INDICE
Insegnamento 1: Le Leggende delle Ordine Esoteriche
Insegnamento 2: La Saggezza Araba Esoterica e La Donna Vegliata
Insegnamento 3: L'Antico Egitto
Insegnamento 4: Il Tempio dell'Iniziazione
Insegnamento 5: Amon nelle Scuole Elleniche
Insegnamento 6: Il Re Arturo, Il Santo Graal e la Tavola Rotonda e Suoi Cavalieri
Insegnamento 7: Antichi Cerimoniali Iniziatici dei Cavalieri
Insegnamento 8: Il Cavaliere dell'Eternità
Insegnamento 9: Le Prove Iniziatiche
Insegnamento 10: Le Ordine Militari Cristiane
Insegnamento 11: La Corte di Caterina de’ Médici
Insegnamento 12: Gli Oracoli Astrologici
Insegnamento 13: La Magia Scienzista
Insegnamento 14: Il Martinismo
Insegnamento 15: Saint-Germain ed i Rosacroce
Insegnamento 16: La Rivoluzione Francese e le Logge Liberali
Insegnamento 1: Le Leggende delle Ordine Esoteriche
Michele, il Capo della Milizia del Fuoco, aveva purificato tra tuoni, lampi e fiamme, una Montagna Sacra. Per secoli brillò in lei un fuoco vulcanico di terribile potere che, vomitando lava ardente e pietre brucianti, formava un circolo impenetrabile.
Se alcuno avesse preteso di arrivare lì, sarebbe stato necessario che camminasse verso l'Oriente per terreni malsani, paludosi ed inospitali. Quindi troverebbe una terra verde ed ondeggiata che discendeva soavemente fino al bordo da un lago di acque salate, immobili e trasparenti, dissimulando cola sua mansuetudine la furia che si liberava nei giorni tormentosi.
Più avanti un immenso burrone, un precipizio di fondo indeterminato farebbe perdere ogni speranza di trovare un cammino, un sentiero, per raggiungere sempre il vulcano che si erigeva in lontananza mostrando la sua fronte superba, incoronata di fuoco e di bianche nuvole che occultavano la sua base nella profondità dell'abisso.
Passarono i secoli. I diluvi si precipitarono sulla terra. Il pianeta si scosse ripetute volte con terribili convulsioni. E ritornò la calma.
Un sudario di neve coprì i pantani. Si riseccò il lago salato diventando un deserto arenoso; il precipizio diventò più ripido ed il vulcano della Montagna Sacra sembrò morto per sempre.
Dove stavano Michele e le sue milizie risplendenti? Dove la sua corona, quello di fuoco, chiama, splendore e morte?
Viveva ancora l'ignea forza nelle viscere della Montagna e sebbene non si vedevano le fiamme, poteva sentirsi gorgogliare la vita, la bollente vita.
Ed un giorno luminoso, meraviglioso giorno!, in cui l'arcobaleno solcava i cieli dal Levante fino al Ponente, una processione di uomini vestiti di bianco mise il piede per prima volta su quelli paraggi vergini, mai calpestati dell'uomo.
Ma... erano uomini? Angeli? Chi erano?
Quelli che intestavano la processione, giovani imberbi, magri, con occhi di sonno e di febbre, camminavano lentamente. L'emozione giovanile soffocata, ancora non del tutto dominata, diventava visibile nonostante la lenta marcia, per rapidi movimenti della testa.
Esseri più maturi andavano nel mezzo della fila. Forti, gravi, begli, con gli occhi socchiusi e le mani bianche, come le mani della morte.
Ma quelli che chiudevano la mistica processione, anziani di bianca barba, di capelli di neve galleggiando al vento, non avevano di uomini più che l'esterna apparenza.
Chi potrebbe capire il suo linguaggio, quella lingua i cui parole furono pronunciate al piede della Montagna, quando avevano formato già un circolo di uomini?
Gli anziani parlavano la lingua degli dei e solo i suoi discepoli potevano capirli. Indicavano loro un sentiero nella Montagna; vuoti nelle pietre che sarebbero celle e dimore; pietre incrostate nel monte per essere il suo sedile e piazza; nidi di aquile; nidi di santi.
C'era nel clima quella solennità che annuncia sempre la vita o la morte. Uno di essi esseri aveva nella mano un gran libro sigillato: era il Libro della Madre Divina.
Al tramonto intonarono un canto; le note dell'inno mistico si alzavano serenamente dalla terra al cielo, come il grido della Madre risvegliando dal sonno per confrontarsi con l’eternità. Gli anziani galleggiavano nell'aria e così, salendo gradualmente, avvolti in nuvole e splendori si persero tra i veli della notte agli occhi dei discepoli che scrutavano le ombre.
Quello fu il Tempio, il santuario e la scuola. Perforarono la Montagna come uno sciame di api, penetrando nel monte. Costruirono il Tempio rotondo sulla bocca ancora calda del cratere e scrissero il Nome ed il Segno della Madre sul picco più alto che quella Montagna.
Sulle pareti di quelle celle di roccia viva furono scritte gli insegnamenti esoterici e la realizzazione di ognuno dei discepoli dei grandi Iniziati dei primi tempi.
E quando un discepolo si alzava nell'aria per andare alla ricerca del suo Maestro, un altro lo rimpiazzava nella sua cella del Tempio della Montagna.
Quanti anni passarono? Quanti uomini abitarono in quella solitudine? Quante anime salirono fino alla cima del monte e compresero il mistero dei Mantras?
Ma fu data la voce: sei morto Kaor! Non c'è più fuoco nella Montagna. Domani cadrà per sempre.
Quegli esseri andarono un'altra volta verso l'Egitto, in bianca fila, in solenne processione.
Chi dominerebbe il mondo?
Lo strepito della distruzione e del movimento sismico che affondava a Kaor nell'abisso o il Canto dell'Eternità che modulavano quegli esseri camminando in avanti, senza passi volti indietro, sempre in avanti, verso il futuro, verso gli uomini nuovi, verso le nuove cose: verso la realizzazione.
Il mare ed il deserto sono fratelli: conservano entrambi le reliquie dei tempi scorsi e la storia delle civilizzazioni perse. Sono come Dio che nasconde scendo sotto suo manto le meraviglie della Sua Presenza al suo passo per il mondo.
Sul bordo del mare e sull'orlo del deserto vivono sempre razze strane di uomini: piuttosto selvaggi, piuttosto rinchiusi in se stessi, diffidenti degli altri mortali. Veri custodi delle rocce o delle dune ondeggianti.
In una parte del deserto che conserva un pezzo dell'Atlantide persa, nel centro del Sahara, viveva una razza di uomini completamente distinti a tutti gli altri.
Prima erano stati adoratori delle tavole di pietra, ricoperte con latte ed olio; più tardi aderirono alla setta del Profeta. Ma la sua vera religione era un'altra: conservare una tavola nero e quadrata, ricordo di un'antichissima Tavola esoterica.
Questi erano i discendenti di quelli primitivi maestri delle Montagne di Kaor.
Insegnamento 2: La Saggezza Araba Esoterica e La Donna Vegliata
Si sa già che tra gli orientali non solo si ammettevano le donne nell'Ordine ma anche potevano occupare il carico supremo. E fu una donna, più o meno 2500 fa, quella che diresse i destini della Tavola di Hoggard.
Era un'alta entità che discendeva al mondo fisico con umani paramenti per ultima volta. Per quel motivo doveva essere come un simbolo, come una compilazione dell'era mentale che andava via, lasciando passo all'era del sentimento cristiano che spuntava.
Abbumi, la donna che non ha corpo perché il suo corpo è stato puro e perfetto, da bambina fu educata e preparata per esercitare il sacerdozio della Saggezza.
I Cavalieri di cammelli, di bianchi turbanti e cappe ondeggianti al vento gli insegnarono le sette lingue, i sette poteri e le sette formule magiche.
A che più può aspirare un essere vivente? Fortificarsi sempre di più in quello mistico castello che è la sua unica dimora, dove la saggezza e la conoscenza sono il pane e l'amore e nessun alito umano impanna quelle sacre muraglie.
La madre di Abbumi era morta quando ella nasceva. Suo padre l'adorava e venerava, ma l'amore tra essi non era più che una comprensione espressiva della mente.
Il cuore di lei era freddo e bianco come la cima del monte Meru. La morte, il dolore, la miseria, l'amore ed i diletti umani erano per Abbumi smorfie illusorie dei veli della Madre.
Conterà ella nel numero di quelle anime scelte che conquistarono per secoli, per la vita esoterica, il frutto della più pura saggezza?
Cavalcando per il deserto avanzano due viaggiatori, persi nel miraggio delle sabbie. La fame, la stanchezza, la disperazione, la debolezza e la prossima pazzia, finiranno rapidamente con essi.
Oschar, il compassionevole, chiede aiuto per essi, ma la Madre del deserto risponde: “Lasciate che in essi si realizzi la legge del deserto”.
Un'altra volta il compassionevole chiede:
“Lasciami, Madre, che salvi quelle vite.”
Ella risponde:
“Salva le sue carni, se vuoi. E se puoi, salva le sue anime.”
Frettolosamente l'arabo, coi suoi cammelli, corre a salvare ai persi e con essi ritorna all’Hoggard.
Perché accede la Madre alla supplica del suo discepolo e riceve e visita agli stranieri?
Un sentimento nuovo è nato in lei. La sua anima si è fissata in un'altra anima che la guarda supplicante e dolorante. Sente pietà e, paventata, si domanda:
“È questo l'amore umano?”
Dove sta la tua saggezza, oh Madre?
“Di che cosa ti valgono i segreti che conosci se non riesci a dominare i sentimenti di pietà che si sono svegliati in te e cavalcano sfrenatamente sulle nuvole dell'illusione?”
Abbumi conoscerà ora i dolori degli uomini, le sue ore amare, e soffrirà pensando come soccorrerli.
Sta di lutto l’Hoggard ed abbandonato il Sigillo Sacro. Desolati stanno i saggi perché la Madre non accende quotidianamente la sua lampada.
Che muoia il colpevole!
Inutilmente Oschar cercherà di salvarlo ed avvisare la Madre. L'anima vale più che il corpo, e lo straniero deve morire.
Questa morte, nonostante, non ha restituito ad Abbumi la sua antica saggezza perché ha aperto nel suo cuore un solco nuovo: quello del sentimento.
Da allora una corrente nuova fu generata: colla Saggezza, l'Amore.
Da allora quegli ordini Esoteriche si divisero in due grandi correnti di forza: quella del Sapere dove predomina il concetto politeista di Dio, ed il culto alle scienze; e quella dell'Amore dove predomina il concetto monoteista di Dio, col culto alla salvazione dell'Umanità.
Insegnamento 3: L'Antico Egitto
È necessario ripetere un'altra volta l'antica e sempre attuale domanda: esiste un Dio Creativo, o non esiste? E si dovrà, per il possesso di idee chiare, proprie, rispondere a coscienza.
Verso fini del secolo XIX, nell'antisala della camera mortuaria di un biologo illustre si erano riuniti i suoi amici di diverse tendenze e, come è di immaginare, trattandosi di un uomo di fama. Uno, cattolico, conversando con un anziano cavaliere, espresse il suo disgusto per il fatto che il moribondo non si fosse riconciliato con Dio. Lei credi, domandò il cavaliere, che stia lontano da Dio? Disse il cattolico che sì, che era ateo ed era orientato a molti nel sentiero della miscredenza. Il cavaliere insisté: può credersi che tanto gran essere, tanto profondo conoscitore dell'uomo e della natura, può essere lontano di Dio?
Ma, ci sono atei? Non riferendosi ad esseri che l'affermano, senza essere riflesso, forse incapaci di ciò; bensì riferendosi ad esseri in chi preoccupa profondamente la questione.
Tra quegli che credono in Dio, possono distinguersi due tipi.
Appartengono al primo tipo quelli che credono in un Dio Creatore fuori di essi, distinto ad essi, che non possono raggiungere, col quale potranno unirsi.
Appartengono al secondo tipo quelli che credono che l'Io formi parte dell'Unità, di Dio, e tende per espansione a confondersi con Dio.
È necessario qui recensire la ragione di essere delle correnti monoteistiche e politeistiche.
Non si spiega niente affermando che i primi credono in un solo Dio e gli ultimi in vari dei.
La razza ariana, erede degli atlanti, sviluppando la sua personalità individuale e razionale, dovette afferrarsi all'Io e la proiezione dell'Io diede come risultato il monoteismo. Un uomo perfetto aveva bisogno di uno stampo primordiale perfetto: Dio.
Il monoteismo degenerò naturalmente –poiché quello Io si vincola col mondo o sta contro il mondo che lo circonda ed le potenze interne sconosciute di sé stesso – in un Dio personale. Ma la mente dell'uomo ariano, tracciando un ponte tra l'istinto e l'intuizione colla potenza della ragione, poteva costruire un'infinità di immagini simili alla sua, più o meno perfette, poteva creare più o meno rappresentazioni esatte del suo stampo divino, portando così le anime al politeismo.
Passato il processo di addensamento dell'essere, della discesa dell'Io, c'è una tendenza del Io ad unirsi con altri enti separati: tende all'espansione, e questo dà come risultato il politeismo. Individualizza aspetti del mondo esterno dell'Io ai quali il Io vuole unirsi.
Ma sempre la cosa fondamentale consiste in considerare che l'Inmanifesto si esprima per quello Manifesto e che quello Manifesto serve di base all'In manifesto.
L'uomo ariano, continuando a perfezionare suo proprio io, perfezionò la sua credenza monoteista e, continuando a perfezionare le sue possibilità di similitudine, sviluppò e perfezionò la sua credenza politeista.
Il culto politeista arrivò alla sua massima espressione in Egitto, prima del culto personale di Osiride. I sacerdoti svilupparono la mente per conoscere sempre di più; all'amore non lo concepivano come i monoteisti, bensì come qualcosa piuttosto elevata e divina. Molti di questi sacerdoti erano di sangue reale ed il Faraone si sposava sempre con una moglie del suo sangue. Questo succede per millenni. Se non lo facevano così, credevano che perderebbero il potere divino e reale, come realmente accadde.
Simultaneamente col politeismo dei sacerdoti di Amon, nel regno dei nomadi neri –tanto in Asia quanto in Africa– predominava il culto monoteista.
Nei Tempii dei Sacerdoti di Amon come nei Tempii dei Sacerdoti di Mitania, di Kush, di Punt ed altri, si conservavano gli insegnamenti esoterici delle due correnti e si praticavano strettamente i suoi riti.
Ma queste due forze dovevano lottare per il suo predominio, e questo accadde in tempi di Akhenaton, primo personaggio storico dell'era dell'Egitto, quando cominciò la guerra religiosa, chiamata dei due soli.
In tempi della Dinastia XVIII apparvero in Egitto i primi sintomi di crisi religiosa che dovrebbe culminare colla lotta dei due soli: Amon ed Aton.
Tutmosis IV si sposò con una principessa asiatica de Mittanni ed a questa influenza asiatica si deve attribuire l’importanza dei seguenti cambiamenti religiosi poiché il suo nepote, Amenofi IV, quando salì al trono, l’anno 1375 A.C., cominciò la lotta contro il Tempio di Amon, e come né egli né sua moglie Nefertiti, anche di origine asiatica, fecero il giuramento tradizionale al Dio Amon, più tardi fu chiamato il Faraone Eretico.
Aveva dodici anni salendo al trono e subito si mostrò apertamente fedele al Dio Unico che chiamò col nome del Sole Aton e prese dopo il nome di Akhenaton (Aton è soddisfatto).
La scuola esoterico-monoteista continuava a guadagnare terreno: il concetto di Dio Unico –non si veneravano immagini nella religione di Aton– bensì un disco solare che estende i suoi raggi che finiscono in forma di mani che sostengono l'Ank, segno della vita, ed il concetto della fraternità universale, li incoraggiava. La scuola di Amon colle sue grandi gerarchie ed il suo culto di molti dei fu soppressa e perseguita, e le sue immense ricchezze confiscate. I suoi sacerdoti si esiliarono od occultarono. I sacerdoti rapati della scuola di Amon furono sostituiti per quelli di lunghi capelli, di Aton.
L'arte, in quello tempo, ha una gran evoluzione: le figure simboliche ed ieratiche sono soppiantate per le figure reali e vive; ma il Faraone comincia ad essere rappresentato di maggiore dimensione in relazione alle altre figure. Tii, la madre di Akhenaton, apparentemente simpatizzava colle tendenze del figlio, ma non apertamente.
Nel quinto anno del regno di Akhenaton nasce la prima figlia: Merit-Aton. Verso quello tempo sussistevano altri dei accanto ad Aton. Ma questo stato di cose non doveva durare, perché il Faraone entrò in conflitto aperto coi sacerdoti di Amon-Ra. Questo sucede poco tempo dopo la morte di Tii, di dove si deduce che l'azione di questa ultima era moderatrice.
Per meglio adorare al suo Dio, Akhenaton risolve abbandonare Tebas e costruire la Città dell'Orizzonte di Aton (Luxor). Rimanendo Tebas relegato a città di provincia debilitava al sacerdozio.
È allora che cambia il suo nome Amenofi –La Pace di Amon– per Akhenaton.
La nuova città si costruì su un'isola nel Nilo circa 250 chilometri al sud dell'attuale Cairo.
Poco tempo dopo nasce Meket-Aton, (Protetta di Aton).
Durante l'ottavo anno si stabilisce nella nuova città. Nasce An-khes-in-pi-Aton , (Ella vive per Aton).
Nell'undicesimo anno nasce Nefer-neferu-Aton. Comincia a svilupparsi la nuova religione. Verso quell'epoca si iscrisse il “Inno ad Aton”.
Si nota l'influenza di Nefertiti.
Ai-Ra è famoso Gran Sacerdote di Aton.
Durante i tredicesimo e quindicesimo anno nascono due nuove figlie.
La madre di Akhenaton, Tii, visita il Tempio nella Città dell'Orizzonte di Aton. Muore poco tempo dopo. Fu sepolta in Tebas.
Colla sua morte sparisce la moderazione: il nome di Amon è sistematicamente cancellato, ancora dei più piccoli oggetti. Tra milioni di iscrizioni conosciute, poche si salvarono.
Fino a nella tomba di Amenofi III sostituirono il suo nome per quello di Nib-Maat-Ra. Si nota anche un dettaglio strano: alla sua quinta figlia la chiamò Nefer-nefern-Ra, ed alla sesta Setep-in-Ra; “Ra”, invece di “Aton”, come alle sue quattro prime figlie. Desiderava un figlio maschio. Ma dopo le sei “delusioni” ebbe ancora una settima. Non ebbe un'altra discendenza, almeno sopravvivendo la prima infanzia. La prima figlia si sposò con Smenk-avere-ra, un nobile egiziano.
Il Re della Babilonia chiese una per uno dei suoi figli: concede il quarto. La terza si sposò con Tut-ank-aton chi fosse il Faraone Tutankhamon.
Il secondo era delicato di salute e morì giovane, come la sorella di Akhenaton, Beket-Aton.
Come era delicato di salute, costruì molto pronto la sua tomba.
Non avendo successore, le prospettive della sua religione erano ombrose.
Affari esteri aggravarono la sua situazione, tali come la polemica colla Babilonia e con gli ittiti, le avventure di Aziru, eccetera. Akhenaton sviluppò una strana passività; lasciò senza aiuto a re di Biblo, Ribaddi, che gli era fedele.
A trenta anni del suo regno, i faraoni celebravano il giubileo. Akhenaton lo fece a trenta anni di età, come se volesse retrocedere il suo regno alla data della sua nascita.
A quell'età era già debole e scarnato. Decide che tutti gli dei, non solo Amon, abbiano il suo nome cancellato di qualunque iscrizione. Rimaneva solo Aton. Questa misura non si applicò molto strettamente. Si cancellavano i nomi di Hathor, Ftha, eccetera, e fino il plurale "Dei."
Mentre si limitò a cancellare ad Amon, non ebbe altro che “un” clero in suo contro; quindi li ebbe a tutti.
Sembrerebbe che il capo dell'esercito, Horenheb, in disaccordo colla politica pacifista di Akhenaton, abbia programmato in gran segreto le campagne che più tardi realizzerebbe. Forse anche in connivenza col Gran Sacerdote di Aton, Meri-Ra.
Senza discendenza, con gran opposizione, fino dentro i suoi funzionari, concede la sua fiducia a Smenkara, sposato con gran pompa con sua figlia maggiore, quando questa aveva dodici anni.
Associò suo genero alla reggenza e quando eventualmente lo succede, adottò l'epiteto di "Benamato di Akhenaton."
L'avere un socio nel trono risultò una misura insufficiente. Siria era quasi persa, e le grandi spese per la costruzione dell'Orizzonte di Aton esaurirono l'immenso tesoro egiziano.
Senza dubbio comprese che la religione di Aton non gli sopravvivrebbe, come in realtà accadde.
Solamente si sa che egli morì quando il suo impero crollava. L'esame della sua mummia suggerisce un attacco. Si crede che fosse epilettico. Avrebbe allora in quello tempo circa trenta anni. Si credeva che fosse l'anno diciotto del suo regno, ma si è trovato un'iscrizione che fa menzione del diciannove.
Nient'altro si sa di Nefertiti. Si crede che sopravvivesse solo un anno a suo marito.
Suo genero e successore Tutankhaton fu persuaso di ritornare a Tebas e si abbandonò definitivamente alla Città dell'Orizzonte. Ad un'epoca di temporaggiamento tra i culti di Aton ed Amon, ma per influenza di Horenheb, capo dell'esercito, Amon prevalse.
A quaranta anni della morte di Akhenaton, il clero di Amon recuperò integralmente la sua influenza. Il nome di Akhenaton fu cancellato; a lui si riferiva come “quello criminale”. Le iscrizioni “Amenofi IV”, non furono toccate.
Il Tempio di Aton in Karnac fu demolito.
Akhenaton fu seppellito nella tomba di Tii. Questa fu aperta e ritirarono il corpo di Akhenaton. Il suo nome fu ritirato di tutti i nastri, ritagliandoli. Cancellarono le iscrizioni. Dopo fu riposto nel feretro.
Questa lotta di Amon ed Aton fu chiamata la lotta dei due Soli.
Il seme lasciato dai sostenitori di Aton, in forma curiosa, cristallizzò in Osiride, incarnato e morto tra gli uomini per la salvazione del mondo.
Insegnamento 4: Il Tempio dell'Iniziazione
Si studiavano i libri della Madre Eterna in questo Tempio dove, colle Scuole Esoteriche di Amon, il potere e la saggezza dei Sacerdoti di Amon arrivarono al massimo splendore; il politeismo raggiunse con essi suo massimo fulgore.
Il Tempio di Amon che si ricorderà –l'influenza dei cui sacerdoti si faceva sentire in tutto il mondo malgrado che, fisicamente, non l'abbandonavano mai– potrebbe ubicarsi a circa cento chilometri di Tebas, prossimo al Nilo. Era di gran estensione, quadrato, di marmo bianco.
I suoi abitanti, uomini e donne, vivevano in recinti completamente separati per alti e larghi muri. E tanti uomini come donne, erano completamente appartati del mondo. Realmente morti per il mondo esterno. Per molti anni vivevano in recinti, i quali non avevano finestre che dessero all'esteriore.
Per entrare al Tempio era necessario, più che la vocazione del candidato, essere scelto. Alcuni erano attratti fino a psichicamente. Si entrava a dodici anni.
Tanto solenne era il passo (poiché veramente si moriva per la vita ordinaria) che i parenti del candidato l'accompagnavano come in processione funebre e lo portavano ad un recinto esterno del Tempio nel quale non c'era più che un feretro vuoto nell quale era depositato.
Spesso questi candidati erano di sangue reale. Questo era importante poiché i faraoni, in epoca di splendore, erano iniziati dai sacerdoti e questi erano anche “reali”, per il suo sapere, il suo potere ed il suo sangue.
C'erano sette recinti.
Il feretro, col candidato depositato lì, era trasportato al primo recinto.
Il candidato, se incoronava il suo corso, doveva passare per sette gradi, variando la durata di ognuno, e solo pochissimi arrivavano alla cima.
Gli insegnamenti se riferivano tanto all'aspetto fisico quanto all’aspetto intellettuale, ma mai ad uno di essi.
Ogni grado si realizzava, successivamente, in uno dei murati recinti già citati.
Il primo grado che potrebbe chiamarsi di “rinnovazione fisica ed oblivione”, stava a carico di sacerdoti molto sperimentati.
Il neofito era dispogliato lì di tutto quello che portava dal mondo. Naturalmente i suoi vestiti ed ogni oggetto personale. Ero sottomesso a prove della vista e di scrittura; gli erano strappati le unghie per liberarlo dagli istinti animali.
Come nel caso dei novizi dell’ordine cristiane, non studiavano. Al contrario, si procurava che dimenticassero tutto quello che sapevano, quello che si otteneva mediante beveraggi speciali che non provocavano solo l'eliminazione dei residui del corpo ma facevano anche dimenticare tutto quell'imparato.
Questi beveraggi provocavano alte febbri e si perdeva molto peso. Dipendeva dunque della costituzione di ognuno la durata di questo grado che variava tra una settimana o vari anni.
Quando il candidato era purificato ed aveva dimenticato tutto quello che sapeva: leggere, scrivere, eccetera, e fino al suo nome, la sua famiglia e tutti i fatti accaduti nella sua vita fino a quello momento, era dormito un'altra volta e trasportato al secondo recinto.
Il secondo grado potrebbe descriversi come di “sviluppo dell'intelligenza”.
Abbiasi presenti che qui entrava l'adolescente eletto, purificato e senza nozione alcuna della sua vita anteriore.
Si trattava di un luogo tanto bello quanto si possa immaginare. Tutto quello che poteva apportare la scienza ed il potere di un ricco impero si riuniva lì: palazzi costruiti cogli incomparabili marmi bianchi, azzurri e verdi dell'antico Egitto; tanto meravigliosi erano che servivano ai sacerdoti per studiare i riflessi della luce solare. In questi palazzi si assumevano le più belle pitture, sculture ed opere d'arte. I giardini erano indescrivibili e tanto curate le sue piante che c'erano casi quando una sola di queste piante aveva un sorvegliante esclusivo. Per le coltivazioni si approfittavano dei crescenti di primavera del Nilo.
In questo grado si studiavano scienza ed arti. Religione, no. Si sviluppava l'intelligenza; la flessibilità mentale.
Si premunisce contro la possibile confusione tra intelligenza e spiritualità: un essere spirituale può essere privo di flessibilità mentale e, all'inversa, un intellettuale può essere privo di spiritualità.
In questo grado si insegnava a discernere. Dopo un tempo, naturalmente variabile, gli studenti possedevano un giudizio molto sicuro tanto nell’ordine scientifico quanto nell'ordine estetico.
Quando arrivava il momento per il passo al terzo grado –che potrebbe qualificarsi di “ricordo ed elezione”– si ipnotizzava allo studente e passava al seguente recinto.
Non tutti, logicamente, riuscivano accedere a questo passo, perché molti trovavano questo eccessivamente difficile.
Poiché che una volta ch’il neofito entrava al Tempio non usciva mai, questi esseri rimanevano come quello che potrebbe designarsi “sacerdoti domestici”, tra i quali si trovavano gli imbalsamatori. Quelli che non trascendevano il primo grado si occupavano dell’annona ed d’altri aspetti dell'amministrazione materiale del Tempio.
Nel terzo grado leggono già i Libri della Madre Divina. Studiano quello che potrebbe denominarsi “psicologia”. Tornano a ricordare la sua vita anteriore.
Ma il settanta percento falliva in questo recinto.
Lo studio degli Insegnamenti portava a molti a conoscere che se la cosa unica è l'Uno, in modo assoluto il “resto” non serviva; per che motivo mangiare, o dormire o qualunque cosa che non sia Quello?
La maggioranza si lasciava morire.
A partire dal quarto grado erano pochissimi quelli che fallivano. Si dedicavano allo studio della magia. Affinché potessero offrire ad altri l'opportunità di anticipare, acquisivano poteri psichici: chiaroveggenza, viaggi astrali, eccetera.
Solamente nel quinto grado si dedicavano alla Contemplazione.
Nel sesto grado si studiava la Teologia. Riconoscevano che qualunque unione riuscita è momentanea; tanto legata sta la personalità a quello che la circonda.
Quando i sacerdoti imponevano una punizione, per severa che fosse, procedevano senza paura perché sostenevano che, se il castigato era colpevole, necessariamente espierebbe la sua colpa mediante Karma di tale modo che la punizione non faceva altro che anticipare il Karma.
Il Tempio si sente ora nascosto, seppellito sotto le sabbie. Gli Islamici si sono incaricati di fare la cosa inaccessibile.
Uno dei poteri che possedevano i sacerdoti di Amon era il morire per estasi.
Avevano acquisito tali conoscenze del’aldilà che non temevano niente; questo suscitò abusi, e questo fece necessaria una severa regolamentazione.
Per ciò si esigeva che sette sacerdoti si compromettessero con giuramento accordando tra sé che tutti essi si provocherebbero la morte in caso estremo; se uno si decideva da solo, anche i sei restanti dovevano morire. Questo patto poteva concertarsi per tutta la vita o per un termine determinato.
Arrivato l'estremo, i sette compromessi con giuramento si ritiravano ad un luogo appartato. In generale, digiunavano quaranta giorni; in alcuni casi lo facevano per ventisette o diciotto giorni. L'oggetto di tale pratica era quello di debilitare il corpo fisico per disporre con maggiore facilità di lui. Nel frattempo vivevano concentrati sull'entità più alta concepibile.
Dopo questo digiuno si concentravano sui suoi centri, cominciando dagli inferiori.
Lo facevano su ogni parte di un centro, considerando la sua inutilità. Questi, vuotate della sua ragione di essere, cessavano di agire.
Procedevano così, successivamente, con tutti i centri. Quando arrivavano al centro superiore risultava che, nonostante tutto, erano fortemente legati alla vita. Procedevano allora all'esame retrospettivo, dopo il quale potevano fare già il gran passo.
Insegnamento 5: Amon nelle Scuole Elleniche
La scuola esoterica che, per dargli un nome, potrebbe chiamarsi politeista, ebbe la sua massima espressione in Egitto. Eventualmente decadde ed i suoi tempii furono completamente seppelliti sotto le sabbie.
I maomettani si incaricarono di ostacolare che si cercassero e solo recentemente, ora quasi mezzo secolo fa, si è cominciato a dissotterrare tempii e sepolcri ed a decifrare iscrizioni, quelle che sono tutte esoteriche. Le esoteriche furono distrutte, principalmente quando la sparizione della Biblioteca di Alessandria.
Tuttavia non sparì completamente dalla terra la sua immensa conoscenza ma sotto diverse forme ed in distinti luoghi –quasi sempre in contrapposizione con altre forme di monoteismo– questa conoscenza è fiorita fino al giorno di oggi.
Quello che si conserva di tutto ciò è stato trasmesso all'Umanità, in primo termine, mediante le Scuole Elleniche.
Quando il forzato espatrio dei sacerdoti di Amon fece che dovessero rifugiarsi in Grecia, abitavano questo paese esseri molto primitivi, dedicati soprattutto a supplire le sue necessità primordiali.
Poco tempo stettero lì i sacerdoti di Amon, ma fu sufficiente per lasciare un seme.
Ritornando i sacerdoti di Amon in Egitto furono, a sua volta, espulsi quelli di Aton (monoteisti), ed anche questi si rifugiarono in Grecia.
Può studiarsi, allora, in Grecia ed attraverso secoli, l'influenza di ambedue.
Le due grandiose concezioni ebbero derivazioni filosofiche molto importanti: della politeista deriverebbe la dottrina dalla grazia. Di quella di Aton, quella del libero arbitrio.
Se supponiamo che tutto è illusione, che non è un'altra cosa che rifletto, emanazione della Divinità Inmanifesta, chiaro sta che qualunque cosa –un uomo, la sua mente, la sua anima– non sono più che un riflesso, dipendente in assoluto di quello che non si manifesta. Niente si potrà fare per un'anima per cambiare il suo destino, sia santo o delinquente, saggio o ignorante. Portata questa concezione all'estremo conduce al fatalismo: l'essere non è libero bensì come Dio, nella sua totalità.
Quelli che credono nel libero arbitrio potranno sostenere tuttavia: se l'uomo sia divino, se ha alcuna particella di divinità, potrà forzosamente determinarsi ad un certo punto.
Le caratteristiche delle Scuole Iniziatiche greche furono molto distinte delle egiziane. Si tratteranno di seguito quelle che seguirono la corrente di Amon, con esclusione della tendenza monoteista.
In primo luogo si nota una dispersione, tanto nei fini quanto nelle forme, in relazione colle egiziane.
Il sacerdote egiziano studiava tutta la scienza, tutti gli aspetti della saggezza. I greci, invece, stimavano che tutta una vita non è sufficiente per abbracciarli interamente.
Il Tempio egiziano era uno, immenso; il greco, invece, sebbene fosse completo come centro di cultura religiosa, filosofica e pedagogica, si dedicava ad un solo ramo.
Questo si doveva in primo luogo alla costituzione fisica degli individui: gli egiziani erano sorprendentemente robusti, resistenti e flessibili, condizioni notevolmente accresciute per le droghe e la chirurgia. Erano anche moderati nell'appetito sessuale, soprattutto tra i sacerdoti. I greci, invece, sebbene begli, fossero poco resistenti; pochi di essi avrebbero potuto sopportare il piano egiziano.
L'Egitto era un regno molto unito al faraone; la Grecia si comporsi di un'infinità di piccoli regni e città. Tutto in lei si divideva.
Il primo problema che fu esposto ai greci fu quello del sesso. In molti tempii si studiò conseguentemente, in maniera primordiale, riferita ai celibi, la trasmutazione. Questi insegnamenti fallirono perché il greco rifletté lussuriosamente così: “Se noi eleviamo gli atti materiali naturali, offrendoli alla Divinità, facciamo loro anche divini”.
Questo stava bene fino ad un certo punto. Ma non si tardò a commettere abusi e niente meno che col pretesto di divinizzare atti antinaturali.
Molti di questi esseri svilupparono la sua intelligenza in forma notabile e ritornarono ripetute volte al mondo fisico. Ma uomini intelligenti e capaci sono falliti per legarsi a qualche vizio (gioco, bibite, donne) e non riusciranno ad emergere fino a che possano vincere quegli aspetti.
In secondo termine si studiava la magia ed i poteri psichici.
Conviene segnalare che il greco, in quello che si riferisce all'amore alla forma, aveva necessità molto distinte a quelle degli egiziani. Per lui l'atto sessuale aveva un doppio significato; molti pochi passavano dal primo grado.
In quanto al secondo grado non esistono maggiori notizie.
Quelli che arrivarono al terzo grado, filosofico, tacquero.
Molte opere dei filosofi greci sono arrivate fino all'attualità tuttavia. Quelle di Platone ed i suoi prosecutori riflettevano la tendenza di Amon e della grazia; quelle di Aristotele ed i suoi, quelle di Aton ed il libero arbitrio.
L'influenza di Platone decadde durante vari secoli, ma rivisse con Jamblico e Plotino. Questa dottrina, della grazia, influì molto sulla chiesa cristiana, specialmente attraverso San Agostino. Questa Chiesa dovrebbe essere, naturalmente, monoteista. Tuttavia, nel secolo XIII, con San Tomasso di Aquino, si consolida notevolmente la dottrina aristotelica.
Morta Cleopatra, rimasero nonostante alcuni tesori religiosi della gloria del Tempio di Amon. Ma non caddero in mani dei conquistatori romani ma furono portati, col maggiore segreto, ad un luogo quasi inaccessibile, nel deserto africano, circondato di alte montagne. Furono condotti da fedeli discepoli i cui discendenti li hanno conservati fino ad oggi. Questi hanno difeso sempre, con buona fortuna, il suo tesoro; neanche i maomettani poterono scoprirlo.
In Oriente non si cancellò il ricordo di Amon. Giulia Domna, figlia di un sacerdote del Fuoco, di Emesa, Siria, sposata coll'imperatore romano Septimio Severo, la sua corte si circondò di un gruppo scelto di esseri, e sue opere si ricordano ancora oggi.
Nel Rinascimento tornò a studiarsi Platone, risaltando in ciò i saggi fiorentini del secolo XV.
Le Scuole Esoteriche della conoscenza e dell'amore lottano continuamente tra sé e continuamente si fondono l'una coll'altra e si cercano, perché mediante le lotte, queste due forze dovranno riunirsi, finito il tempo del segno Pesci, per formare un'unica espressione della Divinità.
Insegnamento 6: Il Re Arturo, Il Santo Graal e la Tavola Rotonda ed i Suoi Cavalieri
In piena fioritura cristiana le Scuole Esoteriche furono patrimonio primo dei Cavalieri Iniziati e dopo delle Ordine Militari.
L'esoterismo ellenico e romano che aveva irrigato fecondamente i principi del cristianesimo per mezzo del neoplatonismo, fu perso completamente.
Col veto dato per Giustiniano alle scuole filosofiche nell'anno 500, i maestri esoterici passarono a Persia per preparare lì la semente che doveva trasformarsi nella religione islamica, in pletoriche scuole esoteriche.
Ma in tempi delle prime crociate i cavalieri cristiani tornarono a mettersi in contatto colle Scuole Esoteriche Musulmane.
Soprattutto i Cavalieri Normanni, uomini di gran fervore religioso (univano ad un fervente cristianesimo, gli insegnamenti dai suoi antenati druidi, galli e celti iberici) assimilarono questi insegnamenti. Già essi nell'anno 800 fecero fiorire una cavalleria cristiana esoterica.
Le leggende del Cavaliere errante, del Santo Graal, dei Cavalieri della Tavola Rotonda del Re Arturo, risalgono a quelli tempi.
Questi aggruppamenti esoterici non erano completamente giudeo-cristiani, bensì essenzialmente cristiani, vivendo la sua vita; poi si formarono Ordini Militari e Scuole Esoteriche.
I Cavalieri Iniziati entrando alla fraternità facevano un solenne giuramento di essere fedeli alla fraternità fino alla morte, di andare contro tutte le ingiustizie e di difendere sempre al povero, all'indifeso ed all'abbandonato.
La prima cerimonia che sviluppavano davanti la vista del neofito era quella del giuramento.
La promessa è un Don divino ed unicamente gli Dei possono promettere agli uomini; ma è difficile all'essere umano promettere, poiché la sua natura rompe ad ogni istante le volontà più forti; per quel motivo fu detto: “Non giurerai”. Ma quando l'uomo si avvenni ad un giuramento, come il giuramento è divino, implicitamente acquisisce l'obbligo di trasformare la sua natura umana in divina.
Come la Saggezza Divina non può essere manicaretto degli uomini volgari, era indispensabile il segreto affinché il Velo Divino non fosse alzato per mani inesperte.
Dice la Bibbia: “Se tu vedi il viso di Dio, morrai”, perché lo studio della Saggezza Eterna implica possedere uno sviluppo spirituale adeguato che l'essere deve acquisire, a poco a poco, portato della mano per gli Iniziati. Inoltre, nella cerimonia di giuramento, il neofito vedeva per la prima volta il viso dei suoi compagni e la Visione del Viso è simbolo di quella saggezza nascosta, rivelata solo a pochi.
Giurando, il nuovo adepto entrava nella Gran Corrente Spirituale, Mentale e Psichica che l'Ordine Esoterica aveva generato, e sarebbe dannoso se egli, violentemente, fosse espulso di quella Gran Corrente nella quale era entrato volontariamente.
L'essere, per arrivare a questo primo gradino del Cerimoniale, aveva forzato la porta del Santuario, perché niente può ottenersi senza sforzo.
L'Assistente portava un corno di vino; il corno doveva essere di cervo; era il simbolo della natura inferiore, mentre il vino era il simbolo della forza creativa nel suo aspetto inferiore.
Dopo avere degustato il succo dell'uva, Noè entra in un sonno profondo ed i suoi figli si burlano di lui. L'uomo deve penetrare nelle profondità della natura inferiore e dell'incosciente per conoscere le forze che muovono e dirigono tutte le cose.
L'Iniziato faceva estendere il braccio del neofito sul corno allungando, a sua volta, il suo; le due destre si riunivano mentre colla spada si faceva un’incisione nelle due braccia lasciando gocciolare i sangui per mescolarli col vino.
Il valore del sangue è inestimabile. Tutte le sostanze fisiche si rovesciano in lei ed in lei sta tutta la forza e tutto il tossico della vita; è l'unica sostanza che ha diretto contatto coll'etere astrale; tanto lo è che subito che la forza vitale non l'anima si coagula e, per dirlo così, si materializza. È simbolo, dunque, della natura superiore che, sacrificandosi, si mischia colla natura inferiore per redimerla ed alzarla fino alla sua liberazione. Non un'altra cosa simbolizza la redenzione effettuata per Cristo che versa il suo sangue sulla croce e che si ripete tutti i giorni nel Calice della Messa.
Ma quella che può effettuare questa redenzione, spinta per l'amore, è la volontà. La forte volontà del freddo acciaio della spada che ha fatto l'incisione.
Poi continuavano a bere l'Iniziato ed il neofito, alternativamente, sorsi del prezioso liquore. Affinché l'Umanità ritorni alla sua pristina gloria spirituale è indispensabile questa fusione delle parti superiori cogli inferiori. Un'altra volta sta spiegato così il mistero della Sacra Eucaristia, della stretta unione ed inseparabilità dello Spirito con la Materia.
Il neofito, legandosi per il suo giuramento all'Ordine, legava l'Ordine a lui, simultaneamente. L'amore e l'unione equiparavano i valori e le paia di opposte e lo sforzo dell'uno sarebbe ricompensato per la donazione dell'altro.
Finito il giuramento, il portachiavi si affrettava e rompeva il corno.
Quando il Cavaliere Iniziato imponeva la tunica ai membri dell'Ordine, colla spada toccava la spalla destra agli uomini ed la sinistra alle donne, simbolo della trasmutazione per mezzo della purificazione, e consegnava loro una rosa. Il fiore aperto rappresenta i vortici delle forze astrali in stato attivo e sviluppato.
Le tuniche dei membri erano bianche, aranciate e nere. Il bianco apparteneva ai Paggi e le Donzelle, poiché dovevano mantenere più accentuata la purezza e l'innocenza dell'anima poiché dovevano pestare il fango del mondo. Gli Scudieri e le Dame avevano la tunica aranciata, simbolizzando l'orgoglio e la gloria dell'Ordine. I Cavalieri e Dame portavano tuniche nere, significando che erano morti per il mondo e vivevano unicamente nell’Eternità.
Le tuniche maschili arrivavano fino alle ginocchia ed stavano sulle armature, perché la cosa spirituale non deve interrompere l'azione. Le tuniche delle donne arrivavano fino alla punta dei piedi, per indicare il pudore e la discrezione.
Il manto di tutti era bianco ed, aperto, era completamente circolare poiché il circolo segnalava a Dio manifesto.
La cocolla era anche circolare ed indicava il Potere Spirituale. I Papi nei primi tempi della Chiesa Cristiana, quando questa era puramente spirituale, usavano cocolla bianca; ma quando acquisirono potere materiale la cambiarono per una corona di oro. Nell'antichità la corona apparteneva ai re come potere visibile e materiale e la cocolla ai Sommi Sacerdoti, come potere invisibile e spirituale. Nella parte sinistra del manto, all'altezza del cuore, c'era una croce rossa, rimanendo così intenso che un adepto dominava gli elementi inferiori.
Durante la cerimonia, dopo che il neofito aveva pronunciato il giuramento, gli assistenti alzavano la cocolla che li copriva il viso per farsi manifesti al nuovo componente.
I Paggi e le Donzelle portavano, oltre alla cocolla, un piccolo berretto circolare del colore della sua tunica che indicava sottomissione.
Gli Scudieri e Dame portavano un elmo e nel centro di questo una farfalla di oro liberandosi del bocciolo di bruco, significando l'aspirazione dell'anima alla conoscenza di tutte le cose.
I Cavalieri e le Dame portavano anche un elmo e, nel centro dello stesso, la testa di oro di un serpente colla lingua bifida verso fuori, perché il serpente eretto è simbolo della Suprema Saggezza, con una croce sovrapposta.
I paramenti segnalavano i poteri intrinseci e personali dell'adepto, mentre gli attributi manifestavano i poteri attivi dello stessi. C’erano quattro attributi fondamentali: anello, spada, collana e sigillo, corrispondendo ai quattro poteri basici dell'essere umano depositati nel corpo fisico, nel plesso solare, nello splénico, nel laringeo e nella ghiandola pineale, rispettivamente.
Inoltre si tenevano cavalli marroni e bianchi che servivano di veicoli. Il cavallo è l'animale che, nell'evoluzione degli esseri inferiori, è arrivato al più alto grado di svolgimento e è il laccio di unione tra il regno animale ed l’umano. Rappresentava la natura istintiva, dominata e soggiogata per la volontà dell'uomo. La natura inferiore non deve essere distrutta, bensì diretta ed orientata.
Nell'Ordine il cavallo marrone significava l'istinto dominato ma sensibile alle attrazioni inferiori che lo trascinano continuamente al mondo. Lo Scudiero aveva dominato le sue passioni, ma tornava continuamente tra gli uomini per soccorrerli. Il cavallo bianco era l'istinto dominato completamente. Il Cavaliere l'usava unicamente per il suo uso personale o per opere che sembravano semidivine agli occhi dell'Umanità.
Deve citarsi l'apparizione di Giacomo Apostolo nel campo di battaglia per difendere e portare alla vittoria alle milizie di Ramiro contro i mori (o saraceni, o agareni). L’apparizione del guerriero nel combattimento portava tutti gli attributi dei Cavalieri delle Ordine Segrete ed Iniziatiche di quello tempo: montava un cavallo bianco, portava armatura risplendente, fiammeggiante spada, bianco manto ed uno stendardo sul quale una croce rossa era disegnata.
Il Gran Essere che gli spagnoli crederono ch’fosse un santo, non era altro che un Cavaliere Iniziato che apparvi avanti ad essi montando il suo cavallo e bene equipaggiato per condurli alla vittoria come se fosse un semidio.
L'anello, la spada, la collana ed il sigillo corrispondevano alle quattro figure principali del Tarocco. Bollo corrisponde a basti, collana a bicchieri, gramola a spade ed anello ad ori.
L'anello corrispondeva al plesso solare ed indicava il potere di dominare; il dominio (su sé stesso, sugli elementi, sulle forze naturali, sugli altri uomini che non erano arrivati allo stesso livello di progresso spirituale) è indicato per il brillante e l'oro, immagini della forza solare e dei suoi raggi dominanti sopra tutto il pianeta.
La spada corrispondeva al plesso splenico ed indicava il potere della forza e la sconfitta della paura; il taglio definitivo che libera all'essere era la conoscenza della propria forza che agisce, come freddo e tagliente acciaio, su quello che lo circonda.
Nel Salmo 44 il Salmista canta alla bellezza del Re, e non si dimentica di consigliargli che leghi la sua spada alla coscia sinistra, come se spiegasse che il potere della forza risiede nel plesso splenico.
La rotonda collana che portava stampato il nome di ogni membro dell'Ordine, esprimeva il potere della vibrazione, della parola, del ritmo; corrisponde al plesso laringeo, il quale, ben sviluppato, permetteva allo studente di percepire le voci ed i suoni astrali.
Il sigillo, tutto di oro, col segno di Ank stampato in lui, era immagine del potere creativo, simile al fuoco; punto radice della mente, confine dello Spirito colla sostanza manifesta.
Questi attributi non erano peculiari a tutti i membri dell'Ordine: il sigillo apparteneva solamente al Gran Maestro; il potere creativo, il potere della trasmutazione, unicamente l'Iniziato lo possedeva. All'Iniziazione l'essere arrivava solo, senza aiuto esterno, senza accompagnante, come immagine di Dio riflettendosi in Sé stesso.
L'anello era proprio di Cavalieri e Dame; il forte magnetismo del quale era carico indicava che questi uomini e donne avevano risolto il problema interno della diversità. Essi sapevano che un'unica forza dirigeva i destini umani ed universali e dirigevano volontariamente quella forza verso il risultato della sua aspirazione.
Scudieri e Dame portavano anche la spada; solamente si passava dal mondo psichico al mondo spirituale per mezzo della forza. Solo il coraggioso poteva attraversare il circolo della paura e dominare la forza che dorme latente nel plesso sacro di ogni individuo.
La collana era portata da tutti i membri dell'Ordine; simbolizzava i poteri psichici che stavano alla portata di tutti quelli che si sentissero ben addestrati ed esercitati.
La collana si relazionava colle coppe –immagine della matrice femminile e dell'aspetto materiale delle cose. Il sigillo –coi bastoni: immagine dello lingam maschile e dell'aspetto creativo e spirituale delle cose. La spada era immagine dell'unione tra lo Spirito e la Materia, dal risultato del bastone e della coppa. L'anello –gli ori– simbolizzava il dominio sulla mente e sulle cose manifeste.
Insegnamento 7: Antichi Cerimoniali Iniziatici dei Cavalieri
Gli antichi Iniziati vedevano nell'anno, oltre il movimento del sole attraverso le dodici case zodiacali, il cammino verso l'anima, dalla nascita fino alla morte, alla ricerca della perfezione. Per ciò davano tanta importanza alle festività annuali, quelle che simbolizzavano i distinti passi ed aspetti della vita materiale e spirituale.
Giulio Cesare, arbitrariamente, tolse all'anno alcuna delle sue ore, compilando tutte giunte in un giorno ogni quattro anni, nell'anno bisestile. Ma gli studenti esoterici protestarono sempre per questa misura che sottrae valore all'anno vero, all'Anno Mistico.
Un anno vero equivale ad un anno daiva degli indù: 365 giorni, 5 ore, 30 minuti, 31 secondi; e Don Alfonso il Saggio, re della Castiglia, assegnò all'anno 365 giorni, 5 ore, 49 minuti e 16 secondi.
Neanche il principio che è assegnato all'anno attuale è quello che gli assegnavano gli antichi: l'anno vero comincia nell'equinozio di primavera.
L'Anno Mistico si divide in quattro parti, come si divide in quattro tappe la vita spirituale dei Cavalieri Iniziati.
La prima che comincia nell'equinozio di primavera, è inaugurata per la festività della riapertura del Libro della Madre. Ritorno alle cose che si sono lasciati, per sublimarli.
La natura apre il libro della sua manifestazione e dimostra così la sua saggezza; fa germogliare dal seno della terra tutti i suoi fiori, precursori del frutto.
Nel rituale mistico è l'immagine del cambiamento continuo di tutte le cose, della discesa dello spirito alla materia, del sacrificio di quello che ha più verso quello che ha meno, ripartendo i suoi beni.
La simbologia dice ch’il discepolo, quando sia forte, ammazzerà altra volta, qualche giorno, alla sua nemica. Questa prima parte dell'Anno Mistico è per quel motivo anche simbolo della reincarnazione e della legge di conseguenze che fa, per effetti, ritornare alla radice della causa.
Gli esseri che sono arrivati ad un alto grado di evoluzione spirituale, si sentono spinti periodicamente a ritornare tra gli uomini per equiparare con essi i suoi valori, dando amore; diventare più piccoli, per farli più grandi.
I Cavalieri, tutti riuniti, ricevevano il messaggio che i Maestri avevano trasmessi al Gran Maestro.
Molto sarà chiesto al’uomo che fu dato molto.
Alzati, colle sue spade sguainate, avvolte nei suoi bianchi manti, ricevevano l'ordine. Quello che era stato designato per compiere alcuna Gran Opera nel mondo, abbracciava ai suoi camerati dando l'osculo della pace; riceveva la benedizione del Gran Maestro e si allontanava sul suo bianco cavallo a compiere segretamente la sua missione, mentre gli altri accendevano una gran fiammata sul monte, affinché il fuoco guidasse al Cavaliere redentore durante il suo tragitto attraverso le tenebre del mondo; gli altri Cavalieri ritornavano ai suoi studi, ai suoi esercizi, alle sue concentrazioni, aspettando la sua ora.
La spada avvolta nel manto rappresenta alla Madre Divina, Suprema Volontà, avvolta nel Velo di Ahehia, la saggezza manifesta che il Cavaliere deve sforzarsi per scoprire. Per riuscire la suprema realizzazione è indispensabile il sacrificio, la discesa ai mondi inferiori e passare per essi senza macchiarsi.
La marcia rappresenta la ruota delle vite e le morti; la fiammata sul monte, la parte superiore dell'uomo, l'alto ideale, la vocazione spirituale, che l'accompagna sempre. I cristiani imitarono questa bella Cerimonia Iniziatica colle fiammate di San Giovanni, colla festa dell'Annunciazione dell'Arcangelo Gabriele a Maria.
Gli antichi Cavalieri medievali, dopo la sua investitura cavalleresca, anche andavano erranti per il mondo alla ricerca di avventure, sempre desiderosi di trovare la donna dei suoi sogni o la coppa del Santo Graal.
Wagner offre immagini meravigliose: Lohengrin è il Cavaliere Iniziato che abbandona il castello dei Cavalieri Monsalvat per andare a difendere alla donzella falsamente accusata.
Ancora oggi le Tavole aprono per questa data i suoi corsi; il tempo della festività, dell'allegria, ha passato; e ha ritornato il tempo della disciplina, del lavoro e del sacrificio. Il libro degli insegnamenti che stava chiuso si apre di nuovo; ognuno sacrifica la parte migliore della sua essenza interna in beneficio degli altri. Anche per questa data si abitua ad iniziare le nuove Tavole, sempre col sacrificio della Tavola patrocinatrice.
La seconda parte dell'anno comincia col solstizio estivo (o di estate). I frutti sono maturi ed il frumento può trasformarsi in pane. I Cavalieri possono preparare il suo banchetto per consumare le Mistiche Nozze di Unione tra la materia e lo spirito. Questa cerimonia è immagine dell'alleanza dello spirito con l’anima, di due principi concordanti che riescono a trovarsi finalmente ed unificarsi.
In questa parte dell'emisfero si effettua solennemente la cerimonia nel plenilunio di Maggio. Si ripete più semplicemente durante l'anno.
Nella notte del plenilunio, tutti i membri della Tavola si riuniscono come se fossero uno solo. Di notte si effettua il banchetto perché la notte è la madre dei misteri, delle intimità e delle nozze. Si fa in plenilunio, perché il plenilunio indica che, ancora morto il passato, si tocca col presente per perpetuarsi nel futuro. Le anime, una volta unite in uno stesso ideale, ancora morte, torneranno a trovarsi ed ad essere riunite.
Il banchetto si effettua in una stanza quadrata dove la tavola tesa ha forma di ferro di cavallo. Nel centro si siede il Gran Maestro, ed gli altri Cavalieri si siedono alla sua destra per ordine.
La tavola deve essere tesa colle seguenti disposizioni: si abbozza sulla tavola, con un cordone bianco, una linea retta sulla quale starano i piatti. Con un cordone arancione, un'altra linea sulla quale starano i bicchieri; con un cordone nero, un'altra linea parallela sulla quale starano le bottiglie, e con un altro cordone bianco, un'altra linea anche parallela, sulla quale starano le fonti.
I piatti dell'antichità erano di argento, per caso per spiegare che ci sono metalli, come l'argento e l'oro che allontanano il magnetismo animale; il piatto doveva essere personale di ognuno.
Anticamente il bicchiere era di legno speciale ed era fatto di una fibra vegetale sottilissima; di lì derivarono tutte le meravigliose leggende relazionate col calice del Signore ed il Sacro Graal.
Si è spiegato già che il vino è immagine della natura inferiore; l'Iniziato che beve il succo dell'uva e sa tramutare, cambia i valori inferiori in superiori.
Finito il pranzo, si brindava solennemente, come se la parte allegra e festiva di ogni anima volesse unirsi in una sola espressione di bellezza, per perdurare come entità guida.
Dopo il brindisi, il Gran Maestro rompeva la coppa della quale aveva bevuto.
La tavola è sempre segno di patto ed alleanza. L'altare di tutte le religioni è la tavola dei Dio. Dio fa patto con Jacob ed innalzano un altare o tavola mistica come ricordo di quello patto.
Cristo istituisce il sacramento dell'Eucaristia nel banchetto pasquale; i cristiani primitivi facevano normalmente un'agape fraterna.
La è quella che, nella famiglia, riunisci intorno a tutti i membri della casa durante il pranzo. È l'ora dell'intimità; è l'ora in cui il padre si riunisce coi tutti i suoi figli; in cui la madre contempla con soddisfazione a tutta la famiglia riunita. È l'ora della perpetuazione dell'alleanza familiare.
Nel plenilunio, quando si effettua il banchetto, anche il sole –immagine del sole spirituale–, sta nel suo nadir; è quando anche egli è disceso dalle sue altezze ed abbassato agli inferni, a cercare la sua amata deviata, come Orfeo scende in inferni a cercare a sua moglie Euridice e fare con lei nuova alleanza, nuovo patto, nuovo matrimonio.
È desiderabile che i membri dell'Ordine accompagnino tutte queste cerimonie con spirito di fervore e comprensione, perché altrimenti le stesse sarebbero vane. Che ognuno cerchi di fare alleanza coi suoi compagni, unione di anime, unione di sentimenti e di ideali, affinché questa unione sia l'anima futura della vittoria dell'Ideale Spirituale.
Nell'equinozio di Autunno si festeggiava l'opera compiuta poiché la terra ha dato il suo frutto. Chiamata la festa del Re, perché i Cavalieri festeggiavano al suo Capo ed al Cavaliere Iniziato.
Nel solstizio invernale, i Cavalieri effettuavano la festività della Rinunzia; i più avanzati abbandonavano la comunità e salivano al Monte, al castello dei Perfetti. Questa festività è la più ritmica e poetica di tutte forse per essere in questa quarta parte dell'anno nel quale si sviluppa l'ultima cerimonia visibile nel piano fisico.
Sempre, in tutti i settori della vita, in tutti i raggruppamenti, c’è chi emerge, c’e chi arriva ad uno stato di liberazione interiore. Queste anime istruite, ancora mantenendo il corpo fisico, comprendono che già niente devono fare tra gli uomini, ed un desiderio irresistibile di solitudine e di allontanamento li spinge a cercare una vita raccolta ed affezionata alla contemplazione.
È conosciuta la credenza che esiste in India su questi esseri straordinari che vivono in paraggi solitari, nascosti in alte montagne.
La Società Teosofica fondò tutta la sua Opera sui messaggi di questi Maestri dal Himalaya.
Questa mistica andata senza ritorno era simbolizzata negli antichi Ordini con una splendida cerimonia. Quando il Cavaliere, per il suo elevato stato di perfezione, si sentiva spinto ad abbandonare tutte le cose esterne, il Gran Maestro riuniva a tutti i Cavalieri e, insieme, cantavano l'Inno della Liberazione. Immediatamente due Dame col viso velato, simbolo dei nuovi mondi nascosti che l'eletto andava a conquistare, penetravano nella sala portando un panno azzurro nelle mani. Spogliavano al Cavaliere del suo manto bianco al quale foderavano di azzurro; dopo, egli stesso tagliava colla sua spada la punta destra del manto e la divideva in sette parti che lasciava ai sette Cavalieri restanti come ricordo suo.
Questa è immagine del Cavaliere Eterno, del Cavaliere Durevole; se muore o no, nessuno lo sa. È l'uomo che è arrivato a dominare i suoi principi inferiori e superiori disponendo di essi a volontà.
Ma dove vivono questi esseri scelti? In quale parte del mondo?
Questi luoghi segreti dove le Ordine Iniziatiche avevano, o hanno, il suo sedile ufficiale, non stanno destinati alla ventura, ma corrispondono ai sette plessi di forza del pianeta. Nella terra ci sono sette luoghi, non marittimi, nei quali il magnetismo naturale è molto più intenso che negli altri luoghi. Naturalmente è sempre in paraggi montagnosi; sono innumerabili le celebri montagne considerate sacre.
Un luogo magnetico primario della terra sta nel Tibet e, specialmente, nella regione di Shamballa, dove i Lama Gialli hanno il principale siedile; il luogo europeo più magnetico è nella montagna di Monserrat, in Catalogna, dove –ancora oggi– i Fratelli Rosacroce hanno le sue riunioni astrali. In America esistono vari di questi luoghi magnetici e può trovarsi uno nelle desolate montagne della provincia di San Luis ed un'altro sul Lago Hueche Lauquen. Lohengrin descrive uno di questi luoghi chiamandolo Monsalvat e, per fare la cosa più inaccessibile, lo descrive circondato di acque e lo chiama “paraggio sconosciuto."
Ma, esistevano realmente nell'antichità questi castelli iniziatici? Esistevano realmente; e tutti i castelli medievali furono copiati di essi, di questi castelli motivati per Cavalieri Iniziati.
Può trovarsi tipi di essi, o rovine, in Catalogna ed al Sud della Galizia, in Fiandre, Normandia e Scozia; e meravigliosi esempi di essi ha il nord della Germania, ma di costruzione posteriore.
Naturalmente gli Antichi Ordini dovevano avere i suoi luoghi separati ed i suoi castelli dove i Cavalieri Iniziati si rinchiudevano.
Non si parlerà della montagna di Kaor, perché unicamente le rovine del Tempio primitivo possono sussistere lì, ma sì può descriversi come dovettero essere questi ritiri. Ad un'altezza superiore a mille metri, in una regione sconosciuta e poco abitata, si costruiva un edificio completamente circondato di muraglie ed acqua; nessun membro dell'Ordine conosceva questo luogo, fuori di quelli che l'abitavano e dei Grandi Maestri. Nessuna donna e nessun estraneo all'Ordine potevano pestare quello recinto. Nel fosso che circondava il castello, erano alimentati cigni bianchi e neri, simbolo dell'Eternità manifesta ed inmanifesta. Questi Cavalieri solitari, quelli sigari da guardia della Saggezza Eterna, vivevano lì con una purezza ed una serenità tali che unicamente in ore di estasi interna e di perfetta preghiera può aversi un barlume di quello che questo significa.
Se quelli luoghi sono spariti rimane ancora ai Cavalieri un luogo inaccessibile e solitario per nascondersi e vivere la sua vita intima; l'inespugnabile castello del Santuario Interiore.
Le quattro stazioni dell'anno simbolizzano anche le quattro grandi epoche che attraversò la razza ariana dalla sua nascita.
La prima parte della razza risale dalla nascita alla razza semita-atlante, 850.000 anni fa, fino allo stabilimento definitivo della razza ariana, 118.769 anni fa (anno 1941).
La seconda tappa corrisponde al tempo trascorso dallo stabilimento della razza ariana fino alla guerra dei 1.500 anni, 25.868 anni fa (anno 1941).
La terza tappa risale dalla guerra degli 1.500 anni fino all'immersione di Poseidone, ultima reliquia atlante, successa 11.000 anni fa.
La quarta epoca risale dallo sprofondamento di questa isola fino ai giorni attuali.
Le quattro tappe dell'anno ricordano, ugualmente, le quattro che le Scuole Esoteriche attraversarono.
La prima tappa fu quella splendida ed aurea dei Maestri Iniziati. Risale dal tempo del Tempio di Kaor, 25.868 anni fa, fino allo sprofondamento di Poseidone, 11.000 anni fa.
La seconda rappresenta quella del potere e del dominio regnante, epoca di argento, che durò dal tempo dello sprofondamento di Poseidone fino al regno di Amenofi IV, 3.311 anni fa (1941).
La terza fu l'era sacerdotale esoterica. In questa tappa le Scuole Esoteriche avevano completato già la sua suppellettile di cognizioni. Durò da Amenofi IV fino alla fondazione dell'Ordine Teutonica per Hernan di Salza, nell’anno 1197.
Il quarto corrisponde all'era cristiana e cavalleresca, dell'azione e del sacrificio e risale della fondazione dell'Ordine Teutonica fino ai giorni attuali.
L'anno anche simbolizza la vita dell'uomo che ha quattro periodi principali: infanzia, adolescenza, virilità e senilità.
L'Anno Mistico anche deve stimolare a dare agli anni, ai mesi, ai giorni ed alle ore il suo vero significato. L'uomo stolto lascia loro correre e, senza dare si racconta, si trova con la testa bianca e le mani vuote.
Ma il saggio misura il suo tempo. Sa che ogni ora trascorsa è una probabilità meno che ha per il suo progresso spirituale. Come passa l'anno, passano anche nella sua vita le possibilità, le buone occasioni, l'energia e la chiarezza mentale della gioventù, come tutti i doni che stanno alla sua portata per riuscire la perfezione.
Così i cerimoniali Iniziatici dei Cavalieri, dentro l'Anno Mistico, conservano un ritmo, una misura ed una stabilità eccelse, dentro il tempo, quello materiale del quale è fatta la vita, come iscrivevano gli antichi nelle luminose sfere dei suoi orologi.
Insegnamento 8: Il Cavaliere dell'Eternità
L'Ordine fisica è un'immagine dell'Ordine Astrale.
Ci sono anime che rinunciano nel Mondo Astrale alla pace e la fortuna dei piani superiori per continuare a lavorare in bene dell'Umanità e specialmente in quello dei suoi fratelli dell'Ordine, quelli che lottano per una stessa fine, uno stesso ideale: la riforma di sé stesso e la santificazione delle anime.
Questi cavalieri invisibili possono essere anime che non incarnano nella terra molto tempo fa, e possono essere anche Cavalieri disincarnati che si incorporano a questo nucleo scelto.
Esiste una bella leggenda che assicura che la missione del primo Cavaliere che muore è quella di rimanere nella Soglia dell'Eternità, aspettando i compagni per indicare il cammino.
Questo Cavaliere in attesa mora di continuo tra l'astrale e la soglia del freddo e dell'oscurità, guardando coi suoi occhi veggenti l'ora in cui si avvicina il viandante. Quando vedi che la morte circonda coi suoi spessi veli a suo fratello agonizzante, congrega a tutti i suoi compagni, fa che si materializzino etereamente e nel luogo dove è il moribondo affinché questo attraversi la soglia, portato della sua mano e soccorso per la sacra compagnia.
La consolazione che riceve l'anima vedendo un essere amico distrae l'attenzione ed passa con più facilità di un piano ad un altro, senza sperimentare troppo l'angoscia dolorosa del cambiamento dimensionale.
Ma è ancora più. Nel mondo ci sono luoghi dove i Cavalieri delle Tavole astrali si trovano in mistica riunione coi Cavalieri mortali che sanno trasferirsi in corpo astrale. Sono luoghi del pianeta che, per il suo straordinario magnetismo o per il magnetismo accumulato per secoli per Tempii lì esistenti, fanno loro atti per la solenne realizzazione.
Oltre il deserto di Gobi, sulle più alte montagne di Pamir è uno di quelli luoghi. Alcuno crede che lì si alzasse l'antico monte da Kaor; ed i Cavalieri astrali, in mistiche assemblee, imbalsamano lì ancora quelle arie coi suoi cantici sacri e concentrazioni sublimi.
Nel Tibet, in un altipiano, su un massiccio quadrato e nero, si effettuano anche queste astrali assemblee. In Europa si realizzano sulla montagna di Monserrat e nelle alte montagne della Scozia; ed in Africa, nel Capo di Buona Speranza.
Anche in America ci sono vari di questi luoghi. Il principale si trova nel Cannone del Colorado, negli stati del Nord ed un altro, su un'alta montagna, vulcano già spento, il Lanin, che nelle terre del sud si riflessa nelle acque tranquille del Lago Hueche-Lauquen.
Ci fu anticamente un gran centro magnetico nelle montagne di San Luis e si racconta ancora che lì esisteva un Tempio sacro ma quello centro è stato spostato quasi completamente verso il Sud.
In questi posti terrestri sembra che l'atmosfera diventi tanto sottile che è più eterea che fisica. Non esiste lì oramai il male di montagna (puna) che ammazza al corpo, bensì il male che distrugge alle anime che non sono forti né abbastanza coraggiosi d’affrontare le prove prima di arrivare fino al luogo di riunione.
Ma il gran luogo di concentrazione è sempre l'Oriente. Quando i Cavalieri della terra e del cielo viaggiano verso il Tempio sacro che unicamente esiste nel quarto sottopiano del mondo astrale, si mettono in foco e si orientano verso Pamir, verso l'antico Kaor e, da lì, verso l'Eternità.
In quelli viaggi le ultime visioni terrestri che percepiscono sono di altipiani, di cime inaccessibili, di livelli vergini, sconosciute per ogni mortale; e quando l'anima, appoggiando i suoi piedi sulla mistica scala di fune, guarda il luogo che continua a lasciare, la luce gialla dell'Oriente, dell'India, del Tibet, è l'ultima aura che vedi.
Le vibrazioni cambiano i manetras dei Cavalieri in correnti di vita, in linguaggio eterno, che corre di un lato ad un altro del nuovo mondo. Ancora qua i Cavalieri sono in attesa, divini sacrificati, quelli che tendono le braccia, per attraversare la fiamma di Hes, ai Cavalieri astrali che vengono dalla terra e dal corpo fisico.
Sempre essi, i Cavalieri della Soglia, sentinelle dell'Eternità, risplendenti nella sua aura argentata di sacrificio, sono quelli che portano sue coppe brillanti, colmate del nettare delle anime che solo possono portare quelli che tutto l'hanno dato per amore.
Insegnamento 9: Le Prove Iniziatiche
Negli antichi misteri di Eleusis si effettuavano riti che corrispondevano a questa iniziazione astrale. Anche i sacerdoti egiziani simbolizzavano queste realizzazioni facendo passare all'aspirante per le quattro prove. I Cristiani copiarono degli antichi e ripetono quelle cerimonie nei paramenti e nelle professioni religiose.
Le Ordine Esoteriche crederono inutile ripetere visibilmente quelle Cerimonie che erano completamente superflue perché unicamente l'Essere che è preparato per esse può comunicare, ma sempre nei mondi astrali. Inoltre molte volte si riflettono questi riti nella vita ordinaria del discepolo, accidentalmente.
Il primo Cerimoniale Dorato si riferisce alle quattro prove che deve superare il candidato per arrivare alle porte dal Tempio dove sarà consacrato Cavaliere dell'Eternità.
Le quattro prove sono simbolizzate per i quattro Cavalieri che custodiscono l'entrata ai piani superiori. Sono simili ai cavalieri dell'Apocalisse, allo spettro della soglia di Zanoni, alle terribili fiere che custodiscono l'entrata all'Edda Scandinava; in una parola, sono quelli principi elementari che mantengono, spingono, governano e distruggono la vita fisica: la passione, l'incertezza, la paura ed il separatismo.
La passione, negli esseri cercatori del Sentiero, sembra addormentarsi; come piccoli animali domestici gli istinti si scacciarono ai raggi delle prime conoscenze, dei primi barlumi, delle vittorie iniziali. L'aspirante quasi si è dimenticato di essi. Passano a volte anni senza dare segni di vita; ma un giorno, improvvisamente, saltano fuori e questa volta trasformati in fiere terribili. Questo ritorno delle passioni dell'essere, legge inevitabile di conseguenze che la carne deve al deposito materiale che la formò, è simbolizzata per la terra e si la chiama prova della Terra.
Se sta già esperimentato nei piani astrali, il cercatore passerà per il gran pantano. Che terribile è il pantano astrale! L'incerto piede si affonda ad ogni passo; mostri orribili pullulano lì, come se sperassero, ansiosi, divorare al camminante; ma se i Maestri lasciano che egli arrivi fino a lui è perché sanno che saprà attraversare incolume. Lo schifo alla materialità, nella sua forma astrale, senza veli, ammazza le passioni una ad una. Quando arriva mai al bordo opposto l'istinto tornerà a dominargli.
La seconda prova è quella dell'aria. Per arrivare al tempio deve arrampicare le invisibili scale che lo conducono. Il corpo astrale del candidato deve abituarsi qui alla quarta dimensione. Improvvisamente, timorosamente, il suo corpo prende dimensioni immense ed all'improvviso si rimpicciolisce fino a sembrargli sparire.
Inoltre le mistiche scale gli sono presentate in forma di funi pendenti e senza punti di appoggio. L'incertezza è spaventosa; gli sembra, continuamente, che da lì si precipiterà nell'abisso e rimane sospeso fino a che comprende che lì non c’è vuoto. Man mano che sale si libera l'uragano. L'uragano è immagine del passo di uno stato astrale ad un altro, superiore.
La terza prova è quella dell'acqua; quella della paura. Prima di arrivare al Monte Sacro bisogna attraversare il lago che lo circonda; lì, nuotare non servi, il valore è l'esercizio di nuotare. Quando l'imponenza del monte affoga all'anima, la paura vince ed il corpo astrale sente che si affonda in un’acqua che non soffoca ma gela e paralizza tutte le percezioni. Maestri e Protettori invisibili accompagnano sempre ai candidati in queste prove, altrimenti marcirebbero molto avanzati difficilmente potrebbero passarli. La paura è il nemico mortale dell'uomo e fino a che non sia pienamente vinto non può pensare di arrivare molto lontano.
La quarta prova di questa prima parte del Cerimoniale Dorato è quella del fuoco. Pensi un istante in uno che sognò tutta la sua vita riuscire un ideale ed arriva alla vigilia di raggiungerlo ed allora comprende solo che unicamente con la morte lo riuscirà definitivamente.
Il Tempio sta circondato di inestinguibili fiamme. I Cavalieri non passeranno incolumi per lì; solo "Il Cavaliere." Inutilmente cercò per lui la realizzazione. La realizzazione sta oltre la personalità. Ogni concetto di separatismo deve essere cancellato se vuole passare per quello fuoco che tutto lo distrugge; tutto lo consuma meno lo Spirito, l'Unità.
La seconda parte del Cerimoniale Dorato rappresenta le tre tentazioni mentali indispensabili per il riconoscimento della Madre Divina e l'identificazione con Lei.
Non sono queste per esseri volgari bensì unicamente per le grandi anime.
Gesù, prima di iniziare la sua missione Divina sulla terra, deve passare per queste prove e vincerli; perché l'adepto domina la passione della carne, la sete del dominio e l'affanno di ricchezze.
Dopo lotte incalcolabili l'essere ha attraversato il circolo di fuoco; la sua immagine è già l'immagine di tutti gli esseri e la tunica inconsutile che vesti è il riflesso di tutti i poteri manifesti.
È arrivata l'ora delle nozze mistiche. La Madre Divina alzerà il velo per mostrare il suo Viso all'amico desiderato.
Tre immagini femminili, di bellezza abbagliante, sono presentate all'iniziato, vestite di rosso, di azzurro e di giallo. Quella della Madre Divina, bianca e velata, si trova alla sua presenza, sorgendo e risaltando sull'orizzonte di fuoco.
“Che cosa sei venuto a cercare Pellegrino, attraverso tanti pericoli e tante prove?”
“A chi, bensì a Te, oh Madre Eterna?”
“Ma... Chi sono Io?”, dice la Madre.
“Sei il riassunto della vita, della bellezza, dell'incantesimo, del trionfo dell'eternità.”
Ma le tre donne lo tentano, per ultima volta, inchiodando nella sua anima, di nuovo, il dubbio.
Le donne dicono: “Tu non sai chi si nasconde sotto i veli bianchi. Perché non gli chiedi che si scopra alla tua presenza e si mostri tale quale è? Guardaci come siamo: la realizzazione, l'incantesimo, la vita, la variabilità”.
Non mi chiedere prove tanto “grandi”... dice la donna velata.
Ma il dubbio è entrato nel cuore del Cavaliere; insiste nel chiedergli che si svesta.
Egli dice: “Benché abbia le forme più orribili, se sei il sonno perseguito delle mie multiple vite, ti riconoscerò”.
“Così sia”, dice la Madre.
Questa è la prova dell'elezione.
Cadono i bianchi veli, cade il sudario. E, agli impauriti occhi del Cavaliere si presenta l'immagine più orribile che si possa descrivere. Un corpo vecchio, decrepito che sembra caricato di innumerevoli anni. Carni secche, incartapecorite; uno sguardo che niente ha di umano.
Le tre donne ridono dicendo: “Qui è la tua amata!”.
Allora la Madre dice: “Sceglie; esse od io”.
Se il Cavaliere sa sopportare la prova dell'elezione cade ai piedi dalla Madre e l'adora nella sua forma di distruzione. Questo è sufficiente affinché sparisca l'incubo e la Madre Divina recupera il suo aspetto di eterna gioventù e bellezza.
Nella Tavola Astrale dirige questa Cerimonia un’Alta Entità che viene organizzando alle Ordine Esoteriche da molte generazioni e che non prende oramai corpo fisico sulla Terra. Ella dirige periodicamente la Tavola Astrale. Nella sua ultima incarnazione fu donna e conserva, nell'astrale, aspetto femminile, rappresentando alla Madre Universale.
Il Tempio si è riempito di tenebre; tanto dense ed offuschi che risultano inimmaginabili.
Si è alzato la nera pietra dalla Madre.
Nell'oscurità solamente si vede il corpo addormentato della Madre nella sua bara eterna. Sospiri, silenziose ombre e sconosciuti passi riempiono il tempio. Ed a poco a poco si vanno disegnando le immagini, le ombre di quelli chi furono poderosi, di quelli chi dominarono la terra e vengono a rendere omaggio alla Regina di tutte le forme e di tutti i poteri.
“Io posso dare il calcolo esatto. Io posso dare la superbia illimitata, indispensabile per il trionfo. Io posso insegnare i cammini più sicuri per distruggere e fare all'uomo padrone del mondo. Io sono ombra, ma un giorno mi hanno chiamato re di re, duce, dominatore, tiranno, usurpatore”.
“Se vuoi ti insegneremo tutte le nostre arti segrete; ti faremo padrone di tutte le cose del mondo."
“Ed invece che cosa dovrò dare?”, domanda l'aspirante. Quello che sembra il Capo di quelli spettri erranti gli risponde, come disse Satana a Gesù: “Tutto questo ti darò se prostrato mi adorassi”.
Egli deve rispondere come Cristo: “Vieti Satana che scritto sta: al Signore il tuo Dio adorerai ed a lui solo servirai”.
Adorerai allora unicamente alla Madre Divina e saranno dissipate le tenebre. Ha passato felicemente la prova di sete di dominio.
Dovrà ancora passare l'ultima prova mentale: la sete di ricchezza. Non solo delle ricchezze materiali, ma anche delle ricchezze del sapere.
Gli mostrerà la Madre tutto l'oro nascosto nelle viscere della terra, tutto l'oro dell'intelligenza e del sapere, e gli dirà: “Prendilo; è tuo”.
Egli dovrà rispondere: “A Te solo aspiro e desidero”.
Allora si avvicinano a lei I Cavalieri Astrali per vestirlo con l'armatura che ha scolpite in lettere di oro sul petto, le parole: “Hai vinto”.
La Sacra Assemblea dei Cavalieri Astrali si è riunita, in mistica ruota, sulla desolata montagna di Kaor, per realizzare la terza ed ultima parte del Cerimoniale Dorato, in profitto del nuovo eletto.
Gelò lì il risplendente Cavaliere, avanzando con sua scorta.
La corazza non difende oramai il suo corpo fisico bensì un'armatura di meravigliose e magnetiche vibrazioni che circondano il suo corpo astrale con abbagliante splendore. Tutti gli attributi materiali e simboli iniziatici si sono trasformati qui, per Lui, in forze nuove di potere e di magnificenza.
Il suo nome non è oramai scritto nella collana; ora si trova stampata sulla materia astrale per tutta l'Eternità.
L'antico Cavaliere è qui la pianta dei suoi piedi che può dominare l'Universo.
La spada rilucente è Foa messo a sua disposizione.
Osservi l'anello che brilla nel suo dito: è una fonte di forze astrali che discende dal cielo alla terra.
Il sigillo del potere è quella meravigliosa corrente serpentina che sale e scende dentro il suo corpo astrale con multicolore riflesso.
Se fosse possibile ripetere con voci umane i Canti degli aspettanti Cavalieri, questa sarebbe la traduzione: “Felice tu che, adesso nell'Ultimo Giorno, sei il Marito Eterno, scelto, della Madre Divina. Fosti sposato con Lei. Dunque sta pronto per la prova dello Spirito."
Sulla terra che riposa ai piedi dell'invisibile riunione, passa una scossa di ammirazione. E nell'ora crepuscolare il sole da commiato e riverisce ai Cavalieri Astrali, coprendo il cielo di un rosso sangue.
È l'ultima ora: l'ora dello spirito. L'ora di comprenderlo tutto per lanciarsi dopo all'oscurità senza limiti, per unirsi con Quello che non può nominarsi.
Gli elementari dell'aria fuggono impauriti solcando l'orizzonte rosso di raggi e lampi.
Dall'antico e morto cratere si alza l'Immagine Eterna della Donna Vegliata.
Tra pochi istanti Egli ed Ella staranno uniti di maniera perdurabile. Uniti dove, uniti come?
Il Cavaliere Iniziato avanza verso Lei; i Santi Accompagnanti rimangono dietro. La voce, se così potesse chiamarsi, parla: “Tu non sai da quanto tempo ho aspettato questo istante; tu non sai, creatura di un giorno, che io sto aspettandoti dall'inizio dell'universo. Ancora non erano fatti i mondi né aveva cominciato a designarsi il piano del cosmo, quando io stavo ed anche tu stavi. Mas io ero la luce e tu eri la tenebra. Da allora ti ho amato su tutte le cose e, per amarti, ti persi; per amarti, ti diedi morte. Non vestì mai la statua di Kali, danzando sul corpo morto di suo marito, col coltello sanguinante nella mano? Ciò non è solamente simbolo; è verità. Io ti diedi morte. È ancora viva nella mia memoria la realtà della leggenda del Genesi, quando per amore venni a te colla tentazione e colla tentazione ti ammazzai. Come io ero la Divinità, non poteva unirmi all'Umanità senza distruggerla. Per te feci l'Universo e le catene planetarie ed i milioni di mondi che coronano la tua testa. E, attraverso quelli mondi e di quelli cieli, ti sono andato cercando. Mentre, tu vagavi dietro l'illusione, nella quale tu mi cercavi. Per il tuo amore ho distrutto ai mondi che feci e ho messo guerra e sangue sulla terra; per riconquistarti mi sono caricato di tutti i crimini e di tutti i mali, e ho distrutto, con un movimento della mia mano, tutto quello che ostacolava la nostra unione. Quante volte, lacrimosa, ti chiamai e tu non mi riconoscesti! Quante volte presi forme ed aspetti diversi per darti un ricordo di me e tu mi respingesti! Per te lasciai la Divinità e scesi fino alla profondità del dolore e della miseria umana perché credeva che, si io ero simile a te, ritornerebbe a conquistarti. Ti insegnai leggi e dottrine, e volli morire come un Dio per il tuo amore. Ma ancora così non mi riconoscevi! Per riunirci altra volta fu necessario che la Divinità diventasse umana, ma ero anche indispensabile che l'Umanità si facesse Divina, oh Redentore mio!”.
L'intuizione del Cavaliere Iniziato si copre di un denso velo: non comprende. Parla:
“Come fu necessario tanto soffrire e tanto male per arrivare a quello che eravamo? Perché quello scendere e salire, quella discesa della Divinità all'Umanità, per ritornare allo stesso? Perché il crimine, l'orrore e la miseria?”
"È che, in realtà, Cavaliere, tu non hai smesso mai di essere quello che eri né non sei stato mai quello che credi. Come un gioco infantile, l'Essere Divino, Luce Eterna, vuole essere riflesso nelle tenebre. Non ci sono discesa né salita. Esiste solo l'illusione che produce la luce riflettendosi nelle tenebre. I mondi non sono più che ombre di Dio. Né il bene né il male esistono; né il crimine né il dolore. Quelli che muoiono nascono altra volta ed il male di oggi è il bene di domani. Quando una civilizzazione si rovina e cade è perché una nuova e meglio civilizzazione si sta sviluppando. Quando l'arma criminale apre il petto di un uomo è perché un nuovo e più bello corpo sta presto per lui. Ancora più: allo spirito nessuno può toccarlo né niente può danneggiarlo; soffre e pena, cambia e si trasforma mentre così lo crede. Ma immediatamente che si riconosce a sé stesso, in qualunque punto o tappa del cammino che si trovi e può affermare: “Io sono Quello”, l'illusione sparisce e è restituito alla sua pristina Divinità ed Essenza.”
"Poiché io allora voglio distruggere una volta per tutte l'illusione; voglio essere tale quale sono."
Brilla nel cielo che si è coperto già col manto della notte, l'eterno simbolo del Circolo e la Croce: la Sacra Ank.
Le labbra della moglie immortale si sono unite con quelli del Cavaliere immortalato.
L'eco dei Canti Cavallereschi risuona sull'Universo.
“Dall'inizio ti conosceva; dall'inizio ti amai. Noi due eravamo Uno.”
Quando gli occhi si fissano sulla cima per scoprire la siluetta dei due Amanti Perfetti, vedono che sono spariti.
La fiamma si alza sola, brillante, sulla cima del Monte.
Insegnamento 10: Le Ordine Militari Cristiane
Se ora si considerano gli insegnamenti di Amon, non nel suo rifugio bensì tra gli uomini che lottano e soffrono, si osserverà –durante il secolo I prima di J.C.– che c'era infinità di Scuole, nessuna di esse puramente già devota al concetto del “non Essere” o a quello di “Essere”.
In esse predominava una di queste tendenze. Per designarli, in generale, si terrebbe: da un lato la dottrina di Amon, politeista, Platonista, idealista; per l'altro quella di Aton, monoteista, Aristotelica, materialista.
Erano queste Scuole fondate per "Renigar", rinnegati, quello che non deve prendersi in senso spregiativo, perché si trattava di esseri, molti di essi Iniziati che si erano separati di scuole più antiche e pure che unendo le sue idee proprie, quelle della sua antica scuola e quelle di altre, fondavano una nuova scuola. Di queste normalmente separavano altri "Renigar" che, a sua volta, fondavano altre.
Si chiama specialmente l'attenzione sul fatto che pochissimo tempo prima e dopo la vita di Cristo siano fioriti tante di dette scuole. Deve sottolinearsi il carattere eclettico delle stesse. Esse prepararono il terreno per la diffusione dello straordinario lavoro di Gesù.
Gli Iniziati Solari, prima di Gesù, vennero al mondo in forma inaccessibile al volgo. Gesù, invece, venne a redimere a tutti.
Altrettanto succedeva colle società segrete: erano quasi impenetrabili.
Gesù mostrò, in primo termine, che era Uomo. E fece il gran sacrificio di dare il suo Corpo.
Mostrò, anche, resuscitando e salendo al cielo che l'uomo poteva alzarsi fino a Dio. Che la speranza deve raggiungere a tutti. Che ognuno può realizzare al suo Dio.
Ma il cristianesimo non si fosse diffuso tanto per l’esoterismo della sua dottrina di non avere avuto un divulgatore molto efficace: Paolo di Asher.
Paolo diede ai paesi le nozioni che si sarebbe creduto fossero loro inaccessibili. Gettò margherite nei maiali; seminò a piene mani. Non ignorava che la divulgazione di questi segreti la dovesse pagare col suo sangue. Non si alterò per ciò: sapeva che il karma di lui non entrerebbe in azione prima che dicesse tutto quello che doveva dire.
Paolo prende Cristo come esempio, come uomo che serve per il suo proposito. Ma a Lui si riferisce sempre come il Redentore. Non menziona all'Uomo.
Lascia intravedere, anche, che dietro l'unione dell'Uomo col suo Salvatore esiste ancora una possibilità maggiore: qualcosa come un Nirvana Buddico.
La sua opera fu tripla:
1) Aprì un canale tra la Divinità e l'Umanità, tutta l'Umanità. Questo è simbolizzato nella ferita al fianco di Cristo, della quale perde sempre sangue. Conseguenza di ciò è stato il fatto che da allora le società esoteriche non sono state mai tanto ermetiche quanto prima; c'è sempre qualche fuga per versarli, come nel fatto che lasciano trapelare alcuni di suoi secreti. È che il sangue di Cristo si è sparso sul mondo intero.
2) Stabilì che è per l'atto del Redentore che l'uomo si salva. L’uomo non deve oramai aspettare la Grazia. Sa già che anche la Divinità si è fatta carne per lui.
3) È un vero precursore di quello che ancora è una speranza: l'unione di politeismo con monoteismo; cioè la purezza della concezione politeista con l'accessibilità di tutti gli uomini al concetto del monoteismo. In sintesi: la Redenzione di tutti gli uomini.
Il politeismo guardiano dell'esoterismo.
Cominciando il cristianesimo e reggendosi come religione monoteista assorbe all'esoterismo che, appena nella dinastia dei Tolomei era stato introdotto ampiamente nel monoteismo.
Nel primo secolo cristiano l'esoterismo puro era stato introdotto nella chiesa gnostica che negava l'autorità suprema dell'antico Testamento. Dopo, distrutta la chiesa gnostica, l'esoterismo fu preso per la Chiesa Ortodossa.
Si è visto, allora, che il Cristianesimo aveva ricevuto una ricchezza spirituale immensa.
Dietro il sacrificio redentore del Cristo, fatto comprensibile al popolo per Paolo ed il lavoro dottrinario dei Dottori, specialmente San Agostino, la sua influenza arrivò ad essere poderosa. La sua espressione, la Chiesa, acquisì enorme ascendenza economica e politica. Ma spiritualmente decadde dal secolo VI al X.
Gli era necessaria una rinnovazione e, dopo della favorevole e diretta rinnovazione delle Crociate, ci fu un'altra, più dissimulata e profonda, conseguenza delle Crociate: il trasferimento all'Europa delle società esoteriche.
Sette grandi esseri portarono le conoscenze conservate in Oriente. L'Europa aveva bisogno di conoscenze e questi esseri gli portarono, per ciò, un'istituzione lì ignorata allora: l'Università.
In quelli tempi, ogni Università si dedicava ad un solo ramo del sapere: Bologna al diritto, Salerno alla medicina, eccetera.
Quelle che portarono con sé molti segreti e dunque molto sapere, furono le Ordine Militari, specialmente l'Ordine Teutonica.
In quello momento si trovarono, dunque, due grandi forze spirituali in Europa: la Chiesa e gli appena arrivate società segrete. Quella, piuttosto decaduta spiritualmente; queste, forti di un millennio poco attivo.
La concezione monoteista della Chiesa piuttosto aveva variato: il Dio personale, Quello che poteva realizzare l'uomo, non era già Cristo bensì la Chiesa, o il “Dogma”. Il contatto colle società esoteriche vivificherebbe il suo contenuto spirituale.
Questa unità di azione culminò quando un gran mistico ed occultista, Gilberto –monaco –, fu elevato al Trono Pontificio col nome di Silvestre II (morì in 1003).
Entrambi i soli rimanevano uniti: Amon ed Aton.
La scuola cardinalizia fu così una vera scuola di saggi.
Bisognava istruire i preti. I regolari non avevano contatto col popolo: facevano vita pia per se stessi. Appena il clero conosceva gli indispensabili latini per dire messa.
Le Ordine Cavalleresche non potevano prendere al suo carico il compito poiché i suoi membri erano secolari. Fu allora che un cardinale, più tardi il Papa Gregorio IX, organizzò l’Ordine religiosa i cui regole furono prese in parte delle ordine militari.
Come in queste, c'erano tre gradi che corrispondono alle tre forme che ha la Chiesa per compiere la sua opera: la Mistica, l'Apostolato e l'Insegnamento. I conventi dovrebbero avere scuole.
L'essere scelto fu Francisco d’Assisi per essere il suo carattere più adattabile a questi piani. Aveva fama di santità. Astutamente qualcosa poteva fare Gregorio IX, sanzionare costituzioni redatte per lui. Francesco non rimase conforme ma, senza dubbio, il proposito del Papa era buono. Conosciuto è il successo di questa Ordine ed altre fondate posteriormente.
Sembrava invincibile questa unione della Chiesa colle società esoteriche. Ma già latente, appariva una divisione: il papato e l'impero. Alcune delle società esoteriche si misero dalla parte di uno e le altre dell'altro. In realtà non erano tendenze pure, ma quelle che sostenevano al papato erano piuttosto idealiste, a favore del non Essere come espressione suprema. Durante il Medioevo questa detenzione era quella dei Nominalisti: "Tutto è una sola Voce." Contro di questi si alzarono i “realisti”.
L'importanza che raggiunsero le società esoteriche si mette molto specialmente in rilievo davanti al fatto che negoziarono una sistemazione tra il Papa Bonifacio VIII e l'imperatore Federico II il Gran Maestro dell'Ordine Teutonica Hermann von Salza. Più tardi in 1544, Alberto Margrave di Brandeburgo, ultimo Gran Maestro di questa Ordine e primo duca della Prussia, fomentò specialmente l'educazione di tutte le città dello stato prussiano e fu il fondatore di scuole dove si insegnava il latino, così come della Palestra di Koenigsberg e l'Università dello stesso luogo. Fece imprimere nella sua corte libri tedeschi, catechismi, eccetera), ed ai servi che volevano dedicarsi allo studio diede loro la libertà. Conservò anche il tesoro degli Insegnamenti Esoterici ereditati dei suoi fratelli di religione e li circoscrisse ad alcuni saggi. Tra le file Luterane nacquero così le Associazioni Esoteriche che erano mantenute molto ermetiche e delle quali si conserva un magnifico documento nelle "Nozze Chimiche" di Valentino Andreade, supposto fondatore della Rosa Croce.
Insegnamento 11: La Corte di Caterina de’ Medici
Soppresse le Ordine Militari, semi schiavizzate altre, distrutta per l'Inquisizione ogni investigazione psichica, le Ordine Esoteriche languirono ed incarnarono negli alchimisti del rinascimento ospitati nelle diverse corti dell'Europa, specialmente quella di Francia.
Fu Caterina de’ Medici che li riunì ad intorno suo, e fece possibile la conservazione della saggezza esoterica.
Di ambizione incommensurabile, Caterina de’ Medici aveva il fine di ristabilire la grandezza della casa reale e per ciò userà tutti i sistemi, siano o non buoni. Autoritaria e fatalista, non poteva essere guidata né per il cattolicesimo né per il protestantesimo. Solo davanti ad un astrolabio, davanti agli specchi magici ed i circoli goetichi ella inclinerà la sua superba preminenza. Sempre enigmatica e misteriosa, buona, cattiva o crudele, molte volte guidata per le scienze nascoste, alternativamente o simultaneamente, sposa, madre e dittatrice. Senza nessuna delle debolezze fisiche o morali caratteristiche del suo sesso, possiederà le più alte qualità di un amministratore di Stato.
Rinchiusa tra il repubblicanesimo ugonotto e la tradizione cattolica, saprà conservare il trono dei Valois per mezzo di combinazioni il cui arte provoca ancora oggi invidia i più abili politici. Sarà l'autorità forte, inflessibile e chiaroveggente, rapida nelle sue decisioni, non temendo imboscate, ingiurie né terribili mezzi di azione usati in suo contro. Arriverà ad esclamare: "Quanto più morti, meno nemici", riassumendo questa frase di una lettera diretta a Gordes, tutto il suo carattere di donna che collocava la sua dignità di Regina-Madre su tutti i sentimenti.
Di moderata civetteria, fuori di suo marito e figli non lo sono conosciuti altri amori. Ed ancora a questi li accorda solo avviamenti di tenerezza mentre hanno un'età nella quale non possono approfittarsi di essi per rilassare la sua autorità, sopprimendoli tanto pronto arrivano ad essere capaci di governare. Tuttavia, sverrà davanti a suo figlio Enrico III che paga il suo affetto profondo con ingratitudine. Pertanto ella ha un solo ideale: la corona di Francia, la sua dignità ed orgoglio, tanto quanto il suo dovere. Lo scettro riunisce, dunque, tutte le sue allegrie nonostante i combattimenti quotidiani e perpetue duplicità che bisogna creare o distruggere intorno a se. Formata al contatto della torba rivoluzionaria, Caterina è naturale partecipe dei Medici ardenti e lottatori politici che vive in lotta dall'infanzia, sviluppata in mezzo degli odi scatenati per il dispotismo di suo padre.
Barbari sono stati gli uomini verso lei: a nove anni, prigioniera in un convento, Battista Cei propone legarla denuda sui muri di Firenze, in due merli, esposta alle cannonate degli assedianti e Bernardo Castiglione giudica insufficientemente infamante questa proposta, insinuando dare termine alla discussione liberandola ai soldati stranieri affinché la disonorino violandola. Con questi antecedenti può Caterina considerare che la bontà, la generosità e la pietà umana costituiscano la bellezza dell'esistenza?
Sposata, non fu felice. Enrico II non la considerò bensì come un essere utile per la perpetuazione della sua razza. La sua vibrazione amorosa, la sua ammirazione, la sua sottomissione amante la diede interamente a Diana di Poitiers. Caterina fu l'accessorio obbligato, imposto per le esigenze e gli interessi politici di un trono.
Al fine di conservare la buona volontà di suo marito, Caterina arrivò a vivere un gran accordo coll'amante di Enrico II. La sua sterilità –la sua ossessione– gli fece mettersi all'inizio in mani dei medici della corte ma, l'ignoranza di questi, fece che si gettasse in braccia dei grandi misteri ai che si sentiva attratta per atavismo di famiglia e razza. Alla consultazione di indovini e tarocchi, si univano beveraggi magici e pozioni medicinali di ogni tipo.
Quando tutto sembrava vano entra in scena l'infaticabile e saggio medico Giovanni Fernel che sacrificò alla scienza medica della sua epoca ed alla matematica, la sua fortuna, piaceri e salute, con convinzione e disinteresse esemplari. Tanto grande era il numero di malati che affluivano a casa sua che, a volte, doveva mangiare in piedi, ascoltando sui consultanti, ricchi e poveri, con enorme pazienza.
Il rimedio che Fernel consigliò a Caterina –sembra essere la coabitazione durante determinato periodo– fece che nascesse il primo figlio, dieci anni dopo sposati. Ed arrivarono a dieci i figli che ebbe.
Se durante i primi anni del suo regno aveva sopportato passivamente a Diana di Poitiers, sua rivale, sorpassò la sua gelosia tanto pronto fu madre, rinchiudendosi nei suoi doveri di moglie sottomessa e madre devota, dedicandosi unicamente a cura dei suoi figli. Ma dopo del disastro di San Quintino, riapparirà nuovamente in scena e, quando tutti disperano, ella saprà ravvivare l'energia abbattuta, strappare al Parlamento una forte somma colla sua vivacità ed eloquenza ed accattivarsi, in un solo giorno, tutta l'opinione pubblica.
Ma tutto il suo potere sta nella fede che ella è una predestinata e che gli sono inviati maestri affinché la guidino. Nostradamus ebbe notevole influenza su lei.
La morte dei suoi amici, i duchi di Guisa, assassinati per ordine di Enrico III fu duro colpo per Caterina e che ebbe influenza sulla sua salute, cadendo malata per non alzarsi più. Una polmonite rapida causò la sua morte che si prodursi, senza gran sofferenza, circondata dei suoi servitori, il 15 gennaio di 1589.
La sua bara di piombo dovette sperare 20 anni di essere trasportata alla reale sepoltura che sotto i suoi stessi occhi ella aveva fatto costruire nella basilica di Saint Denis, poiché alla sua morte fu seppellita, con poche pompe, in terra, quello che non era di stile colle personalità dell'epoca.
Enrico III comprese bene l'enorme perdita che significava la sua morte e per Caterina fu gran consolazione non vedere il crollo di tutta la sua opera politica, accaduto pochi mesi dopo essere sparito, con la caduta dei Valois.
Di questo essere, il cui vita fu tanto agitata, dominata per il desiderio di governare, tanto intrigante quanto diplomatica, indulgente ed implacabile, superstiziosa e credula, cattolica ed ugonotta, timida ed astuta, sempre impenetrabile, scappano, tuttavia, qualità incontestabili di energia, fine intelligenza e chiaroveggenza, che gli permisero non temere mai ai pericoli né i casi dei combattimenti politici e religiosi, ancora quando temè tanto agli umani quanto al futuro, portandola verso gli oracoli di astrologi e maghi.
Ma il suo merito più grande è avere permesso di attuare attorno a se uomini come Nostradamus, Cornelio Agrippa, Gieronimo Carda, i Ruggieri, eccetera.
Insegnamento 12: Gli Oracoli Astrologici
Qui deve considerarsi, in questa strana corte di Caterina de’ Medici nel secolo XVI, i più importanti oracoli astrologici del suo tempo: Di Luc Gauric e Nostradamus, strettamente relazionati alla famiglia dei Medici.
Quello che fosse maestro dell'erudito filologo padovano Julio Scaligero, Luca Gaurico era già un astrologo e matematico distinto il cui scienza era conosciuta universalmente. Nato di una famiglia povera il 12 Marzo di 1476, in Gifoni, regno di Napoli, debuttò penosamente dovendo vivere dal prodotto delle sue lezioni ai figli di grandi signori. Quindi si dedicò allo studio dell'astrologia giudiziale o studio dell'influenza degli astri sul destino degli esseri, scienza alla quale apportò un nuovo metodo di osservazioni oroscopiche.
Giustificate pienamente varie delle sue predizioni, la sua fama corse prontamente e da tutte le corti italiane i più alti personaggi venivano a consultarlo. Tra questi venne, per la sua disgrazia, Giovanni II Bentivoglio, tiranno di Bologna. Davanti alla consultazione del suo destino come capo di stato e la risposta di Gaurico che morrebbe sloggiato di Bologna, il principe condannò a Gaurico a cinque volte del supplizio di strappata, dei cui conseguenze soffrirebbero per molti anni. Ma Bentivoglio, aprendo la porta della città al papa Julio II in novembre di 1506, diede un'altra volta ragione all'arte divinatoria di Luca Gaurico che conquistò ancora maggiore popolarità. È allora che il papa Paolo III si fa l'oroscopo con lui e Luca Gaurico, con una precisione sorprendente, predice la malattia e morte di questo papa che si prodursi esattamente il giorno indicato: 20 novembre di 1549. Ma, senza aspettare la realizzazione della profezia, il papa Paolo III ricompensa a Gaurico per il suo sapere, dotandolo dell'episcopato di Civita Castigliano e conferendogli il grado di Cavaliere di San Paolo che Luca Gaurico disfa dopo quattro anni, alla morte di detto papa, ritornando definitivamente a Roma.
Della voluminosa opera scritta di Luca Gaurico sottolineasse quella che, con sicurezza, è la più curiosa: "Lucas Gaurici geophonensis episcopi civitatensis tractatus astrologicus, in quo agitur praeteris multorum hominum accidentibus proprias eorum genituras, ad unguem examinatis - in-4", edito a Venezia in 1552.
Nella famiglia dei Medici gli astrologi avevano trovato sempre molto favorevole accoglienza, in modo che non è di meravigliarsi che i genitori di Caterina consultassero a Gaurico quello che, come aveva predetto a Hamilton, arcivescovo di Sant’Andrea che, come prelato, finirebbe nel supplizio, predisse in 1493 a Giovanni de’ Medici, prozio di Caterina –allora cardinale di 14 anni– che arriverebbe ad essere Papa, come veramente, venti anni più tardi accadeva, prendendo la tiara sotto il nome di Leone X. Ad un altro zio di Caterina –Giulio de’ Medici – lo predisse che sarebbe licenzioso in estremo, che avrebbe grandi lotte politica e gran progenie. Come si sa, Giulio di Medici, eletto papa sotto il nome di Clemente VII, fu celebre per le sue lotte con Carlo V ed Enrico VIII dell'Inghilterra tanto quanto per le sue avventure femminili, delle quali ebbe 29 bastardi.
Convertita nella Delfina di Francia, Caterina volle sapere il destino di suo marito. Di accordo alle regole delle triplicità di Diocle e di Avicenna, Gaurico riassunse le sue osservazioni e dichiarò, per cominciare, che il delfino arriverebbe certamente a detenere il potere reale, che il suo arrivo al trono sarebbe segnato per un duello sensazionale e che un altro duello metterebbe fine al suo regno e la sua vita. Precisò, inoltre, la classe di ferita della quale morrebbe Enrico II nel decorso dell'annunciato duello. Ma come la situazione sociale del principe faceva impossibile il pericolo morale di un duello propriamente detto, diedero poco credito alla predizione del celebre astrologo. Non per ciò Gaurico lasciò di insistere nelle sue dichiarazioni, stampate a Venezia in 1552, cioè 7 anni prima del famoso duello nel che Enrico II ricevesse la morte. Aveva, inoltre, notato per lettera al Re, rinnovando la predizione con lusso di dettagli, raccomandando “evitare ogni combattimento singolare in campo chiuso, soprattutto attorno ai 41 anni, poiché a quell'età era minacciato di una ferita nella testa che poteva portare come conseguenza la cecità o la morte”. Questo affettò leggermente a Enrico II.
Questa predizione, tuttavia, causò tale ossessione a Caterina che chiamò nel suo aiuto ai più famosi saggi della sua epoca, già per controllare i calcoli dell'astrologo come per congiurare il pericolo annunciato. Dunque ricorre a Gabriele Simeoni, astrologo fiorentino che fu anche letterato di mediocre talento. Ma Simeoni era soltanto un pedante ambizioso, essendo pertanto le sue conclusioni dell'oroscopo di Gaurico conferme banali che non portavano un'altra finalità che mantenere in Caterina la cieca fiducia che ella depositava nella scienza astrologica.
Ma anche deve vedersi n questa corte di Caterina ad un altro essere che dal secolo XVI fino ai giorni attuali è stato oggetto della più entusiasta ammirazione ed i più duri epiteti, autore delle estranee “Centurie”, Michele di Notre-Dame, più conosciuto sotto il nome latinizzato di Nostradamus.
Indubbiamente che le 80 edizioni delle “Centurie”, libro misterioso, denotano che è opera di un cervello poco volgare che non ha avuto lettori ingenui o chiaroveggenti. Senza posto a dubbi che, al margine della superstizione o esagerazione degli apologisti di Nostradamus, il suo nome è realmente degno di essere compreso nella lista dei grandi intellettuali del secolo XVI e XVII, con Giovanni Amato Chavigny e Baltazar Guynaud.
Ricevuto di medico a 22 anni nella facoltà di Montpellier, questo intimo amico di Giulio Cesare Scaligero ebbe lungo tempo la cattedra di medicina di quella facoltà.
Dopo, senza abbandonare la medicina, si appassionò per l'astrologia, studiò i vecchi testi di letteratura, tradusse documenti astrologici dell'antichità, rettificò molti calcoli astronomici e così acquisì fama tale che si informarono su lui il duca e la duchessa del Savoia che lo consultarono nel Salone-di-Craux, luogo fissato abitualmente per la sua residenza.
In l555 pubblicò i suoi tre prime Centurie alle quali aggregò le 53 prime quartine del Quarto Secolo, con un'epistola a suo figlio, Cesare di Nostradamus.
Quello stesso anno, Enrico II, che aveva sentito parlare delle “Centurie” e della fortuna che Nostradamus lo prediceva in quello libro, fu sorpreso per la concordanza che esisteva tra questa predizione e quella che anteriormente gli aveva fatto Luca Gaurico. Il 15 agosto di 1555 fece andare a Nostradamus alla corte, dove l'indovino gli confermò verbalmente i presagi di morte, innesti sotto la seguente forma, di questo tenore approssimato nella traduzione:
Il giovane leone al vecchio sorpasserà
Nel terreno della lotta in duello singolare
In scatola di oro oltrepasserà suoi occhi
Due classi, un solamente, dopo (rottura) morire di morte crudele.
Nonostante l’enigma che possa sembrare questa redazione è necessario riconoscere che gli avvenimenti provarono che ella era regolata nei suoi dettagli e tanto precisa quanto quella di Gaurico.
Morto Gaurico il 15 Marzo di 1558, Nostradamus, definitivamente associato alla corte di Francia in qualità di medico astrologo, si trasformò in consigliere del Re accordandolo Caterina de’ Medici vera simpatia e consultandolo frequentemente per temi personali ed anche per atti che doveva realizzare Enrico II. Di accordo ai consigli dell'indovino ella esagerava giorno per giorno la vigilanza e precauzioni necessarie alla sicurezza del re. Inoltre le due predizioni relative alla vita di suo marito erano diventate ossessive per lei.
Mentre violente discussioni politico-religiose si succedevano nel Parlamento, con attacchi ad Enrico II per le sue relazioni con Diana di Poitiers ed alle pratiche nascoste di sua moglie e che originarono l'arresto di Du Bourg, Du Faur, altri tre consiglieri ed un presidente, istituendo come giudici dei magistrati prigionieri una commissione arbitrariamente eletta, sotto il vescovo ed inquisitore di Paride ed Enrico II puniva severamente ai che dichiarava eretici, i preparativi delle feste reali di Isabella di Francia, figlia maggiore di Enrico II e sua sorella Margherita, unite al re della Spagna ed al duca del Savoia, Philibert-Emmanuel, rispettivamente, continuavano a arrivare alla sua fine.
Il 30 giugno di 1559 verso le nove della mattina, il re fece annunciare l'apertura dei tornei con tocchi di cornette. Dopo del pranzo dichiarò che prenderebbe parte alla stessa in qualità di “tenant”, cioè difensore nei combattimenti a realizzarsi in campo chiuso ed ordinò gli fossero portati le armi. Dopo di lottare con M. di Savoia e M. di Guise, fu il turno del giovane conte Gabriele di Montgomery, signore di Lorges. Dopo delle sue tre corse il re chiese a M. di Vielleville che era il "tenant" che gli succedeva, gli permettesse di prendere rivincita rompendo una lancia supplementare col conte di Montgomery. Il re ed il conte si trovarono vicino alla metà del tragitto. Le lance, sbattendo in entrambi i petti, si ruppero. Dopo di essere arrivato ognuno all'estremità opposta alla rispettiva entrata, dovevano ritornare al galoppo al punto di partenza, quello che li obbligava a trovarsi nuovamente. Ma succedè che in questo ritorno M. di Montgomery non tirò, come era abitudine, il pezzo che rimaneva della sua lancia rotta, mentre il re aveva lanciato la sua. Il conte avanza rapidamente, portando avanti il pezzo di lancia che gli rimaneva quando, improvvisamente, la visiera del casco reale fu alzata per la violenza con che il pezzo di lancia aveva inciampato cola testa di Enrico II. Il pezzo era entrato per l'occhio destro del re ed usciva per l'orecchio.
Così, in forma accidentale, “in duello singolare”, si compierono le profezie di Gaurico e Nostradamus, morendo il re il 10 di Julio di 1559, dopo di undici giorni di agonia.
Se Nostradamus non era astrologo altro che chiaroveggente i cui profezie gli furono presentate per mezzo di specchi magici, o era veggente estremamente lucido, come assicurano certi autori, la verità è che il suo oracolo, come quello del suo predecessore Gaurico, risultò strettamente reale, minuziosamente compiuto per la fatalità nell'epoca e nella forma in che anche Luca Gaurico aveva predetto in che morrebbe il re, davanti alla consultazione di Caterina de’ Medici, sempre tanto inquieta sul futuro.
Insegnamento 13: La Magia Scienzista
La Magia Scienzista del Rinascimento e dei tempi di Caterina di Medici portò, tuttavia, alla restaurazione delle Ordine Esoteriche.
A Parigi, nei saloni e caffè dove si riflette l'agitazione, la curiosità ed anche la credulità intellettuale del tempo, formicolano in buona fede occultisti e ciarlatani tra i che –temendo di alcuni ed altri– sta il cartomante Eteilla Alliette, che si dice essere alunno del Conte di Saint-Germain.
Secondo la Baronessa di Oberikirch, mai gli Adepti, i profeti e tutto quello che riguarda loro, furono tanto ascoltati e tanto numerosi. La conversazione si riferisce quasi esclusivamente a questi temi; essi occupano tutte le idee, battono tutte le immaginazioni, ancora le più serie. Si rieditano e si strappano le "Centurie” di Nostradamus. Luchet calcola in più di 30 i principi europei, soprattutto nordici che appartengono a distinte logge, inclusive il zar della Russia, fervente adepto delle scienze nascoste.
Sotto il nome di “illuminati” si designano i teosofi –che scartano ogni magia teurgica ed i cabalisti che continuavano –forse in forma piuttosto fantasiosa– le tradizioni dell'alta magia. Ogni tendenza aveva le sue figure eminenti: Swedemborg e Lavater per i teosofi, mentre Dom Pernetty e Martines de Pasqualis sembravano essere i conservatori più gelosi delle pratiche cabalistiche. Claudio di Saint-Martin appartenne successivamente alle due tendenze.
Swedemborg –quello saggio universalmente conosciuto nella sua epoca– membro delle più importanti accademie scientifiche dell'Europa; filosofo e mistico, descriveva le sue visioni ed i suoi viaggi nell'altro mondo, pubblicava le sue relazioni con gli angeli e fondava gruppi e logge che dovevano, col tempo, trasformarsi in parte della chiesa Swedemborgiana, prima setta spiritistica.
Dom Pernetty, antico benedettino, navigatore entusiasta che aveva accompagnato a Bougainville nel suo giro attorno al mondo, discendeva dal nord, a Berlino, per stabilirsi in Avignon sotto l'ordine del suo oracolo cabalistico: La Santa Parola.
Lavater, pastore protestante, tanto tollerante che inviava alla “buona Madre la chiesa cattolica a tutti quelli quale non trovavano la pace nella Chiesa riformata”, fu un illuminato, pieno di bontà, benefattore degli emigrati durante la rivoluzione ed autore della “physiognomonia” nel quale egli riprese la tesi molto vecchia che per la fisionomia è possibile conoscere "l'uomo interno." La sua influenza fu immensa tra i grandi della terra.
“Io ho visto –descrive Mirabeau– lettere di Lavater a sovrani, sotto questo protocollo: “Caro mio, molto caro mio" e ho visto la risposta dei sovrani ammirandolo, obbedendo a lui, rendendogli omaggio ed ai suoi sostenitori riverirlo come ad un Dio sulla terra.” Lavater stesso ha fatto la descrizione di una cerimonia della loggia degli illuminati di Copenhagen, diretta per Carlo di Hesse che permette di sapere che in quella loggia non era un oracolo cabalistico quello che dirigeva i lavori bensì una luminosità fosforescente, quella che per mezzo di segni convenzionali rispondeva sé o non alle domande fatte per gli adepti, permettendo di prenderli decisioni ispirate in un intervento celestiale. In l754, Martines de Pasqualis, Rosa-Croce, fondò un particolare rito massonico: “Gli Eletti Cohen" i cui logge più celebri furono quelle dei Filaletei (alchimisti), gli Illuminati di Avignon e l'Accademia di veri massoni di Montpellier.
Insegnamento 14: Il Martinismo
È nel secolo XVIII quando si cementano le Ordine Esoteriche.
Martines de Pasqualis rappresenta il prototipo moderno del Fondatore di scuole esoteriche.
A 18 anni uscì dal Portogallo di rotta ad Oriente, di dove ritornò varie volte, credendosi che stette in Turkestan, nell’altipiano di Pamir, ritornando per ultima volta all'età di 42 anni in cui cominciò la sua missione di Fondatore che durerebbe dieci anni, periodo nel quale riempì di società segrete tutta la Francia e paesi vicini che sarebbero il teatro della gran rivoluzione che si stava sviluppando.
Del suo insegnamento si conoscono solo due manoscritti: “Trattato della reintegrazione degli esseri al suo primitivo stato, virtù e poteri spirituali e divini”, composto di varie parti e che ha per oggetto trattare non lo stato attuale delle cose, bensì il ristabilimento del suo stato primordiale, dell'uomo come così gli esseri in generale. Questo scritto offre, senza vacillazione, magistralmente, il pensiero di de Pasqualis.
La prima scuola fondata in Francia lo fu a Bordeaux, nella quale si offriva un insieme di simboli completati per pratici teurgici tendenti a riuscire l'aiuto di Entità Superiori nello sviluppo del piano di evoluzione. Queste operazioni teurgiche avevano molta importanza in detta scuola e la totalità di esse formavano un vero culto il cui risultato finale era quello di portare all'uomo alla reintegrazione citata.
Questo contatto con Entità Superiori conteneva il proposito che l'uomo riuscisse a sentire il Verbo internamente, e come dice il suo discepolo Saint-Marttin, il suo Maestro aveva, in detto aspetto, poteri molto grandi.
Portava una vita avvolta nel mistero: arrivava ad una città non si sapeva come né perché, abbandonandola senza conoscersi quando né come. Non cercò mai fama o denaro. Viveva modestamente e passò spesso situazioni precipitose, benché sempre degnamente ed alloggiando nella sua casa a membri dell'Ordine che arrivavano da Bordeaux. Di lì passò a Lyon e dopo a Parigi, fondando nuove logge su ognuna di queste città.
La prima fu fondata in 1754, dove Saint-Martin entrò portato per vari ufficiali della guarnizione che lei appartenevano.
Da Parigi, i suoi discepoli più famosi furono: Cazotte, M. D'Hauterive ed il chierico Fournié.
Conta questo ultimo che fu trovato per de Pasqualis che gli disse familiarmente: “Lei dovrebbe venire con noi che siamo buona gente. Aprirà un libro, guarderà la prima foglia, la pagina del centro e la finale, leggendo solo alcune parole e saprà tutto il contenuto del libro”.
“Lei vede camminare ogni tipo di persone per la strada; quella gente non sa perché cammina; lei lo saprà."
Le sue istruzioni quotidiane erano quelle di alzarsi senza cessare verso Dio, accrescere continuamente le virtù e lavorare per il bene generale.
Contò detto chierico che un giorno, mentre pregava a Dio affinché lo soccorresse nelle sue tremende lotte interne, sentì la voce del suo Maestro, morto due anni prima e guardando nella direzione che usciva la voce, vide a Martines de Pasqualis in compagnia dei genitori del chierico, morti vari anni prima, una sorella scomparsa 20 anni dietro, ed un essere che non apparteneva al genere umano. Pochi giorni dopo vide a Gesù Cristo crocifisso, visione che più tardi si ripetè ma uscendo vivo dal sepolcro fino a che, nella terza opportunità, apparve nuovamente Gesù glorioso e trionfatore del mondo, camminando davanti suo con la Vergine Maria e varie persone più.
Le sue visioni continuarono ma, per l'incredulità e scherzo dei suoi contemporanei, stette in silenzio.
Esplodendo la rivoluzione di 1789 Cazotte professava gli stessi principi che la provocarono, ma nella sua maggiore purezza e per ciò gli eccessi posteriori provocarono in lui vive paure e per combatterli immaginava mille mezzi che manifestati colla stessa sincerità ed espansione che dava al suo proselitismo religioso provocarono il suo primo arresto scoprendosi tutte quelle idee nella corrispondenza che cambiava con un segretario della lista civile, chiamato Ponteau.
Questo essere trasse gran vantaggio dagli studi nascosti dell'Ordine, prendendo Cazotte speciale stima allo spiritualismo dei testi cristiani, al vangelo, soprattutto per la morale che contenevano.
M. D'Hauterive, gran amico di Saint-Martin, mantenne in Lyon, congiuntamente con questo altro discepolo di de Pasqualis, tre anni di studio su astrologia, magnetismo, sonnambulismo, sui segni e le idee, il principio ed origine delle forme, le Sacre Scritture, eccetera.
Alunna distaccata fu anche la Marchesa de La Croix chi svolse disposizioni mistiche che gli permisero di riuscire uno stato intermedio tra l'estasi e la visione.
Di un altro dei suoi discepoli, chiamato Willemoz, conta lei che gli fu apparso il suo Maestro Martinesi de Pasqualis per avvisarlo che i rivoluzionario verrebbero a pignorare tutti i suoi libri ed insegnamenti che conservava in suo potere, quello che gli permise di salvare, con un giorno di anticipazione, due grandi bauli nei che Willemoz conservava gelosamente la saggezza che formerebbe più tardi le basi delle società segrete, dello spiritismo, eccetera.
Nella chiamata Scuola del Nord risaltarono, tra gli altri membri, il principe di Hesse, il conte Bernaztorff, la contessa di Reventlow ed il celebre Lavater che tanta fama acquisisse dopo in Svizzera.
Questi due ultimi, Reventlow e Lavater, rinunciarono più tardi alla scuola, influenzati possibilmente per il gran amico di Saint-Martin, il barone di Liebisdorf, seguendo la mistica più pura che auspicava Saint-Martin e che lo distinguerebbe del suo Maestro Martines de Pasqualis i cui scuole erano piuttosto di pratiche teurgiche.
Finita la sua missione in Europa, de Pasqualis imbarcò di rotta all'isola di Santo Domingo, decedendo in Porto Principe in 1779.
I discepoli diretti di de Pasqualis seguirono coi lavori dell'Ordine fino all'anno 1782, durante il quale i Martinisti fecerono un'alleanza con l'Ordine della Stretta Osservanza del Barone di Hund; questa inspirata per Saint Martin e diretta ed organizzata per il Barone di Hund, essendo gli archivi fidati a J. B. Willemoz per la creazione del Rito Riformato. Seguirono le negoziazioni fino a 1789 in cui si tagliarono con la Rivoluzione.
Si può dire di Martines de Pasqualis che fu come una raffica di aria che scopò l'Europa preparando la rivoluzione francese e creando la mentalità necessaria per ciò, e che fu il creatore del tipo di società segrete che dovrebbero dedicarsi dopo alla politica, come i Carbonari in Italia, gli Illuminati in Francia e più tardi le logge che come la Lautaro portò il fermento rivoluzionario all'America, mentre quelle che fondasse il suo discepolo Saint-Martin depurarono il rituale e cercarono solo la conoscenza e l'Unione Divina.
Insegnamento 15: Saint-Germain ed i Rosacroce
Le Scuole Esoteriche, prima della Rivoluzione Francese, si divisero definitivamente in due. Quelle di tipo Rosacroce completamente ermetico, a favore del Re Unto (monarchia), ed i più liberali, favoritori del movimento popolare e del libero pensiero. Saint-Germain è l'ultimo di questi mistici Rosacroce inaccessibili.
Saint-Germain era di fisico mediocre ma molto seducente, come dice Casanova, ed anche si diceva ch’era Rosacroce. Lo descrive così: “Era difficile parlare meglio che egli. Aveva un tono decisivo, ma di natura tanto studiata che non disgustava. Era un saggio; parlava perfettamente la maggioranza delle lingue, era un gran musicista, gran chimico, di gradevole figura ed un maestro per ottenere docilità di tutte le donne”.
Padrone di lingue, consumato violinista e clavecinista, Rameau rimase trasognato ascoltandolo, era, ugualmente, pittore i cui colori avevano tale lucentezza che Letour e Vanno Loo chiesero spesso ed inutilmente il suo segreto.
Come si stacca dalle “Memorie” della Contessa di Adhemar, intitolate “Souvenirs” di Marie Antoinette (Parigi, 1821), il Conte Saint-Germain che aveva prestato importanti servizi a Francia in vita del Re Luis XV, e questo durante circa 20 anni nei quali agì tanto attivamente quanto in quell'in differenti corti europee dalla Francia, fu visto in differenti occasioni dopo lunghe assenze e conservava sempre lo stesso aspetto di un uomo di circa 40 anni. La stessa Contessa racconta che si sentì estremamente impressionata in 1821 vedendo che ella era già un'anziana ed il Conte conservava lo stesso aspetto di circa 40 anni di età e la carnagione fresca e giovane come quando lo videro per la prima volta.
Gran alchimista, conosceva il procedimento per cristallizzare artificialmente il carbonio, dunque, Iniziato che era, sapeva della scienza che tramuta i metalli.
Ma vediamo il rovescio della medaglia. Sembra non essere stato solo un animatore questo Conte; la sua scienza, la sua seduzione, il suo potere non servivano solo per meravigliare alla gente. Egli traeva un altro vantaggio per un piano molto più serio.
Francia continuava, sotto la saggia ispirazione di Choiseul, la politica di Luis XIV che era stato il primo a comprendere il pericolo della nascente Prussia. L'Inghilterra era favorevole alla Prussia. Saint-Germain si impiegava in influenzare il Re in favore del partito inglese e si offrì per negoziare la pace con l'Inghilterra. Senza dubbio Luis XV, illuminato per Choiseul comprese il suo errore e disapprovò ufficialmente al suo agente. Ma era tanto grande l'influenza di Saint-Germain sul re che, un'altra volta fu ascoltato ed impiegato come spia.
Perché questo gran signore dilettante ed alchimista lavorava per il re della Prussia? I Rosa Croce stessi daranno la risposta. Il Conte era Rosa Croce e si sforzava per convincere al Re. Si racconta che a causa della sparizione misteriosa del procuratore del Chatelet successo in 1700, Saint-Germain diede al prefetto di polizia il segreto dell'enigma. Sotto le sue indicazioni si trovò il cadavere. In quell'opportunità avrebbe manifestato al re: Fatevi Rosacroce e vi risponderò alle vostre domande di come potei risolvere questo tema. Se questo fosse stato, si sarebbe salvato la corona di Francia ed il Re sarebbe Re Iniziato.
Essendo Rosa Croce ha relazioni su cento temi distinti, il segreto della pietra filosofale e ricette di alchimia. Ma, essendo Rosa Croce deve ubbidire ai suoi Capi.
Saint-Germain si spaventa del giro che prendono i fatti e li predice giorno per giorno con certezza di chi sta nascosto in secondo piano. Marie Antoinette fu prevenuta come il Re. Saint-Germain tentò coi suoi consigli, non ascoltati, distruggere quelli che davano al re i suoi cortigiani, tra essi Maurepas, consigli che dovevano produrre, come produssero, i fatti di 1793 e l'epoca del terrore sanguinante in che Francia si vide avvolta. Vista questa epoca di terrore attraverso il tempo può credersi che fosse una cosa necessaria affinché, passando per quella prova dolorosa, fosse la nuova Francia nella quale imperasse, o tentasse di imperare, i principi di Libertà, Ugualità e Fraternità. Ma non è esattamente così. Se fu una cosa assolutamente necessaria, lo fu solamente nell'ultimo momento del regno di Luis XVI, per lo stato speciale a che le cose erano arrivate e che non si prestavano già ad un'altra soluzione. Ma se il Re avesse ascoltato i consigli di Saint-Germain anni prima, tutto questo cambiamento sociale che Francia tenia karmicamente che effettuare, avrebbe portato a termine per mezzo di un'intelligente evoluzione e non per mezzo di una violenta rivoluzione.
Dicono i Rosa Croce che il Conte ritornerà alla vita pubblica tra qualche tempo in Europa, benché non si sappia con che nomini o aspetto, e che vive attualmente, in corpo fisico, in un castello dell'Ungheria.
Il Rosa Croce Carlo Webster Leadbeater racconta che l’a trovato nel Capriolo di Roma nell'anno 1901 e parlarono in quell'occasione più di un'ora nel parco Pinciano. Affermano che questo Iniziato si occupa della situazione politica dell'Europa e ha al suo carico movimenti spiritualistici nel mondo che si sviluppano in un'attività cerimoniale, come la Massoneria e molto specialmente la Co-Massoneria o Massoneria Mista Scozzese che, estesa per tutto il mondo, ha la sua sede a Parigi col titolo distintivo di "Il Diritto Umano" e che non deve confondersi con la pseudo-Massoneria chiamata di Adozione.
Insegnamento 16: La Rivoluzione Francese e le Logge Liberali
In Francia, nonostante le diverse proibizioni, la massoneria e le sue riunioni segrete avevano aumentato notevolmente già durante la prima metà del secolo XVIII.
Si dividevano in diverse logge. A Parigi c'erano alcune fiorenti: la Stella Polare, I Fratelli Artisti, La Riunione degli Stranieri ed altre. In tutte si studiavano le scienze antiche, si coltivava la filosofia e si discuteva su problemi fisici e morali e si praticava un cristianesimo evangelico.
Altri riti e forme di massoneria si erano diffuse anche rapidamente per la Francia ed altri paesi fino al 1700.
Martines de Pasqualis aveva passato per la Francia, da 1767 fino a 1771 come una meteora, lasciando nettamente oltre a sé un'infinità di fondazioni di carattere occultista: Rito degli Eletti Cohens, chiamati Martinisti e che si divisero dopo in due rami: i teurgici, diretti per Willermoz ed i mistici, diretti per il Conte di Saint-Martin, entrambi i discepoli di De Pasqualis.
Un po' più tardi, in 1781, Cagliostro fondò la Massoneria del Rito Egiziano, ammettendo in lei alle donne.
C'era anche a Parigi la loggia massonica femminile: Il Condor, ramo di adozione fondata in 1775 e diretta per la Duchessa di Borbone e che si dedicava ad opere di beneficenza.
A lei aderirono le più prestigiose dame della corte, dalla principessa di Lamballe e la contessa di Polignac fino alla stessa imperatrice Giuseppina che entrò in 1804.
I nobili ed i saggi entravano in massa a queste distinte logge, nonostante i veti della legge e della scomunica della Chiesa Romana. In altri stati, a volte, erano dirette dagli stessi principi e Federico Il Grande della Prussia era uno di essi. Le finalità di queste riunioni erano, oltre allo studio delle filosofie, quello dei misteri della Cabala e del Bibbia, le investigazioni fisici e teorici alchimisti ed aveva anche chi si dedicava attivamente ai temi sociali.
In Francia, fu in quelle logge dove i saggi ed i nobili idearono la Rivoluzione Francese che eseguirebbe in 1793 la Marmaglia del Terrore.
Già in tutto il secolo XVIII, Parigi sarà allo stesso tempo il centro di questa estranea attività nascosta e politica. Si vedranno uomini come Cagliostro arrivare dalla Germania dove abbondano le sette massoniche ed operano come fratelli, come se il colpo che doveva essere molto male all'antico ordine dovesse essere portato a Parigi, lì dove vanno e vengono i personaggi misteriosi che stupiscono al mondo per la sua scienza segreta, curano malati, seminano l'oro ed i diamanti, hanno dopo conciliaboli col Re, i ministri, i cardinali e le regine, spariscono, muoiono, riappaiono ed uno si ricorda che la Rosa Croce auspica per la sua azione i mezzi magici, l'impiego della pietra filosofale che il sembrare si concede solo ai Rosa Croce di secondo grado come Cagliostro, il dono di lingue, l'obbligo di cambiare il paese, di nome, di abitudine ed ancora di fingere una falsa morte. Così la sua azione sarà considerabile e tutti operano sottilmente in un senso ben definito.
La figura di Saint-Germain appare in primo piano nei prolegomeni della Rivoluzione Francese. La sua missione sembra essere stato quella di dare agli Enciclopediste una base per la rinnovazione delle idee e le leggi, oltre a quella di tentare di salvare la monarchia francese, vigilando da vicino tutto il processo della sua caduta, aspettando sempre un'opportunità di salvazione; ma le circostanze non gli furono propizie e potè continuare solo colla sua missione consolatrice di consigliere.
Tutti questi raggruppamenti tendevano, come si è visto, verso una stessa fine: la cultura della mente e dello spirito, ma socialmente si erano stabiliti due correnti fondamentalmente distinte.
La Massoneria contemporanea, le divisioni del Martinismo ed il rito di Cagliostro tendevano alla formula costituzionale, alla libertà e livellazione di tutti gli esseri. E quelli raggruppamenti agivano, trasformate, in diversi paesi con distinti nomi: Carbonari, in Italia; Cacciatori, in Canada; Lautari, qui, o essendo i centri di libertà dei paesi.
Ma, dedicandosi ai problemi della vita, si allontanarono troppo da quelli dello spirito ed infine la stessa Massoneria passò del liberalismo al nazionalismo positivista e di lì al materialismo. L'albero aveva dato il suo glorioso frutto di libertà e poteva morire.
Ma altre Scuole Esoteriche volevano mantenere l'antico spirito dell'individualismo scelto, della superiorità delle attività spirituali sui materiali, dell'eredità dei re e sacerdoti iniziati. Desideravano rivivere e seguire le tradizioni dei Cavalieri Templari e Saint-Germain inspirava a questi gruppi.
A Parigi si chiamavano i Massoni “Amici” Riuniti ed avevano selezionato tra essi un gruppo chiamato i Fileletes (cercatori della verità).
Per quel motivo Cagliostro si rifiutava di assistere alla Convenzione Massonica di Parigi, riunita in 1775, se prima non bruciavano tutti gli scritti degli “Amici Riuniti”.
Questi, inspirati per Saint-Germain, si dedicarono ad una severa riforma. Fu quella che diresse il Barone di Hund, fondando in 1751 l'Ordine della Stretta Osservanza. Alla sua morte le succedè il duca Fernando di Brunswich, intimo amico di Conte.
Vediamo finalmente una figura che esce dal libro della storia del secolo XVIII colla sua fina siluetta, incorniciata dentro gli abiti ampi e fastosi dello stile Pompadour, col suo picaresco sorriso accentuato per la parrucca impolverata ed i nei dipinti sul viso per presentarci la sua dimenticata personalità: La Contessa di Adhemar.
Esistono figure che svolsero ruoli di gran importanza per l'Umanità che unicamente appaiono tra ombre e dimenticanze. Quasi inavvertite entrano nello scenario del mondo, in un momento determinato, portando nelle mani una lampada colla quale illuminano un gran avvenimento e spariscono dopo, silenziosamente, come sono venuti. Ci sono anime che hanno avuto la missione caratteristica di educare, amare, stimolare, orientare o lavorare interiormente in una Gran Opera che altri hanno portato a felice termine. Di queste fu la Contessa di Adhemar.
Poco si sa, come si è detto, di lei. Il Conte di Adhemar svolse diversi carichi di importanza in distinte corti europee, tra altri quello di un'ambasciata alla corte dell'Inghilterra, ed a tutte parti egli accompagna a sua moglie. Ma quello che non si sa è il vero carattere, la reale orientazione interna della Contessa, e quello che si credè sapere è, nella sua maggiore parte, riflesso di supposizioni.
Ma un fatto indiscutibile illumina questa vita: fu amica del conte di Saint-Germain, al quale chiamava in tono tra frivolo e rispettoso: l'uomo dei miracoli.
Ella non aveva seguito la tendenza democratica dei nobili della corte che, in accozzaglia, erano entrati nella Massoneria, ed era acerrima nemica delle nuove idee e per quel motivo molto stimata, ma non favorita, per la regina Marie Antoinette.
Come il conte di Saint-Germain ed il Barone di Hund, era fervente cattolica, questi non desideravano allontanarsi dalla Chiesa poiché volevano ristabilire l'antico Ordine dei Templari.
Naturalmente mai potè rendersi conto delle alte finalità di Saint-Germain che non desiderava solo salvare al trono di Francia del gran disastro ma camminava per le corti dell'Europa cercando al Re che poteva essere Re Iniziato degli Stati Uniti dell'Europa, Re di re.
Nel suo carattere un po' frivolo ed un po' credulo, la Contessa si vide avvolta nei progetti del Conte, senza rendersi esatto conto del ruolo che rappresentava, ma non fu più che un'idealizzazione di un'età di oro impossibile.
La Rivoluzione ed il popolo vincono a Francia e, gradualmente, al mondo, e questi grandi esseri spariscono nelle ombre.
La Contessa di Adhémar già vecchia non può muoversi nella sua poltrona. Uno strano visitatore è entrato nella sua stanza.
I suoi occhi stanchi e semi-ciechi non distinguono nelle ombre, ma come tra un sonno vedi al suo visitatore: è il Conte di Saint-Germain, sempre aristocratico, con l'aspetto giovanile di tutta la sua vita. Ella trema. Sa bene quello che egli l'ha profetizzato; sa che questa è la sesta volta e l'ultima che lo vedi e che si avvicina alla sua fine.
E, bene?... –comincia la Contessa colla sua voce tremula.
E bene?... –segue il Conte –, abbiamo finito. Siamo falliti.
–Fallito? I Borboni sono ritornati e Francia sembri redimersi!
Egli ride... Non guarda a Francia. Mira al futuro ed al mondo, a quello bel secolo di libertà che ha davanti. Tutte le bandiere ondeggiano al sole dei maghi dei popoli.
–Non Contessa; noi abbiamo finito. Il Re Iniziato è morto. Io ritorno alla mia Terra (miglio, al “mio cielo”), e la mia coorte mi accompagna. Sono venuto a cercarla.
E mentre ondeggiano al sole di maggio le bandiere di quello secolo liberatore di popoli, l'antico Iniziato, seguito dei suoi, si allontana verso la sua terra di promessa, il suo cielo.
INDICE
Insegnamento 1: Le Leggende delle Ordine Esoteriche
Insegnamento 2: La Saggezza Araba Esoterica e La Donna Vegliata
Insegnamento 3: L'Antico Egitto
Insegnamento 4: Il Tempio dell'Iniziazione
Insegnamento 5: Amon nelle Scuole Elleniche
Insegnamento 6: Il Re Arturo, Il Santo Graal e la Tavola Rotonda e Suoi Cavalieri
Insegnamento 7: Antichi Cerimoniali Iniziatici dei Cavalieri
Insegnamento 8: Il Cavaliere dell'Eternità
Insegnamento 9: Le Prove Iniziatiche
Insegnamento 10: Le Ordine Militari Cristiane
Insegnamento 11: La Corte di Caterina de’ Médici
Insegnamento 12: Gli Oracoli Astrologici
Insegnamento 13: La Magia Scienzista
Insegnamento 14: Il Martinismo
Insegnamento 15: Saint-Germain ed i Rosacroce
Insegnamento 16: La Rivoluzione Francese e le Logge Liberali