completamente ogni preoccupazione. Pensi ch’egli abbia rotto col mondo e che non ha oramai impiego, né famiglia, né amici, né responsabilità. Cerchi di non parlare in assoluto di cose che concernono alla sua vita privata, affinché nessun pensiero strano turbi la sua mente. Come questo Ritiro annuale diventa quasi sempre in comune con altri compagni, sia in tutto ubbidiente a chi dirige il Ritiro ed agli orari stabiliti.
Ascolti gli insegnamenti e conferenze con somma attenzione, cercando di mantenere i punti principali nella sua memoria per considerarli dopo.
Ininterrottamente esca all'aperto, rinvigorisca il suo corpo con lavori manuali, con adeguati esercizi respiratori e con bagni di acqua naturale di fiume, mare o cascata.
Quindi darà una lunga passeggiata trattando che la mente non pensi a niente fosse delle forme naturali che continui ad osservare per il cammino.
Di ritorno si metterà a studiare quegli insegnamenti relazionati con la meditazione del giorno, fino all'ora della refezione.
Nei passatempi conversi di cose spirituali o utili, senza ridere in eccesso, né astrarsi dalla conversazione comune, né sbattere coi compagni.
Nelle ore che non siano di passeggiata manterrà il più assoluto silenzio.
Di mattina promuova il suo pensiero alla Divina Madre ed i Maestri affinché orientino il giorno verso la nobile fine stabilita e, se non sta previamente prescritto, scelga un tema di preghiera per orientarsi con lui durante tutto il giorno; poi faccia la sua ora di meditazione.
Dopo il pranzo avrà un riposo prolungato affinché i sonni continuino il lavoro della mente.
Il pomeriggio deve essere ripartito, più o meno, come la mattina; prima di coricarsi, facendo l'esame retrospettivo, cercherà di ricordare i temi e le parole che più l'hanno svegliato la devozione ed attenzione durante il giorno, per annotarli, e che lo servano da orientazione una volta finito il Ritiro.
Il Ritiro trimestrale si farà, con piccole varianti, come il Ritiro annuale.
Se non fosse possibile avere insegnamenti e conferenze, il discepolo si prescriverà, egli stesso, i temi di meditazione giornaliera o li leggerà in un libro adeguato.
Il Ritiro di un giorno ognuno può farlo nella sua casa particolare o all'aperto.
Ci sono persone che hanno nella sua casa una stanza destinata unicamente alla preghiera ed allo studio; un piccolo santuario dove nessuno entra e che si mantiene puro con discorsi e sacri pensieri. Lì, il discepolo può allontanarsi a meditare, fare le sue letture spirituali e prendere alito nei momenti difficili.
L'orario dei Ritiri in comune sarà il seguente: di mattina, alzandosi, avranno un'ora per la toilette; poi avranno mezz'ora di meditazione. Non prendano alimento di nessuna classe fino a dopo questo esercizio, dopo il quale faranno la colazione. Ed abbiano mezz'ora di tempo all'effetto. Subito dopo andranno all'insegnamento, quella che durerà un'ora. Finita quest’ora, faranno i lavori manuali.
Facciano i lavori del migliore modo possibile senza mischiarsi uno nelle occupazioni dell'altre e non conversino bensì per cose indispensabili.
Avranno dopo mezz'ora di tempo per pranzare e mezz'ora per il passatempo.
Poi si toccherà a silenzio rigoroso, durante il quale non si parlerà non solo, ma ognuno si manterrà nella sua camera da letto o posto appropriato evitando ogni rumore fastidioso.
Il silenzio del pomeriggio durerà due ore. Poi studieranno fino all'ora del refrigerio per il quale disporranno di mezz'ora.
Poi si detterà la conferenza che durerà mezz'ora. Faranno ininterrottamente mezz'ora di meditazione e dopo usciranno da passeggiata fino all'ora della cena. Durante la passeggiata, vadano insieme tutti, senza allontanarsi né formare a parte gruppi, e conversino solo di cose spirituali.
Dopo la passeggiata avranno mezz'ora per la cena e mezz'ora di passatempo. Poi faranno mezz'ora di lettura spirituale ed un quarto di ora di esame retrospettivo.
Si toccherà allora a silenzio rigoroso e si chiuderanno a chiave tutte le porte della casa.
Durante la mattina dell'ultimo giorno di Ritiro sarà fatto loro un'esortazione e dopo l'ora del pranzo si darà per finito il Ritiro; dunque i Figli si intrattengono tra sé in un momento di sano spargimento.
Da soli i Figli faranno tutto il lavoro necessario di ordine, pulizia ed alimentazione, affinché nessuna persona strana li turbi in quelli giorni.
Le case di Ritiro siano distanti delle città. Procurino i Figli avere nelle stesse tutte le cose necessarie e bastanti durante i giorni del Ritiro.
Abbiano un'ampia stanza per lo studio e dormitori ben arieggiate.
Per i Figli che desiderano fare un Ritiro assoluto per alcuni giorni o una stagione, devono avere casette appropriate di un o due stanze, dove possano essere completamente lontani e separati di ogni contatto col mondo e gli uomini.
Prima di cominciare tali Ritiri lo provvedano degli alimenti, fuoco e vestiti necessari per il tempo che questo duri. Alcuno dei Figli si incaricherà di andare tutti i giorni a raccogliere, in un posto determinato vicino alla casa, una lettera dove il ritirato esprima le sue più urgenti necessità, e di depositare dopo, lì stesso, quello che precisi affinché il ritirato possa ottenerlo una volta che il messaggero gli abbia lasciato.
I Ritiri possono effettuarsi all'aperto, fare scelta d’un luogo appartato e solitario, e mantenere approssimativamente lo stesso orario degli altri Ritiri.
Questi possono durare vari giorni ed ancora mesi, quando i Figli sono inviati per i Superiori ad una missione speciale o viaggiano in carattere di peregrinazione.
I Figli della Madre amano a volte le alte ed innevate montagne, sebbene non disprezzino fare le sue case nelle valli ombrose e solitarie. A volte seppero nascondersi in isole remote e sconosciute custodendo il Sacro Graal; ma quando è necessario per il bene delle anime, sanno abitare nelle grandi città e nei centri di attività. Tutti, tuttavia, sospirano continuamente per quello luogo, per Lei promesso, ancora non calpestato per piede umano.

 

Insegnamento 6: Disorientamenti Psichici
 
Sebbene un'anima possa cominciare il sentiero ascetico con fini personali, avanzando nelle pratiche deve cadere fatalmente nella comprensione che l'unica realtà che persegue non è la conquista di certi poteri, bensì l'Unione Divina. Se un essere, dopo avere fatto certe esperienze mistiche, persiste nel suo egoismo personale, è trascinato per forze distruttrici maligne e si trasforma in quello che potrebbe chiamarsi un mago nero.
Per la Meditazione e la Concentrazione le forze del Gran Elemento depositate nel plesso sacro salgono, volontariamente o involontariamente, al cervello, fino al Centro Coronario, per facilitare la Visione Divina. Ma queste correnti sono deviate nel mistico deviato ed egoista per l'impulso personale dell'individuo, e sono lanciate verso i centri inferiori.
Questo procedimento erroneo se non porta allo squilibrio o la disperazione, trasporta la depravazione psichica. Il mago nero si ribella ad unire le sue forze alle Forze Eterne, all'Unione Divina; vuole mantenerli in sé per usarli per le sue fini; sfida a Dio, e quindi è, come Lucifero, lanciato alla profondità, all'abisso, abbandonato a sé stesso.
L'essere che ha perso il cammino è, per una forza che non può uscire da lui, attaccato per desideri orribili e bestiali, desideri di sofferenze fisiche che arrivano fino all'auto-martirio. Conosciute sono le pratiche di certi fachiri dell'India di bassa categoria: dormono su letti di punte di ferro, rimangono in una posizione inadeguata fino a che i membri sforzati si atrofizzano, ingeriscono porzioni di vetro triturato e commettono molte altre pazzie.
A conseguenza di queste aberrazioni, il corpo astrale è influito direttamente.
L'essere è difeso per una radiazione astrale, come il guscio circonda all'uovo; questa ostacola che lui arrivino emanazioni altrui al suo tipo. Forzando sconvenientemente con pratiche psichiche sbagliate la sua ruota controllo, la stessa perde il suo equilibrio e lascia libero passo ad ogni influenza. Penetrano allora in quello circolo di protezione pensieri altrui materializzati, larve mentali ed esseri elementari della natura che finiscono per vampirizzare e dominare alla sua vittima.
A volte arriva questo a tanto che l'essere non opera oramai da solo, bensì è diretto come un automa per perverse entità che si sono impadroniti del suo circolo aurico. Questi uomini, come dicono i cristiani, si chiamano posseduti per il demonio, o come dicono gli spiritisti, ossessi, si tratta sempre della stessa cosa: forze energetiche male orientate esplodono non trovando la retta strada e producono una rottura nell'aura astrale.
Molte volte le forze di difesa che sono rimasti nel corpo astrale possono respingere queste influenze e girare all'essere alla normalità e la salute; ma in altri casi solamente la morte può ristabilire l'equilibrio in quelle anime.


 
Insegnamento 7: La Preghiera

L'Uomo e Dio sono due cose apparentemente distinte; ma, quando, tolti i veli dell'illusione, l'uomo realizza a Dio, allora sono come una sola cosa. Questa è la felicità, il paradiso, e per questo l'essere nella terra, ancora senza saperlo, anela la perfezione spirituale e trovare a Dio.
La preghiera è il mezzo per trovare a Dio; l'armonia tra i sentimenti del cuore e le forze mentali sono gli elementi per raggiungerlo.
La preghiera, allora, è indispensabile per la realizzazione; è la leva sulla quale si stanzia la vita spirituale ed il suo successo. Cristo disse: "È necessario sempre pregare” ("Oportet semper orare"; Lucas 21:36).
Oportet, è necessario. Il Preghiera è una necessità e deve essere continua, perseverante, fino a che trasformi tutti gli atti quotidiani, ancora i più insignificanti, in una Preghiera, in un Metodo di vita.
Semper, sempre. Bisogna sforzarsi continuamente per pregare. È necessario avere sempre un controllo su sé stesso affinché la preghiera non si separi mai dalla vita dell'uomo e si trasformi in uno Sforzo Continuato.
Orare, pregare. La Preghiera deve avere una qualità, quello di tendere a pregare sempre del modo più perfetto possibile, trasformandosi in Dominio Mentale. La Preghiera si pratica in tre forme:
1) Preghiera Operativa.
2) Preghiera Vocale.
3)  Preghiera Mentale.
La Preghiera Operativa si effettua per una costante autodisciplina nel lavoro, facendo di tutte le opere, per assenza del desiderio ed umile oblazione a Dio, una realizzazione. Il discepolo non aspira al frutto del lavoro, né alla soddisfazione personale e relativa, bensì unicamente cerca piacere a Dio e compiere la sua Divina Volontà.
La Preghiera Vocale aiuta ad elevare il pensiero ed a purificare gli affetti mediante le vibrazioni ripetute e prolungate delle parole. Il valore dei canti liturgici, degli inni sacri, delle preghiere conosciute, è indiscutibile.
La Preghiera Mentale si riesce per l'osservazione continuata delle cose esterne o interni fino ad arrivare a fare attenzione alle stesse di tale modo che si conosca la sua essenza.
La Preghiera Mentale si divide in quattro parti:
1) Meditazione.
2) Concentrazione.
3)
Contemplazione.
4)  Unione.
La Preghiera Mentale è attiva o passiva.
È attiva quando determina e misura fino all'estremo la propria forza di volontà; è passiva quando semplifica fino all'estremo il suo stato di coscienza.
Nella Meditazione le forze emotive sono trasferite dal piano ordinario di attività fino al piano desiderato per il risultato dell'Amore Divino, raggiungendo l'essere, per una purificazione costante umiltà, rinunzia, autodisciplina ed una gran devozione a Dio.
In Concentrazione, per il fissaggio continuo della mente, si dominano le forze mentali e si riesce: autocontrollo, direzione su sé stesso, conoscenza superiore ed una chiara illuminazione mentale.
La Contemplazione è lo stato estatico nel quale l'anima, basata unicamente sull'intuizione, trova e si unisce all'essenza delle cose.
L'Unione è il momento in cui l'anima del discepolo si unisce strettamente all'Anima Divina, perdendo ogni comunicazione coi piani inferiori, sensoriali e razionali.

 

Insegnamento 8: La Meditazione

La meditazione si riferisce agli effetti sensitivi dell'anima.
La meditazione è una preghiera immaginativa; è utile perché mette in gioco tutte le forze mentali dell'essere, orientandoli verso il risultato della sensazione desiderata.
La meditazione si divide in due parti: purgativa ed amorosa. La prima è appropriata cominciando l'esercizio; la seconda affinché il principiante non si stanchi e perseveri durante il tragitto. La Meditazione purgativa mostra le piaghe dell'anima con tutto suo l'orrore e fetore; ma non bisogna permettere che l'anima cada nello scoraggiamento; la Meditazione amorosa lo libera di quello male.
I principali metodi di esercizio di Meditazione sono i seguenti: la Meditazione letta, la Meditazione dialogata, la Meditazione sensitiva e la Meditazione affettiva.
La Meditazione, sia purgativa o amorosa, può essere attiva o passiva.
L'essere non deve eliminare le passioni ammazzandoli o tentando di abolirli quando nella vita fa schiusa, perché di questa maniera si ottiene solamente la sua ribellione o la sua apparente sottomissione poiché più tardi rinascono in qualunque momento con più forza e vigore. Invece, incanalandoli, effettuando una vera trasmutazione di valori sentimentali, riuscirà vincerli o trasformarli definitivamente.
La Meditazione non è la finalità dell'Ascetica Mistica bensì solamente un esercizio per i principianti. Ci sono anime che, per troppo scrupolose, una volta che hanno cominciato questo esercizio, non vogliono abbandonarlo; ma, bisogna evitare questo pericolo. La Meditazione è un esercizio utile, indispensabile nei principi, ma non è più che un carico che è necessario dopo rifiutare. Nel lago della mente l'esercizio della Meditazione occupa un posto che sposta le acque spirituali; qualche giorno bisognerà separarlo affinché quelle riempiano completamente il lago mentale.
Molti Mistici dicono che San Ignazio di Loyola impose ai suoi discepoli l'esercizio della Meditazione, ma sarebbe commettere una grave ingiustizia coll'illustre contemplativo affermare tale cosa. Il Libro degli esercizi spirituali, dove il Santo descrive con tanti dettagli i diversi esercizi di Meditazione, è solamente per principianti; una cosa che, secondo lui, bisogna fare una sola volta nella vita, cominciando il Cammino Spirituale. Nelle sue regole, non prescrive ai Gesuiti nessun metodo di Meditazione determinato, questo sarebbe solo introdotto più avanti nel suo istituto. Egli stimolava ed incitava alle anime all'esercizio della Meditazione quando cominciavano il Cammino Spirituale.
L'esercizio della Meditazione è di gran utilità e, subito che si noti che un'anima ha tendenze spirituali, bisogna orientarla affinché lo pratichi. Ancora più, bisogna spingere alle anime affinché l'incomincino, specialmente ai giovani. È necessario non dimenticare che, se l'anima è chiamata alla Via ascetica, che desideri trovarlo per già stare parzialmente in lui. Se un'anima lascia l'esercizio della Meditazione rimane legata al Cammino Mistico, e presto o tardi dovrà ritornare lì.
La Meditazione è un esercizio che non è possibile dire quanto tempo un’anima deve praticarlo. Alcune cominciano, ma non sono sincere né risolute, o non sono fedeli quotidianamente all'esercizio; naturalmente, queste anime dovranno praticarlo per più tempo. Ma altre anime, sono più decise, più disposte, e non bisognano fermare troppo tempo nell'esercizio.
Sempre la Meditazione è di gran utilità. Esistono anime che, ancora dopo avere scalato grandi stati ascetici e mistici, in periodi di gran secchezza ed aridità, devono tornare all'esercizio per trarre qualche vantaggio nell'ora dal Preghiera Mentale.
Per fare l'abitudine della Meditazione è imprescindibile che i principianti, specialmente, si adattino ad un metodo determinato. Questo metodo deve essere seguito con costanza e tenacia, perseverando in lui tutto il tempo che sia necessario, secondo l'opinione del Direttore Spirituale.
Sebbene ci siano molti metodi didattici di Meditazione, è buono decidersi per uno chiaro e semplice; il metodo affettivo è molto consigliabile.
La preparazione, prima della Meditazione, è fondamentale e basica. Consiste nell'elezione anticipata del tema adeguato che deve svilupparsi durante la stessa. Se non se lo prepara, può perdersi tutto il tempo destinato per l'esercizio nella ricerca della stessa. Questa si chiama preparazione remota.
La Meditazione Affettiva si divide in cinque parti:

1) Preparazione
2)  Immaginazione.
3)  Sensazione.

4) Propositi.
5)  Conseguenze.
Non a tutte le anime può essere dato lo stesso metodo di esercizio di Meditazione. I poveri di immaginazione devono trattenersi considerevolmente nel quadro immaginativo; possono dividere il tempo della Meditazione in tre parti: una preparazione, un quadro immaginativo e gli effetti conseguenti.
I molto vivi di immaginazione devono accorciare per quanto sia possibile la durata del quadro. Ci sono esseri di scarsa memoria; con l'oggetto di svilupparla è conveniente che, di tempo in tempo, si trattengano un momento per fare un abbozzo mentale dell'oggetto della stesso; continuano ad intercalare, per così dire, brevi quadri immaginativi.
Per facilitare il progresso, può prendersi un libro spirituale, leggerlo lentamente e trattenersi dopo ogni frase per considerarla. È utile prendere un oggetto, come un fiore o un'immagine devota, osservandolo attentamente in tutte le sue parti e senza difficoltà fino a trovare qualche stimolante dell'osservazione. Le persone molto sensibili, quelle di viva immaginazione e buona memoria, tirano fuori molto da queste osservazioni meditative; per esse è facile piangere in presenza di un quadro di dolore, godere in presenza di un'immagine bella, come adirarsi ed odiare in presenza di un'immagine di peccato e bruttezza.
Gli insensibili, quelli che tardano ad avere effetti nelle osservazioni e considerazioni, devono ricorrere alla Meditazione di colloquio. Devono mettersi in presenza di Dio, della Divina Madre o dei Santi Maestri e parlare e confidare i suoi segreti, ed immaginare che ascoltano le sue risposte.
Per alcuni anime è molto necessaria la Meditazione sensitiva; l'essere prendendo i suoi sensi li rinvigorisce e li orienta verso la sua convenienza spirituale. Se, per esempio, si vuole meditare sulla rosa, guardi bene fino a che gli occhi si impregnino della sua bellezza, aspiri la sua fragranza, procura sentire la sua freschezza nella bocca, immagini palpare i suoi setosi petali ed ascolti il poema di un giorno che solo ella sa recitare.
San Ignazio di Loyola, nella meditazione sull'inferno, dice ai suoi discepoli che cerchino di vedere le orribili contorsioni dei corpi che si scottano lì, sentire le urla dei condannati, sentire il putrefatto odore di zolfo ed immaginare che il fuoco brucia le sue mani.
La preparazione deve essere breve, come un'aspirazione, una preghiera, un cambiamento tra la vita abituale e la vita di quello momento.
Il quadro immaginativo è di somma importanza, deve essere vivido, conciso, chiaro ed indelebile ma breve. Come l'immaginazione rimonta il volo con somma facilità, ella deve essere ben controllata. Se l'esercizio dura trenta minuti, il quadro immaginativo non deve durare più di sette. Se il quadro è presentato con nitidezza, la volontà continuerà gradualmente ad attaccarsi allo stesso, dandogli da sola vita e sentimenti. Questi produrranno effetti e sensazioni, già sia di dolore o amore, di purgazione o elevazione. Per approfittare propriamente di essi, deve procurarsi che non siano semplicemente obiettivi e fugaci, ma lascino oltre a sé qualcosa di effettivo, qualcosa che sia come una fonte alla quale l'anima può ricorrere durante tutto il giorno.
Nella Meditazione Sensitiva, tuttavia, non è vantaggioso l'eccesso di sensibilità, perché questa è come le acque dell'oceano agitate per la tempesta: quanto più alte le creste delle onde, tanto più profonde sono le stesse. Così pure, quanto più alto abbia rigato la sensibilità del discepolo, con tanta più forza sarà assalito durante il giorno per la tentazione contraria.
Curi i propositi affinché non siano troppi ed impossibili da compiere.
Le conseguenze saranno vigilate, auto-controllate, durante tutto il giorno.
È necessario meditare su posto tranquillo in che non si possa essere disturbato. Deve scegliere si unisca stessa e determinata ora per tutti i giorni. In questo modo, il sub-cosciente, fa un'abitudine dell'esercizio, essendo preferibile che questa ora sia prima del pranzo o, migliore ancora, prima di incominciare le attività mattutine.
La posizione non deve essere né molto comoda né troppo scomoda. Le posizioni comode o molto scomode sono per le contemplative di alto volo. Essendo seduto, il corpo deve essere eretto, la fronte alzata, la vita senza stringere, le mani unite stringendo i tuorli delle dita e le braccia abbandonate e cadute fino ai gomiti.
L'esercizio della Meditazione può essere attivo o passivo.
È attivo quando l'anima deve realizzare un gran sforzo per riuscire le sensazioni; per ciò deve avvalersi di diversi metodi discorsivi i cui quadri siano variati e coloriti. Molte sono le parole che accorrono alla mente dell'esercitante e, quanto più fecondo sia la preghiera, tanti maggiori saranno gli effetti che porta la Meditazione attiva.
La Meditazione Passiva è quella che pratica l'esercitante quando per cause che non sono fisiche né morali, sente un disgusto crescente verso i quadri ripetuti ed i molti discorsi e parole. La Meditazione è lenta e quasi senza volerlo si trattiene su ogni parola; quanto meno si dice, più sfrutta.
Un'anima, facendo l'esercizio attivo, meditava sulla vanità del mondo e, improvvisamente, gli sembrò che il mondo fosse un buco immenso che si andava ingrandendo sempre di più, ispirandolo quello vuoto enorme un gran odio per tutte le cose terrene; questo era un avviso interno che l'anima doveva passare della Meditazione attiva alla passiva.
È necessario allora cambiare l'esercizio.
Le parole devono essere sempre meno; invece di cercare frasi per arricchire la preghiera, bisogna tentare di eliminare tutte le parole inutili e vane. Nel quadro bisogna cercare di fare una sola immagine e nient'altro che una. A volte basta una parola per riempire tutto il tempo della Meditazione.

 

Insegnamento 9: Meditazioni Metodizzate

Il metodo qui esposto servirà specialmente ai principianti per entrare al cammino della Meditazione, e faciliterà straordinariamente questo esercizio.
Prima Meditazione.
Tema: La Dama Nera.
Effetti: Odio.
La pratica di questa Meditazione conduce all'anima a considerare i suoi disguidi e mancanze ed all'odio degli stessi; ogni atto perverso commesso per l'esercitante si trasforma in un quadro vivo che lo fa soffrire e purgare i suoi mali. Per quel motivo, affinché l'effetto sia più tangibile, è conveniente che quello che mediti si ricordi di fatti, momenti e luoghi determinati. Ugualmente, è molto utile considerare come risultato dei vizi passati, le malattie e le difficoltà finanziarie, le umiliazioni ed i brutti momenti per i quali ha dovuto soffrire. Generalmente questa classe di Meditazione si pratica durante un o due settimane.
Louise La Valliere, la favorite di Luigi XIV della Francia, che fu soppiantata nel favore reale per Madame Montespan, si ritirò al convento delle Carmelite Scalze di Parigi, dove passò, tra penitenze e preghiere, il resto della sua vita che finì in 1710. Quando era già molto vecchia e credeva avere dimenticato per sempre per il suo passato, attraversando un giorno il patio del convento, vide una giovane novizia che, inclinata sullo specchio di acqua della fonte, beveva nel vuoto della sua mano. Questo quadro gli portò improvvisamente, come una raffica, il ricordo di quando, giovane e bella, beveva l'acqua delle fonti dei parchi di Versailles nella mano fatta tazza dell'amante principe. L'immagine, i fatti ed i posti che ella pensava erano eliminati per sempre, portarono all'anima dell'anziana carmelitana un nuovo e vivo odio della sua vita passata. Inorridita, si nascose nella sua cella e morì tre giorni dopo, rifiutandosi in tutto quello tempo di prendere un solo sorso di acqua, come nuova espiazione di quello passato rivissuto.
Seconda Meditazione.
Tema: L'Abisso.
Effetti: Desolazione.
L'anima pentita perde la sua vecchia personalità, tanto affezionata alle vanità umane e l'idolo materiale che adorava cade rotto ai suoi piedi. La tristezza, la sconsolazione, la desolazione, il tempo vanamente perso, fanno che si senta sola, molto sola e come un'estranea in contatto con le antiche abitudini e consuetudini, e questa desolazione l'allontana sempre di più dalle vecchie cose. È conveniente praticare questo esercizio in una stanza oscura ed appartata, nella quale non abbiano cose gradevoli visibili. Bisognerà anche astenersi durante questo tempo di passeggiate, chiacchierate e divertimenti.
Lutero, nonostante essere frate e sacerdote, non aveva ancora piena sicurezza di stare nel sentiero della salvazione eterna. Una tristezza infinita invadeva la sua anima nelle ore della preghiera; si andavano debilitando rapidamente le sue forze fisiche, continuavano a sparire sempre di più, e già né usciva dalla sua cella. Ma, in quella solitudine desolante disfò la sua vecchia personalità che si fidava più dei dogmi e delle cerimonie che della vera devozione. Comprese che solo un cuore pentito e desolato che sa dall'abisso della vita alzare i suoi occhi al cielo e fidarsi di Dio, poteva avvicinarsi a poco a poco a Egli.
Terza Meditazione.
Tema: Le due Cammini.
Effetti: Distaccamento.
L'esercitante già trova gusto in applicare i suoi sensi alle cose spirituali mentre li va allontanando più dei materiali. È come il viandante che stanco, guarda lontano dalla meta che vuole raggiungere e, avvicinando si va staccandosi sempre di più di ricordi, abitudini che lo legavano tanto. In questo esercizio bisogna usare abbastanza tempo, un mese o due. Durante lo stesso, l'esercitante deve fare lunghe passeggiate solitarie, leggere biografie esemplari e visitare tempi e luoghi devoti.
Mejnour non voleva parlare con Glyndon dei suoi aneli iniziatici; dall'inizio, da quando l'inglese arrivò al castello solitario tra le montagne, l'Iniziato voleva che il discepolo si andasse abituando alla solitudine, a poco a poco, affinché così si staccasse del suo passato e delle sue abitudini. La cosa unica che gli permetteva era che l'accompagnasse nelle sue lunghe escursioni, lasciando cosi ché la natura svegliasse in lui il senso della vita e della sua futura vocazione spirituale.
Quarta Meditazione.
Tema: Lo Stendardo.
Effetti: Elezione.
L'anima, purgata già del suo passato, si rovescia durante questa Meditazione in esercizi amorosi; come è stato chiamata alla vita spirituale, sceglie dentro di sé stessa la sua particolare vocazione. Le cose materiali non hanno oramai importanza per lei perché gli interessa solo compiere la sua vocazione spirituale e la volontà della Divina Madre. Durante due o tre mesi deve dedicarsi a questo esercizio, allontanata di tutto e di tutti; alcuni, durante questo periodo, si mantengono completamente nascosti del mondo.
Enrico Dunant, ginevrino del secolo XIX, dopo vivere in Solferino in 1859 dove fosse per commerci, vedendo gli orrori ed eccessi della guerra e la sofferenza dei feriti, non potè vivere oramai in pace né gli interessarono già i commerci. Il banchiere si dimentica di sé stesso e delle sue preoccupazioni finanziarie; egli vive astratto e come in un sonno; ha la sua vocazione unica scritta con lettere di fuoco nell'anima. È un sonno, una visione, un'ossessione, un anelo veemente di alleviare i feriti della guerra delle sue sofferenze e fare che tutto il mondo, amici e nemici, rispetti i feriti, trasformandosi così, nel celebre fondatore della Croce Rossa Internazionale.
Quinta Meditazione.
Tema: Il Tempio di Oro.
Effetti: Consolazione.
Gli affetti sensitivi interni consolano continuamente all'anima. Durante questo esercizio l'amore è tanto immenso che ella sente impeti per comunicare a tutta l'Umanità la sua felicità; è come se girasse al mondo, trasformata. La contemplazione della natura, la bellezza degli ideali umani, lo sforzo delle anime per arrivare a Dio, la riempiono di intensa gioia. Tutto quello che è materiale l'abbellisce con la forza spirituale, trova ancora consolazione nel lavoro, nell'aiuto e nel bene fatto al prossimo. Diversi mesi si impiegano in questo esercizio.
Chaitanya, nato in 1485 e morto in 1553, è il gran innamorato di Krishna, sente in sé le fiamme del Divino Amore e non può trattenersi. Esce dalla sua solitudine e corre a predicare per le strade di Bengala, l'Amore Divino. Canta, grida e bandisce ed a tutti invita al banchetto dell'Amato.
Sesta Meditazione.
Tema: Il Velo di Ahehia.
Effetti: Godimento.
L'anima è inondata per torrenti di piacere ed il suo petto, durante la Meditazione ed ancora fuori di lei, si gonfia di sconosciuto e sovrano amore; irrisorie sembrano le lotte passate ed il tempo della prova.
Cassiano, il padre dei monaci di ovest, afferma che la vera preghiera è un intenso amore a Dio per Lui stesso, senza attesa di ricompensa e senza importare il discepolo le lotte, le sofferenze, né quello che possa passare. Piuttosto questi gli sembrano cose insignificanti e di nessuna importanza paragonati col Divino Amore.
Settima Meditazione.
Tema: La Resurrezione di Hes.
Effetti: Rapimento.
Durante questo esercizio l'anima arriva ad una comunicazione totale della sua sensibilità con la sensibilità divina.
Margherita Maria Alacoque fu visitata da Gesù in visione, chi gli chiese il cuore. La Santa glielo consegnò ed Egli l'introdusse nel suo Sacro Cuore, vedendo ella come quello si consumava nelle fiamme del Divino Amore, come se fosse un piccolo atomo, confondendosi col Cuore Divino. Gesù glielo restituì dopo purificato ed in forma di una fiamma ardente, rimanendo così bollata tra i due, la Divina Unione.

 

Insegnamento 10: La Concentrazione

La concentrazione è un Don esclusivo della mente, un potere psico-meccanico del pensiero di sostenere e fissare distintamente un'idea. Questo dono nuota ha a che vedere con la bontà del cuore, né con le aspirazioni spirituali dell'anima.
Questo esercizio è, tuttavia, molto utile perché è una tappa nel risultato della realizzazione, un pezzo della gran leva che deve muovere alla volontà affinché raggiunga la coscienza divina.
L'uomo è determinato e limitato per i suoi vortici mentali, continuamente i quali si alzano dal cervello in forma di mulinelli circolari, acquisendo colore, espressione, forma e materializzazione, secondo il potere di sostegno degli stessi.
L'uomo, emettendo le sue forze mentali, rimane soggetto alle stesse, siano queste prodotte per la sua mente inconscia o per la sua mente razionale; così come per quelli pensieri che sono elaborati per altri cervelli e che lo colpiscono direttamente o indirettamente.
La Concentrazione domina questi vortici, perché ella esclude della mente ogni pensiero, immagine o intendimento, fuori già di un determinato. La Concentrazione è il dono di un'immagine unica, di un desiderio unico, di una volontà unica. Alcuni hanno affermato che questo esercizio non è indispensabile; ma questo può applicarsi solo a quello che ha la sua mente già dominata e calmata.
Quando il candidato sia destro nell'esercizio della Meditazione ed abbia esplorato le strade interne dell'affettività e della sensibilità fino a sentirsi incapace di nessuna emozione che non sia volitiva, passa all'esercizio della Concentrazione. Per passare di un esercizio ad un altro, tuttavia, è necessario patire e soffrire.
Nell'ora in cui la mente incomincia a conoscersi a sé stessa spinta per la sensibilità della Meditazione, un disgusto leggero penetra nel cuore del discepolo; i soavi piaceri, i dolci colloqui perdono a poco a poco il suo potere. Meditando non trova oramai gusto alcuno ed unicamente desidererebbe rimanere lì quieto e tranquillo.
La prova della Concentrazione è comprensiva; è una funzione esclusiva della memoria e dell'intendimento che lottano contro la volontà pura e vuota di tutto. Continue distrazioni tormentano il discepolo nelle ore di raccoglimento; l'aridità ed il dubbio sono il pane amaro di tutti i giorni ed un'angoscia profonda lo tormenta, mentre crede stare sprecando bene il suo tempo ed avere perso il suo bene. È necessaria qui un'azione forte e decisa del Direttore Spirituale affinché egli entri risolutamente nel campo della Concentrazione.
Subito che entri in questo vasto campo di azione mentale, è necessario che il discepolo continui ad imparare tutti i metodi, tutte le difficoltà ed il modo di determinare la certezza del pensiero.
Il discepolo considera, osserva e fissa diverse immagini mentali durante l'esercizio della Meditazione, ma la Concentrazione non ammette più che una sola; l'individuo e l'oggetto sono gli unici esistenti; tutto sparisce, tutto perde il suo interesse, e la mente espressa il vortice dell'immagine unica.
Ma, prima di arrivare a questo, sono indispensabili un'infinità di esercizi, tutti naturalmente indicati per il Direttore Spirituale. Sono consigliabili metodi di posizioni, metodi di vocalizzazione, di ripetizione di parole riconfortanti e molti altri esercizi esterni che abituano il corpo e la mente a concentrarsi su un solo punto. Al principio, non solo il discepolo soffre per il bene sensibile che ha perso, bensì si sente, inoltre, aggravato per dolori fisici, perché gli organi si rinnovano insieme alle nuove idee e necessità dell'aspirante.
Il fisico dolorosamente e gradualmente risponde al fervoroso anelo ed alle chiamate delle esigenze dell'ora. In questo tempo si soffrono dolori fisici, congestioni sanguinee, appetito anormale e disordini negli organi digestivi e sessuali. Quello che sa superare e vincere tutti questi inconvenienti può stare sicuro che proseguirà.
Le ghiandole endocrine segregano lentamente forze nuove, i gangli si fortificano, i plessi si attivano con nuove vibrazioni positive, ed i vasi sanguinei si normalizzano attraverso un passivo rilassamento; succede come se invisibili operai riempissero gli antichi cammini per aprire altri nuovi più ampi, più adattabili, e questi cambiamenti fisiologici sono quelli che tanto fanno soffrire durante questa prova.
Quando hanno passato già e vinto questi primi passi della Concentrazione, il discepolo con un corpo più disposto, incomincia a potere rimanere più tempo con la sua mente fissa su un solo oggetto.
La Concentrazione invece di effettuarsi su voci e forme esterne, si realizza su parti interne dell'essere; alcuni Direttori Spirituali consigliano di effettuare la Concentrazione con preferenza sull'organo del cuore, altri sui polmoni, altri sul plesso solare, e così via.
Più avanti l'esercizio si effettua su un'immagine astratta, come essere: Volontà, Fede, Pazienza, eccetera, fino a che il discepolo arriva a concentrarsi su un punto e lì rimane più o meno molto sospesa la sua mente per un tempo. Deve imparare ad essere come un raggio di luce sulla punta di uno spillo.

 

Insegnamento 11: Entrata al Silenzio

La Concentrazione consiste in riuscire che la materia mentale non prenda nessuna forma affinché adotti una sola forma.
La Concentrazione si effettua di due maniere; un'obiettiva ed un'altra soggettiva. Una come espressione della volontà che agisce su un senso o una forma determinata; un'altra, come uno stato di coscienza mentale astratta e sovrapposta a tutti i sensi.
Gli oggetti della Concentrazione sono: 1) eliminazione di ogni ostruzione interna ed esterna; 2) pratica costante di determinati esercizi. E 3) accumulazione di energia.
Primo si pratica la Concentrazione obiettiva, con risultati diretti, come espressione della volontà.
L'eliminazione di ostruzioni interne ed esterne purifica il corpo, trasforma il sangue ed i tessuti, perfeziona gli archi nervosi ed i vasi sanguinei. e stabilisce un contatto più armonioso tra il corpo fisico e l'astrale.
La pratica costante di determinati esercitati sviluppa i poteri psichici.
L'accumulazione di energia fa che tutta la potenzialità si ritiri in sé stessa nel deposito dei centri e plessi, affinché il discepolo li usi nel momento determinato.
Gli esercizi che conferiscono poteri Psichici sono diversi e risultato della Concentrazione obiettiva.
Alcuni Maestri considerano questi poteri come prodotto della Contemplazione Illuminati ed altri come il fine più pregiato di quello verso il Preghiera; ma i poteri psichici non devono essere più che una tappa che in nessun modo indica lo stato di Unione Divina. Man mano che il discepolo continui ad anticipare durante il tragitto della Concentrazione, vedrà gli effetti prodigiosi di questi esercizi.
Per il tempo della Meditazione ha imparato, per esempio, a guardare distintamente al mare ed a volerlo; ma nella Concentrazione impara a tirare la sua forza mentale al mare, facendo produrlo sempre di più un'ondosità grande e forte.
La Concentrazione non è l'idea in sé, bensì è la forza dell'idea. Quando è obiettiva, carica l'immagine centrale sulla quale è fissa con un continuo potere fino a che le fa resistente, ampia e viva. Se le immagini centrali sono diverse, sbattono tra sé, per contrasto, intavolandosi tra esse una guerra accanita. Quando l'immagine mentale è una sola, diventa potente ed ampia, si trasforma nell'individuo stesso e la Concentrazione diventa soggettiva.
La volontà dell'uomo non ha già potere; la Coscienza Divina agisce sovrana nell'anima. Allora egli non è il riflettore dell'immagine centro, bensì è il centro stesso, è l'immagine stessa.
Dio ideò l'universo; vide che l'universo era buono e l'amò; per quel motivo si fece il centro della sua immagine creativa e rimase carcerato in lei; Divino prigioniero di amore che non si potrà liberarsi finché un solo atomo della forza che incoraggiò la sua idea rimane nel cosmo.
Tutti gli esseri possiedono il dono della Concentrazione, ma l'usano incoraggiati per la continua illusione del desiderio, dando vita e forza, costantemente, a diverse e varie immagini mentali; queste lottano tra sé mediante il potere che è stato loro dato, spendendo l'energia dell'uomo e senza permettergli una vera concentrazione.
Ma, quando la mente ha una sola idea, un'idea integrale ed ella è il centro ed il fine dell'essere, allora la Concentrazione è buona e perfetta.
Il passo mistico della Concentrazione obiettiva alla soggettiva è chiamato: Entrata al Silenzio.

 

Insegnamento 12: Esercizi di Concentrazione

Primo Esercizio: Nelle ore mattutine, in un posto appartato e tranquillo, deve mettersi a sedere lo studente col corpo e la testa ben eretti e le mani abbandonate sulle ginocchia; vocalizzerà lentamente alcuna formula sacra o una parola costruttiva della sua preferenza, immaginando vedersi circondato di un colore giallo oro. Quando si senta ben tranquillo, concentrerà la sua mente con tutte le sue forze sulla pianta dei piedi tutto il tempo che gli sia possibile, respirando ritmicamente. Può concentrarsi anche sulla punta del naso; dopo un tempo prudenziale dovrà rimanere tranquillo, con gli occhi semi-chiusi, cercando di non pensare a niente.
Secondo Esercizio: Il discepolo, alzato, con le mani posizionate nella nuca e col piede sinistro alzato all'altezza del ginocchio destro, concentrerà il suo pensiero sull'ombelico, guardando fissamente questa parte del corpo. Anche in quella stessa posizione può concentrarsi sulle labbra o rimanere un lungo momento con la punta della lingua incollata al palato. Ugualmente può, essendo seduto, con le mani sulle ginocchia e con gli occhi chiusi, cercare di vedere una cascata di acqua, e pronunzierà parole di valore, resistenza e forza.
Terzo Esercizio: Si pratica alla mattina, all'uscita del sole. Lo studente deve impiegarsi col busto scoperto guardando al sole levante e tentando di non separare gli occhi, né battere ciglio, né lasciarsi portare per la sonnolenza. Dopo una stanza di ora di questo esercizio, abbasserà la vista, guardando fissamente la bocca dello stomaco e respirerà fortemente per la fossa nasale destra. Un altro esercizio simile a questo è chiudere gli occhi dando la schiena al sole, immaginando vedere l'orizzonte rosso e rimanere col pensiero fisso in quell'idea.
Quarto Esercizio: Il discepolo, al tramonto del sole, deve sedersi comodamente in un posto appartato e sereno, se è possibile in un tempio o all'ombra di un albero come il pino, rovere, betulla o tala; deve collocare le mani, messe un su unaltra, soavemente sulle ginocchia, ed avere in avanti gli occhi socchiusi, il busto retto e la testa leggermente inclinata, cercando di vedere immaginariamente il viso della Divinità e pronunciando molto lentamente il suo nome divino. Questo esercizio deve ripetersi tante volte fino a che si riesca a vedere, senza sforzo, l'immagine desiderata. Anche, invece del viso della Divinità, può immaginarsi un'arena bianca come un’Ostia Sacra, guardandolo fissamente, fino a che su lui si scorga l'immagine Divina.
Quinto Esercizio: L'esercitante, alzato e guardando verso il levante, estenderà le braccia in croce ripetute volte, pronunciando ogni volta il nome di Dio; poi farà le settanta sette genuflessioni, riverendo altrettante volte il nome Divino; dopo, seduto in comoda posizione con le gambe incrociate, i gomiti all'altezza dell'anca, le mani in forma di tazza coi pollici ed indici uniti, respirando profondamente, immaginerà avere davanti suo, su una bianca tavola, il nome di Dio scritto con lettere di oro e lo leggerà continuamente. Un altro esercizio consiste in coprirsi gli uditi coi pollici, gli occhi con gli indici, le fosse nasali coi maggiori, e la bocca con gli anulari e piccolini, mantenendo la respirazione tutto quello che sia possibile e cercando di sentire dentro di sé il Gran Nome.

 

Insegnamento 13: La Contemplazione

La Contemplazione è il passo definitivo che dà l'anima dall'Ascetica alla Mistica.
Lo è chiamato Scienza Segreta di Dio e Don Divino, perché a questa altezza dello svolgimento spirituale l'anima è direttamente istruita per i Maestri; per questo stesso alcuni credono ed assicurano che ella è un dono, una grazia che hanno solo determinate anime privilegiate e che non tutte, nemmeno le molto anticipate, possono pretendere di arrivare fino a qui. Niente può essere sbagliato; tutte le anime sono chiamate al cammino della Contemplazione, ma deve sforzarsi e lottare costantemente per arrivare a questo stato, perché la Contemplazione è un risultato invariabile al quale si arriva per la pratica costante degli esercizi di Meditazione e Concentrazione e delle virtù dettate nello Svolgimento Spirituale.
La preghiera continuata, la pratica delle virtù, l'autocontrollo che determina la Vita Interna, è lo sforzo ascetico che prepara l'anima per ottenere come risultato il dono mistico della Contemplazione.
La Contemplazione, liberando l'essere dei lacci di separatismo, fa che questo, per una conoscenza amorosa della Divina Presenza, si siede di tale modo abitato per Lei che rimanga tutto trasformato. L'anima, per uno sforzo volitivo ed una conoscenza più ampia di sé stessa, ritorna all'Unità Essenziale, alla Coscienza Cosmica.
Questo stato non si ottiene pienamente in un solo momento. A volte, durante le ore degli esercizi, o anche durante il giorno, l'anima si sente come rapita, come ripetente, totalmente in Dio, con un gran Amore e ricevendo luci di straordinaria conoscenza. A volte questo, oltre ad essere molto breve, sono molto spaziate. Per quel motivo non bisogna lasciare gli altri esercizi, né credere che si sia capito la finalità perseguita; normalmente tardano molto tempo le anime prima di arrivare ad una perfetta Contemplazione. Ma quelli brevi rapimenti lasciano all'essere tanto fortemente impressionato che, in generale, la sua Meditazione consiste esclusivamente in tornare a pensare a quelli felici momenti. Tutti gli esercizi, per elevati che siano, non lasciano all'anima una vera soddisfazione interna. A volte, fino alle visioni astrali gli risultano fastidiose, perché unicamente desidererebbe essere lì quietamente ed unicamente con Dio.
Lo stato di Contemplazione come risultato, per piccolo che sia, concede uno strano amore alle virtù; l'essere li pratica tanto spontaneamente che non gli costano oramai lavoro e sono come la sua seconda natura. È come se la Divinità portasse l'anima della mano e le facesse eseguire sempre la cosa migliore.
Ma la maggioranza delle volte, dopo un tempo prudenziale l'anima rimane conquistata definitivamente; la sua preghiera è pura Contemplazione. Senza volere, fino all'ora che non è di esercizio, ella rimane assorbita in Dio e, quando non sente un piacere manifesto, la desolazione di trovarsi separata del Sommo Bene l'unisce anche per il gran dolore e tormento che sperimenta.
Alle anime che cominciano il cammino spirituale, questo sembra molto difficile da raggiungere; ma è tutto il contrario. Una volta che si diano a Dio con sincerità ed incomincino a trovare diletto nelle cose spirituali e nella preghiera, vedranno che questo è bene l'unico e l'unica aspirazione alla quale possono tendere: trovare a Dio, fare dell'anima un Tempio per dimora della Divinità.

 

Insegnamento 14: La Morte Mistica

La Contemplazione può essere Tenebrosa o Illuminativa. In realtà queste divisioni sono arbitrarie perché non possono determinarsi esattamente questi due stati. L'anima, piuttosto, si va facendo più contemplativa e rimane assorbita per questo sacro esercizio per un po' ogni volta maggiore.
Tutte le anime perfette sono chiamate alla Contemplazione, progredendo in lei man mano che anticipano nelle pratiche delle virtù. Dice Cassiano che ogni anima si alza nella preghiera secondo la sua purezza. Questa purezza interna allontana sempre di più all'anima dalle cose esterne e mondane, facendola desiderare il suo intimo raccoglimento, spogliando il suo cuore di ogni affetto e la sua mente di ogni immagine. La natura inferiore rimane completamente all'aperto; quello che legava tanto fortemente all'essere, riconosciuto già nella sua vera natura, adesso non ha forza.
La Contemplazione Tenebrosa è allora quello stato per il quale l'anima, a poco a poco, si dà totalmente a Dio.
Al principio, è breve il tempo in cui il discepolo rimane in questo stato e è più per paura della sua umana natura che sub-coscientemente rifiuta di rimanere molto tempo in lui.
Il cuore, sentendo disinteresse ed intensa mancanza di passione, si trova vuoto.
Si chiama Contemplazione Tenebrosa perché è come vera morte, notte profonda, piena di tenebre; l'anima si sente nella sola e lontana di tutti. Come non è ancora abituata a questi alti voli si trattiene lì, sulla soglia della luce infinita, accecata pertanto splendore che è tenebra per lei. San Dionisio Areopagita lo chiama "Raggio di Tenebra."
Una volta un discepolo avanzato domandò al suo Maestro che esercizio potrebbe adottare per riuscire il vuoto della mente che gli facesse atto per la Contemplazione. L'anziano gli rispose: "Pensa continuamente al sudario che porterai nella tua sepoltura."
Le potenze mentali non possono ragionare oramai e, come è la volontà pura e schietta l'unica che rimane lì nella presenza di Dio, l'anima si sente invasa per un'immensa e sacra paura. La mente, pulita di ogni pensiero ed allontanata da ogni immagine, percependo tenebre sconosciute per lei e l'aleggiare del sospiro Eterno, timorosamente retrocede, afferrandosi al separatismo. Le immagini che la coscienza personale riflette sullo schermo illusorio della vita individuale non vogliono perdere il suo trono, e la volontà stessa trema vedendo che deve seguire, nuda e sola, il cammino l'Assoluto.
Questo stato non è, come credono alcuni, unicamente una grazia concessa per la Coscienza Divina che agisce nell'anima e che ella porta dal seno dell'Eternità, bensì è lo sforzo cosciente della volontà che arriva per i suoi mezzi alla Coscienza Divina.
Ma, a poco a poco, l'anima si abitua alla Divina Presenza e la Morte Mistica è seguita per la Resurrezione; alla Contemplazione Tenebrosa segue l'Illuminativa.
La Mente superiore che rimaneva, in un senso allegorico, immobile, mentre la ragione e l'istinto agivano con predominio, si manifesta ora amplificandolo tutto.
L'anima gode sempre di più davanti alla Divinità e la sua preghiera diventa sempre di più passiva. Non perde i sensi, ma questi rimangono in sospeso e, attraverso lo sforzo dell'abitudine, la mente istintiva con le sue sensazioni e la mente razionale con le sue vibrazioni rabbonite godono per partecipazione indiretta della Divina Presenza. Sebbene le potenze inferiori possano partecipare agli effetti di questa illuminazione, non potranno mai arrivare a spiegarla.
Questo auto-riconoscimento orna l'essere di una capacità soprasensibile e di un sapere straordinario, chiamato "Scienza Infusa."
Non deve credersi che la Contemplazione Illuminativa che appartiene alla Mente Superiore, sia la luce stessa; questa è unicamente proprietà dello Spirito e dell'Unione Divina. Tuttavia, sta tanto vicino a lei che sembra che lo fosse, perché la Contemplazione Illuminativa è il ponte di connessione tra l'anima e lo Spirito che conduce alle Nozze Mistiche.
La Contemplazione è, a guisa di esempio, un profondo abisso di luce, largo, immenso, dove non può arrivare riflesso in forma alcuna, il quale per nessuna parte ha fine e che, assorbendo in sé all'anima, la nasconde nella sua luminosità, l'impregna di sé stesso e gli trasmette il gran segreto della conoscenza e dell'amore.
Quando l'anima, per un po' più o meno molto, non sperimenta questi stati sublimi, soffre molto vivamente e tutto il suo desiderio è tornare a sentirli e rimanere lì, tranquillo ed immutabile, totalmente unita con Dio.
Quelli che arrivano a questo punto hanno una vera ripugnanza di comunicare i suoi stati ad altre persone. Come riconoscono, non per superbia bensì per logica intuizione, la sua superiorità sugli altri uomini, sanno che nessuno potrà capirli; per quel motivo sono poco conosciute le anime che possiedono questi doni, perché mantengono il suo segreto tra esse ed il suo Direttore Spirituale.
Il segreto e la discrezione che le scuole filosofiche raccomandano i suoi discepoli sono compresi qui pienamente. L'anima tace, non perché il tacere fosse imposto, bensì perché una tendenza interna gli comunica la gran verità: La radice, per fruttificare, deve rimanere nascosta nella terra. Se si lascia scoperto il fiasco di profumo il suo aroma si volatilizza.
L'anima deve riuscire a comprendere il valore della solitudine e conservare con fedeltà il suo dolce segreto; deve rimanere tutta nascosta nel suo Tempio interno con l'Eterno Solitario di amore: Dio che unicamente si comunica alle anime pure e sole.

 

Insegnamento 15: L'Unione

Nell'Unione l'anima si trasforma in Dio. Ella rimane come divinizzata; i veli molto sottili che circondano alla Mente Superiore e che costituiscono la parte più elevata dell'essere, spariscono momentaneamente durante l'atto dalla Suprema Realizzazione, come se lo Spirito assorbisse e trasformasse completamente all'anima.
Naturalmente questa Unione, questo contatto diretto con lo Spirito Cosmico, è istantaneo; se l'essere persistesse in quello stato Divino, il corpo e le forme soprafisiche che lo circondano sarebbero disfatti in miriadi di atomi che si rifarebbero al gran deposito universale.
Irrompendo nell'anima l'oceano di Luce Eterna, penetra fino agli angoli più nascosti di lei; la lampada sparisce e rimane solo la fiamma. Tutto è illuminato, fino alle parti più sconosciute dove le esperienze dell'essere sono conservate unanimemente con le sue riserve di possibilità; tutto, assolutamente tutto rimane all'aperto e tutto sparisce dentro la Luce Divina.
La Divina Unione, tuttavia, ha anche diverse sfumature. Sebbene sia arbitrario dividere l'Unione in parti, perché non li ha, è buono farlo per comprensione dallo studente. Può dividersi l'Unione in quattro parti:
1) Unione passiva di isolamento.
2) Unione attiva di isolamento.
3)
Unione essenziale passiva.
4)
Unione essenziale passiva nell'attività.
L'Unione di isolamento è come se l'anima si andasse a poco a poco abituando al contatto Divino. Lo Spirito dell'Amato visita alla sua promessa sposandosi con lei in un sublime fidanzamento.
Sono ammirabili i particolari che accompagnano prima il discepolo o poco prima di verificarsi questa gran Realizzazione. Sta come quello che né gode, né sente, né sa, isolato a pesare suo, di tutte le cose del mondo. La sua anima è come una stella fissa, come un'età senza fine, come un prigioniero liberato. Il suo cuore ha movimenti repentini che gli fanno scuotere dalla testa ai piedi e è come se fosse a smettere di vivere di un momento ad un altro; ma all'improvviso le potenze lasciano ogni attività, l'anima non ha conoscenza alcuno fosse della sicurezza di essere unita con Dio, e rimane preda del Divino Amore. Questa Unione di isolamento che è uno stato assolutamente passivo, dura breve tempo; a volte un o due ore.
Rovesciato il discepolo al suo stato ordinario, passa al secondo stato di Unione che è l'Unione di isolamento attiva. Non può allontanare dalla sua memoria il dolce ricordo; la sua anima ha la certezza di avere realizzato l'Unione con Dio e questa dolce sicurezza l'accompagna continuamente di giorno e di notte, senza allontanarsi mai dalla sua vista.
Il terzo stato, di Unione Essenziale passiva, è il Matrimonio Spirituale dell'anima con Dio. In questa Unione la Fiamma Divina brucia di tale modo tutte le cose esterne che l'essere rimane come morto per il mondo; unicamente la Radice dell'esistenza rimane. Molti discepoli, in questa Divina Unione, rimangono durante vari giorni come morti; hanno attraversato il gran limite della vita e sono uniti all'Eternità. Il corpo è come una casa disabitata che pende senza sostegno nello spazio; unicamente è legato allo Spirito il filo dorato del seme dell'esistenza.
In questa Unione non c'è né forma né seme che attengano alla legge di causa ed effetto; tutto l'olio sta in fiore di acqua.
In lei l'Universo è estinto, neanche lo spazio esiste. Le idee non sono più che galleggianti ombre sul profondo ed offusco profilarsi dell'assorbente Spirito. Che cosa è lì la debole coscienza dell’Ego? Nient'altro che il filo dell'esistenza, anche interrotto per l'Eternità.
L'anima, quando ritorna in sé, entra nell'Unione essenziale passiva nell'attività. Oramai ella non è quella che vive, bensì è Dio che vive in lei. Liberata dei lacci della carne per un momento, non tornerà oramai ad essere quello che era. Ancora il suo fisico paramento è trasformato in Dio; è come divinizzata. Ha visto per un istante all'Arcano di Dio, la Luce Impersonale, e comprende ora la sua illusione e vanità di tutte le cose esistenti.
Per lei non esiste la dualità, lo spazio infinito ed il finito non sono più che una cosa. Al di sopra della parola, al di sopra della mente, oltre tutto, è unicamente l'Eterno.
Torna ad aprire le porte che danno alla vita, ma tanto solo per aspettare il giorno che sarà liberato definitivamente, sopportando l'esilio per aiutare a quelli che ancora non sono arrivati lì.

 

Insegnamento 16: Sintesi dei Gradini Mistici

Tutte le norme tracciate per riuscire l'Unione Divina hanno le sue eccezioni.
Ci sono anime che non conobbero mai la Meditazione ed altre che, ignorando gli esercizi della Concentrazione, sono arrivati, tuttavia, ad una perfetta Unione con Dio. Volere imporre queste norme a tutti indistintamente è non sapere che ogni anima è un mondo separato e che ogni anima bisogna le sue regole ed uno speciale svolgimento per arrivare alla meta.
Quando si vuole imporre determinate regole, queste risultano buone per alcuni anime ma controproducenti per altre. È necessaria molta duttilità, molto discernimento e molta discrezione, per trovare la torcia che deve prendere nell'anima il fuoco della vita mistica.
Tuttavia, generalmente il discepolo deve praticare tutti gli esercizi per predisporsi all'Unione Divina.
L'interesse, l'attenzione, in una parola, la Meditazione Discorsiva, abilita il pensiero per una determinata immagine; ma l'oscillazione mentale che ella produce sparisce subito che cessa il discorso.
Supplisce questa assenza la Meditazione affettiva che, amando all'immagine provocata, gira un ed un'altra volta a fissarsi sulla stessa. Si formano in lei molte piccole oscillazioni mentali, ma coi vortici che emette abitualmente il pensiero, non c'è capacità per la Realizzazione.
L'onda mentale deve diventare sempre di più intensa e sostenuta, fino a ripercuotersi su tutto l'ambito universale.
Per quel motivo passa della Meditazione affettiva alla Concentrazione sull'immagine ideata. La Concentrazione fa che la mente si mantenga fissa su detta immagine e carica l'onda mentale con la sostanza cosmica che l'abitua a reggersi. Ancora così, finita la Concentrazione, spariscono gli effetti della stessa ma girando un ed un'altra volta a concentrarsi, il vortice mentale Lei ritorno tanto ampio e sostenuto che contempla all'immagine forgiata in tutte le sue parti, in tutte le sue forme, in tutte le sue misure, e l'immagine conosciuta è strappata per il vortice.
In una parola: l'oggetto si trasforma in individuo.
È allora quando la mente non può allontanarsi oramai da quello che ha conquistato, perché sta lì, sempre presente e vivo sempre, in uno stato permanente di Unione.
Tuttavia, anche per quelli che seguono tutto il processo descritto, è cattivo legarsi alla regola che l'ha portato fino al fine del Sentiero.
Come l'esperienza potenziale forgia sempre un futuro di felicità, l'esperienza pratica è durante il tragitto un disturbo del progresso.
Succede che ci sono anime che praticarono tutte le regole della Meditazione, della Concentrazione e della Contemplazione, ricevendo immensi benefici e bevendo a grandi sorsi l'Estasi del Divino Amore. Ma, la predisposizione regolamentare che li portò all'Unione si trasformò in abitudine e, a volte, è una causa di ritardo, è una muraglia impenetrabile che impedisce loro di passare alla conoscenza totale della mistica e stabilirsi in un punto definitivo dell'Unione permanente.
L'anima davvero saggia è libera sempre; prende e dà, usa e tira, facendolo anche colle regole più grandi della vita interiore.
La cosa difficile da determinare è il momento opportuno nel quale uno deve lanciare le stampelle; è sapere quale l'istante è in cui i mezzi utilizzati possono essere sostituiti per lo sforzo proprio della volontà-coscienza.
All'oceano della vita uno deve entrare totalmente nudo; nessuno arriverà a penetrare nel Sancta Sanctorum senza prima avere rifiutato perfino quello che l'ha servito per l'esperienza, le più sacre e solenni.
Tutto, tutto, fino al Maestro più perfetto è assolutamente solo un compagno di viaggio nel sentiero Mistico, al quale uno deve abbandonare quando la luce che illumina si trasforma in impedimento che ostacola l'altra Luce sorta dietro di Lui: la Luce Eterna.

 

INDICE

Insegnamento 1: Yoga dell'India
Insegnamento 2: La Scala di Perfezione Cristiana
Insegnamento 3: Le Tre Norme dell'Ascetica
Insegnamento 4: Il Direttore Spirituale
Insegnamento 5: Il Ritiro
Insegnamento 6: Disorientamenti Psichici
Insegnamento 7: La Preghiera
Insegnamento 8: La Meditazione
Insegnamento 9: Meditazioni Metodizzate  
Insegnamento 10: La Concentrazione
Insegnamento 11: Entrata al Silenzio
Insegnamento 12: Esercizi di Concentrazione
Insegnamento 13: La Contemplazione
Insegnamento 14: La Morte Mistica
Insegnamento 15: L'Unione

Insegnamento 16: Sintesi dei Gradini Mistici

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